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10.3.25

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello




Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie  d'analfabetiu  funzionali   ivi  contenuti  ,  ne  pubblico  alcuni stralci  ( il resto  sono solo  insulti e  farneticazioni  )  anzichè cestinarla   per  chiarire ai  nuovi    che  non hano  tempo  o  voglia  di leggersi le  FAQ    e   a quella    parte  di  lettori\ lettrici   faziosi  e  analfabeti culturali  .


[ ...]  ma  come  tu  comunista    non eri anti  meloni  .   Non   sei  schierato  con le  nazifemministe  o  con quelle  i  area Lgbtq  ?   ti stai  preparando   a  .... .  [...] 


  In gioventu  o preso  per  solidarietà  le tessere  delle diverse   fazioni    del  pci   nate  dopo  la  svoltà centrista    cioè il  Pds   , ma  in realtà   non mi riconoscevo e  ancora   continuo   tutt'oggi   in  nessun partito  \  sovvrastruttura . Ma  essendo  cresciuto  e  sviluppato  il mio pensiero   \ la mia  formazione  cultural e  nella  contraposizione     tra destra e  sinistra   (    quella strorica   \  della prima repubblica   -guerra fredda  )  mi sono  formato  sia   con  il cattolicesimo  precociliare ( nonni  )   e    e deldissenso  \  concilio  zii  ed  amici     di  famiglia  , comunismo  marxista  mio padre e mio zio    ,  catto  comunisti   cattolici del dissenso  mia  zia   materna . E  letture     di  ambo le  parti    e  d'anarchici  ,  libertarie  , no violente\  umanisti   ,  femministe  , ecc  fatte per   conto  mio  .
 Non sono   a mercè i  nessuno\a   ma  sono  libero    un sognatore  , un  utopista  insomma  ,   come   queli delle  canzoni riportate  come colonna  sonora  del  post  (  vedi  fine  post   )  Ecco perchè     riconosco il merito    non importa   ,    chi  lì'abbia  approvata  ( sempre     che  lo   sia  e      venga   fatta bene e  non sia   solo  repressiva     come  ho detto  nel   post  precedente   )  se  a destra o  a sinistra   , tale  legge  . 



  Ecco   la  risposta     a   chi mi  dice   che  sono nazifemmista    ,  quando  non  è vero  ,   anche se   ne condivido alcune     cose    .  Eco  spiegato meglio il   mio  pensiero     che riassume  il miomaschile  plurale  cioè  uniire  pensieri   "  femminili  " con pensieri  " maschli  "

CI mancano le parole. Le parole per raccontare le emozioni, per nominare i sentimenti, per  spiegare cosa proviamo e come entrare in relazione con gli altri. E questa mancanza non è casuale: nelle scuole si insegna la grammatica  delle lingue, ma non quella delle emozioni. Si studiano le formule della matematica, ma nonquelle delle relazioni dove sappiamo bene che 2+2 non sempre fa 4. Cresciamo sapendo che il participio passato di splendere non esiste,ma non sempre sappiamo dare un nome alla tristezza, alla paura, anche alla gioia condivisa con le persone che ci stanno intorno.Senza parole adeguate, fatichiamo a riconoscere e a esprimere ciò che sentiamo.Diciamo “sto bene” anche quando dentro soffia una tempesta, diciamo “non è niente” quando quel niente pesa come un macigno. Le

emozioni represse diventano silenzi, che alimentano incomprensioni, che si trasformano in distanza. E così impariamo a convivere con  un linguaggio emotivo monco, dove il non  detto è un iceberg nascosto sotto la superficie.Per questo,   credo    che  sia necessaria anche In Italia una legge che introduca l'educazione alle relazioni nelle scuole come parte integrante dei programmi didattici. Perché le parole contano. Una  parola  non imparata  oggi è un calcio  in culo domani  ( mi pare  lo disse  Don Lorenzo Milani )  Perché saper dire “mi sento ferito” è diverso da agire con rabbia. Perché  dire “ho bisogno di aiuto” senza vergogna è il  primo passo per il benessere emotivo. Perché  chiamare l’amore, il rispetto, il consenso, la fiducia, con i loro nomi permette di renderli reali, concreti e ci permette di comprenderli e condividerli. Serve una "normativa" che garantisca uno spazio strutturato per insegnare ai giovani a riconoscere, gestire ed esprimere le proprie emozioni in modo sano e consapevole. Un’educazione che promuova il rispetto reciproco, la comunicazione non violenta e l’empatia, strumenti fondamentali per la crescita individuale e sociale. Solo attraverso un intervento  sociale   non solo  istituzionale  possiamo offrire alle nuove generazioni le  competenze emotive di cui hanno bisogno  per affrontare la vita con consapevolezza e  responsabilità. Riappropriandoci di parole e  di emozioni.






9.3.25

ergastolo per il femminicidio . legge seria anche se solo repressiva come le grida manzoniane o spot propagandistico ?




con il termine ‘femminicio s'indica l’uccisione di una donna in quanto donna: un omicidio radicato nella discriminazione di genere. Questo termine evidenzia una specica dinamica di violenza, spesso legata al possesso, al controllo o alla subordinazione, come è stato riconoscoiuto dalla legge del 2013 che lo ha introdotto per combattere la violenza contro le donne. , non ha ( da quel che ne capisco di garbugli giuridici e leggislastivi ), visto la proposta di legge della meloni, un riconoscimento giuridico vero e proprio. La nuova legge prevede pene severe, inclusa l'ergastolo, per chi commette omicidi motivati da odio o discriminazione nei confronti delle donne. Infatti la legge del 2013 cioè il Codice Rosso ha modificato il Codice penale e il Codice di procedura penale, introducendo misure di protezione per le vittime di violenza domestica e di genere pur considerata un passo importante nella lotta contro i femminicidi, essi continuano a rappresentare una grave piaga sociale in Italia. A parte la legge del 2013 l’unico riferimento istituzionale per ora si trova nel titolo della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, istituita dal Senato. Infatti l'uso del
termine in ambito giudiziario è complesso perché la legge si basa su categorie esistenti, come l’omicidio volontario e le aggravanti di crudeltà o motivi abietti e futili. Perché sia considerato femminicidio, deve emergere una matrice di violenza di genere, non sempre subito riconoscibile. Ci sono anche resistenze culturali: alcuni ritengono che ogni omicidio debba essere trattato senza distinzione di genere, mentre altri sottolineano la necessità di un riconoscimento specico. Pur senza valore legale,secondo alcuni , la sua diffusione ha favorito una maggiore consapevolezza e spinto le istituzioni a intervenire anche se con blande misure di prevenzione e contrasto”. Ecco che la Meloni , bisogna dargliene atto , ha deciso d'apportarvi delle modifiche fra cui l'innasprimento delle pene . Ma tale modifica potrebbe essere come dicono molti una legge di evidente incostituzionalità, come lo era quella sul delitto d’onore e quindi venga bocciata . Ma io credo che questo disegno di legge verrà approvato, perché nessuno oserà opporsi, dato che sarebbe etichettato come patriarca e maschilista e spalleggiatore dei femminicidi. e se dovesse essere impugnata davanti alla Corte costituzionale, e i giudici che la impugneranno saranno sottoposti a gogna mediatica e additati quali "amici dei femminicidi". E on credo che la Corte costituzionale avrà il coraggio di abbattere una legge palesemente incostituzionale per violazione del principio di uguaglianza, rischiando di essere a sua volta additata quale amica dei maschilisti? Prima o poi la legge verrà impugnata davanti alla Corte costituzionale, e i giudici che la impugneranno saranno sottoposti a gogna mediatica e additati quali "amici dei femminicidi". O piuttosto invocherà l'emergenza sociale e le millemila convenzioni internazionali contro il femminicidio e dirà che sì, c'è una sperequazione, ma l'emergenza sociale giustifica tutto? In attesa di capire se passerà il vaglio costituzionale, è politicamente un importante passo avanti, su cui le opposizioni lavoravano da tempo.Ma rischia come la maggior parte delle legggi italiane di rimanere l’ennesima legge inefficace ( ovvero la classica gria manzoniana )se non sarà accompagnata da un serio e profondo investimento culturale ed economico sull’educazione sessuo-affettiva, sulla violenza di genere e sulle radici patriarcali del femminicidio, che questo governo continua ostinatamente a negare. La repressione non basta, cara Meloni.Serve educazione, cultura, prevenzione. Tutte cose su cui siamo indietro di oltre mezzo secolo. E questo governo come quelli che si sono succeduti nella stortia repubblicana direttamente fermo al Medioevo. Altrimenti sarà la solita vuota e insopportabile propaganda securitaria sulla pelle delle donne. Infatti . L'inasprimento delle pene o l'introduzione di un reato non aumenta la sicurezza delle donne in pericolo. Occorrono investimenti per una rivoluzione culturale che passi dallo sgravio del lavoro di cura, dalla scuola e da incentivi seri e consistenti all'accesso al lavoro femminile. Senza autonomia economica non ci sono né libertà né parità né sicurezza. Senza un serio lavoro di educazione sessuale e sentimentale nella scuola, sarà difficile sradicare la concezione patologica di "possesso" dell'altro diffusa purtroppo anche tra i giovani. Temo, tuttavia, che una modifica del codice penale sia molto meno costosa e più redditizia in termini di consenso rispetto ad azioni concrete e efficaci che richiedono competenze, risorse e tempo per la loro realizzazione. Purtroppo in Italia come in Europa domina la logica dell'hic et nunc, mentre le scelte migliori richiedono visione, capacità di programmazione e soprattutto attenzione autentica al bene comune al di là degli interessi di parte. Perfetto. Niente da aggiungere se non che Si potrebbe, semmai, riflettere sulla necessità della prevenzione, dell'educazione, dell'azione culturale per cercare di arginare il fenomeno "femminicidi "... ma è un altro discorso, necessario ma difficile e complicato, inoltre dà poca visibilità, si presta poco alla propaganda, dà risultati sul lungo/lunghissimo periodo... dubito ci sia qualche politico interessato di maggoranza come d'opposizione, meglio norma spot, anche se, contraddittoria e ridicola ed una parvenza che almeno qualcosa è stata fatto

16.2.25

Se i femminicidi non sono una emergenza per il governo delle emergenze .... allora cosa sono ?

 Lo  so  che   tali affernazioni   proveng ono  da  una esponente  del  Pd   e qui potrebbero essere considerati da molti di parte, ma   purtroppo   , descrivono  benissimo la  situazone  attuale  in amboto a tali situazioni . 

 UNITA.IT   TRAMITE  MSN.IT 
  Storia di Eleonora Mattia  

Negli ultimi giorni, l’Italia ha tristemente registrato una concentrazione di femminicidi, con tre nuove vittime in meno di 72 ore, che portano il totale a cinque dall’inizio dell’anno. Nel 2024 si sono verificati circa 100 femminicidi, molti dei quali all’interno delle mura domestiche, evidenziando un ciclo di violenza sistematica che richiede un’attenzione immediata, con particolare cura anche verso la
cosiddetta “violenza assistita” e gli orfani di femminicidio, un dramma nel dramma che colpisce le bambine e i bambini delle nostre famiglie. Questi eventi tragici non sono semplici statistiche ma rappresentano una realtà allarmante che continua a ripetersi nel tempo. 💣💥Ogni femminicidio è allo stesso tempo un grido di dolore e una chiamata all’azione. Le storie di donne come Cinzia D’Aries, Eliza Stefania Feru, e molte altre, devono rimanere vive nella nostra memoria collettiva. Ognuna di queste vittime aveva sogni, aspirazioni e una vita interrotta brutalmente. Non possiamo permettere che il loro ricordo venga offuscato da una cultura che tende a minimizzare il dolore e a normalizzare la violenza. Il patriarcato culturale è una piaga che si manifesta ogni volta che una donna subisce maltrattamenti o abusi. Questo fenomeno, pur consumandosi soprattutto tra le mura domestiche e all’interno della relazione di coppia, non è affatto un affare privato: sia perché si estende a tutti gli ambiti della vita, dal lavoro alla sfera pubblica, ma soprattutto perché è frutto di un problema sociale che si declina, condizionandoli, all’interno dei rapporti tra i generi.La violenza sulle donne non è quindi solo un problema delle vittime e delle loro famiglie ma è innanzitutto una questione politica che coinvolge l’intera società, a partire dalle Istituzioni che hanno il mandato di dare corpo e linfa vitale ai processi democratici e alla tutela dei diritti. È una questione politica ogni volta che ci troviamo davanti ad una relazione tra un uomo e una donna in cui i rapporti di forza sono sbilanciati ai danni di una delle parti, e le statistiche ci dicono che le donne sono quasi sempre la parte più svantaggiata, dal punto di vista economico, che si tratti del ricatto di “violenza economica” o di disparità salariale, fino ad arrivare alla subordinazione fisica o psicologica, tant’è vero che secondo l’Accademia della Crusca, il femminicidio consiste nel “provocare la morte di una donna, bambina o adulta, da parte del proprio compagno, marito, padre o di un uomo qualsiasi, in conseguenza del mancato assoggettamento fisico o psicologico della vittima”. È essenziale che ci uniamo, dalle Istituzioni alle università, dalla politica al mondo cattolico fino al Terzo Settore e al giornalismo e comunicazione, creando una grande alleanza per affrontare e combattere questa cultura della sopraffazione di genere, soprattutto in un momento storico in cui in cui alcuni leader politici, come il nuovo presidente argentino, Javier Milei, propongono di abolire il reato di femminicidio. In un simile contesto globale in cui ci sono Paesi dove rischiamo di regredire sulle conquiste faticosamente acquisite, è cruciale che l’Italia faccia scelte politiche che tutelino i diritti delle donne, rimanendo fedele alla stella polare tracciata dalle normative internazionali progressiste, quali ad esempio la Convenzione di Istanbul. Non possiamo permettere che la violenza di genere venga minimizzata o ignorata. È una questione di dignità e giustizia, anche dal punto di vista del diritto internazionale.
Mettere il femminicidio al centro dell’agenda governativa è quindi un passo fondamentale. È giunto il momento di dire basta alla violenza di genere, assumendosene la responsabilità collettiva. Dobbiamo pretendere rispetto e parità, assicurando che ogni donna possa vivere in un ambiente sicuro e dignitoso. La formazione e il cambiamento culturale sono essenziali, ma l’urgenza della situazione richiede azioni immediate. Ogni giorno rappresenta un’opportunità per spezzare il ciclo di violenza e costruire un futuro in cui ogni vita sia rispettata e valorizzata. È nostro compito ascoltare, educare e agire, affinché il dolore non diventi una consuetudine. La vita delle donne deve essere una priorità. Non possiamo più tollerare che il femminicidio rimanga una tragedia silenziosa.
È tempo di promuovere politiche concrete e un cambiamento reale. La lotta contro la violenza di genere deve essere affrontata con serietà e urgenza. La parola “femminicidio” non deve mai sparire dall’agenda pubblica del governo Meloni. Dobbiamo continuare a discutere, a denunciare e a combattere, in tutte le sedi possibili, dalle piazze ai tavoli nazionali e internazionali, affinché ogni donna possa vivere senza paura. Solo così possiamo sperare in un futuro di rispetto e sicurezza per tutte.

*Consigliera regionale Pd del Lazio e membro della Commissione Pari Opportunità

20.12.24

allenate i vostri occhi e guardatevi intorno e cosa fare se vi prendono a calci puntata del Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco

 scusate  lo  screenshot    ma  oggi non  ho ne  tempo ne  voglia  d'estrapolarlo dal  pdf    .  Eccovi le  puntate  precedenti 


Mentre    mi accingevo a prendere   il tasto puybblica  mi è  arrivata  l'ennessima   email    (      potete  scrivermi  a redbeppe@gmail.com   se  avete     segnalazioni ,   retifiche  , richieste  , ecc    )  in  Visto  che m'accusa da  più parti   d'essere  : fazioso quando dico che   le attuali leggi sui femminicidi  non funzionano  e  soo come le classiche   grida  manzoniane   ., sovversivo e  filo  gender perchè oltre  alla classica  educazione sentimentale  e sessuale   con aperture   al mondo   Lgbtq+  come   è  stato  fatto   dall'università  di Sassari  e  ora   a  Cagliari    nonostante  i tentativi  di bloccarlo  da parte  della  Lega  e  company  riporto   questa  risposta  del  super poliziotto michele  giuttari




24.2.24

diario di bordo N°36 anno II “Quanto sei hot, baby!”. Assedio Instagram di profili fake contro la Venere di Santanchè., cariche della polizia a Pisa ed a Firenze .,

Un ulteriore  conferma   della semre  pià  diffusa  [ SIC ]   analfabetizzazione  ed ignoranza  culturale    tanto  da  scambiare  un personaggio lartistico letterario poi   ripreso  a scopo comerciale promozionale     con un influencer  

Non c’è pace per la povera “venereitalia23”, la Venere del Botticelli in versione influencer creata dal ministero del Turismo l’anno scorso, che avrebbe dovuto rilanciare l’immagine del Paese mangiando pizza e andando sugli sci. Dopo le ormai arcinote polemiche e sfottò, e dopo due mesi di silenzio del profilo Instagram – l’unico social attivato nell’ambito della campagna pubblicitaria costata 9 milioni – tra giugno e agosto, ormai il profilo pubblica con relativa regolarità, anche per evitare critiche (“la Venere non era in pausa, era in giro” si era giustificata Santanchè in commissione alle Camere a
novembre, per spiegare il silenzio estivo). La resa grafica e linguistica lasciano ancora a desiderare, i like ai singoli post variano da poco più di 300 a oltre 90 mila, segno che alcuni di essi vengono “pompati” con investimenti mirati.

Ma il problema che la Venere che fu del Botticelli si trova ad affrontare ora è un altro: sotto ognuno dei post, oltre a qualche decina di commenti in italiano – di norma ironici – ella viene letteralmente assaltata da centinaia di commenti molesti, tutti in inglese, degni dei peggiori bar. “Wow, sei bellissima”, “hai il fidanzato?”, “mi piacciono i tuoi capelli”, “sembri una star del cinema”, “ero in cerca di una come te, dove sei stata?”. Per restare sulle più gradevoli. Perché poi si passa a “hot”, “so hot”, “hot hot hot”, o “wicked” (traducibile con “perversa”, “viziosa”), fuochi, baci, bacetti. Ci sono così tanti uomini che non sanno distinguere tra una modella e un quadro rinascimentale modificato? Con ogni probabilità no, dati i nomi degli utenti, da kennaxxx a fakei_d5816 fino a kingshit (“re m**da”, per chi non pratica l’inglese), e la ripetizione ossessiva di messaggi simili o identici: si tratta di migliaia di utenti falsi (bot, nel linguaggio dei social), che si usano abitualmente per aumentare le interazioni nei profili commerciali. Ma che, in questo caso, non sono in grado di capire quello che stanno commentando (nel post di San Valentino, ad esempio, per qualche motivo le chiedono, in sequenza, quanto costi e come possano comprare il vestito che indossa). La conseguenza, è che la Venere simbolo dell’italia nel mondo, in quello che è un profilo ufficiale del ministero, è trattata alla stregua di una modella bisognosa d’attenzioni: chissà se questo è un uso “compatibile con il suo carattere storico o artistico”, come recita la legge, che vale per i cittadini, ma meno per i ministeri.


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che dire   aggiungere qa quanto   è  già stato detto   sulle  cariche   vili ( i  cortei   soprattutto quello di Pisa  era  acifico e  disarmato  )   della  polizia    a  Firenze   ed  Pisa  ? la  risposta   e riassumibile in questa  battuta  presa  da  Spinoza.it  : 

Piantedosi ha fatto identificare così tanta gente che se lo incontri è lui che ti saluta
                  LA PALESTRA/MATTEO CAPPONI


 
















25.10.23

ritorno dei fantasmi del passato La polizia italiana vuole utilizzare finti profili social per monitorare la rete e Liste fasciste nei licei e risse in piazza. Con la compiacenza dei presidi (di destra?) torna il rischio violenza nelle scuole

La polizia italiana vuole utilizzare finti profili social per monitorare la retePrima erano solamente intelligence ed esercito, ma ora anche le forze dell’ordine guardano con sempre maggiore attenzione alle opportunità della sorveglianza sui social, tramite finti profili indistinguibili dai reali .  niente  di   nuovo  .  l'#infiltrazione   nei gruppi  del  dissenso  c'è  sempre  stata  nella storia italia   .  ora   cambia  pelle   e    s'#aggiorna con le  nuove  tecnologie   .  Ora  si spiegano   il perchè su  fb  ci sono molti  profili  fake .  Il cui  fenomeno    non      solo  dovuto  ai   #pornoricatti  ,  o  allo spam  di  siti  porno  e  di prostituzione  online   o  truffe #econimiche       i prestiti  o  #bitcoin 



Screenshot da un documento promozionale della piattaforma Gens.AI. Ogni avatar è munito di foto, una propria biografia, account social e contatti


 da  irpi.eu      più   precisamente  l'articolo   :  <<    La polizia italiana vuole utilizzare finti profili social per monitorare la rete >>

L'inchiesta in breve
  • Una notifica sul cellulare e una richiesta di amicizia possono essere l’inizio di un’attività di monitoraggio online da parte delle forze dell’ordine, sempre più interessate alla generazione di finti profili social in modo da seguire i propri bersagli anche sulle reti digitali
  • È quanto emerge da una serie di documenti e presentazioni individuate da IrpiMedia, che ha scoperto come alcune aziende di sorveglianza stiano spingendo nella promozione di software in grado di creare e gestire finti account social quasi automatici e difficilmente distinguibili da dei profili reali
  • Le aziende italiane Cy4gate e Area offrono questi prodotti, un tempo in mano solo all’esercito e alle agenzie di intelligence, anche alla polizia. Piattaforme simili, offerte da altre aziende internazionali, sono usate anche per inviare link per l’installazione di spyware
  • Un elemento chiave è l’utilizzo degli algoritmi di intelligenza artificiale, sempre più capaci di creare l’immagine di volti perfettamente credibili e difficilmente distinguibili da quello di una vera persona
  • Come scoperto da IrpiMedia, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è già dotata di questo tipo di tecnologia, anche se non è chiaro quale tipo di reati voglia indagare, mentre la Polizia postale ne ha preso in considerazione l’acquisto, sebbene sembra non si sia ancora concluso.
  • Queste piattaforme «possono davvero avere un effetto di controllo massivo sulle persone e sul modo in cui usano Internet» secondo l’esperta Ella Jakubowska, Senior Policy Advisor presso l’associazione che si occupa di diritti digitali European Digital Rights (EDRi)
   

Liste fasciste nei licei e risse in piazza. Con la compiacenza dei presidi (di destra?) torna il rischio violenza nelle scuole  
da https://www.thesocialpost.it/ Pubblicato: 24/10/2023 17:54 di   Silvia Nazzareni   

la contrapposizione politica  italia  non è #nientedinuovo . Infatti     la  #fecciafascista    non muore  mai     e  ritorna sempre  .  quello  che  dovremo chiederci è a quando   le #bombenellepiazze    o  #suitreni   o  i  #gambizamenti     ed  #uccisoni   dalla    fazione  opposta  ?     come   è   statoi   negli anni  più  difficili  della repubblica  dal   1960\1992. Infatti  Leggi anche: Quell’ombra degli anni Settanta che oscura di nuovo le scuole – di Filippo Rossi

È un apostrofo a fare la differenza nel mondo della politica studentesca romana. Non è un apostrofo rosa come quello di Cyrano di Bergerac bensì un apostrofo nero, che va a sostituire una “S” nel nome di un collettivo studentesco, il Fa’ Ciò che vuoi, che non si sforza troppo per prendere le distanze da visioni neofasciste o in odore di ventennio, anzi. Il 26 ottobre si terranno le elezioni studentesche e Fa’ Ciò che vuoi ha ricevuto l’ok dai presidi di alcuni importanti licei romani per presentarsi ed avere la possibilità di vincere. In un ottobre in cui a Roma il clima è già decisamente caldo, tra scritte fasciste e minacce a rappresentanti di collettivi di sinistra  (è successo ai licei Tasso e Righi), le autorità massime degli istituti non sembrano voler frenare l’avanzamento di movimenti studenteschi che poco fanno per nascondere la voglia di rimandi al ventennio fascistaa’ cio che Vuoi e il legame con Blocco Studentesco e CasaPound: la matrioska dell’estrema destra  Il sito ed i profili social di Fa’ Ciò che vuoi parlano chiaro: motti latini, volontà di impegnarsi nell’aumentare l’educazione allo sport (principio cardine della gioventù mussoliniana) ed un simbolismo che non lascia spazio ad interpretazioni: la locandina di Fa’ ciò che vuoi mostra uno sfondo nero ed un giovane in maglietta nera e tenuta da scontro, con bavaglio e cappellino neri. Al braccio la bandiera con il fulmine. Si definiscono autofinanziati ed autonomi: dietro di loro in realtà c’è Blocco Studentesco (è dal suo logo che è preso il fulmine di FccV) movimento studentesco radicato in CasaPound. Anche in BS c’è poco spazio per le ambiguità: “Siamo il pensiero che diventa azione”, dicono, palesando la volontà di portare la “giovinezza al potere”. Dai profili Instagram del collettivo emerge una predilezione stilistica per il nero, in formato felpa, bomber o maglietta: nessuna camicia, che sembrerebbe davvero troppo palese. Se Fa’ ciò che vuoi cerca comunque di giocare con gli apostrofi e ride sotto i baffi, è pur vero che i suoi riferimenti culturali sono ben chiari e collocabili: Nietzsche, condanna al Marxismo, una critica velata a George Orwell e poi una citazione di Gottfried Benn, scrittore e intellettuale tedesco tra i primi ad abbracciare il pensiero nazionalsocialista (anche se i nazisti non lo hanno sempre amato, o almeno non quanto lui amava i nazisti)  Scontri per strada tra fascismo e antifascismo: sale la tensione e si alzano le mani (da ambo le parti) li scontri infatti ci sono stati e non sembra che si possano placare, anzi: la situazione può solo peggiorare. Oltre alle scritte nazifasciste (“heil Hitler”, “Roma è fascista” sui muri del Tasso, come si diceva) ci sono state le minacce: “Fulvio attento” è la scritta spuntata al Righi, indirizzata a Fulvio Pellini, del collettivo di sinistra. La faccenda è finita in mano alla Digos ma dei responsabili non si è saputo più nulla. I collettivi, come era facile prevedere, non sono stati fermi: da sinistra sono arrivate manifestazioni, da destra risposte e l’altra sera a Trastevere sono partite le mani

Gli scontri avvenuti sabato sera a Trastevere

Fa’ ciò che vuoi non si definisce fascista ma neanche antifascista, che poi è la risposta di moltissimi a cui, nel panorama politico italiano, si chiede di prendere posizione netta contro l’ideologia mussoliniana . L’ultima che lo fece nel 2020 fu Susanna CeccardiLega: “Non sono né fascista né antifascista: aveva un senso la domanda allora, nel 1944. Oggi è troppo facile dirsi antifascisti con un nemico che non esiste. Sono dalla parte dei temi”.  Il “nemico che non esiste” sembra prendere sempre più spazio e sembra che si stia concentrando sulle nuove generazioni. Sembra, inoltre, che lo stia facendo con il silente benestare di chi potrebbe mettere un freno alla tensione, bloccare liste dai nomi ambigui e dalle volontà molto meno ambigue, e mettere fine agli scontri, ovvero i presidi d’istituto. Va ora compreso in nome di quale principio le autorità degli istituti romani, unici che possono e devono frenare iniziative che possano innescare la miccia dello scontro, abbiano dato l’ok a movimenti che potrebbero essere accusati di apologia del fascismo. Viene il dubbio che le ambiguità, i rimandi, i legami strettissimi con CasaPound non solo li abbiano colti, ma li accettino e se li faccian andare più che bene

9.9.23

i minori in carcere e i corrotti in libertà due pesi e due misure

Va bene  combattere la delinquenza  giovanile   ma  fin quando  si    farà solo con leggi eccezionali  ed 

emergenziali come  è stato semre  fatto   dalle  origini dello  stato  e  non seguono  misure sociali   i problemi rimangono    ed  s'aggravano . Soprattutto   quando 







Ai ragazzi la galera, ai potenti l’impunità

Il giudice di Sorveglianza di Firenze: “Dalle 10 alle 14 il politico condannato poteva uscire e vedere i non pregiudicati”. Il sostituto procuratore di Messina Felice Lima: “La giustizia penale ormai da anni non è uguale per tutti”








4.9.23

Racconigi “Sculacciami” e “Pornodiva”: adesivi con frasi sessiste alla festa di paese, i genitori contro i dj di radio Gran Paradiso ma dovrebbero spiegare ai loro figli \e perchè non va bene

Era  ora che qualche genitore si svegliasse ed indignasse giustamente contro tale messaggio . Speriamo che all'indignazione segua anche una risposta educativa che spieghi al loro figli \e perchè ciò non va bene . Solo cosi si pu.ò evitare che la protesta sia solo un fuoco di paglia e visto che i figli lo vedono solo come chiusura mentale da arte di genitori e trasgrediscono andando alla ricerca di quello che viene a loro proibito oppure peggio fiscono per autolimitarsi se va bene o per fare stupri .
Ecco i fatti da

“Sculacciami” e “Pornodiva”: adesivi sessisti alla festa di paese, i genitori contro i dj di radio Gran Paradiso
Il Comune di Racconigi si dissocia: “Iniziativa di pessimo gusto”. La gaffe per difendersi: “Era tarda sera, pensavamo fossero rimaste soltanto persone maggiorenni”

No, gli adesivi con la scritta “sculacciami”, “ingoio tutto” o “cerco una banana”, “pornodiva”, non sono passati inosservati. E non sono piaciuti. Un’iniziativa festaiola da sagra di paese che si è trasformata in un boomerang, in un periodo in cui le immagini dello stupro di Palermo, così come delle violenze di Caivano, ancora freschissime, sono ancora negli occhi di tutti. Sono stati in molti a non gradire affatto le scritte sugli adesivi che i disk jokey di Radio Gran Paradiso hanno distribuito, qualche sera fa, alla festa del Borgo Macra di Racconigi, nel Cuneese. Adesivi che in realtà girano già da un po’ di tempo nelle feste promosse dalla storica radio del Canavese, che trasmette dal 1976 in tutto il Piemonte da via Arduino a Cuorgnè. Una vera istituzione locale, perché Radio Gran Paradiso è anche sinonimo di festa, serate disco e latino americano, dj che da anni fanno ballare interi paesi.
Questa volta, però, la festa di Racconigi ha alimentato una feroce polemica sulla piazza virtuale dei social. A sollevare il caso sono state alcune famiglie, dopo che nei giorni successivi all’evento, qualche ragazza si è dichiarata preoccupata dopo aver visto le fotografie della festa, con quegli adesivi espliciti incollati sui vestiti, pubblicate sul web.Tanto che, dopo le segnalazioni arrivate al Comune di Racconigi e all’ente che ha organizzato la serata, qualcuno ha pensato anche di rivolgersi a un legale. L’amministrazione comunale, con una nota ufficiale, si è poi dissociata da quanto accaduto, prendendo le distanze «nel modo più totale e assoluto dagli adesivi riportanti parole ed epiteti di pessimo gusto». E dato che palazzo civico ha concesso un contributo economico, l’amministrazione ha dovuto anche precisare che nessuna bozza degli adesivi è stata mai condivisa con gli uffici o con gli amministratori. Ovviamente il comitato organizzatore ha negato di essere stato messo a conoscenza dei gadget, «stampati e portati alla festa in modo del tutto autonomo dalla radio alla quale era stata affidata l’animazione della serata».
Stranamente sorpresi dalle polemiche, i responsabili di Radio Gran Paradiso hanno fatto ammenda. Le immagini e i video postati sui canali social sono stati rimossi ed è arrivata anche l’assicurazione che, alle prossime feste, i dj non faranno più uso di quegli adesivi. «Radio Gran Paradiso si è sempre caratterizzata per essere la radio della gente e ha sempre agito cercando di rispettare la sensibilità di tutti - conferma, per l’emittente, Loredana Comolli -. Siamo dispiaciuti per il fatto che la distribuzione degli adesivi abbia suscitato polemiche e disagio, è la cosa più lontana dal nostro operare, da sempre volto all’intrattenimento e al divertimento della gente. Gli adesivi sono stati distribuiti a tarda ora, presumendo che non ci fossero più minori non accompagnati dai genitori. Ci scusiamo per avere urtato la sensibilità di alcune persone». Quindi, tutto bene se gli adesivi fossero stati distribuiti a dei maggiorenni?

20.6.23

caccia alle streghe dopo i fatti di Il caso degli youtuber di Casal Palocco

CANZONI CONSIGLIATE
 Bocca di Rosa/Social - dadocomics

Giro di vite - Modena city ramblers



Era inevitabile, che sarebbe successo l'attacco ai giovani , un’occasione succosa, quasi un riflesso condizionato , Il caso degli youtuber di Casal Palocco sta diventando, come fa notare Lorenzo Tosa , giorno dopo giorno, la leva perfetta per sparare a zero contro “i giovani” nel loro complesso, come se esistesse una categoria giovani, come se cinque pseudo-influencer “educati” a baciare Ferrari sul cofano e a fare soldi sul vuoto pneumatico sociale (più che social) potessero incarnare e rappresentare una generazione intera che, nella stragrande maggioranza dei casi si fa un mazzo così, dividendosi tra studio, lavoretti pagati una miseria, sacrifici enormi per permettersi un bilocale a 1000 euro. Infatti

 

E' vero che ci ci sono - e ne conosco tanti - anche della generazione di padri e nonni che hanno allevato i propri “figli” a un rapporto tossico col denaro, alla performance e a fare soldi come unico criterio per affermare chi sei, alla concezione della donna e del lusso come estensione del proprio status e potere. Tutto questo negli anni 80 \90 aveva un nome: si chiamava edonismo e “berlusconismo”. Oggi è semplicemente divntato ( salvo eccezioni o mosche bianche ) la normalità, a cui i social hanno fatto da megafono e trampolino: non sono i social il problema, e nemmeno la causa, semmai una conseguenza del'uso acritico e scriteriato che se ne fa .Ogni volta che puntiamo il dito genericamente contro i giovani e i social stiamo praticando puro auto-erotismo etico paternalistico e moraleggiante, una forma di auto-assoluzione, la più comoda. La più ipocrita che esista.Il problema è che c'è gente che segue questi individui incoraggiandoli e motivandoli. Infatti il problema è che c'è gente che segue questi individui incoraggiandoli e motivandoli. Infatti come concordo con la prima parte di questro cmmenti trovato sulla bacheca di Lorenzo tosa

[...] io li chiamerei "complici" i followers hanno la responsabilità morale di avere contribuito a fare sì che la tragedia avvenisse. Se ne avessero avuti pochi... forse chissà avrebbero cambiato idea. 

Ma  non   ne  condivido la    seconda  parter    in quanto   è proprio   la  dittatura   dei  follwer   e  dei  like  (    vedere  l'articolo  : << ribelliamoci al  domiino dei like  >>   di  vanessa  ruggeri      riportato in un precedente  post  )  che   crea  simili fenomeni e   simili  incoscienze  .  Più ne  ne  proponi  più ne  vuole  è   come    la  merda  il trash 





17.4.20

gli editori anzi che correggere i loro errori che inducono la gente a scaricare e a cercare online i giornali cosa fanno chiedono la chiusura e la censura di telegram

il  post  d'oggi  conferma  quello che  dicevo ieri  sull'artioclo 21  con  la  scusa   che  danneggia  l'editoria  . Ora   sarà anche  vero
soprattutto   per   :  i piccoli   editori indipendenti  che   non hanno partiti e  finanziamenti  pubblici diretti o indiretti  dallo stato e  dai partiti   ed  si finanziano   con abbonamenti o  donazioni  .,    per  la gli stampatori  , distributori  ed   rivendite   dei  giornali  cartacei . Ma  qui  usano  solo    repressione   anzichè  correggere   gli errori  di gestione :  1)  allegati inutili .,  2)  troppe  edizioni  locali   diverse  da  zona  a  zona   all'interno    di  una stessa regione  , esempio  la nuova  sardegna , 3)  invio poche  copie   di  mensili  o  settimanali  .,  4) obbligo di comprare  il  quotidiano  o   altra  rivista   con inserto o allegato   che  inducono la  gente  a  scaricare   o   a mettere  online  per  tutti i giornali  non solo i quotidiani    cosa  fanno  organizzano  la repressione  ed  la  censura

da   https://www.macitynet.it/

Telegram mezzo di diffusione illegale dei quotidiani: chiesto il blocco in Italia


C’è un’altra epidemia che si sta diffondendo parallelamente al coronavirus: quella dell’illegalità. Un abuso che attacca la libertà di informazione danneggiando un’intera industria, l’editoria, che viene perpetrato tramite i canali di Telegram.
Da quando è cominciato l’isolamento forzato, attraverso l’app di messaggistica oltre un milione di italiani, politici di primo livello inclusi, leggerebbero quotidianamente i giornali diffusi illegalmente sulla piattaforma. Un numero che secondo quanto denuncia la Federazione italiana editori giornali (Fieg) sarebbe raddoppiato proprio nelle ultime settimane, molto probabilmente a fronte del fatto che l’attuale stato di crisi ha incentivato la necessità di informarsi.
Lo conferma Repubblica nell’articolo apparso nell’edizione di mercoledì 15 aprile, riportando alla luce un’inchiesta che nei mesi scorsi denunciava proprio il fatto che mezzo milione di italiani da anni scarica e legge ogni giorno la versione PDF dei quotidiani diffusi tramite WhatsApp e Telegram.
La denuncia della Fieg all’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) è accompagnata dalla richiesta di chiusura di tali canali o se necessario anche quella temporanea dell’intera piattaforma di Telegram con lo scopo di mettere fine ad una pratica che ormai è letteralmente sfuggita dal controllo dello Stato.
Telegram strumento di diffusione illegale dei quotidiani: chiesto il blocco in Italia
E’ però difficile che si possa effettivamente fare qualcosa di concreto visto che già da anni vengono inoltrate segnalazioni di questo tipo alle società che gestiscono appunto Telegram e WhatsApp e ad oggi nessuna di queste è riuscita a smuovere le acque.
Anche se si potrebbe pensare che una diffusione maggiore possa ampliare la visibilità dell’offerta pubblicitaria con le pagine virtuali questa è difficilmente quantificabile mentre lo è quello dei mancati incassi da parte di editori ed edicolanti.
A pagarne le spese come dicevamo è un intero settore, in crisi già da anni a causa dell’evoluzione tecnologica che ha quasi soffocato la vendita dei quotidiani su carta sull’intero territorio: si stima che la lettura illegale dei quotidiani tramite Telegram e WhatsApp, aumentata esponenzialmente nell’ultimo periodo, causi una perdita di oltre 250 milioni di euro l’anno: troppi per lasciare che questa notizia passi in sordina ancora una volta.

    https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2020/04/ma-larticolo-21-della-costituzione.html