in sottofondo musiche di
Va bene ed è comprensibile che tali tematiche etico/ morali siano contrastanti ed "divisorie " ma arrivare all'insulto anche pesante del tipo : non capisci un 🤬🗯️💭💩, non dire ..... Oltre agli ormai " classici" comunista , miscredente ,ecc . Proprio non ci sto ed ribadisco anche a costo di ricevere un ulteriore fango o tempesta di merda tossica ( toxic shitstorm ) il mio pensiero approfondendo questi stato di una mia follower Twitter da me condiviso su Facebook
Va bene che il suicido sia che sia fatto per vigliaccheria o per nobili intenti : evitare che durante le torture faccia il nome dei compagni di lotta ,
perchè ci si è arresi , ecc è sempre una sconfitta .Come è vero che il suicido indotto e quindi anche quello assistito è un reato - il suicidio assistito - punito dal "fascistissimo"
codice Rocco del 1930: da 5 a 12 anni di galera.
Ma quest'ultimo Non è eutanasia, come
impropriamente si ripete. La differenza tra il primo e la seconda sta
nella persona che esegue l'ultima azione: nel caso del suicidio
assistito è il suicida medesimo, sia pure con un aiuto esterno; nel caso
dell'eutanasia è sempre qualcun altro, generalmente un medico. Sta di
fatto però che il suicidio assistito apre una contraddizione nel nostro
sistema normativo. Perché il suicidio di per sé non è un reato, come
accadeva un tempo in Gran Bretagna, dove venivano confiscate le terre
del suicida. In Italia nessuno va alla sbarra per aver tentato
d'uccidersi. E anzi una legge dello Stato (n. 219 del 2017) consente ai
malati terminali di lasciarsi morire, rifiutando i trattamenti sanitari.
Allora perché punire chi t'aiuta in questa decisione, quando le tue
forze non sono sufficienti?.
La sentenza della corte costituzionale (che non mette fine al processo sia ben chiaro di Cappato ) è come dice il bellissimo editoriale su repubblica del 25\9\2019 di Michele Ainis << ( .... ) una risposta a rime obbligate: l'incostituzionalità del reato.
Perlomeno se ricorrono le quattro condizioni già messe nero su bianco
dalla Corte, nell'ordinanza n. 207 del 2018: che il soggetto in
questione soffra d'una malattia incurabile; che sopravviva solo
attraverso trattamenti di sostegno; che subisca tormenti insopportabili;
che sia in grado di decidere liberamente del proprio destino. (... ) >>.
Quindi trovo giusto come dice la sentenza : << E' non punibile", a "determinate condizioni", chi "agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli".>> che chi , come il caso di Cappato che ha solo consigliato ed accompagnato DJ fabio non ucciso e casi di chi come nel citato dall'url nelle righe precedenti ha scelto pur non soffrendo degli stessi problemi di D Fabio possa decidere cosa fare della sua vita . Infatti la vita che sceglie sempre e comunque, ci insegna( o dovrebbe ) a volerci bene, a rispettarci, ad evitare il giudizio sommario e impietoso, e darci forza per andare avanti fino all'ultimo Sta a noi scegliere se continuare a vivere e lottare o arrenderci . Nessuno deve decidere quale sia la scelta giusta e quella sbagliata.
Per chi volesse approfondire tali argomenti consiglio :
1) un buon libro ( copertina sinistra ) Altro e altrove" di Cristian Porcino che raccoglie alcuni saggi dell'autore su diverse tematiche. Le riflessioni del filosofo impertinente sono pungenti, ironiche, polemiche, libere e toccano svariati episodi e personaggi come: George Michael, il testamento biologico, gli scandali in Vaticano, il ricordo di Lady D., l'assassinio di Giordano Bruno, la sessualita dei supereroi, il coraggio di Lady Oscar, l'omofobia, la parita di genere, l'infelicita, i programmi televisivi di Maria De Filippi, le canzoni di Francesco Gabbani e molto altro ancora. Porcino Ferrara c'invita ad andare oltre le apparenze e a soffermarci sul vero senso della vita.Ma sopratutto si parla , con più competenza di me che sono un comune mortale e non un filosofo , di suicido assistito e di dj Fabio e d'obbiezione di coscienza eccone un estratto per gentile concessione dell'autore
il lungo racconto in disegni e battute di come si è arrivati, dalla nascita della terapia intensiva a oggi, a fare del fine vita una delle grandi questioni irrisolte e discusse dall’opinione pubblica del nostro tempo.
Una bussola preziosa «basata su un concetto che in fondo riguarda tutti, il valore dell’autodeterminazione del singolo cittadino», – mette in chiaro Gloria Bardi, ideatrice del progetto, realizzato insieme al disegnatore Luca Albanese per la casa editrice Becco Giallo – che gli autori hanno affidato alle storie di chi, attraverso la propria vicenda, direttamente o meno, ha «permesso di fare uno scatto al confronto».
Mentre stavo per premere il tasto pubblica leggo ora questa intervista a cappato repubblica del 26\9\2019
ROMA - "Ho rischiato dodici anni di carcere ma lo rifarei senza pensarci
due volte: adesso siamo tutti più liberi. Anche quelli contrari.
Bisogna mettersi in gioco in prima persona, come hanno fatto Fabo o
Beppino Englaro e Welby, usando le loro tragedie, le loro storie private
per la libertà di tutti: senza di loro non saremmo mai arrivati a
questa sentenza. Perché i partiti da anni si rifiutavano di affrontare
il problema del fine vita, del diritto di scelta, dell...
ROMA - "Ho rischiato dodici anni di carcere ma lo
rifarei senza pensarci due volte: adesso siamo tutti più liberi. Anche
quelli contrari. Bisogna mettersi in gioco in prima persona, come hanno
fatto Fabo o Beppino Englaro e Welby, usando le loro tragedie, le loro
storie private per la libertà di tutti: senza di loro non saremmo mai
arrivati a questa sentenza. Perché i partiti da anni si rifiutavano di
affrontare il problema del fine vita, del diritto di scelta, della gente
imprigionata dalla malattia, di una medicina che va avanti e che cambia
i confini tra vita e morte". Marco Cappato, tesoriere dell'associazione
Luca Coscioni, parla con voce stanca, commossa. Non ci sta a fare
l'eroe della giornata mentre ripensa ai viaggi oltre confine, alle
ultime parole di chi gli aveva chiesto un aiuto illegale per mettere la
parola fine ad un'esistenza che non poteva più sopportare .
Chi l'ha convinta ad aiutare Fabo?
"Ho sempre pensato che uno dovesse essere libero di decidere fino alla
fine sulla sua vita, ma l'ho sentito in modo definitivo anni prima di
incontrare Fabiano. Quando Piergiorgio Welby mi ha ringraziato, poco
prima di essere sedato perché gli togliessero il respiratore e lui
potesse andarsene come chiedeva da anni. Era immobilizzato in un corpo
che era una prigione, aveva solo gli occhi per comunicare. Il suo era un
grazie di felicità, ripetuto, e vivere queste emozioni da parte di una
persona che sta per andarsene sovverte le nostre nozioni sulla morte.
Non posso dimenticarlo".
Incontri di sofferenza e libertà?
"Welby, Fabo, Englaro, sono tutte persone che, pur non avendo potere,
sono riuscite a cambiare la storia. Hanno avuto il coraggio di usare il
loro corpo, le loro sofferenze, le loro vite per cambiare la legge, per
difendere le loro idee. Incontrandole ho trovato l'ironia, la serenità,
l'intensità. Nessuna autocommiserazione o vittimismo per Piergiorgio e
Fabo, ma il senso di un obiettivo da raggiungere. Vere lezioni di vita.
Fabo pochi minuti prima di morire ha detto ai suoi amici: allacciatevi
le cinture, non potreste farmi un regalo più grande. Aveva spazio e
pensiero per gli amici, per le persone che amava, anche in quel
momento".
Più di 800 persone hanno chiesto di morire come Fabo.
"Tanti chiedono informazioni ma poi decidono di resistere. Quando a
chiedere di essere aiutati a morire sono giovani, che hanno perso
interesse per la vita senza essere affetti da patologie particolari, io
consiglio di farsi aiutare da specialisti, da psicologi. Sono persone
che non otterrebbero quello che cercano neppure all'estero".
Ancora una volta decide la magistratura. E la politica?
"ll Parlamento sino ad oggi si è dimostrato inadeguato ad affrontare il
problema, ma resta il nostro interlocutore, e si dovrà esprimere. Mi
aspetto dai partiti un'assunzione di responsabilità adeguata ad oggi,
per il modo in cui è cambiato il morire. Ci vorrà tempo. Il problema è
che i mesi che passano li patiscono sulla loro pelle decine di migliaia
di persone. I miei nemici non sono le persone che la pensano
diversamente, ma gli indifferenti che per anni in politica hanno fatto
finta di non vedere la sofferenza dei malati".
Adesso per lei niente carcere?
"Resto ancora imputato nel processo a Massa, ma vivo tutto con serenità,
con la consapevolezza di aver fatto il mio dovere morale. Non avrei
potuto comportarmi diversamente e comunque non mi sono mai sentito solo:
la gente ha capito che stavo parlando di cose che tutti avevano
vissuto, incontrato o subito".
Vincitori e vinti?
"Da oggi non c'è nessuno che abbia diritti in meno, non ci sono
sconfitti. Ho sentito Beppino Englaro e Valeria, la fidanzata di Fabo.
Erano felici, avevano ritrovato un pezzo della loro vita, di chi amavano
e di quello in cui credevano".Poi Cappato se ne va da sua figlia. Ha
dieci mesi. Si chiama Vittoria.
che rafforza le convinzioni espresse qui in questo articolo ed una risposta spero che sia l'ultima volta a chi giudica follia tale sentenza come fa la
Paola Binetti
con questo è veramente tutto