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14.1.14

godersi la vita non significa oscurarla

questa  canzone    in sottofondo  (  Paolo Fresu & Uri Caine - Si dolce è il tormento  )   conferma  quanto descritto  da questa mia compagna  di viaggio \   di  strada   virtuale   che nonostante i rapporti poco idilliaci  ( mi ha cancellato da  fb  dopo neppure  due  giorni  perchè ho  osato scriverle in privato e chiederle  la video chiamata  )  e non avevo capito   chi le dava fastidio   continuo a seguirla  perchè è una che  come potete notare  dal suo blog   non manda il cervello all'ammasso  \  in cassa integrazione e\o si rifugia  nel buonismo e nel politicamente  corretto a tutti i costi  come potete vedere   e leggere dal suo blog   http://virginpunk.wordpress.com/2014/01/13  da  cui ho  tratto il post  d'oggi 

                              godersi la vita non significa oscurarla
Una persona vive meglio degli altri quando la vita l’accetta. Colei o colui che si ritengono migliori nel vivere o si comportano come se lo fossero, non sono affatto migliori. Spesso qualcuno si proclama più “libero” di altri. C’è chi lo fa di proposito e chi invece “subisce“, senza volerlo, la propria pulsione di vita. Non è un male, assolutamente. Ma bisogna che si capisca quando una persona si ritiene “migliore” degli altri e non lo è, affinchè voi non pensiate di vivere in maniera meno esatta.Esistono punti di vista non opinabili sull’arte del vivere. C’è chi pensa che per essere al top bisogna fare tutto ciò che il nostro corpo e la nostra mente permettono. Spingersi oltre il confine che solitamente viene rispettato. Oltrepassare le barriere del “comunemente lecito” per sentire davvero la vita che serpeggia. C’è chi, invece, palpita di serenità, senza dover strafare. C’è chi si “accontenta” di amare, di essere amato, di ridere, di solleticare la propria vita senza piegarla al proprio volere. Ma poi, siamo davvero sicuri che il nostro volere non sia altro che una semplice fuga?
Ritengo che l’evasione mentale e tutto ciò che comporta lo “stravolgere” le regole, spesso, sia semplicemente una corsa senza fiato lontani dalla propria esistenza. Per non guardarla, così com’è, nuda e cruda. Praticamente simile a quella di molti altri. Nessun vero successo, nessuna grande gratificazione, molto amore dentro di sé ma pochissimo tempo per dispensarlo e sentirlo. E allora non ci resta che evadere. Come? Beh, alcol, divertimento, tanta gente da conoscere, parole da dire, frasi d’effetto per colpire, seduzione, sesso e chi più ne ha più ne metta. E il giorno dopo? E’ forse cambiato qualcosa? No, ma restano gli strascichi della nostra diserzione e ci sembrano sufficienti per ritenerci soddisfatti.
Errore. La vita in quel momento non l’abbiamo vissuta. Siamo solo stati abili nell’oscurarla. Non sono una che rifiuta la parte “ludica” della vita, anzi. Senza quello che senso avrebbe dire “me la godo“? Non sarebbe affatto vero. Ma esiste un limite che non andrebbe oltrepassato, per poter restare a guardare sé stessi, con lucidità, e rendersi conto che va tutto bene o va tutto male.Saperlo non è sbagliato. E’ vita. E fintanto che sono consapevole di soffrire, posso porre rimedio per stare meglio. Trovo sbagliato chi dispensa consigli su com’è meglio vivere. Soprattutto se lo stile che viene proposto altro non è che l’occultamento della vita stessa. Io non fuggirei mai. Non l’ho mai fatto e mai lo farò. E mi piacerebbe che queste persone smettessero di essere così convinte che il loro modo di campare sia più giusto.
La libertà è esattamente questo: vivere la propria vita come si è scelto di fare, anche scappando, ma smettere di ritenere “miseri” coloro che la vita la guardano in faccia, anche se non è esattamente idilliaca come quando, durante una sbronza colossale, ci sembra di non avere fardelli da portare. Terminato il “viaggio” siamo punto e a capo e magari ci siamo anche persi qualcosa per stradaMi sono spesso sentita dare della limitata o della sfigata perchè non mi lascio andare più di tanto ai “piaceri” della vita. E’ una mia scelta e non ho nessuna vergogna di averla presa. Non mi forzo di razionare, è totalmente istintivo. Ho troppo bisogno di dare luce alla mia vita, non voglio perderla di vista, mai. Voglio essere attenta e non perdermi nemmeno un attimo della gioia che tante cose possono portarmi. E nello stesso modo non voglio fuggire dal dolore che la stessa esistenza mi procura e mi procurerà, negli anni. L’eccesso serve ma senza oscurare in maniera assoluta ciò che accade intorno e dentro di me. L’estremo è esattamente quello che io ritengo un “limite“. Punti di vista.

Scritto questo concludo proclamando “vivi e lascia vivere“, non ritenere meno “felici” coloro che, a differenza tua, non agiscono come se non ci fosse un domani. Per loro un domani c’è e sperano sempre sia bello da guardare, in tutta la sua complicatezza.
N.B. ciò che scrivo nei miei articoli sono parto del mio personale pensiero, non corrisponde né voglio farlo passare come verità assoluta.

23.12.13

Nel 1972 la tragedia delle Ande Salvi grazie a un tabù infranto

unione  sarda del  23\12\2013

succedeva oggi  nel lontano 1972






                               immagine dei superstiti (Foto onrugby)


Il 23 dicembre del 1972 avvenne il miracolo per i 16 superstiti del volo che il 13 ottobre precipitò sulle Ande. Un'avventure che segnò profondamente la vita dei passeggeri.
"Io mi mangio il pilota". Una frase che sembra uno scherzo lugubre ma invece nel lontano 1972 a -30° sulla Cordigliera delle Ande rappresentò la salvezza per 11 ragazzi sopravvisuti all'incidente aereo e rimasti per due mesi a combattere col freddo e con le difficoltà causate dall'incidente.
Il 13 ottobre un Fokker dell'aviazione uruguaiana si schianta, a causa di un errore del pilota, sul picco di una montagna. L'aereo si spezza in due tronconi, la coda cade in una vallata mentre la parte anteriore scivola in un pendio e si ferma nel mando spesso di neve. A bordo ci sono 45 persone, 18 muoiono a causa dell'incidente e 27 sopravvivono anche se alcuni sono gravemente feriti. In quel punto delle Ande la ricerca è difficile e resistere senza cibo, acqua e vestiti è impossibile. Sull'areo viaggia una squadra di rugby di un collegio universitario che da Montevideo sta andando a disputare una partita a Santiago del Cile. Le condizioni metereologiche e un'ulteriore valanga decimano la comitiva uccidendo altre 11 persone e così solo 16 rimangono in vita. La disperazione divenne enorme quando attraverso una radiolina i sopravvissuti sentirono al notiziario l'elenco dei loro nomi e l'annuncio che le ricerche erano state interrotte. Sarà la decisione di mangiare la carne dei cadaveri e la marcia di alcuni ragazzi a salvare la vita ai superstiti che il 23 dicembre del 1972 vennero recuperati.

Una  vicenda  simile  realmente  accaduta   è   descritta   nel film SOS laribiancos – I dimenticati - di di Piero Livi. Con Lucio SalisSandro GhianiVanni FoisAlessandro PartexanoAnna Maria PetrovaItalia 1999  Tratto dal romanzo di Francesco asala Quelli dalle labbra bianchetratto da un altro episodio simile avvenuto durante la campagna di russia seconda guerra mondiale

4.3.13

La battaglia per la vita del caporalmaggiore Letteria Tripodo

Premetto    che  non ho    amato ad  incominciare  dagli ultimi  14\15  anni   (  riferendomi  alla  scelta   e  all'istituzione  non alle persone   perchè  se  uno  fa  una  scelta  sbagliata   può  e dev'essere   criticato  e  condannato  qual'ora  essa  ti portare  a  compiere  azioni  abberranti  ma prioma di  fare  ciò   bisogna  comprendere   e  non giudicare  )  le  stellette   e   tutto  l'ambiente  che  c'è attorno  nonostante  (   vedere  archivio blog  )   abbia  avuto  prozii materni  militari  nella 1  guerra mondiale  .
Allora  vi   chiederete perchè  racconti questa  storia  ? 
1) perchè è  coraggiosa 
2) per i  suo attaccamento  alla  vita  e    a quello in cui crede  
3)  perchè   non ho  niente  da rtaccontare  per  l'8 marzo 

A  voi la storia  della   dura battaglia per la vita del caporalmaggiore Letteria Tripodo contro l'uranio impoverito incontrato nei Balcani. Un tumore, ma nonostante tutto il coraggio di mettere al mondo un figlio.


fonte  https://www.facebook.com/groups/vladcteq/

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...