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27.12.14

Isis, 14enne con cintura esplosiva si costituisce: «Non voglio morire» Usaid Barbo, arruolato in una moschea siriana, doveva attaccare in Iraq


da http://www.corriere.it/esteri/14_dicembre_27/


Isis, 14enne con cintura esplosiva si costituisce: «Non voglio morire» Usaid Barbo, arruolato in una moschea siriana, doveva attaccare in Iraq: «Mi hanno detto che gli sciiti sono infedeli, ma loro uccidevano degli innocenti»

di Redazione Online





Un giovane siriano di 14 anni appartenente allo Stato islamico (Is), Usaid Barbo, si è consegnato alle autorità irachene, mentre con indosso una cintura esplosiva era pronto a farsi esplodere in una moschea sciita di Baghdad. Usaid, che al momento è detenuto dall’intelligence irachena in un luogo top secret, ha defezionato dall’organizzazione che fa capo ad Abu Bakr al-Baghdadi poco prima di commettere una strage nel sobborgo di Baiya, come gli avevano ordinato i jihadisti.








«Non voglio farmi esplodere»


«Ho aperto la giacca e ho detto: “Ho una cintura da kamikaze, ma non voglio farmi saltare in aria”», ha raccontato il giovane al New York Times, ricordando gli attimi in cui si è consegnato alla polizia di Baghdad. Gli agenti lo hanno subito immobilizzato e spogliato dalla cintura, cercando allo stesso tempo di tenere a bada la folla che si era raccolta intorno all’aspirante kamikaze.

«Credo nell’Islam, mi hanno detto che gli sciiti sono infedeli»


Usaid era stato reclutato dall’Isis in una moschea di Manjbi, vicino ad Aleppo, una zona conquistata dai jihadisti dopo furiosi combattimenti con i ribelli. «Mi hanno convinto ad unirmi al califfato», ha raccontato, spiegando di averlo fatto perché «credeva nell’islam». «Mi hanno inculcato l’idea che gli sciiti fossero degli infedeli e che avremmo dovuto ucciderli», ha aggiunto il giovane. Nelle settimane successive Usaid ha vissuto tra i militanti dell’organizzazione, vivendo in prima persona i crimini dell’Isis. E’ qui che ha iniziato a vedere con occhi diversi quelli che all’inizio riteneva difensori dell’islam.

«Mi hanno insegnato cose diverse, uccidevano innocenti»


«Ho notato cose che erano differenti da quello che insegna l’islam», ha dichiarato il giovane, citando come esempio le «severe punizioni» inflitte a chi veniva sorpreso a fumare nei campi di addestramento per miliziani. Usaid ha spiegato che con il tempo era cresciuto il suo malcontento verso il gruppo terroristico, soprattutto per il «modo in cui uccidevano gente innocente».

«Se mi fossi fatto miliziano non avrei potuto arrendermi»


Alla fine dell’addestramento è stato portato in Iraq, dove gli è stato imposto di scegliere se diventare un combattente o un kamikaze. «Ho scelto di essere un attentatore suicida», ha dichiarato Usaid, spiegando che quella scelta era parte di un piano per defezionare dall’Isis. «Se fossi stato un miliziano e avessi provato ad arrendermi, le forze di sicurezza forse mi avrebbero ucciso, vedendomi con una pistola in mano», ha concluso.

La famiglia


Ora Usaid è in stato di arresto, ma ha già chiesto di potersi riunire alla sua famiglia in Siria. Il suo destino è ancora incerto, anche se il portavoce del ministero dell’Interno, Saad Maan, l’ha definito una vittima dell’Isis. Gli ufficiali dell’intelligence che lo stanno interrogando hanno sottolineato che si opporranno a una richiesta di rinvio a giudizio per Usaid perché con la sua scelta «ha salvato delle vite umane

20.11.12

monica pavesi la bartista coraggiosa che dice no e spegne le slot machine perchèrovinano la gente



fonte http://www.net1news.org   ecetto  la  foto piccola  presa da http://www.articolotre.com


E' quanto successo al bar tabaccheria "Giò" di via Mantova di Cremona. "Le ho staccate perché ero stufa di vedere la gente che si rovinavano in quel modo”. Ha un mutuo e ha rinunciato a 1500 euro ogni 15 giorni.









CREMONA - “Le ho staccate perché ero stufa di vedere la gente che si rovinavano in quel modo”.Questo è quanto Monica Pavesi, barista di mezza età del bar tabaccheria “Giò”, ha messo la questione morale sopra a quella economica. Non importa se dalle slot-machine ricava 3 mila euro al mese. Che per chi ha un mutuo da pagare non sono pochi. Ma lei non le voleva sin dall'inizio. Quando ciò fece richiesta per aver il Totocalcio e le consegnarono le due macchinette mangiasoldi. “Poi però ho dovuto tenerle per bilanciare il calo derivante dal totocalcio. Inoltre erano inserite nel contratto con la concessionaria”. La quale si farà sentire. Donne e uomini di tutte le età. Ma anche ragazzi. Tutte appesi al filo della speranza. Tutti che sperano nella svolta. Nel colpo di fortuna. Ma nella maggior parte dei casi, la fortuna, la lasciano lì dentro: dai 40 ai 50 mila euro al mese. “A me piace fare i caffè e parlare con la gente”. Vedere la gente poco abbiente che si indebitava le ha fatto staccare la spina. “Basta gioco compulsivo”. Una scelta, la crociata condotta dal barista di via Mantova, apprezzata anche dal vicesindaco del Carlo Malvezzi, vicesindaco del comune di Cremona: “Che Monica
 sia un esempio per i suoi colleghi”. Difficile che la richiesta del presidente dei baristi di Bergamo Giorgio Beltrami prenda piega: “Non è danneggiando la gente che giustifica questi guadagni. Ma occorre un sostegno economico per chi dice il no”. Il discorso non farebbe una piega. Se non fosse che lo Stato, dal gioco d'azzardo ricava 12.5 miliardi all'anno. Quasi un finanziaria. Certo però che almeno alla barista coraggio di Mantova, l'eventuale penale derivante dal mancato rispetto degli obiettivi di incassi stabiliti per contratto dovrebbe essere evitata. Altrimenti, oltre al danno. Ci sarebbe la beffa (doppia).
Monica  ha fatto , qualunque  sia  l'origine del suo gesto  , perchè  c'è in  Brianza   (   come afferma l'articolo dell'edizione locale  di  http://blog.quotidiano.net/  , sicuramente da lei letto 3000 giocatori incalliti  )   l'85% dei quali dilapida lo stipendio al videopoker. Ma  forse le è bastato guardare le facce sempre più assenti di questi drogati del gioco, o magari le lacrime di chi pensando di raddoppiare o triplicare il proprio magro salario premendo dei pulsanti, si è trovato a tornare  a casa confessando alla moglie di non avere più i soldi per  fare la spesa.  Come   dice Roberto Baldini 
su blozquotidiano   : <<   Non importa, qualunque sia stata la molla che ha fatto scattare la sua ribellione, grazie Monica. Grazie per aver dimostrato che niente è ineluttabile, che tutto si può cambiare se solo si vuole. La speranza è che di bariste e baristi come lei possano essercene altri cento, mille, diecimila.  Se un uomo non è in grado di rinunciare da solo a rimbecillirsi davanti a un monitor, bisogna togliergli il monitor. L'esercito degli inebetiti sta crescendo e in questo Paese c'è bisogno di gente sveglia, non di rintronati. Non lasciamola sola, la Monica.
Coraggio

14.8.12

Maria Rita D'Orsogna, ricercatrice italiana emigrata in California, (nella foto) ha scritto a Passera la lettera che tutti avremmo voluto scrivergli


Leggo dal mio facebook  : << Maria Rita D'Orsogna, ricercatrice italiana emigrata in California, (nella foto a destra preda da da http://tinyurl.com/bwfar73 bacheca di https://www.facebook.com/angelo.consoli.77 ) ha scritto a Passera la lettera che tutti avremmo voluto scrivergli. Diciamole grazie e prendiamoci cinque minuti per leggerla, mezz'ora per meditarla e due mesi di lotta infuocata al rientro per cacciare questa gentaglia a calci in culo e ripristinare la legalità europea violata !!! >>
Detto questo a voi la lettera

Caro signor Passera,

stavo per andare a dormire quando ho letto dei suoi folli deliri per l'Italia petrolizzata.
Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni '60 per aggiustare l'Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro.
Invece qui sono pianti amari, perche' non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa.
Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.
Lei non e' stato eletto da nessuno e non puo' pensare di "risanare" l'Italia trivellando il bel paese in lungo ed in largo.
Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall'Algeria, corridoio Sud  dell'Adriatico, 4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi.
E la gente dove deve andare a vivere di grazia?Ci dica.
Dove e cosa vuole bucare?Ci dica.
I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d'Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell'Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?


Ci dica.



Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l'esplosione di tumori come all'Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte?



Vorrei tanto sapere dove vive lei.



Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perche' la sua regione - quella che ci dara' questo 20% della produzione nazionale - e' la piu' povera d'Italia.



Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c'e'. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissa', amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere.



Lo so che e' facile far cassa sull'ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verra' domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l'Italia e' corrotta. E' facile, lo so.



Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non e' etico, non e' morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perche' non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell'Italia.



E no, non e' possibile trivellare in rispetto dell'ambiente. Non e' successo mai. Da nessuna parte del mondo. Mai.



Ma non vede cosa succede a Taranto?



Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia - all'italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l'idea di lasciare qualcosa di buono alla comunita' - la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine?
E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale?
E lei pensa che questo e' il futuro?
Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella.
Qui il limite trivelle e' di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro "giornalista" Luca Iezzi. Ed e' dal 1969 che non ce le mettiamo piu' le trivelle in mare perche' non e' questo il futuro. Qui il futuro si chiama high tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.
Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri.
Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorera' nell'industria verde, si chiamano 220,000 posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l'uso degli incentivi.
Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell'ambiente e'?
E gli italiani cosa faranno?
Non lo so.
So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook che chiunque seguira' questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l'Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre.

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    • Luciano Guerini letta e condivisa,ma tanti italiani pensano ancora che finchè non si tocca il loro orticello va tutto bene,adesso è finita ,o ci svegliamo o ci svegliamo,cari italiani mè compreso

4.8.12

Frank Serpico, il 'whistleblower' d'America

ho scoperto non ricordo come e quando che il film Serpico Un film di Sidney Lumet. Con Al Pacino, John Randolph, Jack Kehoe, Biff McGuire, Barbara Eda-Young. Poliziesco, durata 130' min. - USA 1973. di cui trovate sotto il trailler in italiano


 
  è tratto  da una storia  vera .  Poi passano i mesi  e  casualmente   su da http://www.repubblica.it/    riscopro  con maggiori dettagli  il fatto  in questione  


Nel 1971 mise in ginocchio la polizia di New York denunciando la corruzione dilagante. Due anni dopo Sydney Lumet gli dedicò un film, con Al Pacino nel suo ruolo. Oggi Frank Serpico ha 76 anni e gira le università per raccontare la sua storia di 'whistleblower'


LA STORIA

Il superpoliziotto che faceva lo sciuscià
Serpico, un esempio anche 50 anni dopo

Nel 1971 mise in ginocchio la polizia di New York denunciando la corruzione dilagante. Due anni dopo Sydney Lumet gli dedicò un film, con Al Pacino nel suo ruolo. Oggi Frank Serpico ha 76 anni e gira le università per raccontare la sua storia di 'whistleblower' di RANIERI SALVADORINI
Frank Serpico 


 Da  ragazzino aiutavo mio padre come lustrascarpe. Ogni giorno dovevo arrampicarmi sulle panchine per prendere un posto. Una volta si sedette una poliziotta. Era bellissima, i capelli rossi, con la divisa sembrava Dio in persona. Feci un lavoro perfetto. Ma lei se ne andò senza pagarmi, senza darmi la mancia o ringraziarmi. Ci rimasi malissimo, come si poteva fare una cosa del genere?". Frank Serpico ha 9 anni quando fa lo "sciuscià" (italianizzazione per shoe shine boy, lustrascarpe) a fianco del padre, originario di Marigliano, Napoli. Ne ha 35 quando mette in ginocchio il New York Police Department (NYPD). 
Serpico è il superpoliziotto che a ogni arresto calpestava l'accordo tra polizia corrotta e crimine: "Vuoi fare quel che vuoi? Basta pagare". Si rivolge ai superiori, denuncia le connivenze. Quelli non ci sentono, alza il tiro. Niente, ogni tentativo va a vuoto. E' il 1971 quando fa nomi e cognomi al New York Times. 
L'effetto è devastante: Serpico da quel momento è un bersaglio. E' solo - come ben racconta Sidney Lumet nel film capolavoro del 1973 interpretato da Al Pacino - a soli due anni dall'inchiesta della "Knapp Commission", istituita dopo che la vicenda era venuta fuori. Un intervento incisivo, quello della commissione, soprattutto dopo il drammatico "incidente" che quasi costò la vita a Serpico: durante un'operazione antidroga uno spacciatore gli sparò un colpo in faccia. 
E' lui stesso a raccontare il seguito: "Dopo lo sparo crollai a terra. I miei colleghi rimasero a guardarmi senza fare niente, l'immagine dei loro sguardi fissi su di me è un ricordo che non passa. Se sono vivo è perché un signore portoricano che aveva assistito alla scena chiamò i soccorsi". Il proiettile entra da una guancia e si ferma a 5 millimetri da una delle arterie principali per il sistema nervoso, lasciandolo sordo da un orecchio. Poco dopo la deposizione lascia la polizia e parte per l'Europa. Per riprendersi. Tornato negli Usa negli anni ottanta oggi gira le università americane raccontando la sua esperienza e aiuta i poliziotti che denunciano la corruzione o metodi violenti. 
A 'lezione' da Serpico. "E' un pezzo di storia americana", dice una ragazza venuta a sentirlo al John Jay College of Criminal Justice, a New York. L'aula magna è colma. Ci sono tre televisioni, una delegazione ufficiale della polizia turca (con equipe televisiva al seguito), studenti, poliziotti e professori. 
La conferenza fa parte dell'American Whistleblower Tour: Essential Voices for Accountability. "Accountability", non la responsabilità individuale comunemente intesa ma "la capacità di rendere conto dell'azione". Quel che è poco noto, oltre al fatto che non si tratta solo di un film, è che Serpico è un "whistleblower". Alla lettera: "colui che soffia nel fischietto". Il "fischiare" rimanda all'arbitro, a qualcuno che si prende la briga di mettere uno stop a una situazione che ha passato il limite. 
Siamo nel cuore della cultura protestante: chi "soffia" si affida alla forza etica della verità per far fronte alle reazioni dell'organizzazione "svergognata". E Serpico, che pure preferisce l'immagine del "lamplighter" ("colui che accende la luce del lampione"), nel senso della "luce della verità", fa fatica a credere che non esista una traduzione italiana del termine. Ma nel suo paese nativo chi "soffia" è solo un infame. Un curioso paradosso.
La platea è ipnotizzata da questo signore di 76 anni in grande forma. Indossa un gessato che contrasta con l'anello con il teschio (ricordo dei travestimenti che utilizzava per infiltrarsi), un paio di sandali e un ciondolo un po' fricchettone di quando abitava al Greenwich Village, incuriosito dal mondo hippie degli anni Sessanta. 
Le prime steccate sono per il dipartimento di polizia di New York: "Vengono a trovarmi le polizie di tutto il mondo, eppure per loro sono ancora nella lista nera! Ho smesso da tempo di andare alle loro manifestazioni, ancora oggi sono dei corrotti". I frammenti di proiettile che Serpico porta in testa non sono la sola ragione della sua rabbia. Chi "fa la soffiata" viene ostracizzato, relegato in un isolamento teso a spezzarne credibilità e resistenza psicologica. Ed è proprio di lì che inizia il racconto, dai tentativi di emarginarlo. 
"Sei un reietto". Racconta Serpico: "Durante il periodo della 'Commissione Knapp', una volta, mentre ero a un talk show, telefonò un poliziotto e avemmo un breve botta e risposta. Mi disse: 'Il giorno che hai testimoniato è stato il più nero nella storia del NYPD. Quella sera non sono riuscito a guardare negli occhi mia moglie e i miei figli' - 'Perché, che avevi fatto?' -  'Niente! Non ero un corrotto'. Chiesi allora: 'E perché non sei venuto anche tu a testimoniare, perché non mi hai aiutato?!'. E lui: 'A che scopo, per diventare un reietto come te?'". 

Ma è solo la prima parte. Lasciata la polizia racconta della "persecuzione" da parte dell'Fbi fino in Europa. "In Svizzera mi crearono più problemi. I federali venivano al mio chalet per ripetermi: 'Te ne devi andare di qui, devi tornare in America'. Era un assillo. Ovunque andassi me li ritrovavo tra i piedi. Andai in Danimarca, dove, tra l'altro, avevo un appuntamento galante, e dovetti fare le acrobazie per evitare i loro controlli. Mi spostai in Germania, stessa storia. Fu un incubo". 
Si può dire che Serpico sia il "padre spirituale" di tutti i "whistleblower" d'America. Per questo è uno degli uomini-simbolo del Government Accountability Project (Gap), l'Ong che ha organizzato il tour e che, oltre a fare pressioni sul Governo per una copertura legislativa più forte per chi "soffia nel fischietto", offre a oltre cinquemila "guardiani" tutela legale e sostegno psicologico. Soprattutto, favorisce i loro rapporti con i media. Perché se il profilo del "whistleblower" non ha sufficiente forza mediatica (o i riflettori di Hollywood, come nel caso di Serpico, in questo fortunato) l'isolamento, l'ostracismo o i tentativi di screditarlo possono diventare insostenibili. 
Le studentesse che si sono volute immortalare con Serpico non sono le sole sedotte da questo settantaseienne che entra ed esce dal proprio mito con scaltrezza tutta napoletana. Ci sono anche giovani poliziotti che lo hanno preso a riferimento ideale. Dalla platea si alza un tizio robusto, è della stradale di New York: "Nei momenti duri, quelli in cui vorrei mollare, penso alla tua storia e alla tua forza. E vado avanti". 
Altri giovani raccontano che la storia di Serpico è il motivo per cui sono entrati in polizia, testimonianze che l'ex superpoliziotto incontra di frequente, senza nascondere che il sostegno è reciproco. 
"Sei il tuo comportamento". Alla fine della conferenza Serpico si dà con generosità. E' molto stanco, ma a ogni minimo cenno del pubblico si ferma e riprende a raccontare, prende in giro i vecchi colleghi, parla del backstage del film, di Al Pacino, fa il galante con le ammiratrici. Insomma non si tiene. E' di eccezionale simpatia, una battuta continua, a sdrammatizzare anche i passaggi più tesi. Nulla a che vedere con l'italoamericano "drammatizzato" da Lumet.  
E poi, l'ultima domanda: "Insomma, come si combatte la corruzione?". Serpico si fa serio: "L'unica cosa che conta è come ti comporti. Nient'altro. Un buon poliziotto deve essere un esempio di rispetto dell'altro, solo a quel punto è credibile per la comunità. Se perdi la fiducia della comunità sei finito". Quel che diceva già 50 anni fa.  
 


2.6.12

alla parata militare del 2 giugno


Le polemiche   , alimentate  anche dal sottoscritto sul suo  facebook  parata    si parata  no , mi hanno fatto   ritornare  alla mente  , quella  che  è  la  colonna  sonora  del post  d'oggi  ,  questa  canzone  della mia infanzia 


In queste polemiche   do ragione a    http://mimuovofacciocose.blogspot.it/ di cui  riporto   questo post  :<<  Ricordate il Celeste con la giacca arancione? ecco, per me lui - insieme a centinaia forse migliaia come lui - è una ragione, anche se non...continua  qui >>.
n. 706-707 (8-15 Giugno 1969), nella storia "Paperinik e il Diabolico Vendicatore"
Infatti in situazioni  come queste  ( crisi  economica e  una gravissima calamità naturale   in Emilia ) che la parata  del 2  giugno  già di per se   inutile è solo  ( vedere    foto a  sinistra  ) .
Infatti   << Come se non fossero mai stati inzuppati di berlusconismo fin nelle parti più intime, delle volgarità di un regime da operetta e di una retorica nazional-militaresca che spesso e volentieri parodiava il fascismo, gli italiani prendono le distanze dal recente passato. Ce lo dice un sondaggio reso noto alla vigilia della parata militare che sfilerà oggi sui Fori imperiali di Roma, sia pur in tono minore rispetto agli altri anni: il 68 per cento degli interpellati dalla Swg per la trasmissione Agorà di Raitre si è dichiarato contrario alla tradizionale sfilata, percentuale che raggiunge il picco dell'86 per cento tra i giovani dai 18 ai 24 anni.(....)   >>  di   ANGELO MASTRANDREA  02.06.2012  da il manifesto ( ringrazio la cdv http://convertigliacapoinnheit.blogspot.it/ ,  idem  per  gli articoli   che  trovate  nel resto   del  post   presi dal suo blog  , per  avermelo segnalato  ) 

 << Ora  Si dirà  >>  sempre  secondo  ilmanifesto  <<   è per via del terremoto, i soldi andavano usati per i soccorsi, o ancora che la campagna antisprechi ha colpito al cuore della Difesa, che mantenere le truppe a Kabul è diventato un lusso che non possiamo più permetterci e nemmeno vederle sfilare per le strade della capitale è conveniente, perfino che i sentimenti pacifista e antimilitarista sono ormai maggioritari nel cuore degli italiani. Tutto vero, ma la spiegazione rischia . Tutto vero, ma la spiegazione rischia di essere non esaustiva. I fischi all'inno nazionale durante la finale di Coppa Italia Napoli-Juventus, il basso gradimento per i militari e i loro costi paiono lo specchio rovesciato dei tricolori a ogni balcone e dell'inno cantato a squarciagola ai Mondiali del 2006, delle telecronache Rai da Istituto Luce delle parate nell'era La Russa, del bombardamento mediatico sui «nostri ragazzi in missione di pace» in Iraq prima, in Afghanistan poi.

Azzardiamo, a complemento: fosse che, per una parte non trascurabile dei nostri concittadini, il sogno berlusconiano di un Paese senza Stato eccitasse il nazionalismo nella stessa misura in cui il ritorno a una dura realtà fatta di tasse e sacrifici lo converte nel suo opposto? Che siano, alla fin fine, due facce della stessa medaglia ? >> 
Nonostante  il vario  movimento su social network   e siti  , compreso l'appello   che riporto sotto  
ho trovato questa lettera mandata a Napolitano dall'Anpi-Esquilino (Roma) e l'ho mandata anche io http://www.quirinale.it/                                                                        
llustrissimo Sig. Presidente della Repubblica,Lei ha chiesto ai giovani di aprire porte e finestre, anche qualora le trovassero chiuse. Le chiediamo con tutto il rispetto di dare l’esempio: apra porte e finestre alla Solidarietà; trasformi il 2 giugno da festa della Repubblica militare a festa della Repubblica solidale. Inviti il Governo, in quanto sua prerogativa costituzionale, ad annullare la parata militare che l’anno scorso era costata 4,4 milioni di euro e che secondo il ministero della Difesa quest’anno costerà quasi 3 milioni di euro. Le chiediamo con rispetto che quei denari siano investiti in opere di solidarietà con la popolazione stremata dal terremoto, verso i cittadini italiani dell'Italia del nord e che quei contingenti chiamati a sfilare vengano utilizzati nelle zone bisognose di aiuti. Grazie con tutto il cuore.


29 maggio 2012 17:08
   come  promesso non ho seguito  e  visto la bella  giornata e festiva  ( era  chiuso  anche l'associazione  di volontariato )    sono andato  a camminare  mi auguro che  sia  stata  cosi  ( vignetta  suggeritami  dal sito prima citato  



e  che  quel vecchio cariatide   bacucco   di  Napolitano  abbia  , anche  se  non credo  visto  che  il potere e il protagonismo da  alla testa  ,   preso esempio  da   quanto  successe   l' 11 MAGGIO 1976: 

Roma. La parata militare del 2 giugno, quest'anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far si che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via Dei Fori Imperiali.

Concludo   con due ultime  citazioni  :
1)   dalla pagina  fb  di Fiorella Mannoia  

Caro presidente Napolitano, non credo che i terremotati dell'Emilia se ne facciano qualcosa della vostra "sobria" parata. Destinategli i fondi che spendereste per questa inutile sfilata di armi...sarebbeto sicuramente piú confortati.

 2)   a queste persone qui    che  hanno saputo dire  No  e hanno più rispetto per le vittime  delgli alti papaveri e  sepolcri imbiancati   a loro il mio  Grazie  



I Vigili del Fuoco non sfileranno alla parata del 2 giugno
Dopo l’appello dei sindacati dei Vigili del Fuoco, è arrivata la decisione del Ministro Cancellieri di non far sfilare i lavoratori del Corpo nazionale dei vigili del fuoco alla parata del 2 giugno.



I Vigili del Fuoco non sfileranno alla parata del 2 giugno.
Il Ministro dell'interno Annamaria Cancellieri ha accolto la proposta dei vigili del Fuoco e ha deciso che il Corpo non sfilerà alla parata del prossimo due giugno. La manifestazione che è stata confermata dal Presidente Napolitano, nonostante i tanti appelli a rinunciarvi arrivati soprattutto dal web , aveva fatto storcere il naso anche ai Vigili del fuoco. La decisione del Ministro, infatti, è arrivata dopo che il sindacato di base dei pompieri aveva fatto un appello affinché gli operatori fossero esentati dal partecipare alla sfilata, poiché sarebbero stati impegnati in altro modo, cioè avrebbero potuto prestare soccorso ai terremotati dell'Emilia Romagna.Soddisfazione dal sindacato - La decisione del Ministro Cancellieri quindi è stata fortemente apprezzata dall’ Usb Vigili del Fuoco, che hanno commentato la notizia affermando che “il ritiro dei Vigili del Fuoco dalla parata restituisce dignità ai lavoratori, riconoscendo la loro professionalità e la loro funzione, che per noi non è quella di marciare come marionette”. Il sindacato inoltre ha precisato che è urgente rafforzare le capacità operative di questo organismo, da sempre in prima linea, come accaduto anche per il sisma in Emilia Romagna, ma per il quale negli ultimi anni “i governi hanno operato soltanto tagli, lasciandoli con il contratto non rinnovato da quattro anni”, aggiungendo che “ulteriori tagli  si profilano all'orizzonte” dimostrando in questo modo che la considerazione per questo organismo “viene manifestata dalla politica solo a parole”.
continua   qui sul sito in questione 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...