da http://www.corriere.it/esteri/14_dicembre_27/
Isis, 14enne con cintura esplosiva si costituisce: «Non voglio morire» Usaid Barbo, arruolato in una moschea siriana, doveva attaccare in Iraq: «Mi hanno detto che gli sciiti sono infedeli, ma loro uccidevano degli innocenti»
di Redazione Online
Un giovane siriano di 14 anni appartenente allo Stato islamico (Is), Usaid Barbo, si è consegnato alle autorità irachene, mentre con indosso una cintura esplosiva era pronto a farsi esplodere in una moschea sciita di Baghdad. Usaid, che al momento è detenuto dall’intelligence irachena in un luogo top secret, ha defezionato dall’organizzazione che fa capo ad Abu Bakr al-Baghdadi poco prima di commettere una strage nel sobborgo di Baiya, come gli avevano ordinato i jihadisti.
«Non voglio farmi esplodere»
«Ho aperto la giacca e ho detto: “Ho una cintura da kamikaze, ma non voglio farmi saltare in aria”», ha raccontato il giovane al New York Times, ricordando gli attimi in cui si è consegnato alla polizia di Baghdad. Gli agenti lo hanno subito immobilizzato e spogliato dalla cintura, cercando allo stesso tempo di tenere a bada la folla che si era raccolta intorno all’aspirante kamikaze.
«Credo nell’Islam, mi hanno detto che gli sciiti sono infedeli»
Usaid era stato reclutato dall’Isis in una moschea di Manjbi, vicino ad Aleppo, una zona conquistata dai jihadisti dopo furiosi combattimenti con i ribelli. «Mi hanno convinto ad unirmi al califfato», ha raccontato, spiegando di averlo fatto perché «credeva nell’islam». «Mi hanno inculcato l’idea che gli sciiti fossero degli infedeli e che avremmo dovuto ucciderli», ha aggiunto il giovane. Nelle settimane successive Usaid ha vissuto tra i militanti dell’organizzazione, vivendo in prima persona i crimini dell’Isis. E’ qui che ha iniziato a vedere con occhi diversi quelli che all’inizio riteneva difensori dell’islam.
«Mi hanno insegnato cose diverse, uccidevano innocenti»
«Ho notato cose che erano differenti da quello che insegna l’islam», ha dichiarato il giovane, citando come esempio le «severe punizioni» inflitte a chi veniva sorpreso a fumare nei campi di addestramento per miliziani. Usaid ha spiegato che con il tempo era cresciuto il suo malcontento verso il gruppo terroristico, soprattutto per il «modo in cui uccidevano gente innocente».
«Se mi fossi fatto miliziano non avrei potuto arrendermi»
Alla fine dell’addestramento è stato portato in Iraq, dove gli è stato imposto di scegliere se diventare un combattente o un kamikaze. «Ho scelto di essere un attentatore suicida», ha dichiarato Usaid, spiegando che quella scelta era parte di un piano per defezionare dall’Isis. «Se fossi stato un miliziano e avessi provato ad arrendermi, le forze di sicurezza forse mi avrebbero ucciso, vedendomi con una pistola in mano», ha concluso.
La famiglia
Ora Usaid è in stato di arresto, ma ha già chiesto di potersi riunire alla sua famiglia in Siria. Il suo destino è ancora incerto, anche se il portavoce del ministero dell’Interno, Saad Maan, l’ha definito una vittima dell’Isis. Gli ufficiali dell’intelligence che lo stanno interrogando hanno sottolineato che si opporranno a una richiesta di rinvio a giudizio per Usaid perché con la sua scelta «ha salvato delle vite umane
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