16.12.14

MONIKA ERTL la ragazza che vendico il Che e i fuggitivi di Alcatraz

  Musica  consigliata  il  cd    cent'anni  di  solitudine   dei  Modena city ramblers  1998 in particolare    questa



Qualcuno\a  di voi  si  chiedera  ma   che  cos'hanno in comune queste due  storie   ?  ribellione   e libertà  oltre il suo fascino e la   loro Utopia  . Infatti   la vendetta  per  quanto comprensibile possa essere   non è mai legale   anche  quando avviene  nella legalità . Idem per la  fuga  da  un  carcere , a 
meno che la condanna  non sia ingiusta   o ci sia  rinchiuso da  una dittatura  . Tali elementi   li sto    ritrovando  sia  nella   I  serie  di Orfani  nella  II   serie     Orfani - Ringo  della Bonelli .
Ma  basta  con le spiegazioni   e veniamo  alle storie  vere  e proprie 
La  prima  è  quella  di  Monika Ertl passata  ala  storia  per  aver  vendicato  Ernesto che  Guevara  . Oltre  i link  e  l'articolo  sotto     trovate  uan suia  biografia   in La ragazza che vendicò Che Guevara. Storia di Monika Ertl   di   Schreiber Jürgen .
La  seconda  è la   famosa  Fuga da Alcatraz  . Inizialmente   credevo  fosse solo   un film  più precisamente  Il film, girato proprio nella stessa prigione di Alcatraz 16 anni dopo la sua chiusura permanente .  Poi  ho scoperto   che  esso si basa sul libro omonimo di J. Campbell Bruce, e descrive la vera storia dell'evasione di tre detenuti: Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin, avvenuta nella notte dell'11 giugno 1962. Fuga  fallita per   morte  dei protagonisti   ma  poi  .....  lo  leggerete  sotto  .
Ma  ora bado alle ciancie   e veniamo al post  vero e proprio  .

PRIMA
 da   

Monika aveva 34 anni quel primo aprile 1971, quando si presentò al consolato boliviano ad Amburgo, dicendo di vole...r chiedere un visto e parlare col console. Entrò nel suo ufficio, gli puntò contro la pistola, sparò tre volte. Quintanilla cadde ucciso sul colpo. Sul petto, tre fori a forma di V, forse per dire "Vittoria". Sulla scrivania, Monika lasciò un biglietto con scritto "Vittoria o morte", lo slogan dell' Eln, l'Esercito di liberazione nazionale dei guerriglieri boliviani.
Monika era nata nell'Alta Baviera ma cresciuta in Bolivia, figlia di Hans Ertl, tedesco emigrato compromesso con il nazismo. Fin da giovane, era scossa dalle spaventose ingiustizie sociali in
Bolivia; il padre, che pure la adorava "come fosse un figlio maschio, lei che sa sparare come un uomo", la invitava a lasciar perdere. Monika sposò un ricco boliviano-tedesco, ma nel 1969 divorziò e lasciò la famiglia. Divenne l'amante di Inti Peredo, l'erede del Che. "E' un Cristo con la pistola", diceva innamorata. Anche Inti cadde, ucciso dal torturatore Quintanilla, che si fece fotografare fiero accanto al suo cadavere.
Monika giurò a se stessa di vendicare il Che e Inti. Fuggì in Germania, ebbe alloggio in una comune dell' ultrasinistra in un appartamento nello stesso palazzo del consolato boliviano. Laggiù la dittatura militare aveva messo al sicuro Quintanilla come console. I generali temevano la maledizione di Fidel Castro, che aveva detto "gli assassini del Che, li voglio tutti morti". Temevano i commandos del Ministerio de la Seguridad cubano, non una giovane bavarese. Sparò con una pistola procuratagli da Giangiacomo Feltrinelli attraverso la rete internazionale dell' ultrasinistra, poi fuggì in Bolivia e fu tradita e uccisa nel 1973 in un' imboscata organizzata dal criminale nazista Klaus Altmann Barbie.

Invano il padre, informato della morte di lei, chiese la consegna della salma. Gliela negarono, forse per non mostrare se era stata torturata prima dell' uccisione. Monika rimase una combattente senza tomba caduta nella giungla. Si dice che i suoi resti riposino “simbolicamente” in un cimitero di La Paz; in realtà si trovano in qualche luogo sconosciuto della Bolivia, in una fossa comune senza croce ne nome.
Così è stata la vita di questa donna che, secondo la destra fascista di quegli anni, ha militato combattendo “nel comunismo” e pertanto “nel terrorismo” in Europa; per alcuni il suo nome è rimasto inciso nei giardini della memoria come guerrigliera, assassina o forse terrorista, per altri come donna coraggiosa che ha compiuto una missione e vissuto una vita all'insegna dell'obiettivo rivoluzionario. Noi siamo tra questi ultimi e per questo le rendiamo il più alto onore.

A mio parere, concordando con http://www.lotta-continua.it/,  la  siua vicenda << (...)   è la costola femminile di una rivoluzione che ha lottato per le utopie della sua epoca e che, vista con i nostri occhi, ci obbliga a riflettere ancora una volta su questa frase:.“Mai sottovalutare il coraggio di una donna” >>


La  Seconda

Fuggire da Alcatraz è impossibile"
Il computer dimostra che non è vero

 

Uno studio riscrive la storia della più celebre evasione dalla prigione di San Francisco, quella che ispirò il film con Clint Eastwood. I tre evasi, dati per dispersi, potrebbero avercela fatta.
Solo due detenuti (nel 1937) sono riusciti a fuggire da Alcatraz e ad arrivare vivi a San Francisco. Gli altri 34 che ci hanno provato sono tutti morti nella traversata della Baia, annegati o vittime di ipotermia, uccisi dalle guardie oppure riacciuffati. Un nuovo studio, però, realizzato con le più moderne tecnologie, potrebbe riscrivere la storia delle evasioni dal carcere più famoso del mondo, portando a cinque il numero di prigionieri riusciti nell'impresa, quasi impossibile, di lasciare l'isola e di arrivare sulla terraferma, superando le insidiose, gelide e mortifere acque dell'Oceano Pacifico. Il
l'isola di  Alcatraz
caso in oggetto è quello dei fratelli Clarence e John Anglin e del loro compare Frank Morris. Evasi nel giugno 1962, in un modo tanto incredibile da aver dato ispirazione al film "Fuga da Alcatraz" con Clint Eastwood: dopo aver scavato con i cucchiai un buco dietro al wc delle loro celle, hanno atteso la notte. Quindi hanno infilato sotto le coperte dei fantocci, con tanto di testa realizzata con scarti di gomma e capelli veri, per poi infilarsi nel tunnel e darsi appuntamento in un ambiente inutilizzato dietro alle pareti perimetrali, da dove era possibile aggirare le mura. Una volta fuori hanno raggiunto la spiaggia e con impermeabili e materiale di fortuna hanno messo insieme una zattera. Poi si sono
I fratelli Anglin e Franck Morris negli anni Sessanta e con l'aspetto che avrebbero oggi
messi in mare.
CHE FINE HANNO FATTO? - Le autorità non hanno mai certificato che fine abbiano fatto, tanto che a tutt'oggi vengono dati ufficialmente per "dispersi", anche se per esperti e storiografi non ci sarebbero dubbi: sono annegati durante la traversata. Il nuovo studio, realizzato in Olanda, dà invece un'altra versione. E' stato calcolato al computer che quel giorno, tra le 23.30 e mezzanotte, ora della fuga, maree e correnti avrebbero non solo consentito, ma addirittura agevolato la traversata dei tre fuggitivi. Che sarebbero dunque riusciti ad arrivare a San Francisco, e precisamente nella parte nord del Golden Gate Bridge. Riconquistando di fatto la libertà.
CACCIA RIAPERTA - Alla luce dello studio, dunque, le stesse autorità hanno deciso di non archiviare il caso, ma di mantenere aperto sui tre un mandato di cattura. E addirittura sono state diramate foto dei tre evasi invecchiate grazie al computer, per consentire a chiunque li riconosca di denunciarli alla polizia. Se così fosse, la conclusione del caso sarebbe ancora più rocambolesca della fuga.

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