genitori che aiutano i figli caduti nel vortice della droga . la storia di Valentina Iovine

Chiaccherando  con amici  \  che      su questa   adolescenza   sempre  piùallo sbando  e  i genitori  (  alcuni dela mia generazione e o del decennio successivo  ) o  mennefreghisti   o  allo sbando   perchè cresciuti  in pieno edonismo   \  reflusso cioè con il craxismo e il berlusconismo rampante  , mi èvenuta  in mente  questa  storia poco nota  rispetto alla  combattività dei familiari  di Elisa  Claps  e  di Federico Aldobrandi . Essa  smentisce  il luogo comune   genitori  cinici  ed  assenti  nei confronti dei propri  figli grazie  all'app cortana   dev'avermi fatto conoscere  questa    triste  storia  di Valentina Iovine 

Valentina è morta annegata. Sette giorni prima del ritrovamento

Il primo riscontro dall'autopsia eseguita dal medico legale Stefano Pierotti. Quando è caduta in acqua, la ragazza era ancora viva. La storia della madre, Immacolata Panico, che sette anni fa denunciò gli spacciatori che avevano agganciato la figlia. E con lo stesso coraggio ora chiede di sapere la verità

VIAREGGIO. Quando è caduta in acqua, spinta o per propria volontà è ancora il mistero della morte di Valentina Iovine, 30 anni, ritrovata sotto un pontile nel porto di Viareggio, la ragazza era ancora viva. Valentina è morta annegata, sette giorni prima - questo il tempo stimato, come anticipato dal "Tirreno" - del ritrovamento: è il primo riscontro dall'autopsia eseguita dal medico legale della Asl Versilia, Stefano Pierotti. Sul corpo della giovane donna, spiega Pierotti, "non vi sono elementi che possano indicare che ha subito atti violenti". All'autopsia vera e propria faranno seguito "ulteriori accertamenti e screening" . E comunque - conclude Pierotti - "mi confronterò con il magistrato", che è il sostituto Procuratore Enrico Corucci (Procura di Lucca).
La madre di Valentina, Immacolata Panico, non smette di chiedere la verità sulla morte della ragazza. Per lei, nel 2007, arrivò a denunciare gli spacciatori che ronzavano intorno a sua figlia ed altri ragazzi della Versilia. “Madre coraggio”, titolarono le cronache dei quotidiani locali e nazionali. Oggi che Valentina non c’è più, è con lo stesso coraggio che Immacolata vuole sapere la verità sugli ultimi momenti di vita della figlia che le lascia una piccolina di pochi anni.

Valentina felice per le poche ore di lavoro conquistate l’estate scorsa, o per il vestitino con il quale mascherare la bambina in vista di Halloween: così ce la raccontano i post degli ultimi mesi su Facebook. Ma anche Valentina inquieta, senza pace, come la raccontano le parole degli amici impresse negli addii affidati al web.
E ancora Valentina, sette anni fa, non ancora madre, che Immacolata decide di strappare alla compagnia in cui era finita e della quale faceva parte anche l’uomo che la ragazza aveva scelto come fidanzato. Pare di immaginarla, mamma Immacolata, dilaniata tra parlare o non parlare, coinvolgendo anche la figlia nelle inevitabili indagini: «Con quell’azione - ricorda l’avvocato di famiglia, Piero Falchi - la signora Panico interruppe per un periodo le vicende della figlia».È il gennaio 2007 quando Iammacolata Panico prende la decisione che porterà i carabinieri della Compagnia di Viareggio a mettere a segno un’operazione antidroga decisamente di peso. La donna si presenta in caserma e racconta che la figlia si è accompagnata con uno spacciatore. Ed è il 22 gennaio dell’anno dopo, quando - all’alba - scatta l’operazione che vede coinvolti 350 uomini e porta all'arresto di 35 persone, tra versiliesi e stranieri, i nordafricani addetti - così ricostruiranno le indagini - all'acquisto e al trasporto della merce. Una vera e propria organizzazione che importava in Versilia - ma anche nelle province di Massa Carrara e di Pisa - chili e chili di eroina e cocaina. Una struttura gerarchicamente ben definita, nella quale quattro versiliesi definivano tempi e modi dell'acquisto dello stupefacente, in Italia ma anche all'estero, per mezzo di una schiera di “cavalli” tutti rigorosamente maghrebini.I
carabinieri hanno prodotto pagine e pagine di intercettazioni telefoniche (sono state sorvegliate 30 linee di telefono cellulare per circa 23mila conversazioni) e ore di pedinamenti partendo proprio dal «marcamento» stretto del giovane che frequentava la ragazza di Camaiore. E da lì sono riusciti, con pazienza certosina, a ricostruire la fitta e intricata rete di rapporti personali, di comunicazioni più o meno in codice finalizzati comunque all'ingresso della droga sul mercato della Versilia.  Stupefacente - ricostruirono i carabinieri - destinato ad un giro di acquirenti abbastanza ampio, 120 persone di età compresa tra i 28 e i 36 anni. I militari sequestrano, nel corso delle indagini, tre chili e mezzo di droga e 15mila euro, solo una piccola tranche della vendita di coca ed eroina.
Ne seguì un processo, con condanne anche pesanti, e persone ancora oggi in carcere. Un atto di coraggio, quello di mamma Immacolata, Il più grande, forse, che si possa compiere nei confronti di un figlio per toglierlo dai guai e farlo nascere per la seconda volta. Oggi che la sua Valentina non tornerà a casa mai più, è con la stessa determinazione che Immacolata Panico chiede di sapere la verità. Affidandosi a quei carabinieri cui si era rivolta sette anni fa e dei quali l’avvocato Falchi, a nome della famiglia di Valentina, dice: «Ci ha colpito moltissimo l’umanità e la sensibilità che abbiamo trovato in tutti i militari dell’Arma che abbiamo incontrato in questi giorni».


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