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23.12.19

La passione a Natale di © Daniela Tuscano
















martedì 24 dicembre 2019

“La passione a Natale” di Daniela Tuscano

"Tanti auguri ai fabbricanti di regali pagani! Tanti auguri ai carismatici industriali che producono strenne tutte uguali!
Tanti auguri a chi morirà di rabbia negli ingorghi del traffico e magari cristianamente insulterà o accoltellerà chi abbia osato sorpassarlo... Tanti auguri a chi crederà sul serio che l’orgasmo che l’agiterà – l’ansia di essere presente, di non mancare al rito, di non essere pari al suo dovere di consumatore – sia segno di festa e di gioia!…Vengano tra noi, a cui non è rimasta che la speranza di una lotta che dispera: non c’è più luce di Natale, o di Pasqua.Tu, sei la luce, ormai, dell’Italia vera".
Pier Paolo - sempre si scrive - non amava il Natale. E lui stesso rivelava che in questo periodo dell'anno scappava, appena poteva, in "paesi maomettani", come diceva con vezzo desueto. (Eppure fascinosamente ambiguo, polveroso ma autentico. Il fascino del diverso nudo, sfrondato da ipocrisie lessicali.)
Spesso mi domando se, oggi, le sue invettive risuonerebbero ancora così. Se ancora fuggirebbe in quelle contrade, magari proprio nel suo Yemen, non più "maomettane", ma soltanto atroci - altro termine che adoperava spesso -, anch'esse ormai senz'ombra di fede, turbinate da guerre di potere, avidità e miseria. Che non è povertà. E non ha nulla di dignitoso.
E se vi si tuffasse, cosa troverebbe, di doloroso, nel dolore "maomettano"?
Troverebbe... i cristiani; sono loro, adesso, i più poveri fra i poveri.
Troverebbe il Cristo materano a Idlib, Maaloula, Baghdad, nelle luci scure d'una Natività silenziata dal terrorismo; a Gaza, perché pure certi palestinesi sono cristiani, e non possono entrare a Betlemme; e lo troverebbe, più in là, in volti bruni e orientali, di donne soprattutto. Lo troverebbe in Huma Younus, rapita a 14 anni, convertita a forza e costretta a sposare il suo sequestratore; in Leah Sharibu, da due anni schiava sessuale di Boko Haram per aver rifiutato di abiurare; lo troverebbe, comunque, a Damasco, proclamata, fra le bombe, Capitale mondiale del Natale. Che vuol risorgere, e non si arrenderà.
Troverebbe, insomma, radici divelte, perché il cristianesimo è nato lì, e lì pulsa e sanguina; non è opulenza, non colonizzazione, non Occidente.
E ne parlerebbe, e le sue invettive verso le luminarie delle nostre città si leverebbero più alte. Certo si scontrerebbe coi terzomondisti salottieri; con chi oggi strumentalizza quelle sue geremiadi accorate, non per richiamare al senso vero di queste feste, ma per cancellarle definitivamente; farebbe i nomi di Huma, di Leah e degli altri/e, che noi non osiamo menzionare, perché la persecuzione dei cristiani ci lascia indifferenti e fastidiati.
Lo accuserebbero di cripto-cattolicesimo, come del resto fecero anche in vita; di umanitarismo; di sentimentalismo; di passatismo.
Ma lui seguiterebbe a evocare quei nomi, pur angosciato da una divorante solitudine. Pier Paolo proseguiva malgrado lui.
E se fosse costretto a rimanere fra gli ingorghi del "traffico pagano"?
Vedrebbe lo stesso spettacolo di ieri, fulgente e miserando; solo più nevrile; vedrebbe presepi su cui si orina, altri trasformati in osceni simboli identitari. E l'Italia delle pale d'altare completamente cancellata.
Vedrebbe, del resto, presepi sepolti. Nella marea di disoccupati, sottopagati; di operaie anziane che muoiono sotto una pressa; di giovani precocemente appassiti, o alla sfinita ricerca di senso. Li vedrebbe nelle donne assassinate, violate, reificate da un consumismo ancor più aggressivo e patriarcale; li vedrebbe nella cancellazione della madre, simbolica e reale. Negli immigrati mai giunti sulle nostre coste, affogati prima. E li ritroverebbe, forse, in qualche settore di quella Chiesa che un tempo gl'ispirò il Vangelo; non si scandalizzerebbe di trovare la profezia anche fra i dottori di legge, come d'altronde non la escluse Cristo a casa del fariseo. In un Papa inviso ai clericali borghesi, che non parla di sesso, ma di giustizia, povertà, condivisione.
La luce dell'Italia vera non sarebbe più il comunismo. Disperso pure quello nel magma d'un individualismo lasco, tanto esaltato quanto scipito; definitivamente, antropologicamente mutato.
In cosa crederebbe, dunque, oggi Pasolini?
In quello in cui ha sempre creduto: l'atroce umanità. Quella massacrata a Oriente come a Occidente, a Nord come a Sud. Ne vedrebbe un riscatto?
Forse no. Sicuramente no. Ma il fatto stesso di saperla lì, esistente e sconfitta, gli darebbe la disperata, assurda, irresistibile voglia di gettarvisi dentro, e assaporarla, e morirne.

© Daniela Tuscano

18.12.19

DUE ALI PER HUMA © Daniela Tuscano

 

di cosa stiamo parlando

ACS-Italia@acs_italia
Caso Huma Younus, ragazza cristiana rapita in #Pakistan. ACS sostiene le spese legali dei genitori della vittima e scrive una Lettera aperta a 11 donne capaci di sensibilizzare la pubblica opinione italiana. Huma è solo una fra migliaia di altre vittime! #SaveHuma #HumaAsAsiaBibi
trovate   sotto  il post   l'appello di  Acs -italia    su  questo  caso




Huma Younus è talmente bella da sembrare un ragazzo. Forse per quel tratto d’indolente grazia, per una saggezza meditativa che viene da lontano, e non conosce tempo. È una totalità; nobile e modesta.
Ha quattordici anni, l’età delle scelte. In alcune parti di mondo, è adulta. Ma mantiene una schiettezza a senso unico, davanti alla quale il passo deve fermarsi e restare in meditazione.
Huma è pachistana e cristiana, come Asia Bibi. Come lei, povera tra i poveri, perché i cristiani in Pakistan sono pochi, reietti e sottoposti a ogni genere d’angherie.
Due mesi fa è stata sequestrata, costretta alla conversione all’Islam e al matrimonio con uno dei suoi rapitori. Il quale ha pure accusato sia la famiglia, sia l’avvocata di quest’ultima, Tabassum Yousaf, di blasfemia: reato che comporta la pena di morte, e di cui spessissimo fanno le spese le minoranze religiose.
La vicenda di Huma non è purtroppo isolata: si stima che ogni anno un migliaio di ragazze indù e, appunto, cristiane subiscano la stessa sorte. Ma ogni caso è unico, e quello di Huma ha un pathos particolare. Rivela una storia di donne, di sorellanza tenace. Una storia di fede. Una storia orientale.
Una storia di fierezza, anche. Le poche fotografie rese pubbliche non trasmettono l’immagine d’una ragazza perseguitata. Huma non si crogiolava nel vittimismo, benché ne avesse tutte le ragioni. Viveva nella speranza del futuro, in una gioventù vasta e passionalmente sventata.
Il suo cristianesimo è adesione incondizionata, ragionamento del cuore. Appartiene all’Asia da cui è stato strappato. Di estraneo ha soltanto la vocazione originaria: l’esclusione, il rifiuto dei violenti e dei prevaricatori. Ma anche la forza della tenerezza.
Per Huma, come in precedenza per Asia Bibi, non si odono voci di attivisti occidentali.
Peccato, sarebbe così bella!... La sua immagine, però, non si presta a esotismi artificiosi. Ne sovverte i luoghi comuni. Ricorda che il cristianesimo non è Occidente, non è colonialismo, non è potere. Non è nemmeno patriarcato: lo sguardo di Huma Younas non ha nulla di sottomesso. Brilla della tranquilla serietà di chi si sente amata. È la creatura in cui Dio si compiace perché è “cosa molto buona” (Genesi 1). Completa in sé, prima che complementare all'altro. Completa in quanto donna. Resa donna dalla sua fede. È questo che non riusciamo a sopportare.
Non tolleriamo che nel nome del Dio cristiano qualcuno, soprattutto se donna, invochi libertà e dignità.
Per questo, con vergogna, domandiamo perdono a Huma e a tutte le donne d’Oriente vittime del nostro razzismo; promettiamo che non le esilieremo più dai nostri pensieri; che con loro, per loro e per noi, ricominceremo a lottare, piangere, amare.


                     © Daniela Tuscano







Qui di seguito l'appello per Huma
 https://acs-italia.org/wp-content/uploads/Lettera-aperta-Huma-.pdf

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...