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18.6.19

Faber è vivo": a Copenaghen il ricordo di Fabrizio de André a vent'anni dalla sua scomparsa.Presenti all'iniziativa tanti artisti ed emigrati sardi

forse il mercato italiano è saturo e non sanno più come vendere de andrè allora si ricorre al mercato estero #faber #fabriziodeandrè #20annifadeAndrè 



Un ricordo fatto di musica e parole, pensieri e emozioni e anche con la presenza di tanti artisti ed emigrati sardi. E con l'importante messaggio: "Faber è ancora vivo!", ribadito anche nel titolo dell'iniziativa "De André è vivo, viva de André", organizzata dall'associazione culturale Sarda "Incantos", l'Ambasciata Italiana in Danimarca, l'Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen e Claus Miller.A collaborare anche l'Istituto Fernando Santi e Pierpaolo Cicalò, la Fondazione Sardegna Film Commission, il Ristorante "San Giorgio" e la Trattoria "La Vecchia Signora", gestiti da una coppia di emigrati mogoresi, Olimpia Grussu e Achille Melis, la Fondazione Fabrizio De André e Arnaldo Bolsi.Due serate con un ricco programma e che hanno emozionato tutti gli ospiti anche grazie alla presenza dell'artista Dori Ghezzi, compagna di vita di De André.

Simone Grussu, fisarmonicista di Mogoro (foto Antonio Pintori)
Simone Grussu, fisarmonicista di Mogoro (foto Antonio Pintori)

"Sono passati vent'anni anni dalla scomparsa di Fabrizio De André. Tuttavia, chi con le sue canzoni ha riso e pianto, si è innamorato, arrabbiato e emozionato, chi grazie a lui ha scoperto l'impegno civile e politico non ha dubbi: Faber è ancora vivo!", hanno detto gli organizzatori. "Fabrizio De André è stato il primo artista che ha preso le distanze dalle canzonette italiane e ha proposto testi socialmente impegnati. Era uno spirito libero, un rivoluzionario ostinato e controcorrente, sempre dalla parte degli ultimi. Ha affrontato temi universali. Per questo i suoi testi hanno attraversato il tempo e restano attuali ancora oggi, parlando al cuore e alla testa di adulti e ragazzi".

L'EVENTO - Il via alla rassegna al cinema Gloria di Copenaghen, con la proiezione del film "Faber in Sardegna & l'ultimo concerto di Fabrizio De Andrè" del regista Gianfranco Cabiddu. Dopo il film, Dori Ghezzi e la presidente dell'Associazione Incantos, Olimpia Grussu, hanno invitano gli ospiti al ristorante San Giorgio, per un buffet tipicamente sardo e per asoltare "Volta la Carta" e alcuni degli artisti che poi si sarebbero esibiti al concerto.Il giorno dopo, nell'Istituto Italiano di Cultura Hellerup, la serata di musica e parole: "De André è vivo, viva De Andrè!". "Un grande omaggio a Fabrizio de Andrè, che ci ha emozionato tutti", ha confessato la stessa Olimpia Grussu. Sul palco gli artisti Margherita Canu, Feinschmecker Quartet, Alessandro Garau, Pablo Paolo Peretti, Simone Grussu, Gatto Rosso, Laura Spano, Baldovino, Beniamino Solinas, Manuela Mameli e Maria Ylenia Trozzolo.

Dori Ghezzi assaggia la carapigna (foto Antonio Pintori)
Dori Ghezzi assaggia la carapigna (foto Antonio Pintori)

La serata è iniziata con l'intervento di Dori Ghezzi, introdotta dall'ambasciatore Luigi Ferrari e intervistata da Emma Fenu. Al termine tutti gli artisti, insieme al pubblico, hanno intonato "Il pescatore". La serata si è conclusa con un buffet tipicamente sardo servito dal ristorante "San Giorgio" di Achille Melis. Graziano Pranteddu ha fatto degustare la carapigna e il torrone.LE EMOZIONI - Simone Grussu, fisarmonicista di Mogoro, uno degli artisti che si è esibito sul palco, ha detto: "È stato tremendamente bello esibirmi nell'Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen davanti agli occhi lucidi di Dori Ghezzi. Inoltre è stato motivo di grande orgoglio artistico e professionale aver avuto la possibilità di dividere il palco con artisti di grandissimo spessore. Sono inoltre felice che venga data la giusta importanza a eventi culturali di questo livello, perché investire sulla buona cultura è sempre un trionfo".
La stessa Olimpia Grussu, originaria sempre di Mogoro, ha concluso: "Due giornate indimenticabili. Abbiamo sentito la Sardegna vicina anche grazie al ricordo e alla musica di Faber".
IL VIDEO:


28.12.18

spesso le canzoni edulcorate sono migliori ed incisive di quelle non censurate il caso de la canzone di marinella di De andrè

   a  confermare    quello che  dico  nel  titolo  e   testimoniare  che   non sono  nè complottista    né   un illuso  od  un che si  fa  troppe storie     o  che     ha  una  fervida  immaginazione       c'è      questo articolo di https://www.ragusanews.com/


La prima versione, censurata, de La Canzone di Marinella






In pochi sanno che Fabrizio De Andrè tenne per anni "La Canzone di Marinella" nel cassetto, sapendo che mai avrebbe potuta pubblicarla, per via del suo testo spinto e degno di censura. La prima stesura della canzone è del 1962
De Andrè cantò la versione originale di quel brano solo molti anni dopo la sua pubblicazione ufficiale, in occasione del famoso concerto a "La Bussola" di Viareggio (18 marzo 1975). A raccontare qualche retroscena è l'amico e collega Francesco De Gregori. 
Un giovanissimo Francesco (aveva 18 anni) si divertiva a parodiare un suo mito, Fabrizio De Andrè, cantando "La cacca di Piero". Peccato che una sera, al Folkstudio, si sia presentato Fabrizio De Andrè. De Andrè era in compagnia dell'amico Luigi De Gregori (in arte Luigi Grechi), fratello di Francesco, e sfidò Francesco: "Dai, belìn, faccela sentire". 
"Mio fratello conobbe De André in un bar di Roma, fecero amicizia, bevvero insieme e qualche giorno dopo mio fratello lo porto al Folkstudio dove io suonavo insieme a Venditti e altri, tutti assolutamente sconosciuti. E questo disgraziato di mio fratello dice a De André che io avevo fatto questa ignobile cosa! E De André, che era luciferino, insistette perché la facessi: io non avrei mai osato farlo. Sarebbe stata veramente una cosa da idioti. E invece lui: 'Dai belin, fai sentire questa canzone!'. De André si divertì molto e da lì nacque il nostro rapporto, diventammo amici, tanto che tempo dopo mi invitò persino da lui in Sardegna a lavorare insieme".
Francesco De Gregori racconta: "Lo stesso De Andrè aveva scritto una versione non pubblicabile de La canzone di Marinella". 
Furono gli amici a spiegare a De Andrè che quel testo meritava di essere pubblicato, dopo una revisione dei versi più crudi e volgari.

Ecco il testo:   il pezzo  mancante è in  corsivo  


Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra a una stella

sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta


bianco come la luna il suo cappello
come l’amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue l’aquilone

e c’era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c’era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi


prima fu una carezza ed un bacino
poi si passò decisi sul pompino
e sotto la minaccia del rasoio
fosti costretta al biascico e all’ingoio


dicono poi che mentre ritornavi
nel fiume chissà come scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent’anni ancora alla tua porta

questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno , come le rose

e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose.

La prima versione cruda e volgare della canzone è databile, come abbiamo scritto, al 1962. De Andrè disse: “È nata in una versione quasi pornografica, molto spinta. Poi una persona che allora mi era particolarmente vicina mi ha fatto capire che quella canzone poteva diventare un grosso successo, quindi ne è venuta fuori una canzone a cui ci si poteva avvicinare tranquillamente, senza il pericolo di offendere la morale o il buon costume”. 
Ed  diventare  un  

[.... ]   

Dai criteri visti prima si capisce subito che praticamente tutto il canzoniere di De Andrè sembrava fatto apposta per incappare nelle maglie della commissione, dal tema del sesso con annessa terminologia esplicita: Via del Campo o Bocca di rosa, agli sberleffi all'ordine costituito come ne Il gorilla, all'anti-militarismo della Guerra di Piero, alla storia riscritta e sbeffeggiata di Carlo Martello, ai temi "inadatti" trattati nel Cantico dei drogati o nella Ballata del Michè, persino il classico tra i classici di De Andrè, La Canzone di Marinella, era oscurata perché parlava in modo troppo chiaro del rapporto tra Marinella e il Re senza corona e senza scorta e di come fremeva la pelle di Marinella tra le sue braccia: la commissione bocciava tutto, e senza possibilità di accordo. E così proprio in questo modo De Andrè diventava un autore proibito, ma di culto, anzi con nesso forse non casuale, il preferito della generazione del '68. Quando poi, essendo ormai così noto, qualcuno cercava di fare sentire la sua opera, si pescava qualche canzone (peraltro bellissima) ma meno diretta, che quindi poteva passare, ed era ad esempio Fila la lana di ambiente medioevale, oppure una canzone d'amore, come Amore che vieni amore che vai oppure La canzone dell'amore perduto.


[... ]

Fu Mina, nel 1967, a cantare la versione censurata e  "pudica"(mica  tanto  per   il potere  culturale  d'allora    vedi  l'articolo citato  di musicaememoria  )  che fece diventare universalmente noto il suo schivo e dissacrante autore.

Ora  ho  avuto su  facebook una discussione   con    un amico dei miei ed anche mio ex prof      di francese  alle superiori 

*****   
A parte il pompino che mi sembra un verso aggiunto per postare questa cazzata non leggo versi diversi da quelli che ho sempre sentito

Giuseppe Scano caro ***** invece non è una .... perchè un verso fu censurato .infatti se riascolti la canzone o rileggi il testo normale vedrai che manca questo verso

prima fu una carezza ed un bacino
poi si passò decisi sul pompino
e sotto la minaccia del rasoio
fosti costretta al biascico e all’ingoio




15.2.18

l'ultimo film su fabrizio de andrè #ilprincipelibero , il solito classico film fiction agiografico


Inizialmente , ed è questo uno dei motivi per cui avevo snobbato la visione cinematografica e stavo per fare la stessa cosa con le due puntate televisive, avevo l'intenzione  di non  guardarlo in quanto il solito  film  agiografico  commissionato dala famiglia
Ma  poi   come  i  naviganti   vengono attrati   dal richiamo delle sirene (  I   II )   ho ceduto  complice   1) il batage  pubblicitario e mediatico  ., 2)   queste   interviste di  https://movieplayer.it/   al regista  e  poi alle  attrici  .,,  2)  consiglio  e  critiche  entusiaste    d'amici fans  ,  fra  cui anche   gente    che lo ha conosciuto direttamente   ,  ho ceduto  alla  visione del film  , anzi  della  fiction  in quanto l'ottimo   regista  Luca  Facchini è specializzato in tale genere   avendo girato  La nuova squadra  e La Nuova Squadra - Spaccanapoli . 
Ora a livello al livello cinematografico, secondo alcuni comenti trovati in rete non ha reso molto perche' e' stato girato con tempi e inquadrature adatte alla tv,
Infatti  è una fiction con tutto quel che ne consegue. Quindi deve essere "potabile" per un pubblico generalista, che di Fabrizio De André magari conosce "La canzone di Marinella" e poco altro.
 Infatti concordo con questo intervento qui sotto 






Un film senza infamia e senza lode , bambu come diciamo noi sardi . Certo  è  Ottima l'ambientazione e la fotogrfia ,dei luoghi , eccetto  in cui  c'è  solo  un brevissimo accennno alla   campagna astigiana   a Revignano d'Asti dove  i de  andrè sfollarono durane  la  guerra  .  Ottima  l'interpretazione    degli attori   su una  sceneggiatura     scialba     e  agiografica  con punte  di stuchevolezza . Brravissimi gli attori principali ma anche queli secondari in particolare : 1) MATTEO MARTARI è Luigi Tenco 2) GIANLUCA GOBBI è Paolo Villaggio . Infatti Nnessun riferimento a sua madre , figura importantissima , nessun cenno , salvo qualche semplice batturta la semplice battuta a Fernanda Pivano , Don gallo , i creatori della rivista A figure di spicco insieme a nella vita di Faber Nessun approfondimento delle figure di "contorno " ( fratello , figli ) . Mancanza di  dettermnanti e dolorosi fatti  della biografia di de andrè come il periodo della tossicodipendenza di cristiano e le reazioni del padre .  qui    altre  mancanze  e stranezze .
  Alcune persone sono quasi ridicolizzati in particolare la figura di Puny ( ma perche' offenderla cosi' ? ) e alcuni come don Gallo  e  Gianni Tassio  (  ma  forse  verso quest'ultimo c'è una sorta  di damnatio memoriae  visto  che , per  un  piccolo screzio  , cose  che succedono fra  amici  intimi com'erano lui e faber  ,  gli eredi di Fabrizo   trasferiscono la sede  dell'associazione  fabbrizio de  Andre da  Genova      sarebbe stato  giusto   che  fosse  rimansta li in via del campo    visto che  Faber  si faceva inviare li tutta la corrispondenza  anche la  più privata nel  suo negozio  ,   a Milano  )  , altri  come  Grilo di cui de  andrè è stato testimone di nozze  ma ncano    o fanno  solo delle    invisibili comparsatre  come il caso do  don Gallo .  Le  mie    critiche  \  stroncatuire     possomo   trovare  conferma    \  supporto    e  posso  fr  capire   del perchè  lo reputo  unopera  senza  infamia e senza lode    sono     questi due arrticoli  . Il  primo  di   https://www.rockol.it/   che  riporta   l'interventgo di Walter Pistarini, quello che consideriamo il massimo esperto italiano sull’argomento De André, webmaster di http://www.viadelcampo.com/ e autore di svariati volumi dedicati al cantautore genovese (il più recente è questo, ma ce ne sono anche altri ) << [...]  Il film  fiction  sicuramente per scelta narrativa, si focalizza sul Fabrizio De André uomo, e molto poco sull’artista. Viene dato molto spazio ai rapporti famigliari, al rapimento, e poco al cantautore. Viene raccontato che ha avuto successo, ma non si capisce perché: sembra quasi che gli sia piovuto dal cielo. C’è qualche risicato accenno al suo amore per la poesia, ma manca, ad esempio, la sua ricerca spasmodica per la parola giusta nei testi, che fosse una parola corretta, non banale e per di più facilmente comprensibile. De André era anche molto meticoloso in studio di registrazione, per essere certo che il prodotto finito fosse come lui lo voleva. Questa volontà di ricerca della perfezione (sempre irraggiungibile, d’accordo, ma ricercata continuamente) nel film manca completamente.E poi, sempre sotto il profilo artistico, si è stati un po’ troppo leggeri: la Karim sembra che sia l’unica casa discografica di Fabrizio, perdipiù gestita da furboni (che c’erano, indubbiamente, ma era nata con gente preparata). Un accenno almeno a Tony Casetta ci sarebbe dovuto essere: è stato il secondo discografico di De André, e aveva una fede incrollabile sulle sue capacità che lo portò da “Volume 1” a “Rimini”. E’ vero che il testo di “La città vecchia” venne modificato (“specie di troia” divenne “pubblica moglie”) ma esistono anche 45 giri con la prima versione, quindi ci fu una prima produzione... insomma, quell’episodio andò in modo leggermente diverso.
“La canzone di Marinella”, secondo quello che raccontò più volte lo stesso De André, era stata ispirata da un fatto accaduto nell’astigiano: che bisogno c’era di farlo accadere ad Arenzano, in Liguria ? L’amicizia con Luigi Tenco è ben rappresentata, ma “Preghiera in gennaio” nasce anche dall’emozione che Fabrizio provò quando si precipitò a Sanremo durante la notte della morte di Tenco e vide il suo amico morto con la testa fasciata. Avrei speso anche un’immagine per il funerale di Luigi, a cui Fabrizio partecipò con pochissimi “colleghi”.
E le collaborazioni? Capisco che mettere in scena tutti i collaboratori di De André era tecnicamente impossibile, ma così si è perso un altro aspetto fondamentale del suo essere artista: lui ricercava e selezionava le collaborazioni sia sui suoi dischi ma anche su dischi altrui (“Questi posti davanti al mare” con Ivano Fossati e Francesco De Gregori, “La fiera della Maddalena” con Max Manfredi, “Davvero davvero” con Mauro Pagani, “Cose che dimentico” con Cristiano e Carlo Facchini eccetera). Si vedono solo, e per pochissimo, un giovane Massimo Bubola, e per un po’ di più Riccardo Mannerini (presenza che abbiamo molto apprezzato), ma che dire di Piovani, Reverberi, De Gregori, Pagani, Fossati? Il film non riesce a far capire l’importanza di questo tipo di rapporti.
Non si parla dei Tempi duri (l’unico gruppo prodotto da Fabrizio De André, che coinvolgeva il figlio Cristiano), né della casa discografica che crearono lui e Dori, la FaDo, che produsse anche Bubola e la stessa Dori.. E' vero  che “Principe libero” racconta molto dell’uomo Fabrizio, quasi certamente grazie anche al contributo di Dori Ghezzi, ma dice poco della genialità che ha reso Fabrizio De André una figura fondamentale nella storia della musica d’autore italiana. >> qui  l'intero articolo.
IL secondo  è di    per  http://www.artslife.com  : <<<  [.... ] la grossa pecca del Principe libero (questo il titolo del film) è che nelle tre ore della sua durata non tiene il tempo, e soprattutto non mette a fuoco quello che andava messo a fuoco di questo personaggio-chiave per la storia della musica italiana, quello che Fernanda Pivano definiva come “la voce di Dio”.Poca la poesia e ancor meno la sacralità, che erano in Fabrizio, malgrado tutti i conflitti e le contraddizioni dentro di lui.
>> Gli sceneggiatori Giordano Meacci e Francesca Serafini si sono dati più da fare nell’esplorare le vicende personali del cantautore senza raccontare la parte crativa dell’artista inserita in un contesto storico ben preciso.

Fabrizio De André - Principe libero
Eppure le canzoni di Faber procedono di pari passo con le sue idee politiche, con l’abilità di non far avvertire mai questo al pubblico. Anche Genova si vede, certo, ma poco e quel poco non è attinente alla realtà: vicoli deserti, come vuota la spiaggia di Boccadasse.
Luoghi che sia negli anni’60 che oggi pullulano di gente che li vive a pieno. Così anche se Marinelli e Fantastichini cadono più volte in un leggero accento romano è sicuramente il problema minore.
La scelta registica di incentrarsi sui rapporti con la prima moglie Puni e poi sulla storia con Dori Ghezzi non eleva il racconto su un piano più ampio, come quello dell’amore, risolutivo e fondamentale in tutta la poetica di De André. Un vero peccato.Fabrizio De André - Principe liberoIl film ci presenta un artista irrequieto alla perenne ricerca della libertà privata e professionale, non tenendo però conto della complessità intellettuale che era in Fabrizio. Nessuna attinenza alla realtà nei suoi rapporti con la famiglia e con il figlio Cristiano. Tra i due esisteva un rapporto difficile, conflittuale, assolutamente travagliato. “Lui era un uomo fragile, saliva sul palco con la bottiglia di Glen Grant e ti coinvolgeva nel suo dolore fino a farti piangere – raccontò il figlio in un’intervista. “Se mi vuoi bene piangi” dicono le parole di una sua canzone, questo era il suo modo di sentire che era corrisposto. Tutti quelli che lo hanno amato sanno che vuol dire.Questo era Fabrizio De Andrè, quello che evidentemente non è stato raccontato, o non si è voluto raccontare. Il figlio era contrario a quest’operazione, una scelta complessa, veicolata purtroppo attraverso l’usuale canone televisivo italiano, che purtroppo ha finito per inserirsi immediatamente nelle dinamiche, formali del piccolo schermo. Forse Cristiano De Andrè aveva visto lontano.  >>  qui  l'articolo  completo
Ora     va bene     che  non è cosa  facie fare  un botopic  quando   una persona  di  notevole spessore  artistico e  culturale    pari ad  un Bob dylan   e  ad  un Guccini   morto da poco  (quasi  20 anni  fa  )  non sia  semplice  e  che  i nomi vanno cambiati  per  evitare  fiuguracce   e problemi  ( vedi il romanzo  il giorno del  giudizio di  Salvatore  Satta  )  ma  da  li ad  arrivare  a   stravolgere   \ sminuire   detterminati fatti e persone ce   ne  vuole  ma  da li a sttravolgere  per  farne  la  solita pappa  agiografico    ce ne passa  Un  Luca  Facchini  con  coraggio  , avrebbe dovuto   osare  ed  insistere  per  una sceneggiatura  migliore    ,  a  differenza     delle   due  fiction precedenti   ( vedere  url  citati  sopra  )  in cui  era stato coraggioso   ad  affrontare  temi tabu o strumetalizzati   come la  corruzione  e  le nefandezze  ( ovviamente senza  generalizzare )  delle  forze  dell'ordine  . Peccato  un occasione persa  per  far  conoscere  de  andrè alle  nuove  generazioni  oltre  la mitizzazione  e  l'agiografia  .
Fabrizio-De-Andre-039-Principe-Libero-DVD-Nuovo-disponibile-dal-28-febbraio-18
da  amazzon 
 A  confermare   quello che  dicevo prima     e    che esso   non è un film  ma   una cattiva  fiction spacciata  per  film     c'è il fatto  che  il dvd  del film  è già   disponibile  in rete  da  fine mese  ma  già prenotabile  
Ecco  quindi che    con  questo  stragemma  " legale  "   che  ha permesso d'accorciare  i tempi   di passaggio    dal  cinema    alla tv   e  poi  in dvd  .  Ma  soprattutto    farà  da traino all'ennesima uscita  in edicola  di tutte le sue opere stavolta in vinile , sia l'ennessimo  cofanetto  Tu che m'ascolti insegnami, il cofanetto che contiene i brani rimasterizzati di Fabrizio De Andrè.esce Tu che m'ascolti insegnami, che contiene i brani rimasterizzati di Fabrizio De Andrè.  Iniziative  secondo me     sono  da raschiamento del fondo del barile il che mi conferma che 1) Anche  la famiglia  de   Andrè  soffre della  difficoltà , comune a tutte le famiglie di personaggi celebri e popolari a smarcarsi anche  se    in questo   film  c'è  un tentativo anche  se  pur  vago   ,  da quella  caraterristisca  agiografica   e mitologica   del personaggio , 2)  la mancanza   di coraggio  , cosa  che  invece  lui ebbe  din mandare  a  ....  chi  lo ha  truffato   con contratti capestro . 3)  la mancanza  d'uscire   dagli schemi e  da  rituali iconoclasti  ed  agiografici   pubblicare cose poco  note  . e inedite visto che  hanno  la  fondazione   che si trovano negli archivi familiari  e note  ai poch come esempio la famosa lettera  di cutolo  a de andrè   che o ringraziava per esersinispirato a lui  per  la  canzone di don raffaè  . 3)  canzoni anche se grezze  scartate  , il famoso   disco  semi pronto dopo anime  salve  . Un film   che  non è  piaciuto a molti  appassionati    e cultori de  andreiani   ,  soprattutto quelli   non fanatici    e  non agiografici . Ecco una delle  tante  discussioni   presenti sui social  e  in particolare  su facebook 
 https://www.facebook.com/ilFattoQuotidiano/posts/2218254218188812




Anna Napodano Non emerge per nulla della drammaticità e dell’intensità di un poeta così assoluto. Sembra miele colato. Nessuna traccia di una mente geniale e combattuta, di una sofferenza universale, di un anelito culturale vasto e immaginifico. L’hanno ridotto ad un poveraccio che si barcamenava tra la bottiglia e le pantofole.
Per carità!


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Barbara Marchetti Concordo pienamente con te

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Giorgio Gori ne ero certo
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Silvia Murru Totalmente d'accordo

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Luigi D. Vetta Sembra Don Matteo piuttosto che la vita di De André.
Invece che un anarchico sembra un democristiano


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Thomas Corda Per me è lei che non ne coglie il reale senso e le sfumature .. a me arriva! E non credo affatto che i suoi cari avrebbero approvato la messa in onda, se la sua descrizione del personaggio arrivasse ai più in quel modo.

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Luisa Rubino Cristiano pare non approvasse

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Monica Mosconi Tra la bottiglia e le sigarette, vorrei dire...

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Elena Cutrona Anche io lo immaginavo diverso...ma come ogni artista magari quello che trasmette nn rappresenta la sua vita di tutti i giorni e per quanto lo abbiano edulcorato comunque la moglie è stata coautrice e sicuramente ne saprà piu di noi

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Renata Morselli che bisogno c'è di una fiction se hai vissuto, ascoltato e visto Fabrizio da vivo?
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Gabriella Molinarolo Al di là della bravura di Marinelli ,non mi ha lasciato nessuna emozione...è una cronaca di eventi che rimane in superficie ,non entra nella magia del grande Faber, dov'è la sua forza anarchica? il suo amore per gli ultimi? il suo gridare contro le ingiustizie del mondo e della vita? L sua ricerca verso la verità ? E la sua poesia? Preferisco di gran lunga ascoltare le sue canzoni che sono il suo immenso testamento e grande patrimonio dell'umanità ,e guardare le sue interviste...

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Tatiana Gracceva Condivido e ti chiedo anche dove sta l bravura di Marinelli?

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Gabriella Molinarolo per la delicatezza con cui, mi sembra, si sia calato nel personaggio...sicuramente l'ho apprezzato di più nel film"il padre d'Italia"
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Manolo Dc Wrongone Si vabbè... Tutti critici.. Se vogliamo discutere pure Marinelli.. Per descrivere al meglio la persona e la vita di Fabrizio ho calcolato che sarebbe occorso almeno altre 5 ore e mezza di film... Il regista ha colto l'immagine più generalizzata a grandi linee..
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Claudia Giove De André esprimeva attraverso le sue canzoni la sua anarchia, il suo amore per gli ultimi e il desiderio di giustizia. Nella vita di tutti i giorni era una persona con la sua vita normale, i suoi affetti, i suoi pregi e difetti, i suoi vizi e le sue debolezze. E perché non dovrebbe essere stato così?

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Gabriella Molinarolo Sono d'accordo....ma che bisogno c'era di farci un film....bastano le sue opere a creare emozioni a farci pensare ,la vita privata riguarda la sfera più intima di una persona e ,secondo me,deve rimanere tale

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Davide Mazzei che domande stupide quelle che iniziano con "che bisogno c'era". 
i bisogni sono mangiare, bere e dormire, tutto ciò che ha a che fare con l'arte e l'intrattenimento si fa perché a qualcuno va di farlo. non per bisogno.
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Gabriella Molinarolo Gratis.........



non so   che altro dire  mi fermo qui 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...