LONDRA – Nel 1945 Hitchcock partecipò alla realizzazione di un documentario sugli orrori dell’Olocausto utilizzando filmati originali dell’esercito, alcuni dei quali girati dai militari inglesi e sovietici all’apertura dei cancelli del campo di concentramento di Bergen-Belsen. La pellicola, mai mostrata al pubblico (se non in versioni incomplete e di scarsa qualità), sarà interamente restaurata entro la fine dell’anno per essere poi proiettata – a riferirlo è l’Independent – ai festival e nei cinema e, soprattutto, trasmessa dalla televisione inglese all’inizio del 2015 per commemorare i 70 anni dalla liberazione dell’Europa dal nazismo. Per l’occasione verrà prodotto anche un altro documentario (“Night Will Fall”) diretto daAndré Singer (produttore esecutivo di “The Act of Killing”) con la collaborazione di Stephen Frears.All’epoca il film “fu occultato a causa del cambiamento della situazione politica, soprattutto per il Regno Unito”, ha spiegato Toby Haggith, responsabile del Dipartimento di Ricerca dell’Imperial War Museum di Londra e curatore, tra gli altri, del restauro. “Quando scoprirono i campi di concentramento gli americani e gli inglesi
decisero di realizzare velocemente un documentario che mostrasse quei luoghi e che costringesse i tedeschi ad accettare la loro responsabilità per le atrocità commesse”. Poi in realtà la lavorazione durò più del previsto e alla fine del ‘45 il governo militare delle forze alleate decise che infierire sulla colpa della Germania non avrebbe aiutato il processo di ricostruzione del dopoguerra. Il progetto fu quindi presto dimenticato e cinque delle sei bobine furono depositate all’Imperial War Museum, dove furono rinvenute più di trent’anni dopo da uno studioso americano (che le ripescò da un bidone arrugginito). Il documentario fu allora intitolato “Memory of the Camps” e proiettato al Festival di Berlino nel 1984 e poi trasmesso dalla PBS l’anno successivo.Solo oggi però ci si è decisi a intraprendere un’attenta opera di restauro e montaggio utilizzando la tecnologia digitale e recuperando anche il materiale della sesta bobina affinché il film assuma la fisionomia originariamente concepita da Hitchcock (anche se non si conosce il ruolo assunto dal grande regista durante la lavorazione, secondo gli esperti è evidente che furono seguite le sue idee per la costruzione del film). Il documentario sarà mostrato al pubblico con un nuovo titolo che per ora Haggith non vuole rivelare.Quel che è certo, invece, è che “Memory of the Camps” fu l’unico lavoro che non permise a Hitchcock di esorcizzare sullo schermo le sue paure. Il materiale girato, in quel caso, era la realtà e pare che quando il maestro del brivido vide per la prima volta le riprese della liberazione del campo di Bergen-Belsen rimase così traumatizzato che non volle mettere più piede negli studi per una settimana.All’epoca peraltro non era chiaro che cosa fosse accaduto esattamente, le riprese non costituivano ancora una fonte storica e questo naturalmente influenzò l’approccio del regista, tanto che Toby Haggith ha definito il film “molto più candido” di qualsiasi altro documentario sull’Olocausto. Perché si ha la sensazione che gli stessi cameramen dell’esercito abbiano tentato di opporre all’orrore e alla disperazione un po’ di speranza, alternando scene di morte a immagini che mostrano i prigionieri mentre si fanno la doccia e lavano i loro vestiti. Per poi mostrare i tedeschi che, mentre aiutano a seppellire i cadaveri, cominciano a confrontarsi con l’enormità del crimine commesso nel nome del loro popolo.
(G.Bo.)
→ Guarda “Memory of the Camps” (versione non restaurata)