da la nuova Sardegna del 16\4\2023
«Difficile ricostruire tutte le prove ma in famiglia si è sempre detto che apparteneva a lei» Forse quel cimelio apparteneva all’automobile dell’amante del Duce Dopo Piazzale Loreto l’acquisto all’asta e lo sbarco della vettura in Sardegna
Si è arrampicato su una scala, ha fatto un buco nel controsoffitto e poi
ha cominciato a infilarci la testa e
le mani. Giovanni Buscarinu, forte del
suo passato da muratore, è un tipo abituato a farsi le cose da solo. «L’idea era
quella di creare una piccola soffitta dove conservare alcuni attrezzi – racconta –. Ma a un certo punto ho trovato
una lastra di ferro arrugginito. L’ho tirata fuori e mi sono reso conto che si trattava di una vecchia targa di auto. Quindi ho preso il telefono e ho chiamato la
persona che, qualche tempo fa, mi aveva venduto la casa». Dall’altra parte della cornetta la risposta che mai si sarebbe aspettato: «Ma quella è di Claretta
Petacci! Stai a vedere che, alla fine, quella vecchia storia era vera». Certo, sembra assurdo: un pezzo dell’auto dell’amante di Benito Mussolini finito chissà
per quale motivo nel buio soffitto di
una casa nel centro di Nulvi. Roba da
non credere. Ma forse qualcosa di vero
c’è, anche se per ora resta ancora tutto
avvolto nel mistero. Sono i vecchi ricordi e le testimonianze orali
un immagine di claretta petacci durante una vacanza |
ad alimentare un piccolo giallo storico che sembrava ormai essersi perso come un fantasma tra le mura di una vecchia casa.
«Nella nostra famiglia si è sempre parlato della presenza di una Lancia appartenuta a Claretta Petacci – racconta Antonina Tedde, la donna che ha venduto la
casa a Giovanni Buscarinu –. La acquistarono mio padre e mio zio subito dopo la guerra. Poi venne venduta e non
so che fine abbia fatto. Quando morì
mio padre ero molto piccola e non ho
neanche mai visto quell’auto. E nemmeno la targa, che adesso è invece
spuntata fuori dal nulla. A dir la verità
non posso dire con certezza che quella
Lancia appartenesse in precedenza
proprio alla Petacci, ma sicuramente
in famiglia se n’è sempre parlato. È una
storia che è stata tramandata. Ora sarebbe bello se qualcuno riuscisse a scoprire la verità». Il numero di targa trovato a Nulvi è questo: GE 18323. E l’epoca
è quella fascista. Sulla lastra di ferro, infatti, c’è ancora il simbolo del fascio littorio.
Il ritrovamento Il tesoro in una soffitta: quasi come accade nei film. Giovanni Buscarinu, nulvese, ha da poco acquistato da Antonina Tedde
una signorile abitazione che si trova
in via Vittorio Veneto, proprio accanto al municipio del paese. Così si è
messo a fare un po’ di lavori per adattare gli spazi della casa alle sue esigenze. Alcuni giorni fa, dunque, il momento di fare un bel buco in un controsoffitto realizzato parecchi anni
fa, comunque successivamente alla
costruzione della casa. Esattamente
nell’angolo dove un tempo passava
la canna fumaria di un caminetto e
dove i vecchi proprietari avevano
creato un affumicatoio per salumi,
formaggi e ricotte. «È lì che ho trovato la targa, piegata e arrugginita. È stato un caso – racconta ancora incredulo Giovanni Buscarinu –. Era stata sistemata chissà quanti anni fa come
paratia, un modo per evitare che i topi raggiungessero i prodotti conservati nell’affumicatoio». Appassionato di ogni oggetto che abbia una storia da raccontare, Buscarinu ha quindi avvisato Antonina Tedde per annunciare il ritrovamento e anche per
soddisfare la sua curiosità. «Ho pensato che potesse significare qualcosa
per la sua famiglia – racconta –. E così
mi ha raccontato della storia di Claretta Petacci. Ci tengo a sottolineare
che non terrò la targa per me, la restituirò a lei».
Una vecchia storia Antonina Tedde, 66enne, che oggi
non vive più a
Nulvi, quando il padre Damiano morì aveva soltanto 4 anni. «So che lui,
insieme al fratello Giovanni Tommaso, acquistò una Lancia dopo la guerra. Forse all’asta o comunque in una
fiera in continente» racconta la donna. I fratelli Tedde erano dei commercianti e non se la passavano male. Però, non sapevano guidare. «Infatti
per un periodo hanno anche avuto
un autista – dice Antonina –. Credo
che acquistarono l’auto un po’ per sfizio, quasi uno schiribizzo. Poi la Lancia venne presto rivenduta, io infatti
non l’ho mai vista e oggi non è rimasto nessun documento. La targa, invece, evidentemente è rimasta a casa
ed è stata quindi messa in quella soffitta. Non se sapevo nulla. In famiglia, comunque, alcuni parenti mi
hanno sempre detto che quella vecchia Lancia era appartenuta a Claretta Petacci. Ma non ho mai avuto la
certezza di ciò. A dir la verità ci ridevo
su, mi sembrava una fantasia. Allo
stesso tempo, però, potrebbe anche
essere vero. Chissà. Ora che nella nostra vecchia casa è stata trovata una
targa, per giunta con il simbolo del fascio, si riaccende la mia curiosità». Almeno sul web
non sembra esserci traccia di una
Lancia con il numero della targa trovata a Nulvi. Ma non è da escludere il
fatto che l’auto acquistata negli anni
Quaranta dai fratelli Tedde fosse stata in qualche modo utilizzata dai Petacci, magari negli anni Trenta, magari per un breve periodo, per poi finire
all’asta dopo la caduta del fascismo.
È abbastanza nota, invece, la storia
che riguarda una fiammante Lancia
modello Astura, però con targa vaticana e quindi non con alle spalle
quella trovata a Nulvi. Un’auto su cui si
trovava a bordo tutta la famiglia Petacci quando, nell’aprile del 1932,
lungo la strada che da Roma porta a
Ostia, venne sorpassata da una Alfa
Romeo 6C1750 Gran Turismo rossa
con al volante lo stesso Benito Mussolini. Dopo qualche scambio di occhiate e sorrisi, Claretta Petacci sarebbe riuscita ad attirare l’attenzione del dittatore italiano, che aveva
già tempestato di lettere di ammirazione. Dopodiché i due si incontrarono e Claretta Petacci divenne presto
la giovane amante di Mussolini, che
un altra foto della Petacci |
era da un pezzo sposato con Rachele
Guidi. Era una delle tante relazioni
portate avanti dal capo del fascismo:
una storia comunque duratura e profonda che si concluse con una raffica
di mitra nel 1945.Claretta Petacci, classe 1912, aveva 29 anni in meno di
Mussolini. E seguì il fondatore del fascismo fino all’ultimo dei suoi giorni.
Furono infatti fucilati dai partigiani il
28 aprile del 1945, a Giulino di Mezzegra, in provincia di Como. E questo
dopo una ultima notte passata insieme, piantonati dai partigiani che, solo qualche ora prima, avevano catturato Mussolini mentre cercava di fuggire in Svizzera travestito da soldato
tedesco. Si dice che Claretta Petacci
sia stata colpita dal fuoco nel tentativo di proteggere l’ormai ex Duce dai
proiettili. I loro corpi vennero infine
trasportati a Milano per essere esposti in piazzale Loreto, insieme a quelli di altri gerarchi fascisti. Esattamente nello stesso punto in cui, neanche
un anno prima, vennero fucilati ed
esposti al pubblico quindici partigiani