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25 aprile in piena deriva neofascista

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Partigiani e  Prtigiane   a Milano   Il 25 aprile è una festa. È la festa , o al,meno dovrebbe  essere  , di tutti gli italiani, festa della libertà e della democrazia.Libertà, democrazia, italiani: tre parole che non possono che essere patrimonio di tutti. Non ci si   dovrebbe  dividere nemmeno su una di queste parole che sono fondative della nostra Repubblica e della nostra Costituzione e che sono soprattutto fondative della nostra possibilità di essere quello che siamo oggi: donne e uomini liberi. Ecco perché mi auguro illudendomi  che questo 25 aprile 2024 non ammetta distinguo.Sappiamo bene che il clima politico nel quale stiamo vivendo non promette niente di buono ma a maggior ragione sarebbe importante che noi tutti, cittadini di questo Paese, fossimo consapevoli del significato di questa data e cercassimo di onorarla senza se e senza ma. In una democrazia compiuta devono esserci valori non discutibili e condivisi: primo fra tutti, il ricordo di quel giorno che ha restituito dig

Riflessioni a caldo sul 25 aprile 2023 parte II

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  Dopo   l'ubriacatura     in  gran parte     retorica  come  sempre   , ma  quest anno  ancor  di  più  per  il  l fatto   che      questo  sarebbe  stato il   primo  25  aprile    con degli  esponenti   che   che     si rifanno  al  fascismo   o  quanto meno    tengono    una  posizione  ambigua   ed  in  doppietto  (  vedere    vignetta  a  sinistra    del  FQ del  25\4\2023  )  su   tali  eventi     che sono   alla base  della   stria  repubblicana    ecco  alcune  mie  riflessioni .  Finiamola con usare il termini a sproposito . La memoria condivisa è un utopia . Infatti Stefano Massini racconta la toccante storia di don Pietro Pappagallo, uno dei tanti sacerdoti uccisi nella lotta di Liberazione. E nel riavvolgere il nastro, Massini cerca la risposta alla grande domanda sul perché il 25 aprile ancora susciti polemiche e divisioni. Ma la Storia, se letta con attenzione, offre sempre una lucida radiografia dei fatti, dei motivi, delle distorsioni.   sentite    inoltre   cosa

[ riflessione a freddo sul 25 aprile 2023 parte I ] Quant’è contemporaneo il 25 aprile. Anche se c’è chi nega la Liberazione e soprattutto vuole farne una memoria condivisa a tutti i costi

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Esperienza esistenziale, fatto politico e organizzazione paramilitare. La Resistenza si comprende solo tenendo unite le diverse istanze di chi ha combattuto. E prestando attenzione ai tentativi di denigrarla o semplificarla                                  da  https://espresso.repubblica.it/attualita/ del 24 APRILE 2023                                                            di  Luca Casarotti Specie ai chiari di luna di quest’altra “notte della Repubblica” che è l’attualità, bisognerebbe avere sempre la pazienza di fare l’elenco delle cose dalle quali chi ha combattuto per la Liberazione ha voluto liberarsi. L’occupante nazista; la “repubblichina” di Benito Mussolini; lo sfruttamento del capitale; la disparità tra donne e uomini; il dominio coloniale dell’Italia È ormai un’acquisizione degli studi storici interpretare la Resistenza a questo modo, cioè scomponendola come attraverso un prisma, per scorgervi all’interno le diverse istanze di emancipazione che hanno dato forma a quel

Quella lezione di storia da ricordare di Alessandro Milan

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  Qualche mese fa ero in un liceo di Milano per dialogare con gli studenti durante l’autogestione. Avevo scelto di raccontare alcuni episodi della Resistenza durante la Seconda guerra mondiale. All’inizio dell’incontro ho chiesto dove fosse stato esposto il cadavere di Mussolini, il 29 aprile 1945. “Piazzale Loreto!”, mi hanno risposto in coro. “Bravi. Ora qualcuno mi sa dire perché è stato scelto proprio quel punto?” Davanti a me si sono materializzate facce stranite, occhi in cerca di un’imbeccata. Dopo qualche secondo, si sono alzate un paio di braccia. “Perché lì erano stati uccisi degli operai, mi pare” ha detto un ragazzo. Il 10 agosto 1944 a piazzale Loreto quindici uomini tra operai, impiegati, un poliziotto, un ingegnere e un insegnante furono trucidati da una delle squadre nere più fanatiche della repubblica di Salò Il  10 agosto 1944  incombeva su Milano un caldo afoso, nonostante il cielo limpido.  I fascisti scelsero piazzale Loreto come luogo dimostrativo , perché era lo

Don Pozzi, il partigiano di Dio che mise in salvo gli ebrei

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 stavo cercando storie    da   raccontare  anziché  riportare  i  soliti pipponi   non  basta  quando    ce ne  saranno    nella  settimana  della memoria  ed ho trovato  questa    https://www.avvenire.it/agora/pagine/ del     11 febbraio 2023   Gianni Santamaria Il parroco di Clivio, insieme al maresciallo della Finanza Cortile e alla signora Molinari organizzarono una rete clandestina per far espatriare i perseguitati. Un libro ricorda la vicenda di eroismo La rete da cui passavano gli ebrei a Clivio - Archivio Comune di Clivio Don Gilberto Pozzi - Archivio Comune di Clivio «Questa è una storia di finanzieri, di sacerdoti, di gente comune e di fuggiaschi. Una storia di perseguitati, di spie, di delatori, ma anche un racconto di grande solidarietà.  Quell’autunno del 1943, a Clivio, accaddero molte cose: pedinamenti, rapporti segreti, arresti e scelte determinanti nell’Italia divisa in due dopo l’8 settembre ». Già l’incipit del volume di  Gerardo Severino  e  Vincenzo Grienti ,  Il p

Nulvi Quella targa ritrovata in soffitta e la Lancia di Claretta Petacci ?

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da la  nuova  Sardegna  del  16\4\2023    «Difficile ricostruire tutte le prove ma in  famiglia si è sempre  detto che  apparteneva a lei» Forse quel cimelio apparteneva all’automobile dell’amante del Duce Dopo Piazzale Loreto l’acquisto all’asta e lo sbarco della vettura in Sardegna Si è arrampicato su una scala, ha fatto un buco nel controsoffitto e poi ha cominciato a infilarci la testa e le mani. Giovanni Buscarinu, forte del suo passato da muratore, è un tipo abituato a farsi le cose da solo. «L’idea era quella di creare una piccola soffitta dove conservare alcuni attrezzi – racconta –. Ma a un certo punto ho trovato una lastra di ferro arrugginito. L’ho tirata fuori e mi sono reso conto che si trattava di una vecchia targa di auto. Quindi ho preso il telefono e ho chiamato la persona che, qualche tempo fa, mi aveva venduto la casa». Dall’altra parte della cornetta la risposta che mai si sarebbe aspettato: «Ma quella è di Claretta Petacci! Stai a vedere che, alla fine, quel