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26.12.15

La vendetta della befana sexy C'era una volta una piccola scuola dell'infanzia...



Lo che è tale favola  è vecchia , visto   che è  di quasi  3  anni fa  . Ma  cambiando i nomi il senso è lo stesso . Essa descrive benissimo di come lo spirito delle feste di natale si sia ormai sempre più snaturato . Ecco una fiaba   che  potete raccontare (  ovviamente   se  : 1)  non siete  politicamente   coretti , 2)   se  non siete del avete  il  tabu    che   non si si debba parlare  di politica  ai bambini  , 3)    vi definite erroneamente  apolitici    quando   l'essere  apolitico non esiste    perchè qualunque  cosa  fai   , dici , pensi , ecc   si fa  sempre politica  il che è diverso  da politika , 4)  se  vedete   ogni form,a di dissenso   ala cultura  imperante  come comunista  )   nei tempi morti  dell'abbuffata  del  6  gennaio  o  dei giorni  che precedono  











C'era una volta, in un piccolo villaggio sperduto nella campagna veneta, una piccola scuola dell'infanzia con bambini piccoli piccoli che giocavano lieti e spensierati tutto il giorno, giacchè non avevano ancora imparato a leggere.
Ma nella piccola scuola un giorno finì il carbone per il riscaldamento. 
L'inverno era molto rigido e la direttrice per riscaldare le stanze dovette bruciare la carta sulla quale i

bambini disegnavano e anche i loro giochi di legno.
I bambini diventarono molto tristi e tornavano a casa mosci e infreddoliti come tante piccole fiammiferaie.
Quando ormai nessuno sapeva più cosa fare accadde una cosa miracolosa. 
La situazione in cui versava la piccola scuola del villaggio venne portata all'attenzione dei notabili della città lontana dal sindaco, persona buona e timorata di dio. Così qualcuno, mosso a compassione, raccolse la richiesta di aiuto. La settimana successiva giunse infatti in paese un signore che arrestò la sua bella macchina lucida e nera a pochi passi dalla piccola scuola ghiacciata.“
Signora direttrice – disse, togliendosi l'elegante cilindro dalla testa – mi presento. Sono Giangiuseppe Ciccin l'amministratore delegato della Top-Burger e ho una proposta da farle. Provvederò io al carbone per il riscaldamento per tutto l'inverno ed anche alla fornitura di squisiti hamburger di manzo texano per la mensa per tutto l'anno. Alle famiglie di questi poveri bambini farò anche avere uno sconto del 50% sull'acquisto delle nostre specialità. Potrebbe gentilmente occuparsi lei di far recapitare i buoni ai genitori dei piccoli”?
 La direttrice, incredula, s'illuminò: “Ma.. ma... ma... certamente”, balbettò confusa. E, commossa, lo accompagnò alla porta inchinandosi ad ogni passo.
Così l'indomani i bambini poterono tornare ai loro giochi e ai loro disegni nelle stanze finalmente
riscaldate. La loro salute e carnagione, inoltre, migliorarono grazie alle proprietà nutrienti dei Top-Burger, che mangiavano quotidianamente a pranzo a scuola e, la sera, sempre più spesso, anche cenando con mamma e papà. Nei loro cappottini, con premura e disciplina, la direttrice aveva infatti inserito da subito i buoni sconto per le loro famiglie, le quali li aspettavano felici per utilizzarli quasi tutti i giorni.Ma una notizia un po' originale non ha bisogno di alcun giornale,
come una freccia dall'arco scocca, vola veloce di bocca in bocca.
Dopo pochi giorni un'altra lussuosa automobile si fermò davanti alla scuola del piccolo villaggio e da essa scese un altro signore distinto con gli occhiali d'oro.
“Permette, signora direttrice?”. Disse. “Mi chiamo Pierfilippo Tiepidelli, presidente della Tabarry's Company. Ho notato che in questo paese l'inverno è davvero gelido. Mi permetta di offrire a ciascuno di questi piccoli un berrettino verde imbottito in piuma di cinciallegra della Tundra, brevettato e prodotto della nostra azienda, e un paio di guantini coordinati. Soprattutto, se è così cortese da farli recapitare ai rispettivi domicili, vorrei omaggiare le famiglie con questi coupon per un'offerta straordinaria: un giubbotto iperisolante in microfibra di titanio espansa della Tabarry's scontato del 70%”.

La direttrice non sapeva più quale santo ringraziare. Senza voce per l'emozione ritirò i coupon, che inserì, assieme a quelli della Top-Burger, nella tasca dei consunti cappottini allineati agli appendiabiti da parete. 
Cappottini che, però, rapidamente sparirono.

Di lì a qualche giorno il piccolo Ernestino si presentò infatti con un fiammante giubbottino rosso con orlature cromate sul quale luccicava il logo Tabarry's. Gli altri lo guardarono stupefatti e andarono tutti, come obbligati da un magico ordine silenzioso, a toccare l'incredibile piumino. Il giorno dopo arrivarono targati Tabarry's anche Domitilla e Dimitri e, come avesse ceduto una diga, nell'arco di una settimana ogni bambino aveva il suo splendido capo invernale griffato, che, a causa di un'eccedenza di magazzino, poteva essere soltanto rosso.
Ma la vicenda non finì certo qui.
Dalla città, nelle settimane successive, giunsero uno alla volta altri magnanimi benefattori che fecero a gara per dimostrarsi migliori e più generosi degli altri. Chi produceva scarpe con le lucine intermittenti ai lati, chi commercializzava giochi elettronici taiwanesi, chi occhiali anti raggi Uva per grandi e piccini, chi city-bike con cambio automatico e Abs adatte
sia agli adulti sia ai bambini. 
Tutti portatori di proposte all'incirca simili e tutti accolti con identiche gratitudine e venerazione. Il piccolo villaggio, grazie a loro, si riempì presto di cittadini eleganti e ben nutriti, poco importa se con le carte di credito in rosso. All'uscita di scuola, nell'incerta luce del pomeriggio declinante, i bambini erano un unico sciame di folletti identicamente gioiosi e con i piedini lampeggianti. Si spostavano ormai fra casa e asilo con le tasche zeppe di buoni, coupon, tagliandi e biglietti magici di ogni genere, ma il loro peso era dolce.
Il diavolo però tende sempre dei trabocchetti e un giorno accadde l'imprevedibile: Euclide, bimbo neppure troppo sveglio, imparò a leggere. Leggi qui e leggi là, cominciò in breve a capire come va il mondo e un brutto lunedì si presentò perentorio alla direttrice dicendole: “Ma a me cosa mi dai se porto a casa tutta questa carta?”
La donna si spaventò e lì per lì non seppe rispondere. Il piccolo insistette: “O mi dai un euro ogni volta o i tagliandi li butto via”.
“Sshhh... per carità...” rispose allora la direttrice, terrorizzata, invitandolo a seguirla svelto in uno sgabuzzino. 
“Che non succeda giammai”, pensò, sudando freddo. “Se Ciccin, Tiepidelli e gli altri vengono a sapere che gettiamo i loro buoni succede una tragedia”. Quindi, messa alle corde dal piccolo birbante, nella penombra dello stanzino, a bassa voce rispose infine ad Euclide: “Va bene, va bene. Ma che resti fra me e te. Un euro ogni volta ma, mi raccomando, non dirlo a nessuno”
Non occorre precisare che il segreto durò pochissimo. Il bambino, iniziò ad arrivare a scuola con il doppio dei gormiti dei suoi compagni, i quali, sospettando qualcosa, cominciarono ad interrogarlo.
Con una fierezza trattenuta a stento, allora, Euclide si vantò della sua astuzia e d'incanto tutti si svegliarono.
Le menti dei bambini, insomma, maturarono insieme come angurie d'agosto: bloccarono all'istante la scuola e convocarono un'assemblea costringendo la direttrice a confessare l'accordo segreto con Euclide. Alla fine decisero unanimi: o toccava un euro a tutti quanti o i buoni sarebbero finiti dritti dritti nel fiume di fronte non appena terminate le lezioni.
La direttrice si disperò e, non potendo far fronte a quella richiesta di denaro del tutto simile ad un'estorsione, si risolse a telefonare a tutti i benefattori spiegando, affranta, l'accaduto. Ammise l'errore commesso – l'unica volta che in vita sua fece ammenda di un proprio sbaglio – e ricevette la sua bella lavata di capo.
Ma, stranamente, quasi nessuno si sorprese davvero. “In fin dei conti è giusto”, riconobbero
i nobili signori. “Se i bambini portano in giro messaggi che ci fruttano denari che c'è di strano se adesso chiedono la loro parte?”
Così mandarono un loro delegato al villaggio a contrattare con Euclide, nominato intanto per acclamazione rappresentante sindacale unico. 
La vertenza si concluse con la fissazione di una cifra di 0,85 euro netti per ogni invio di pacchetto di buoni sconto. Contratto biennale rinnovabile, con integrativo malattia per i bimbi che fossero rimasti assenti qualche giorno per influenza.
La macchina funzionò alla perfezione e con grande soddisfazione di tutti. Per la scuola, innanzitutto, che divenne sempre più ricca di servizi e nuovi iscritti, d'ufficio arruolati nell'organico degli spedizionieri.
Ma anche per le famiglie dei piccoli, che, compra oggi e compra domani, furono contente che pure i figli avessero cominciato a portare a casa qualcosa.
Era troppo bello per continuare. 
E infatti, una pomeriggio d'inverno, poco prima dell'Epifania, accadde un episodio terribile.
Un bambino di quella scuola, che passeggiava da solo vicino a casa, vide una signora anziana aggredita da uno sconosciuto che le strappò la borsetta, scaraventandola a terra, a pochi passi da lui. La poveretta, sconvolta, non riusciva a rialzarsi e si lamentava, probabilmente aveva una gamba spezzata.
“Bambino – disse, vendendolo – ti prego. Corri a casa dai tuoi genitori e chiedi loro che chiamino la polizia. Dì anche che ho bisogno di soccorso perché sono ferita”. Il piccolo ci pensò un attimo e rispose: “Si, va bene. Ma quanto mi dai ?” “Nulla, caro – replicò la vecchietta – non vedi che mi hanno rubato la borsetta?”
Il bambino rifletté.  Nella sua testolina concluse che l'affare non c'era. 
per la  gentile concessione  di
Loredana Sofia
Scelse dunque di proseguire come se niente fosse accaduto. La signora, però, in realtà era la Befana travestita da vecchietta. Tacque ma in cuor suo si arrabbiò come una biscia e giurò vendetta.
Quell'anno non portò dolci o carbone ad alcuno ma infilò nella calza un unico tragico dono per tutti.
Rimise Berlusconi a Palazzo Chigi, con una maggioranza parlamentare di pregiudicati e ruffiani tale da assicurargli una governabilità pressoché infinita. 
Lo spread impazzì, in pochi mesi Ciccin, Tiepidelli e gli altri fallirono.
Anche in paese chiusero in breve negozi e officine e ritornò ad esserci pianto e stridor di denti, che è il modo usato da Gesù per dire cazzi amari.
“Pezzenti e babbei, non vi meritate altro”, sibilò la Befana, diventata giovane, sexy e bellissima, rivolgendo un ultimo sprezzante sguardo al villaggio che si faceva sempre più piccolo mentre lei, cavalcando una scopa al titanio con Abs, volava via verso la luna 

24.3.15

a volte l'invenzione ti salava la vita . veterinario s'nventa una protesi e ricostruisce il becco dilaniato da una volpe ad un oca che difendeva ila siua comunità

BONASCOLA. Un'oca con un becco di rame: è stato questo lo strano ospite degli studenti di alcune classi dell'istituto comprensivo Fossola Gentili, che qualche giorno fa hanno accolto nella palestra della scuola "A. Dazzi" il veterinario toscano Alberto Briganti e la sua oca prodigio, denominata appunto "Becco di rame" in seguito all'installazione di una vera e propria protesi in metallo che le consente di utilizzare il becco e di nutrirsi dopo un incidente che l'ha vista protagonista poco più di un anno fa.
 
 
"Becco di rame", la favola per bambini tratta dalla vera storia di quest'oca, scritta dallo stesso medico, che ha effettuato questo singolare intervento, narra la vicenda di un animale da cortile come tanti, reso famoso dalla sua incredibile storia: dopo un'aggressione subita da parte di una volpe, che le era costato l'uso del becco, è stata salvata grazie a questa protesi, frutto del genio e dell'impegno del dottor Briganti, che da quando ha ottenuto questo successo veterinario, sta girando l'Italia per mostrare a tutti la sua impresa e per insegnare a grandi e piccini cosa significa accettare le diversità degli altri, oltre che amare gli animali, tutti gli animali, senza distinzioni: «Quando mi sono trovato davanti quest'animale - ha detto Briganti ai bambini - non ho pensato neanche per un istante che si trattava di un animale semplice, come ne avevo visti a migliaia nella mia vita: per me quello che contava era consentirgli di continuare a vivere, e ho effettuato l'intervento con questo unico scopo. Riuscire in un'impresa di cui neanche io stesso potevo prevedere l'esito, e salvare una vita, mi ha reso molto soddisfatto, come medico e come uomo».

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...