da F settimanale n 39 2 ottobre 2023
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
Visualizzazione post con etichetta 8 marzo non è solo una festa di svago. Mostra tutti i post
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6.3.24
8 marzo . tessendo l'amore storia dell'associazione pugliese le costantine
8.3.18
8 marzo c'è poco da festeggiare .
canzone consigliata :
preferisco cosi - Altre latitudini Gio' Maria testa
Infatti non so cosa dire oltre questa vignetta
piuttosto che dire le solite frasi retoriche e di circostanza preferisco lasciarle parlare le donne che hanno

P.s
non vuol dire che me ne freghi \ disenteressi di ciò . Ma quando non si ha niente d'originale da dire è meglio lasciare la parola a chi ha più esperienza e conoscienza di ciò .
quindi vi lascio con questo post della nostra utente Daniela Tuscano
Il Tulipano - Il Web Magazine Indipendente scritto dal Popolo
Pubblicato da Daniela Tuscano · 7 h ·
Antonietta Gargiulo è uscita dal coma a ridosso dell'8 marzo. Ancora non sa che è sola, noi sappiamo che non deve rimanere sola. È un imperativo, un dovere morale. Abbiamo permesso accadesse la devastazione, ora non si tratta di riparare, bensì di risorgere.
Matilda Borin è morta a 22 mesi. Uccisa da un calcio senza padrone, un calcio vagante, buttato là, perché i piedi sono lo scarto, la noncuranza e il tedio. Uccisa perché piangeva, faceva casino, esisteva con la sua prorompenza di bimba. Matilda, bellissima e disgraziata, era piovuta da un sogno di cui nessuno ha colto la soave fralezza.

Pubblicato da Daniela Tuscano · 7 h ·
Antonietta Gargiulo è uscita dal coma a ridosso dell'8 marzo. Ancora non sa che è sola, noi sappiamo che non deve rimanere sola. È un imperativo, un dovere morale. Abbiamo permesso accadesse la devastazione, ora non si tratta di riparare, bensì di risorgere.
Matilda Borin è morta a 22 mesi. Uccisa da un calcio senza padrone, un calcio vagante, buttato là, perché i piedi sono lo scarto, la noncuranza e il tedio. Uccisa perché piangeva, faceva casino, esisteva con la sua prorompenza di bimba. Matilda, bellissima e disgraziata, era piovuta da un sogno di cui nessuno ha colto la soave fralezza.

Pamela e Jessica, assieme ad Antonietta, sono questo 8 marzo, e ormai bastano i loro nomi. Per le donne. Tutto il resto è bassa strumentalizzazione, antirazzismo da operetta, rivalse da maschi feroci. La giustizia, adesso, reca quei volti biondi, brevi d'esistenza.
Rokhaya Mbengue è la meno conosciuta, anch'essa sola ma destinata a rimanere oscura. Le avevano ammazzato il marito, le hanno ucciso il compagno. Non so da cosa fuggisse, ma non ha avuto scampo. S'è trovata in una procella d'odio atavico, al centro d'un altro regolamento di conti, tutto al maschile. Perdendo l'unico uomo innocente che le camminava accanto, inconsapevole, dallo sguardo lento.
8 marzo sono le donne siriane sotto le bombe: madri, mogli, donne solitarie, che i visi li hanno, e i nomi li han persi. Noi vorremmo comunicar loro vicinanza e affetto, e forse non serve ma tacere è un crimine.
Rebecca Bitrus invece ha riassunto tutto: il rapimento da parte dei Boko Haram, il martirio del figlioletto, lo stupro, la fuga, il perdono degli aguzzini. E un bambino nato da quella violenza, che, con la sua innocente scaturigine, è diventato per lei una nuova luce. Rebecca ha saputo amarsi ancora, perché confidava in Dio e ha trovato al suo fianco amici veri. Ma le rimane negli occhi vellutati un filo sospeso, una domanda inespressa: fino a quando potrà esser tollerato lo strazio della creazione?
© Daniela Tuscano
Rokhaya Mbengue è la meno conosciuta, anch'essa sola ma destinata a rimanere oscura. Le avevano ammazzato il marito, le hanno ucciso il compagno. Non so da cosa fuggisse, ma non ha avuto scampo. S'è trovata in una procella d'odio atavico, al centro d'un altro regolamento di conti, tutto al maschile. Perdendo l'unico uomo innocente che le camminava accanto, inconsapevole, dallo sguardo lento.
8 marzo sono le donne siriane sotto le bombe: madri, mogli, donne solitarie, che i visi li hanno, e i nomi li han persi. Noi vorremmo comunicar loro vicinanza e affetto, e forse non serve ma tacere è un crimine.
Rebecca Bitrus invece ha riassunto tutto: il rapimento da parte dei Boko Haram, il martirio del figlioletto, lo stupro, la fuga, il perdono degli aguzzini. E un bambino nato da quella violenza, che, con la sua innocente scaturigine, è diventato per lei una nuova luce. Rebecca ha saputo amarsi ancora, perché confidava in Dio e ha trovato al suo fianco amici veri. Ma le rimane negli occhi vellutati un filo sospeso, una domanda inespressa: fino a quando potrà esser tollerato lo strazio della creazione?
© Daniela Tuscano
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