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17.2.25

Non c'è Festival senza polemica e puntuale come ogni anno in cui non vince una donna ecco che il femminismo militante si riprende la scena

 


Anche  se      condivido e  faccio mie    alcune  cose  di base  con il feminismo, soprattutto  dopo che  ho   conosciuto e  continuo  a   confrontarmi   Daniela Tuscano e  Stefy Pastori, devo dire    che quest'articolo : <<  La follia su Sanremo: "Festival della violenza patriarcale" >> del il Giornale  del  16\2\2025   deliberamente     rielaborato      salvo  alcune  parti     in  corsivo e    fra    virgolette  , ha  tutti  i  torti   .  
Veniamo al  post  vero e   proprio  .
Non poteva  mancare    la solita  polemica   post  san Remese   .  Quest'anno  riguarda  la   mancanza  sul  palco dei vincitori    delle  donne . Non è la prima volta che ci sia qualcuno pronto a sollevare il polverone se non vince una donna o se una donna resta fuori dalla cinquina finale. Quest'anno non fa eccezione, con Giorgia, data per favorita, al sesto posto e un quintetto di finalisti tutto al maschile. Le polemiche si concentrano sul fatto che nel nostro Paese ci  sia   un problema di maschilismo (detto anche patriarcato) interiorizzato e radicato, per il quale al momento di votare si scelga sempre di dare la preferenza agli uomini.
Questo è il succo delle polemiche che si rincorrono da sa da quando  Carlo Conti ha reso nota la rosa dei cinque finalisti tra i quali il pubblico avrebbe poi dovuto votare il vincitore, che alla fine è stato Olly. <<Questa polemica si ripete in modo perpetuo e il rischio è  >> sempre secondo   ILGIORNALE << che a qualcuno, chi  per cavalcare l'onda femminista e raccogliere qualche voto in più (Sanremo porta anche voti) non venga l'idea di inserire le quote rosa anche a Sanremo. Utopia? Forse ma non troppo, perché ci sono sempre i geni in tal senso, pronti a prendere la palla al balzo per cavalcare l'onda che in quel momento sembra più conveniente.>>
Ci aveva già provato  dal gruppo  Non una di meno a puntare il dito contro il "Sanremo patriarcale", quando   Fedez ha portato sul palco insieme  a  Masini   "Bella stronza". E lo ha fatto aprioristicamente   senza nemmeno capire il senso della canzone modificata per l'occasione. "Il Festival della restaurazione porta in finale tutti maschi", si legge in uno dei tweet che stanno raccogliendo maggiori critiche all'indomani della finale del festival di Sanremo. E ancora  dallo stesso     gruppo    femminista   si legge : "A Sanremo ha vinto un uomo, e tra i primi 5 classificati non c'è nemmeno una donna. È stato un Festival all'insegna della violenza patriarcale". E si prosegue: "I gender bias premiano la credibilità (o la presunta tale) dei cantautori e la bonaggine maschile. Per la credibilità alle donne e alla fregna solo briciole. Le artiste devono continuare a fare il triplo per ottenere una scarsa metà". Secondo   ILGIORNAlE << Ci ha messo   del suo anche Brunori Sas: "Podio solo maschile? Questo podio ha rappresentato un maschile che sicuramente non è patriarcale".Ormai tutto, in questo Paese, dev'essere politica. Come ci insegna Giorgia, che solo due anni fa imputava l'assenza di donne alle canzoni e non al genere. E oggi, invece, considera "scandaloso", imputabile a "qualcosa di atavico" la stessa situazione.>> .
 Il festival di Sanremo è una gara canora, c'é chi vince, c'é chi perde, perché ogni volta ci devono essere questi ignobili attacchi polemici  su un presunto sessismo che ha davvero stancato ? E basta, dateci un
po' di tregua da tutto questo odio, tanto lo sappiamo da sempre che a Sanremo vincono   sempre  i cantanti la cui società discografica paga di più e questo a prescindere dal sesso dell'artista e  della  bellezza  o mediocrità  della  canzone \   componimento musicale .  
Infatti  il  vincitore del festival     ha  come  manager  , una  donna , Marta Donà (  foto a  destra  )che rappresenta gli ultimi quattro vincitori del Festival. Ma  quelli   del gruppo non una  di  meno     l'ignorano  e preferiscono  non parlarne  pur di portare acqua  a l loro mulino  .

8.3.18

8 marzo c'è poco da festeggiare .

  canzone    consigliata :
  preferisco   cosi  -  Altre latitudini Gio' Maria testa  

Infatti non so  cosa dire  oltre  questa  vignetta 
Nessun testo alternativo automatico disponibile.  piuttosto che dire  le  solite  frasi   retoriche  e  di circostanza    preferisco  lasciarle  parlare  le  donne      che   hanno 



P.s
non  vuol  dire  che   me ne  freghi  \ disenteressi   di  ciò  .  Ma   quando  non  si  ha  niente  d'originale da  dire   è meglio lasciare la parola    a  chi  ha  più  esperienza  e conoscienza   di   ciò . 

  quindi   vi  lascio    con questo post     della nostra  utente  Daniela  Tuscano 

Il Tulipano - Il Web Magazine Indipendente scritto dal Popolo
Pubblicato da Daniela Tuscano · 7 h · 


Antonietta Gargiulo è uscita dal coma a ridosso dell'8 marzo. Ancora non sa che è sola, noi sappiamo che non deve rimanere sola. È un imperativo, un dovere morale. Abbiamo permesso accadesse la devastazione, ora non si tratta di riparare, bensì di risorgere.
Matilda Borin è morta a 22 mesi. Uccisa da un calcio senza padrone, un calcio vagante, buttato là, perché i piedi sono lo scarto, la noncuranza e il tedio. Uccisa perché piangeva, faceva casino, esisteva con la sua prorompenza di bimba. Matilda, bellissima e disgraziata, era piovuta da un sogno di cui nessuno ha colto la soave fralezza.




Pamela e Jessica, assieme ad Antonietta, sono questo 8 marzo, e ormai bastano i loro nomi. Per le donne. Tutto il resto è bassa strumentalizzazione, antirazzismo da operetta, rivalse da maschi feroci. La giustizia, adesso, reca quei volti biondi, brevi d'esistenza.
Rokhaya Mbengue è la meno conosciuta, anch'essa sola ma destinata a rimanere oscura. Le avevano ammazzato il marito, le hanno ucciso il compagno. Non so da cosa fuggisse, ma non ha avuto scampo. S'è trovata in una procella d'odio atavico, al centro d'un altro regolamento di conti, tutto al maschile. Perdendo l'unico uomo innocente che le camminava accanto, inconsapevole, dallo sguardo lento.
8 marzo sono le donne siriane sotto le bombe: madri, mogli, donne solitarie, che i visi li hanno, e i nomi li han persi. Noi vorremmo comunicar loro vicinanza e affetto, e forse non serve ma tacere è un crimine.
Rebecca Bitrus invece ha riassunto tutto: il rapimento da parte dei Boko Haram, il martirio del figlioletto, lo stupro, la fuga, il perdono degli aguzzini. E un bambino nato da quella violenza, che, con la sua innocente scaturigine, è diventato per lei una nuova luce. Rebecca ha saputo amarsi ancora, perché confidava in Dio e ha trovato al suo fianco amici veri. Ma le rimane negli occhi vellutati un filo sospeso, una domanda inespressa: fino a quando potrà esser tollerato lo strazio della creazione?
                                             © Daniela Tuscano


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...