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20.3.21

Gli anni di piombo una ferita ancora aperta .basta un niente per creare polemiche e riattivare le braci . Il caso de Il tempo di vivere con te ultimo romanzo di Giuseppe Culicchia

[..] Non so che cosa accadde, perché prese la decisione,
Forse una rabbia antica, generazioni senza nome
Che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore:
Dimenticò pietà, scordò la sua bontà [....] 
                            Francesco Guccini




  Lo  so    che   bisogna  aspettare la  fine  per  dare  un  giudizio   completo   di  un opera   , soprattutto quando  raccontano direttamente  o indirettamente   di periodi complessi  con cui   ancora    da  una parte  e dall'altra  non  si ancora  voluto  fare i conti e  li  si  fa  ancora    troppo lentamente  . 
 Infatti   

[...] alcune settimane fa è uscito il libro di uno scrittore che conosco da molti anni e che scriveva sulla mia “Stampa”, Giuseppe Culicchia. Il libro che si intitola “Il tempo di vivere con te” racconta la vita dell’assassino di Vittorio, quel Walter Alasia che di Culicchia era cugino e che venne a sua volta ucciso, mentre fuggiva dopo aver sparato ai poliziotti. Si
racconta un ragazzo, le sue idee, i pranzi e i giochi di famiglia, perché anche i terroristi non sono numeri ma vite. Quando sono arrivato alle ultime pagine le ho lette con sconforto perché ci ho trovato un vizio vecchissimo e pericoloso, quello di giustificare il terrorismo e di ammantarlo di idealismo. Quello di parificare i morti, di pareggiare il conto, mettendo su un piatto della bilancia i terroristi caduti e sull’altro i poliziotti, magistrati, professori o sindacalisti uccisi. Ma non si può fare, perché da una parte c’erano persone che avevano deciso di combattere una guerra che nessuno aveva dichiarato e si erano messe a sparare, dall’altro chi ha difeso e salvato questa democrazia.[...]

da    https://www.mariocalabresi.com/stories/lultima-alba-di-vittorio-padovani/

Ora potrebbe  essere vero che ( sempre dalla stessa fonte ) << [...] Chi lo legge senza sapere niente di quegli anni può pensare che Walter Alasia sia stato un eroe, ma purtroppo per la sua famiglia, per quelle di Vittorio Padovani e Sergio Bazzega e per tutti noi non è così. >> anche  se nei primi , punto in cui sono arrivato nella lettura ,  ci  sono dei  cenni  alle  violenze   e vari  omicidi   di una parte   e dell'altra  che  fanno da  sfondo  alla  vicenda  di Walter  Alasia  , basta   fare  delle ricerche  via  web  per  soddisfare la propria  curiosità  .

Ma da da li a definire come ha fatto , nonostante sia un ottimo giornalista , Cesare Martinetti, il libro scabroso e << un libro prigioniero della gabbia ideologica degli anni Settanta e che non riscatta Walter, anzi lo sigilla intatto nel suo destino, vittima anch’egli del fanatismo, ma pur sempre colpevole.>>  ce  ne  passa   perchè  vuol  dire  o  che   non  si  letto per  intero il libro   olo si è  letto   con  pregiudizi  e preconcetti  .  Infatti    e  lo  dice  uno che   non ha  vissuto   , se  non in maniera  indiretta       , visto  che  cronologicamente  sono  del  1976   ,  quel periodo   da parte  di Culicchia  rispetto  ad  altri libri memorialistici soprattutto    si  è  si cercato di comprendere [ OVVIAMENTE  COMPRENDERE  NON VUOL  DIRE   NECESSARIAMENTE  GIUSTIFICARE   ] il perchè  quella  persona  in questo caso    cugino  Walter  abbia commesso  tale  gesto    e vedere la figura umana non solo la  "colpevolezza"   come dichiara lo stesso autore a la lettura  inserto  domenicale  del corriere della sera del 14\3\2021  in una doppia intervista \ conversazione a cura di CRISTINA TAGLIETTI fra Lui ( cugino di Walter Alasia ) e Giorgio Bazzega figlio di Sergio colpito a morte insieme al vicequestore Giovanni Vittorio Padovani. dal brigatista Walter Alasia, 20 anni, a sua volta ucciso nella casa dei genitori a Sesto San Giovanni durante il blitz della polizia.

Ecco  il passo  significativo  :

[...] 

GIORGIO BAZZEGA — Quando mi hanno segnalato il libro di Giuseppe mi ci sono immerso. Ho capito subito che mi permetteva di aggiungere il pezzo che mi mancava di questa storia, quello che nessuno aveva potuto raccontarmi fino a quel momento: non Walter il terrorista ma Walter il ragazzo, nella sua umanità.

Eppure una recensione apparsa online accusa Culicchia di aver fatto, con questo libro, apologia di reato.


 GIORGIO BAZZEGA — Giuseppe lo ha scritto come andava scritto, con una sensibilità e un’onestà intellettuale inattaccabili. Non c’erano altri modi.

GIUSEPPE CULICCHIA — Non si trattava di farne un eroe ma di raccontare chi era, com’era. Ho profondo rispetto per il dolore delle famiglie Bazzega e Padovani, per quei ragazzi, gli altri poliziotti, anche loro giovani, che alle 5 di mattina vedono uccidere due colleghi. Non c’è niente di giusto in questa storia, però bisogna capirla. Finora erano usciti libri di memorialistica scritti da reduci di quell’epoca oppure dalle vittime. Il mio forse è il primo in cui si racconta il dolore dall’altra parte. Ho cercato di mostrare Walter nella sua complessità umana. Credo che in tanti, come lui, sia maturata quella scelta che io non cerco di giustificare ma di capire. Come può un ragazzo di vent’anni decidere di impugnare una pistola e uccidere? Io non andai al funerale perché avevo 11 anni ma mia sorella, che ne aveva 17, sì. Quando vide i calzini bianchi sporchi di sangue nella bara capì che era tutto vero. Fino a quel momento aveva pensato che potesse essere uno scherzo di Walter. Per anni è stato identificato con una fototessera, quasi una cupa foto segnaletica in cui noi non riconoscevamo il ragazzo affettuoso che amava scherzare e disegnare. Io non lo lasciavo in pace, gli ero sempre appiccicato e non mi sono mai sentito dire un no.

[...] 

da LA LETTURA   (  inserto cartaceo   domenicale   ed  anche  sito  https://www.corriere.it/la-lettura/  )    del 14\3\2021   

Quindi   sfido Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi   a raccontare quel periodo  senza pregiudizi , odio ideologico , ecc . Infatti leggendo  i  vostri  giudizi  impregnati  di  pregiudizi    e  del rifiutare del comprendere  mi  viene da   dire :    non occupiamoci nè  delle vittime   della  follia  ideologica     di quel periodo   nè degli  assassini  lasciamo   che  il tempo faccia  giustizia   trasformandoli in  polvere  ed  in oblio  ,  che  le    nuove  generazioni    non  conoscano tali eventi     e  rifacciano  in misura  più  grave     gli stessi errori   . Vietiamone   quindi  le biografie  , o che  essi  parlino ,  come si faceva  un tempo     con il  sacrosanto rito  purificatore    della  damnatio memoriae  .  Ma  riflettendo mi  accorgo     è meglio  scriverle invece   queste  biografie  , inchiodiamole  come lapidi   agli angoli della  strada della  nostra memoria  , perchè nessuno  dimentichi   cosa  sono stati  ed  il loro    banale  essere   iniqui .   
Un libro  onesto   e  doloroso   come riconosciuto   da  un altro giornalista  "conservatore  "  come  Francesco merlo  .  

  da  repubblica 

Caro Merlo, cosa pensa del libro dedicato da Giuseppe Culicchia a Walter Alasia "Il tempo di vivere con te"?
Marino Della Cioppa

Penso a Giorgio Bazzega, che aveva due anni quando suo padre, il maresciallo Sergio, fu ammazzato insieme al vicequestore Vittorio Padovani dal brigatista Walter Alasia, che fu poi colpito e ucciso mentre fuggiva. Ha raccontato Bazzega a Giovanni Bianconi: «Da ragazzo mi facevo di cocaina e giravo con la P38, pensando di ucciderli tutti, specialmente Renato Curcio che aveva indottrinato Alasia che, a freddo, aveva ammazzato il mio papà». Bazzega, durante un dibattito, si avvicinò al fondatore delle Br (che oggi ha 79 anni): «Quando Curcio ha capito chi ero, si è spaventato e io mi sono sentito libero dal mio odio. Gli ho dato una pacca sulla spalla: "Stai tranquillo... volevo che mi guardavi in faccia"».
Tra le altre sfortune, Bazzega non ha un cugino romanziere, e Culicchia è un romanziere formidabile. In Italia c’è un gusto speciale per la psicologia degli assassini di quegli anni. Io non credo che appartengano, neri e rossi, alla storia della politica, se non come sfondo scenografico e come alibi, ma alla storia della criminologia che, grazie a Dio, non è più razzismo lombrosiano. Non esistono i mostri, nessun criminale lo è. E chissà com’erano dolci e generosi i nazisti con i loro bimbi tra una tortura e l’altra. E così i bombaroli neri e i mafiosi, tutti figli del loro tempo. Ma c’è un momento in cui il tempo esce di scena e rimani tu, con la pistola in mano: o spari o ti liberi dell’odio, come Giorgio Bazzega. Ho letto il bene che del libro hanno scritto Maurizio Crosetti sul Venerdì e, sull’ Huff Post , Pigi Battista e Giampiero Mughini.
Obietto solo che non è vero che la generazione del ‘68 fu complice degli assassini. Posso testimoniare che anche (persino) in Italia la ribellione della stragrande maggioranza non fu quella robaccia, non fu materia preparatoria per il terrorismo e porcheria omicida.


Ora  palle   pagine    che  ho letto fin ora  (  vedremo se  confermare o smentire   questa mia osservazione     dopo che   l'avrò finito  ) è  un libro   senza  a  differenza  di altri libri di memorie    ( da una  parte  e   dall'altra  )  senza vittimismo, senza  retorica, giustificazione  ed  esaltazione   ideologica,  c'è il dolore di quello che  all'epoca   era  un bambino che a undici anni perde in una sola notte un affetto immenso e tutte le certezze che credeva di avere, unito alla lucidità di quello che    con gli anni  è  diventato   un grande scrittore  che ha cercato ed  aspettato  per oltre quarant'anni la giusta distanza per raccontare questa storia.
Un memoir asciutto e allo stesso tempo accorato  (  per  questo ad  alcuni   ancora  indigesto ) in cui   Culicchia ricostruisce la  sua   questione   privata   e      a   smesso   di  di temere   il proprio tempo    e    quel problema     si spazio   per  parafrasare  la  famosa  Linea  Gotica   degli ex C si 




ciò che da bambino sapeva di Walter, scavando nei propri ricordi alla ricerca dei germi di ciò che sarebbe stato, e lo confronta con quello che crescendo ha appreso di lui dalla sua famiglia, ma anche dai giornali e dai libri di storia. E così facendo racconta gli anni della lotta armata e del terrorismo da una prospettiva assolutamente ( o quasi    visto il precedente   di Ero in guerra ma non lo sapevo  libro di Alberto Torregiani figlio di Pier Luigi Torregiani era un gioielliere titolare di un piccolo esercizio nella periferia nord di Milano, in via Mercantini, nel quartiere della "Bovisa" ucciso  dal gruppo  terrorista  i PAC di Cesare battisti  ) originale  .
 Infatti

Giuseppe Culicchia tiene in serbo queste pagine da più di quarant'anni. Perché la morte di Walter Alasia, al cui nome è legata la colonna milanese delle Brigate Rosse, è una storia dolorosa che lo tocca molto da vicino: per il Paese è un fatto pubblico, uno dei tanti episodi che negli anni di Piombo finivano tra i titoli dei quotidiani e dei notiziari televisivi; per lui e la sua famiglia è una ferita che non guarirà mai.
Walter Alasia, di anni venti, era figlio di due operai di Sesto San Giovanni. Giovanissimo aveva cominciato la sua militanza in Lotta Continua, ma poi era entrato nelle fila delle Brigate Rosse. Nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 1976 la polizia fece un blitz a casa dei suoi genitori per arrestarlo. Lui aprì il fuoco, e nel giro di pochi istanti persero la vita il maresciallo dell'antiterrorismo Sergio Bazzega e il vicequestore di Sesto San Giovanni Vittorio Padovani. Subito dopo tentò di scappare, ma venne raggiunto dai proiettili della polizia.
Giuseppe all'epoca ha undici anni e Walter è suo cugino. Ma in realtà è molto di più: è il fratello maggiore con cui non vede l'ora di passare le vacanze estive, che gli insegna a giocare a basket, che lo carica sul manubrio della bicicletta e disegna per lui i personaggi dei fumetti che ama. È un ragazzo affettuoso, generoso, paziente, e agli occhi di Giuseppe incarna un esempio.

                                 dalla  retrocopertina  del libro 


per capire l' oggi bisogna conoscere il passato  frase  abusatissima   ma è vera questo non è un libro qualunque e un libro di storia la storia degli anni di piombo del secolo scorso leggetelo senza preconcetti   e  giudizi apriori  e  capirete    che   certi commenti  



Recensito in Italia il 7 marzo 2021
Acquisto verificato
Se non si configura l’apologia di reato per un libro come questo....è disgustoso idolatrare così un terrorista che ha ammazzato due innocenti ....


 

sono  fuori luogo e  dimostrano  quanto dicevo  nelle  righe precedenti     e  con quanto dice  :  « A quarant'anni di distanza, Culicchia ha scritto un libro, Il tempo di vivere con te, che è insieme memoria, ricostruzione storica, elaborazione del lutto, lontano da ogni forma di giustificazione o indulgenza verso i crimini delle Brigate Rosse» - Cristina Taglietti, in   la Lettura.  Ma soprattutto  con il  fatto che


Culicchia era più piccolo di lui di nove anni, ma gli era legato con infantile adorazione. Il tempo di vivere con te, pubblicato da Mondadori, racconta la contraddizione – anzi la convivenza – nella stessa persona di un “mostro”, raffigurato così pubblicamente e responsabile della morte di due agenti di polizia, e di un ragazzo amabile e amato da tutta la famiglia, e il dolore della famiglia stessa, cercando di mettere insieme i pezzi della storia personale e di quella italiana per costruire delle spiegazioni. La morte di Alasia è raccontata oltre la metà del libro.

                               da  https://www.ilpost.it/2021/02/11/culicchia-alasia-libro/ 


Concordo  e  qui  chiudo  con   quanto dice  Davide Dotto  in   questa recensione  su https://www.gliscrittoridellaportaaccanto.com
Non è ancora il momento di raccontare quel 15 dicembre 1976, e quel che ne seguirà. No. È, questo, il tempo di vivere con te. Ancora un poco. Almeno nello spazio di queste pagine. Perdonami, Walter, se ci ho messo così tanto. Trenta libri, e più di quarant’anni. È per raccontare la tua storia che ho cominciato a scrivere, il giorno dopo la tua morte. È per questo che ho continuato a farlo in tutto questo tempo. Eccolo qua, il primo libro che avrei voluto scrivere. Ma avevo appena undici anni, facevo la prima media, e anche se dalle elementari i miei temi venivano letti in classe da maestre e professori di Lettere, non ne ero capace. Ne sarò capace, ora?
Giuseppe Culicchia, Il tempo di vivere con te
Il tempo di vivere con te di Giuseppe Culicchia è un racconto tenuto in serbo per oltre quarant’anni. Rievoca “gli anni di piombo”, una stagione troppo recente per essere metabolizzata e pienamente compresa. [....] 



Adesso vado a leggerne  qualche altra  pagina  

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