1) C’è una e una sola vittima. Si chiama Giulia Cecchettin, e Filippo Turetta è il suo assassino, femminicida, carnefice. Punto. Non è il dramma di due persone. È la tragedia di una sola persona, la vittima, e della sua famiglia.
2) Ci sono pseudo-esperti che vanno in tv a dire che soggetti disturbati come l’assassino di Giulia hanno tutti in comune il fatto di non avere avuto delle “madri normali”. Insomma, va a finire che la colpa degli uomini che ammazzano le donne è delle mamme, quindi, per estensione, delle donne stesse. E a dirlo, tenetevi forte, è stata una… donna.3) Pillon vari ed eventuali che, dall’alto di nessuna competenza, ci dicono che “tragedie orribili come questa non si prevengono con la presunta educazione sessuale in salsa Lgbt ma con il ritorno del padre in questa società di orfani”, riuscendo, in un salto quantico, nell’impresa di utilizzare anche un assassino uomo etero per attaccare la comunità Lgbtqi+.
4) Anche di fronte all’evidenza del femminicidio nell’attimo in cui veniva scoperto, c’è chi, in larga parte della stampa e della politica, si è prodotto in giri di parole, condizionali e formule ipotetiche pseudo-garantiste per non ammettere l’unica e la sola verità esistente. Addirittura c’è un ministro delle Infrastrutture, lo stesso che impesta i social di video di immigrati o rilancia notizie di neri o islamici invocando castrazioni chimiche o augurandogli di “marcire in galera”, che all’improvviso [ per replicare alle accuse della sorella della vittima e agli elettori sensibili a tali temi che non si bevono quasi più i suoi post da capro espiatorio in cui si scarica le colpe di tali crimini sui migranti ] si scopre garantista e novello allievo di Beccaria.
5) La dignità, la forza, il coraggio con cui la sorella, il padre e la famiglia tutta di Giulia Cecchettin sta affrontando questa tragedia immane non è solo commovente, è anche una rappresentazione esemplare di intelligenza e umanità, di come si reagisce all’orrore affinché altre donne non vivano quello che ha vissuto Giulia.
5 bis) Al tempo stesso, il modo in cui la famiglia di lui (e il proprio avvocato) stanno gestendo la tragedia - la narrazione tossica del “ragazzo perfetto che le preparava i biscotti - è l’incarnazione di tutto quello che non si dovrebbe fare o dire in un momento del genere.
Questo (non) avrei voluto sentir dire su Giulia. Solo questo.