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22.7.24

Il caso di ‘Giacomo’, il bambino di due anni che vive in carcere con sua madre a Rebibbia: non parla e dice solo “apri” e “chiudi”


Il Riformista


Il caso di ‘Giacomo’, il bambino di due anni che vive in carcere con sua madre a Rebibbia: non parla e dice solo “apri” e “chiudi”
Storia di Redazione • 23 ora/e • 3 min di lettura



Ha due anni, non corre, parla a malapena e vive in carcere. È il caso di ‘Giacomo‘, un bambino che ormai da dieci mesi si trova insieme alla madre nell’istituto penitenziario di Rebibbia, a Roma, non certo per colpe sue. Nel carcere c’è una sezione nido dove si trovano i figli dei reclusi, come è Giacomo: la madre, una trentenne italiana, sta scontando una pena per reati minori; e anche il padre, il compagno della donna, si trova a Rebibbia.
Il caso di ‘Giacomo’, il bambino di due anni che vive in carcere con sua madre a Rebibbia
Dieci mesi in carcere, quindi, per Giacomo. E le condizioni in cui vive lo hanno portato a problemi di crescita e non solo: il piccolo – come racconta Repubblica – ha maturato un ritardo nello sviluppo psico-motorio. In più, non parla, non corre, è sovrappeso, porta ancora il pannolino. Dice solo poche parole: ‘sì’, ‘no’, ‘mamma’, ‘papà’, ‘apri‘ e ‘chiudi‘.
Il caso di Giacomo a Rebibbia, la nota dei senatori Pd
Dopo la denuncia di Repubblica, il caso è stato rilanciato dal Partito Democratico. I senatori del Pd, Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli, Anna Rossomando, Walter Verini e Cecilia d’Elia, hanno prima definito “agghiacciante” la vicenda. “Tra le emergenze delle carceri italiane, che vogliono dire suicidi quotidiani, sovraffollamento disumano, trattamenti privi di seri e diffusi percorsi di recupero e reinserimento, situazione difficilissima per gli agenti di polizia penitenziaria) c’è anche la vergogna dei minori in carcere con le madri detenute“, si legge nella loro nota. “Riproponiamo di abolire questa situazione di crudele inciviltà, proprio in occasione del voto sugli emendamenti al decreto carcere che inizierà questa settimana in Commissione Giustizia al Senato dove andrà in aula la prossima settimana” proseguono i senatori Pd. “Ci batteremo e vogliamo sperare con forza che tutti i gruppi si uniscano per dire davvero basta alla vergogna dei bambini reclusi nelle carceri di questo Paese” hanno concluso i senatori.
La visita in carcere a Rebibbia

Ma gli esponenti del partito di Elly Schlein sono andati oltre alla semplice nota. D’Elia e Verini si sono infatti recati nel carcere femminile di Rebibbia, in particolare nella sezione nido per “incontrare di persona ‘Giacomo’, innocente assoluto di due anni e sua madre”. “Un’esperienza drammatica, com’è sempre la visita al nido di un carcere. Al momento in quello di Rebibbia ci sono tre bambini, che abbiamo incontrato e di cui dalle madri abbiamo ascoltato le storie, molto diverse fra di loro. Ma simile è la sofferenza. È inaccettabile che ci siano bambine e bambini nelle nostre carceri. Sulla situazione particolare di Rebibbia verificheremo con i garanti territoriali quali possono essere le soluzioni da perseguire” hanno affermato i due dem.
Poi l’attacco alle misure proposte dal governo di Giorgia Meloni: “Da domani come senatori saremo impegnati nella discussione del decreto carceri, che inizia il suo iter a Palazzo Madama. Un decreto vuoto, che non affronta l’emergenza carceri e il sovraffollamento. I nostri emendamenti intervengono per umanizzare davvero le carceri, per riempire quel vuoto e anche per liberare finalmente i bambini dal carcere. Continueremo la nostra battaglia per abolire questa situazione crudele, aumentare le case famiglia e gli istituti a custodia attenuata. Ci auguriamo che le forze di maggioranza accolgano queste nostre proposte, che sono proposte di civiltà”.

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