Premetto che non sono Calabrese , come Emiliano , ma avendo passato la mia infanzia con questo tipo di sistema sanitario concordo con lui . Perchè certe cose vannoal di là del regionalismo e provincialismo .
da Emiliano Morrone Emiliano Morrone
Buongiorno per tutto il giorno, un caro saluto e rinnovati auguri di buone feste. Qui una piccola riflessione su un medico e su una sanità di altri tempi. Grazie per l'attenzione e cordiali saluti
A San Giovanni in Fiore se n'è andato in silenzio Biagio Guzzo, uno degli ultimi medici della generazione precedente, quella che ha visto nascere il Servizio sanitario nazionale con la grande riforma del '78, della cattolica Tina Anselmi. Del dottore Guzzo hanno scritto in tanti, ricordandone la bravura, l'umanità e l'altruismo. Il ritratto più bello l'ha firmato Biagio Simonetta, giornalista professionista che con pennellate da maestro ci ha restituito il vissuto e la missione di Guzzo, rimasto medico sino alla fine: vicino ai pazienti, lontano dal denaro, dai media e dal culto di sé. Codeste
microstorie ci aiutano a riflettere sui paradossi della modernità: in Italia avevamo i medici, come Guzzo, che venivano a casa e di ciascuno custodivano in mente il fascicolo sanitario e molto di più. Oggi non abbiamo medici ma spopola la medicina telefonica. Nel '92 la sanità fu aziendalizzata e nel 2001 regionalizzata. Nel 2010, poi, venne introdotta l'autonomia delle università e alle facoltà di Medicina si accede ancora con test spesso assurdi o talvolta truccati, come le cronache hanno riportato. Non mi pare che ci sia stato un apprezzabile guadagno in termini di salute e di eguale disponibilità delle cure. La sanità è ormai per i ricchi e la nostra memoria dura un attimo, mentre la coscienza tace, tra i rumori scomposti del web.