<…NATALE CON CHI VUOI!>
SENTITE A ME! FIN D'ORA.
PER IL PROSSIMO NATALE,
NON SFORZATEVI DI OSSERVARE
<NATALE CON I TUOI…> !
FA’ COME PER PASQUA:
<… PURE NATALE CON CHI VUOI!>
Passate le feste...
Questo è uno scritto, sempre purtroppo riproponibile,
da me edito nel gennaio 1994
Quello stato d’animo confuso e vagamente
depresso che segue le feste è forse
un’occasione per interrogarsi
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Le feste – non esitiamo a dirlo – sono ormai un dramma sociale; qui infatti l’uomo condensa tensioni d’ogni natura, superiori alla propria quotidiana portata per un intero anno. Le festività natalizie non vengono colte come occasione di riscoperta del proprio prossimo da amare come sé stessi: è che, per amare il proprio prossimo come se stessi, bisognerebbe innanzitutto amare, vale a dire capire, e accettare, sé stessi come si è.
Ma le feste natalizie (ma anche quelle pasquali, o di ferragosto...) sono troppo piene di luoghi comuni da osservare, tali che si obbedisce – come al classico riflesso condizionato – al dovere di “stare con i tuoi, a Natale” e “con chi vuoi a Pasqua”, anche quando non ne hai alcun piacere. Eppure un altro topos, come quello dei “parenti come le scarpe, che più son strett’ e più fanno male”, viene spesso osservato quasi tutto l’anno! (*)
E’ che si coltivano troppe speranze, aspettative cioè che gli altri – sempre gli altri – si comportino “come dico io”. Indubbiamente, non c’è nessuno che dentro non senta, comunque, quella vitale scintilla d’amore altruistico, seppure soffocata dai piaceri del mondo che mortificano lo spirito. Ma questo spirito chiama comunque a raccolta: un’annosa palude vien scossa dalla sua falsa quiete, dall’immobilismo, per ridestare alla vita individui languenti d’una società sempre più rotolante verso il precipizio d’un coma profondo.
Ogni festività vede il messaggio della vita e dell’amore, smarrito e ricoperto di persuasivi messaggi che distruggono la capacità di intendere e volere. E il sentire che certe cose si fanno per dovere (da parte di una madre verso un figlio, ad esempio(*) può rendere l’idea di come il rapporto non possa non nuocere sia alla madre – che non agisce per “piacere” – sia al figlio, che –essendo un individuo con proprie antenne – recepisce gli effetti negativi del dovere: a che pro’ quindi fare una buona azione se non è condita dalla gioia e dalla voglia di dare serenità e armonia? Tanto vale non farla, questa buona azione; se non altro il rapporto potrà dirsi franco; infatti la madre non avrà accumulato – nè per sé nè per il figlio – quella tensione stressogena, che porta a manifestare comportamenti patologici per sé, nell’immediato, e -per il figlio- in prospettiva.
La gente è malata tutto l’anno e non se ne accorge, finché, in prossimità delle festività, non si sente costretta a fare a meno delle proprie abitudini quotidiane, costretta a rapporti sostanzialmente indesiderati (fare buon viso a cattivo gioco).
Così, un’occasione di intima condivisione e solidarietà viene sprecata, lasciando il posto ad un illusorio “tanto rumore per nulla”: il “clou” d’ogni festa, come gli spari a mezzanotte a San Silvestro, è preceduto dall’ansia di riportare la propria intima solitudine – mascherata a volte da esteriore e grassa allegria – tra le proprie più rilassanti quattro mura domestiche.
Caso apparentemente strano: tutti pare che stiano bene prima delle feste, ma durante e dopo...! Il fatto è che vi è un indaffararsi dapprima entusiastico per manifestare, con una sorta di mero baratto di doni materiali, l’intenzione – non seguita dall’azione – di donare anche se stessi, che resta spessissimo bloccata e richiusa in sé: quanti ripensamenti e pentimenti!
Fiore Leveque
(*) un esempio calzante: Parenti serpenti!)
AAA NUOVO DE NICOLA CERCASI 1^ puntata
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DA DIOGENE A CRISTO GESU’ 2^ puntata De Nicola
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