Viviamo in anni di grandi cambiamenti e trasformazioni che ci coinvolgono a tutti i livelli:
naturale, sociale, tecnologico. La velocità che muove queste trasformazioni spesso ci
travolge, ci crea difficoltà, ci fa avvertire un disagio interiore. Non riusciamo a seguirla
tanta velocità, non riusciamo ad adeguarci al nuovo, perché il nuovo non si ferma, è in
mutamento costante e a questo mutamento costante di ciò che ci sta al di fuori, spesso
non corrisponde una altrettanto profonda ricerca interiore, necessaria alla creazione e al
mantenimento dell’equilibrio e dell’armonia tra dentro e fuori. Come dire, restiamo
dissestati, frammentati: ci barcameniamo nell’attesa che qualcosa cambi, quando
potremmo – avendo a disposizione tutto questo ben di dio – indirizzarci al concreto
miglioramento della nostra qualità di vita.
Tutto questo accade per una ragione ben precisa, che si chiama paura.
La paura di non essere idonei. Di non essere accettati. Di non essere amati.
Ciascuno di noi, sia pure in diversa misura, si trascina sulle spalle l’enorme senso di colpa
di non essere degno d’amore.
La paura ci rende aggressivi. La paura crea barriere, difese. La paura ci allontana da noi
stessi e dagli altri. La paura crea separazione.
È una grandissima illusione, la paura. Ci coccola custodendoci in un bozzolo tiepido e
accogliente, ci consola con ogni pretesto disponibile, ci seduce con la promessa di salvarci
dalla sofferenza primordiale. Come potremmo mai deluderla, non nutrirla.
In realtà è proprio così che, nel momento stesso in cui la alimentiamo, stiamo creando il
terreno fertile per la nostra sofferenza. Non ne siamo coscienti. È solo che, a causa di
questa paura, viviamo giornalmente la nostra vita in modo talmente automatico, così
lontani dall’essere nel momento presente, che non ce ne rendiamo conto.
C’è una soluzione a tutto questo?
La soluzione è una fusione composta da molteplici ingredienti, a cui è necessario attingere
per la completa realizzazione del sé.
Il primo è il Genitore Omologo: la profonda radice della nostra identità psico-sessuale.
Il Genitore Omologo è il genitore del nostro stesso sesso.
Amare il genitore dello stesso sesso e accettarlo così come è – ora non dico che sia
semplice, soprattutto ove vi siano situazioni di conflitto – è la chiave per aprire il nostro
cuore. Con questa chiave preziosa apri la porta e all’interno trovi il regalo più bello: l’amore
per te stesso. Questo processo d’amore porta ad amare il genitore del sesso opposto, ad
accettarlo, a comprenderlo, e porta ad amare tutta la famiglia d’origine.
Il puzzle adesso è completo.
L’accettazione e l’amore per se stessi sciolgono la paura. L’accettazione e l’amore per noi
stessi ci fanno superare la paura di essere amati.
Forti di questa nuova consapevolezza, sostenuti da questa esperienza, siamo
conseguentemente portati all’integrazione nel sociale.
Il secondo ingrediente della nostra fusione è il corpo.
Il corpo è il fantastico contenitore della coscienza. Ci permette la nostra unicità visibile
(siamo tutti diversi) e di essere, contemporaneamente, tutti sullo stesso piano (siamo tutti
mortali). Ci permette di riconoscerla, l’unità. La nostra e quella degli altri esseri viventi.
La corporeità ci consente di sentirci uniti agli altri esseri viventi.
Accettare il corpo, in particolare il nostro corpo, ci permette di superare la paura di non
sentirci all’altezza, o di non essere idonei.
Terzo componente della fusione è la mente.
Attraverso i pensieri generati dalla nostra mente ci permettiamo di essere felici o infelici: è
una nostra libera scelta aderire alla negatività o alla positività anche se, spesso, non ne
siamo consapevoli. Superare le credenze limitanti, trasformare i pensieri negativi ci
permette di superare la paura di realizzarci.
E, infine, il mondo emozionale.
Il mondo emozionale è il cibo dei nostri pensieri.
Conoscerlo e trasformarlo ci permette di esprimerci e realizzare ciò che vogliamo
veramente. Trasformare le emozioni ci permette di superare la paura di non saper gestire
la parte emotiva di noi, o di non saperla completamente controllare.
Tutte queste componenti sono sorrette dal grande mistero che costituisce la nostra parte
spirituale, quella parte che è la fonte da cui sgorgano fiducia, fede e forza.
Quella parte che, riuscendo a mantenerne la percezione, ci consentirà risultati fino ad ora
per noi inimmaginabili.
La spiritualità, attraverso la preghiera e la meditazione, ci permette di avere fiducia e di
mantenere la percezione, che la storia è a lieto fine.
Tutte queste componenti sono quelle che ci permettono di essere delle persone solide e
amorevoli, radicate e solari.
Ancora, per sapere interamente chi siamo, abbiamo continuo bisogno di confronto e di
dialogo con l’esterno, con gli altri.
È attraverso la relazione che noi possiamo riscoprirci: è attraverso la relazione che ci si
riconosce in quanto se stessi.
Ed è sempre attraverso la relazione e il confronto che, una volta che ci siamo riconosciuti,
possiamo passare dalla famiglia d’origine alla famiglia più allargata, che è quella
planetaria.
Amando la famiglia, amando noi stessi, possiamo davvero permetterci di amare gli altri.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
29.5.09
Ascoltare la paura per esprimere il coraggio di vivere
2.1.09
Senza titolo 1138
<…NATALE CON CHI VUOI!>
SENTITE A ME! FIN D'ORA.
PER IL PROSSIMO NATALE,
NON SFORZATEVI DI OSSERVARE
<NATALE CON I TUOI…> !
FA’ COME PER PASQUA:
<… PURE NATALE CON CHI VUOI!>
Passate le feste...
Questo è uno scritto, sempre purtroppo riproponibile,
da me edito nel gennaio 1994
Quello stato d’animo confuso e vagamente
depresso che segue le feste è forse
un’occasione per interrogarsi
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Le feste – non esitiamo a dirlo – sono ormai un dramma sociale; qui infatti l’uomo condensa tensioni d’ogni natura, superiori alla propria quotidiana portata per un intero anno. Le festività natalizie non vengono colte come occasione di riscoperta del proprio prossimo da amare come sé stessi: è che, per amare il proprio prossimo come se stessi, bisognerebbe innanzitutto amare, vale a dire capire, e accettare, sé stessi come si è.
Ma le feste natalizie (ma anche quelle pasquali, o di ferragosto...) sono troppo piene di luoghi comuni da osservare, tali che si obbedisce – come al classico riflesso condizionato – al dovere di “stare con i tuoi, a Natale” e “con chi vuoi a Pasqua”, anche quando non ne hai alcun piacere. Eppure un altro topos, come quello dei “parenti come le scarpe, che più son strett’ e più fanno male”, viene spesso osservato quasi tutto l’anno! (*)
E’ che si coltivano troppe speranze, aspettative cioè che gli altri – sempre gli altri – si comportino “come dico io”. Indubbiamente, non c’è nessuno che dentro non senta, comunque, quella vitale scintilla d’amore altruistico, seppure soffocata dai piaceri del mondo che mortificano lo spirito. Ma questo spirito chiama comunque a raccolta: un’annosa palude vien scossa dalla sua falsa quiete, dall’immobilismo, per ridestare alla vita individui languenti d’una società sempre più rotolante verso il precipizio d’un coma profondo.
Ogni festività vede il messaggio della vita e dell’amore, smarrito e ricoperto di persuasivi messaggi che distruggono la capacità di intendere e volere. E il sentire che certe cose si fanno per dovere (da parte di una madre verso un figlio, ad esempio(*) può rendere l’idea di come il rapporto non possa non nuocere sia alla madre – che non agisce per “piacere” – sia al figlio, che –essendo un individuo con proprie antenne – recepisce gli effetti negativi del dovere: a che pro’ quindi fare una buona azione se non è condita dalla gioia e dalla voglia di dare serenità e armonia? Tanto vale non farla, questa buona azione; se non altro il rapporto potrà dirsi franco; infatti la madre non avrà accumulato – nè per sé nè per il figlio – quella tensione stressogena, che porta a manifestare comportamenti patologici per sé, nell’immediato, e -per il figlio- in prospettiva.
La gente è malata tutto l’anno e non se ne accorge, finché, in prossimità delle festività, non si sente costretta a fare a meno delle proprie abitudini quotidiane, costretta a rapporti sostanzialmente indesiderati (fare buon viso a cattivo gioco).
Così, un’occasione di intima condivisione e solidarietà viene sprecata, lasciando il posto ad un illusorio “tanto rumore per nulla”: il “clou” d’ogni festa, come gli spari a mezzanotte a San Silvestro, è preceduto dall’ansia di riportare la propria intima solitudine – mascherata a volte da esteriore e grassa allegria – tra le proprie più rilassanti quattro mura domestiche.
Caso apparentemente strano: tutti pare che stiano bene prima delle feste, ma durante e dopo...! Il fatto è che vi è un indaffararsi dapprima entusiastico per manifestare, con una sorta di mero baratto di doni materiali, l’intenzione – non seguita dall’azione – di donare anche se stessi, che resta spessissimo bloccata e richiusa in sé: quanti ripensamenti e pentimenti!
Fiore Leveque
(*) un esempio calzante: Parenti serpenti!)
AAA NUOVO DE NICOLA CERCASI 1^ puntata
http://scuoladivita.splinder.com/post/19302061
DA DIOGENE A CRISTO GESU’ 2^ puntata De Nicola
http://scuoladivita.splinder.com/post/19399226
9.9.08
Un giorno perfetto
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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