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Ricordo bene il 16 marzo 1978 di © Daniela Tuscano

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Ricordo bene il 16 marzo 1978. Era plumbeo, come al solito. Le figure di quegli anni scorrono uniformi davanti agli occhi della memoria. L'immaginario cromatico lo formava la televisione e molti programmi venivano trasmessi in quel non-colore monotono, ingessato, quasi autarchico; lo chiamavano bianco e nero e in realtà era grigio, come i cappotti, le giacche strizzate, i colletti inamidati e le sterminate periferie cittadine. Anche le voci dei mezzibusti risuonavano neutre, vagamente untuose, con echi di democristiana pudibonderia. Quella stagione istituzionale volgeva al declino mentre attorno a me urlavano mondi scarlatti che l'informazione ignorava o non comprendeva: indiani metropolitani, controcultura, femministe, diversità, marginalità, sorrisi psichedelici, sogni libertari e sessi incerti. Quelli erano colori, anche quando irrompevano nel bigiognolo del piccolo schermo. Pensavo sarebbe presto scoppiata la rivoluzione della pace.  Invece, il mondo era in gue