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21.2.15

adesso anche i vegani posso mangiare formaggio . Il segreto è nel caglio che il casaro olzaese utilizza per trasformare il latte in formaggio: non è di origine animale

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http://www.erkiles.it/formaggi/

allergici od intolleranti al latte, vegani, celiaci o semplici assaggiatori di passaggio. Ora  Sempre di più assaggiatori scoprono i vantaggi di formaggi prodotti con ingredienti vegetali. Inoltre la produzione di formaggio vegetale non sacrifica a nessun cucciolo di vitello il latte della madre. Una perfetta  alternativa al formaggio di latte vaccino per coloro i quali devono o desiderano vivere senza latticini. Godetevi le gustose specialità No-Muh di Vegusto. Immergetevi nel gustoso mondo


Boom di esportazioni per i formaggi del caseificio Erkìles di Olzai, possibili aperture verso i mercati kosher e islamico

INVIATO A OLZAI. Una volta al mese quattro quintali di pecorino artigianale lasciano Porto Torres con destinazione Inghilterra. Si tratta di forme di canestrato, caciotta, frue e ricotta interamente destinate a Bill’s, una catena di ristoranti londinesi che offre cibo bio o il più possibile naturale ai propri clienti. Non è un formaggio qualsiasi, quello che si produce nell’azienda a gestione familiare di Giovanni Agostino Curreli: oltre che buono, è l’unico pecorino in Italia ad avere la certificazione Qualità Vegetariana, marchio concesso dall’associazione vegetariana italiana (Avi) dopo severe procedure.
Il segreto è nel caglio che il casaro olzaese utilizza per trasformare il latte in formaggio: non è di origine animale, come in genere accade (viene estratto dallo stomaco di agnelli o capretti lattanti dopo la macellazione), ma vegetale, ricavato dai fiori del cardo selvatico. E per quei vegetariani che si nutrono anche di prodotti animali che non comportino “spargimento di sangue” non è una differenza da poco. Curreli non è il solo in Sardegna a produrre pecorino con questo sistema, e non è stato neppure il primo, ma negli ultimi anni ha deciso, per via delle richieste crescenti di un mercato in espansione, di concentrare la produzione su questo tipo di formaggi, cominciata con un po’ di titubanza nel 2010. I risultati erano arrivati subito, al punto che già nel 2012 la Coldiretti gli aveva assegnato l’Oscar Green dedicato alle imprese più innovative del settore agroalimentare.

Cinquantasette anni, pastore di terza generazione, Curreli lavora in campagna da quando ha interrotto gli studi superiori. La sua azienda si trova a pochi chilometri da Olzai, e porta il nome di un vicino nuraghe, Erkìles. Sino a cinque anni fa lavorava secondo i sistemi tradizionali. Era il periodo della grande crisi, quando il formaggio più noto di questa zona, il fiore sardo, veniva venduto ad appena 6 euro al chilo. Tutto è nato per caso. Francesco, figlio di Giovanni Agostino, allora frequentava l’istituto agrario di Nuoro. «Domani la scuola ospiterà un convegno sulle nuove tecniche nella pastorizia, dovresti venire», aveva detto a casa Francesco, che oggi, a 23 anni, lavora a tempo pieno nell’azienda. Giovanni Agostino Curreli aveva partecipato, e con lui molti allevatori del Nuorese, ed era rimasto colpito dalla relazione di un tecnico caseario, Bastiano Piredda, che aveva descritto le opportunità offerte dall’uso del caglio vegetale per conquistare fasce di mercato sempre crescenti. Non solo i vegetariani, almeno quelli che mangiano formaggio, che ovviamente non vedono di buon occhio l’uccisione di un animale per produrre il caglio. Ma il formaggio per così dire vegetariano è anche l’unico ammesso dalle tradizioni alimentari di religioni come quella ebraica (kosher) o musulmana (halal). Entrambe prevedono rigide procedure sulla macellazione degli animali. Il problema, per quanto riguarda la prima, è che la certificazione kosher deve darla un rabbino, e non è semplicissimo trovarne uno disposto a recarsi periodicamente a Olzai, in Barbagia. Anche per la religione islamica serve la certificazione (halal, che significa lecito), ma la procedura è meno complicata.
Tornando al convegno all’istituto agrario, Curreli fu forse l’unico allevatore del Nuorese a capire l’importanza della svolta annunciata dal tecnico Piredda. Mentre gli altri allevatori facevano spallucce e battute, lui prese contatti con l’esperto e lo invitò nella sua azienda per sperimentare il nuovo tipo di formaggio. Il risultato fu buono già dal primo anno, tanto che l’imprenditore olzaese decise di affiancare ai formaggi tradizionali la linea Bisine, interamente vegetariana, che oggi assorbe gran parte della produzione e delle energie della famiglia Curreli, che fatica a stare dietro alle richieste del mercato, estero in maggioranza. Degli oltre sessanta quintali che Erkìles produce ogni anno, il 90 per cento finisce all’estero, a un prezzo che va dai 12 ai 18 euro a chilo.
«Il resto è per il mercato locale», dice Curreli, e non si riferisce ai confini regionali, ma perlopiù al mercato nazionale. Con Giovanni Agostino nel caseificio lavorano la moglie Pina Soro e una collaboratrice. Il figlio Francesco si occupa del gregge, circa 500 capi, insieme con un giovane romeno, Ionut, che lavora a Olzai da sette anni e ormai parla sardo meglio di tanti nativi, compreso il colpo di glottide tipico della variante olzaese. Nei pascoli, lambiti da un enorme incendio qualche anno fa, non viene utilizzato alcun fertilizzante. Il pecorino Bisine è praticamente senza lattosio (valore 0,01) e potrebbe avere anche la certificazione di formaggio biologico, ma sono costi in più. «E tanta burocrazia», dice Curreli.
 

dal sito dela  caseifico    ( vedere  sopra ad  inizio ot   Url  )    ecco  maggiori dettagli 
 
Aggiungi didascalia
 
La nuova linea di formaggi pecorini "Bisine" con caglio vegetale
Il caseificio artigianale Erkìles di Giovanni Agostino Curreli è la prima azienda in Sardegna che riceve la certificazione Qualità vegetariana”®, come da marchio in etichetta.
La linea “Bisine” è dedicata totalmente alla produzione di Formaggi Pecorini con utilizzo di solo caglio Vegetale (vedi "Cynara cardunculus") e quindi adatti all’alimentazione Vegetariana e in linea con la cultura del mondo Ebraico e Mussulmano.
Per ottenere la certificazione “Qualità Vegetariana”, si utilizzano cagli di origine vegetale per coagulare il latte di pecora prodotto in azienda e si seguono, con diligenza e precisione, i dettagli di produzione previsti dal “Disciplinare della Qualità Vegetariana”.
In particolare, questo disciplinare prevede accurate attenzioni non solo nella fase di trasformazione del latte in formaggi e ricotte, ma soprattutto una particolare cura del benessere animale, richiedendo – dove possibile – il pascolo brado, al fine di evitare stress e malattie agli animali e garantire al meglio il loro benessere, come nel caso dell’azienda Erkìles.
Un animale sano e felice produce latte di maggior qualità; l’alimentazione è controllata e non si utilizzano prodotti OGM e antibiotici per le cure.
Pertanto, la linea di formaggi “Bisine”, oltre a essere una produzione di alta qualità, è particolarmente attenta al benessere animale e alla salvaguardia del territorio.
Una produzione idonea a tutti i consumatori “esigenti” e non solo al consumatore Vegetariano per le sue qualità:

- organolettiche (perché i formaggi sono molto buoni);
- salutistiche (perché più leggeri e senza gli enzimi del caglio di origine animale) e attente alla cura degli animali e alla tutela ambientale.

La nuova linea “Bisine” creata dall’azienda Erkiles di Olzai, con l'assistenza del consulente caseario Bastianino Piredda di Nulvi, comprende i seguenti formaggi pecorini per offrire maggior possibilità di scelta al consumatore:

1 - "Aromatizzato", affumicato
2 - "Canestrato", semicotto
3 - "Dolce", caciotta
4 - "Fresco" (tipo "Frue")
5 - "Ricotta fresca"


29.4.14

La gallina a equo canone: affittarla costa due uova Così un imprenditore di Nuoro ripaga ogni settimana i proprietari degli animali A “Geo & Geo” su Rai3 l’esperimento agricolo-commerciale

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  da  la nuova  sardegna  


 La gallina a equo canone: affittarla costa due uova
Così un imprenditore di Nuoro ripaga ogni settimana i proprietari degli animali A “Geo & Geo” su Rai3 l’esperimento agricolo-commerciale di Mario Patteri
Antonio Bassu




NUORO. Compri tre galline, le “affitti” a un allevatore e vieni ripagato con sei uova alla settimana, due per ogni pennuto.
L’idea dell’imprenditore agricolo Mario Patteri torna oggi alla ribalta in televisione, nella rubrica “Geo & Geo” di Rai 3 condotta da Sveva Sagramula, alle ore 16.30. Patteri verrà intervistato in studio, a Roma, sulla singolare iniziativa della sua azienda, la 3P, con stabilimento a Marreri, vicino a Nuoro. Patteri consegna sei uova alla settimana per ogni tre galline che gli vengono date in affitto e delle quali si accolla le spese di custodia, di alimentazione e di controllo sanitario.Conviene?  A quanto sembra si tratta di un circolo virtuoso che accontenta tutti.
Per comprare tre galline bastano 20 euro, abbondantemente ripagati, nel tempo, dalle uova che escono dall’allevamento di Patteri. D’altra parte l’imprenditore trattiene per sé – e naturalmente vende – la produzione settimanale che eccede l’«equo canone» di sei uova per tre animali.
Il conto è presto fatto: tre galline garantiscono in media 18 uova alla settimana, a Patteri ne restano quindi dodici. Con questo sistema il titolare della 3P è già arrivato a gestire 280 galline in affitto e ad assicurare, in contemporanea, la funzionalità della sua azienda. Mentre i proprietari delle galline, oltre a ricevere con regolarità una dotazione di uova freschissime, non devono preoccuparsi per la custodia che è assolutamente gratuita.
Patteri consegna e commercializza le uova nella bancarella di viale Badu’e Carros. Resta a suo carico provvedere al mantenimento e alla cura della salute delle galline: e lo fa con gli scarti degli ortaggi e della frutta provenienti dall’azienda. La 3P vive così un momento produttivo felice.
C’è, infine, un altro aspetto positivo dell’iniziativa che oggi sarà presentata in televisione: ogni proprietario di galline che si presenta al punto vendita di Mario Patteri per ritirare le sei uova settimanali che gli spettano, difficilmente evita di fare la spesa di frutta e verdura. Di conseguenza viene raggiunto anche l’obiettivo di incrementare gli affari con la vendita dei prodotti ortofrutticoli a chilometro zero.
Inoltre l’azienda 3P organizza, ogni anno, con i bambini delle scuole materne e delle scuole dell’obbligo, progetti d’indirizzo alla coltivazione degli ortaggi e corsi di educazione alimentare.
quanto sembra si tratta di un circolo virtuoso che accontenta tutti.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...