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26.6.21

non darmi il tormento ... appena incominciata l'estate e già si parla di tormenttoni estivi . aspettare l'autunno no ?

Ma  che   ....    non è ancora  iniziata la stagione     che  già  si parla di  tormentoni  . È  partita     come ogni estate  , ecco un  dei motivi   per  cui  (  sarà  che  sto invecchiando  )  sto iniziando ad odiarla ,  partita  la    guerra  dei  tormentoni  una    tradizione   (  ormai    standardizzata  )  tutta Italiana   «Le  hit  estive   vivono  l'età  d'oro  negli ani 60\70   come dice  Enzo gentile    nel  libro Onda su  onda  (  copertina a  sinistra  ) e  aggiunge   «Ora  ricordiamo sapore  di  di sale    , tra  30 anni   chi canterà Giusy Ferreri ?  >> 
Ha  ragione  Umberto Brindani nell'ultimo  editoriale di Oggi  : <<  è  il momento dei  nuovi  tormentoni   estivi  . ma  forse stiamo esagerando  >> .
Infatti se    prima i  tormentoni   , come spiega  l'articolo   sempre  su  oggi  di   Dea Verna    sempre  su Oggi  erano involontari  visto che  fino  a 20\30  anni fa   gli artisti pubblicavano   brani  e   se  avevano successo   diventavano tormentoni  ( ed  alcuni  rimangono nella memoria   ancor  oggi )  altrimenti  finivano  nel dimenticatoio    salvo essere  riscoperti ed  riusati per   qualche cover  . Infatti   c'era  un meccanismo   darwiano   solo i brani più  forti    si 'imponevano ed  sopravvivevano  ed  non erano   necessariamente    scritte  \  composte     solo per  l'estate   perchè erano anche tormentoni  quelle   che   vincevano   ma  non è detto   San remo o simili   . Ma  soprattutto    se   venivano  composte  per l'estate  c'era una  o più  canzone  , per  tali   rassegne   Festivalbar    e  simili  . C'erano al massimo  due  \ tre   all'anno   e  spesso d'alta  qualità visto che alcuni  sono   usati ancora  oggi   come cover  o  nella versione originale  .   Oggi   è il contrario , dagli anni novanta è  iniziata la standardizzazione della hit, frutto di un "calcolo" determinato da un'industria musicale che si stava trasformando letteralmente in un’industria  vera  e propria per  poi  passare   dagli  anni duemila  .
Infatti  la formula vincente ora è l’abbinata  “vecchia gloria più artisti giovani- di moda-pieni di follower”. 
L’estate è appena iniziata, ma già impazza lo strano trio formato da Orietta Berti, Fedez e Achille Lauro con Mille (che poi, diciamolo, a reggere la canzone è il ritornello cantato con voce cristallina da Orietta). A tallonarli, Gianni Morandi e Jovanotti con L’allegria, mentre la premiata ditta Takagi & Ketra con Giusy Ferreri ha già timbrato il cartellino con Shimmy shimmy. Solo  per  citarne   alcuni .  C'è  quindi  una caterva   di  canzoni\  canzonette  spesso , dipende  dai gusti ,  di   mediocre ed  infima  qualità   per la  maggior  parte  .  Infatti   il  tormentone     lo si fabbrica  a tavolino   creando appositamente  canzoni   che dopo una  stagione  saranno  dimenticati  ( salvo eccezioni  )   si  potrebbe  dire   che    se prima  Tormentone  lo  divettava  oggi  invece  Tormentone  si nasce  .   Infatti 

A ciascuno il proprio tormentone del cuore… ai posteri l’ardua sentenza: saranno in grado i pezzi di oggi di durare così a lungo nel tempo? Bella domanda, chi può dirlo, di sicuro l’ingente quantitativo di proposte non aiuta, anzi rischia di confondere, depistare e far passare in secondo piano parecchi brani degni di nota. Il mercato musicale estivo negli ultimi anni è sicuramente in crescita dal punto di vista commerciale, l’intera discografia investe più che in passato, i ritorni sono sicuramente importanti, ma non perdiamo di vista il focus, la musica non può essere trattata solo esclusivamente come un’industria. Pensiamo a tutte le canzoni che abbiamo appena citato, hanno funzionato, molte senza alcuna aspettativa, il segreto forse sta proprio in questo. Insomma, gli anni passano ma i tormentoni ben fatti rimangono! 

(  da   https://recensiamomusica.com/viaggio-nella-storia-dei-tormentoni-estivi-dagli-anni-60-ad-oggi  )  

concludo   con lo stesso interrogativo espresso  , ho dovuto usare  il cattura  schermata  perchè  non riuscivo a copiarlo in altro modo    ,  nella  chiusa  dell'articolo  di  Dea  Verna  su oggi  di  questa  settimana  




8.5.21

La tv di stato sospende il programma “Ulisse di Alberto Angela e lo sostituisce con .....

 
La tv di stato sospende il programma “Ulisse di Alberto Angela di Daniela Bionda
Ho appena saputo che la  televisione di stato “RAI “ ha appena  sospeso il programma di Alberto Angela “Ulisse” rinunciando a fare quello che la televisione di stato dovrebbe fare, ovvero “Servizio Pubblico” che porta la cultura nelle case degli italiani, non importa se molti o pochi, e preferendo affidarsi alla TV spazzatura.
Ma cosa è la TV spazzatura?  eccovi una spiegazione data dal Prof. Francesco Pira, docente di sociologia presso l’università di Messina


Di cosa parliamo quando parliamo di TV spazzatura? Il trash è un fenomeno sempre più diffuso a livello globale, il professor Francesco Pira, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Messina ci ha spiegato il fenomeno della TV spazzatura e quello che ruota intorno a questo universo. 
Cosa è la TV “trash”?
“Per definire la TV trash possiamo prendere a prestito la definizione di spazzatura (trash) della Treccani come: la qualifica attribuita in tono polemico a prodotti ritenuti di cattiva qualità, di breve durata nel tempo, messi sul mercato a basso prezzo al fine di ottenere guadagni immediati; più spesso,
con riferimento al mondo dello spettacolo o dell’editoria, detto di programmi, trasmissioni, pubblicazioni considerati come ricettacolo di volgarità, programmati o diffusi solo per andare incontro ai gusti di un pubblico largo e poco esigente. Nella definizione emerge un elemento che trovo particolarmente significativo, ossia per chi sono confezionati questi programmi, un pubblico poco esigente. Eppure proprio questi programmi ottengono risultati in termini di ascolto particolarmente significativi tanto da avere contribuito alla grande rivoluzione avvenuta nella televisione e storicamente avviata negli anni duemila con l’arrivo di un nuovo format: il reality”. 
Letteralmente, dunque, “spazzatura”: un prodotto di bassa qualità e grottesco. Da anni assistiamo alla nascita e crescita di questo Minotauro fatto di spettacolo e spazzatura, un essere ripugnante ma che piace. Nella TV spazzatura domina il cattivo gusto, le urla, l’oscenità, la violenza, ed il tutto genera una spirale che ipnotizza milioni di telespettatori, ci tiene incollati allo schermo assetati di sapere cos’altro succederà. Perché? 
Perché ci piace questa “spettacolarizzazione del mediocre”?
In un saggio scritto a quattro mani con la collega Cava nel quale analizzavamo l’evoluzione del gossip abbiamo dedicato ampio spazio alla fenomenologia del voyeurismo che proprio un certo tipo di televisione estremizza e potenzia. – spiega il prof. Pira -. Qui la televisione diventa una protesi ottica che alimenta i desideri legati alla pulsione del guardare che stimolano il coinvolgimento emotivo. Una sorta di potere di osservare, senza essere visti, le storie degli altri, immedesimarsi, oppure ergersi a giudici delle vite esposte, dove riconosciamo pulsioni, difetti e miserie.
Penso che la parola chiave sia propria la mediocrità, che diventa il fulcro intorno al quale si costruisce il programma. Basti pensare alla campionessa di ascolti Mediaset, Barbara D’Urso, per la quale ho coniato il termine barbaradursizzazione, riferito ad una forma di devianza del giornalismo, per evidenziare come si sia dato vita a un tipo di televisione che si poggia esclusivamente sull’emotainment, dove questioni intime e private vengono analizzate, ridicolizzate o pietisticamente presentate davanti alle telecamere e poi rivisitate sui social network con commenti molto discutibili. La condivisione dei sentimenti umani diventa così il traino di molti programmi che spingono lo spettatore ad identificarsi con le parti in causa”. 
Perché la TV spazzatura è così attraente? 
“In apertura dell’intervista ho fatto accenno al fenomeno dei reality, ritengo che proprio il successo di questo format abbia nel tempo costruito un rapporto privilegiato proprio con il pubblico giovane e questo per una serie di motivi. In primis lo storytelling specifico, la sceneggiatura del format dove personaggi coinvolti sempre più spesso vip o cosiddetti tali, si cimentano con situazioni dove la patina dell’irraggiungibile si confronta con il ridicolo. Poi la spinta tecnologica, con l’introduzione del satellitare, del digitale terrestre, della televisione via web e on demand, che consente, partendo dalla messa in onda del programma all’interno del palinsesto generalista, di spacchettare, rimodulare, personalizzare la fruizione del programma.
Ed in ultimo ma non per ultimo, l’interattività sempre più spinta, per cui il programma televisivo diventa spunto conversazionale all’interno dei gruppi sui social. Tanto che il format funziona tanto quanto riesce a penetrare nei flussi conversazionali. La fruizione non è più top – down. La televisione non è più al centro, ma diventa elemento che entra in un universo di connessioni, dando vita ad una permeabilità di contenuti e di pubblici e che alimenta l’audience diretta e indiretta. Il tutto con una velocità incalcolabile”.
Quali sono i rischi della TV spazzatura per l’homo videns? È innocente intrattenimento o pericoloso anestetico per le coscienze?
“Non credo alla TV complottista. Di pensare in partenza ad una televisione capace di anestetizzare le masse. Credo però, e questo è un discorso complesso, che la TV commerciale rispetto alla TV in bianco e nero del Maestro Manzi ha avuto esigenze diverse, è nata per catturare il telespettatore e farlo diventare un consumatore orientabile e condizionabile. E la storia della televisione italiana ci consegna un uso dell’infotainment a fini esclusivamente politici. In un’Italia che ha grossi problemi nello smaltimento dei rifiuti, la TV spazzatura rappresenta un ennesimo problema di smaltimento”.
Il professore conclude con una personale riflessione: “In questo momento storico la TV spazzatura in quanto tale non rappresenta la preoccupazione più grande. La televisione sarà vista da un pubblico che sarà composto sempre di più da persone anziane e con un basso livello culturale. E’ molto più preoccupante l’interconnessione tra TV e web concentrata su format on demand, che fanno credere all’utente di poter decidere il finale di qualunque proposta d’intrattenimento. E’ un’illusione, una pura illusione.”

Dobbiamo farcene una ragione, la natura stessa dell’essere umano è cambiata. Nel mondo delle tecnologie iper-invasive l’homo sapiens si evolve in – o regredisce a – homo videns (Sartori, 2007). L’essere umano che sembra dominare la realtà è paradossalmente più vulnerabile ad essa, la realtà è paradossalmente più vulnerabile ad essa, la sua libertà all’apparenza assoluta sembra sciogliersi nei pixel di uno schermo. 




Serena Valastro
Laureata in Lingue e culture europee, amante di cinema, musica, arte, informazione, storie. Scrivere è entrare in nuovi spazi, conoscere qualcosa di nuovo, vivere situazioni e sensazioni sempre diverse per trasmetterle a chi vuole viverle.

27.10.18

Auguri a uno dei parrucchieri più antichi d'Italia: non usa il rasoio ed è specializzato nel taglio "alla Umberta"

Dopo notizie   e riflessioni   su brutture   ritorniamo alle classiche storie  .Ecco  a voi  una   storia   d'amicizia e di solidarietà fra   colleghi   . 
dall'unione  sarda    di qualche giorno fa  

Antonio Cardia, 91 anni, barbiere da una vita: "Da me niente tagli per 'burumballa'"

Ha scelto un modo un po' singolare per festeggiare il suo compleanno. Antonio Cardia si è fatto tagliere i capelli. In realtà, la scelta non è poi così strana: a 91 anni, Cardia continua a lavorare nel suo salone di via Cimarosa, all'angolo con via Pergolesi
antonio cardia nel suo salone di via cimarosa (foto marcello cocco)Antonio Cardia nel suo salone di via Cimarosa (Foto Marcello Cocco)
E lunedì ha chiamato nella sua bottega una persona ancora più anziana di lui, Cireneo.Ufficialmente, l'uomo è pensionato dopo aver fatto per tanti l'infermiere. Il suo primo lavoro, però, è stato quello del barbiere."Ma, nonostante questo - racconta Cardia - non ha certo perso la mano. Anche perché, quando avevo molto lavoro, veniva a darmi una mano nel mio salone".Adesso, invece, i clienti sono diminuiti.Anche perché Cardia non ha certo intenzione di rinunciare al suo stile. Anche perché è diventato un maestro specializzato in un taglio che, sino a qualche anno fa, andava per la maggiore: quello "all'Umberta". E lui non si vuole adeguare."No, i tagli attuali non mi piacciono e non li faccio. E qui non si passa il rasoio sulla testa. Il mio è un salone di classe: non voglio 'burumballa', gentaglia, qua dentro".Una vita trascorsa in quel salone. Che non vuole lasciare."Certo, vorrei andare in pensione. Ma, prima, voglio lasciare la bottega a chi vuole fare questo lavoro seguendo la mia filosofia. Ci sono tanti clienti storici, non posso deluderli".Che sia solo questo il motivo? Qualche tempo fa, una trasmissione televisiva nazionale si è occupata dei barbieri più vecchi d'Italia. Cardia ha scoperto di essere al secondo posto. "Più anziano di me c'è un altro sardo, un barbiere di Porto Torres che lavora ancora a 93 anni".[ ne  ho parlato qui  sul blog  da qualche  porte  ]Che voglia aspettare la pensione del collega per diventare il barbiere più anziano d'Italia?
Marcello Cocco

17.10.18

Non esiste più una criminalità di una volta i casi di Nule\Orune ed il caso di ghilarza

per  approfondire
https://www.unionesarda.it/video/video/2018/10/09/gli-omicidi-di-orune-nule-alberto-cubeddu-rischia-l-ergastolo-52-782119.html **  https://www.repubblica.it/cronaca/2018/10/17/news/oristano_delitto-209182654/
*** https://it.wikipedia.org/wiki/Graziano_Mesina

Lo  so  che  ormai  , sopratutto in Sardegna  ,  è  ormai   da quasi 70  anni  che la  criminalità   e  sempre  più feroce  e  disumana  . Ma  qui  la  situazione    è sempre  peggio   ed  a renderla  peggiore  ci  si mettono anche  i  minori  .
Infatti   questo mio post nostalgico   scritto   stamattina  sulla  mia bacheca  di facebook ha  creato come  sempre  un vespaio  di polemiche    e  di  fraintendimenti

Dopo gli omicidi   efferati    di Nule\Orune* e quell'episodio a Ghilarza** sconfortato affermo che:   non esiste più la criminalità di una volta che aveva un suo codice  etico ( il così detto codice barbaricino ) edl elementi per evitarne la degenerazione oltre al rispetto del corpo dell'ucciso e delle vittime  ... Basta seghe mentali legate ad un passato ormai passato ed riprendiamo a lavorare  . C'è un carico per il negozio da preparare

Laura Piccinnu Gianluigi Pischedda Sn delinquenti punto e basta.
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Rispondi7 h

Giuseppe Scano Laura Piccinnu Gianluigi Pischedda esatto . Ma nella  vecchia   c'era un codice  etico  \  morale  ed era comprensibile aveva una giustificazione nella sua ingiustificabilita' . Quella d'ggi ė solo bestialità ed  gratuita 

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Rispondi7 h

ma   è soprattutto    questo



Isabella Isa Farina Come può la criminalità avere un codice etico? Anche antica barbaricina?
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Rispondi5 h
Giuseppe Scano
Cara Isabella Isa Farina La tua perplessità è comprensibile . Infatti m'ero espresso male dando per scontato che noi sardi non avessimo bisogno di spiegazioni su quello che fu la nostra particolarità storica e giuridico antropologica . Ora snaturata ed imbastardita da contatti con modelli e dinamiche estranee ed esterne . Io mi riferivo alla vecchia criminalità cioè quella precedente Graziano Messina ***  e le generazioni di banditi (  criminali )   successivi  . Un periodo in cui nell'isola non era ancora arrivata l'industrializzazione selvaggia e predatoria ,ed Dove la costa Smeralda era ancora libera ed selvaggia . Dove il diritto era ancora legato a consuetudini legate al mondo agropastorale ed esistevano i mezzi per evitare ( ragionamenti li chiamavano in Gallura ) l le desamistade o vendette personali . Leggiti il bellissimo libro Tessiduras de paghe-Tessiture di pace di Elisa Nivola, Maria Erminia SattaLibreria Editrice Fiorentina, 2006 - 310 pagine



Risultati immagini per Tessiduras de paghe-Tessiture di pace
ed sul corpo dell' ucciso non veniva dato in pasto ai maiali o bruciato e fatto a pezzi .

Isabella Isa Farina Giuseppe Scano è proprio criminalità ed etica che stona un po, tutto qui
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Marcello Scano Il passato è passato ! Giusto
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  conclude  il post  d'oggi   le  note  sfumate    di    bandito senza  tempo  -   The Gang  che   va   ad aggiungersi come  colonna  sonora   a  il  bandito ed  il campione  -  De  Gregori 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...