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11.10.25

DIARIO DI BORDO N 151 ANNO III . IDIOZIE POLITICHE IL CASO DI Francesco Vincenzi primo cittadino di Inverigo , SCUOLA MATERNA E IL burnout , ARTE ALL'ARIA APERTA IL CASO DI BRUNO PETRETTO , Un anno fa la tragedia alla Sailboard: «Dedico la laurea a mio padre»

colonna sonora Di. cosa stiamo parlando https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/07/sindaco-inverigo-rimuove-striscione-pace-notizie/8152645/ Va benenon essere della stessa opinione \ schieramento ma qui si esagera si è su posizioni negazioniste . Infatti la sa tira di Makkox descrive benissimo la ossessione al dissenso ( vedere link sopra ) e il video sotto  

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   da  https://www.today.it/storie/lettera-insegnante-clara-holt.html

 "Mio padre dice che la gente come te non conta più, non hai nemmeno un TikTok": l'addio di una maestra d'asilo Il monito affidato ai social è lo specchio di un fenomeno tutt'altro che isolato: il burnout nel settore dell'insegnamento è sempre più esplosivo

 "Dopo quarant’anni passati a insegnare l’ABC ai bambini, la mia carriera non si è conclusa con una festa o con un applauso, ma con una piccola, tagliente frase pronunciata da un bambino di sei anni: ‘Mio padre dice che la gente come te non conta più’." È amaro lo sfogo di una maestra neo pensionata che ha trascorso la propria vita professionale insegnando in un asilo alla periferia di Denver, metropoli statunitense capitale del Colorado. La riflessione è firmata Clara Holt, probabilmente uno pseudonimo dato che non risultano insegnanti con questo nome. Tuttavia lo sfogo lasciato sui social è diventato virale a inizio ottobre 2025, cupo riflesso della svalutazione della professione di insegnante in America (ma non solo). Un monito che sottolinea ciò che sta andando perduto nel mondo dell’istruzione. Clara non invoca colpevoli, ma chiede rispetto - non per sé - per la funzione insostituibile che ogni insegnante svolge: prendersi cura dei bambini, della loro fiducia, del loro desiderio di scoprire. A innescare la riflessione è la tagliente frase pronunciata da un bambino di sei anni mentre lei si preparava a impilare negli scatoloni i ricordi di una vita da insegnante: "Mio padre dice che la gente come te non conta più" dice, per poi aggiungere senza sarcasmo. "Non hai nemmeno un TikTok". “Sanno scorrere app sul display prima ancora di impugnare un pastello” Clara, maestra d'asilo Quando iniziò la sua carriera nei primi anni Ottanta, Holt ricorda come l'insegnamento fosse vissuto come una promessa condivisa: "Ciò che facciamo conta". Le sere erano dedicate a ritagliare fogli colorati, applicare glitter, costruire angoli di lettura. I genitori portavano biscotti alle serate scolastiche. I bambini consegnavano biglietti fatti a mano con cuori diseguali. Il riconoscimento era nei gesti piccoli, non nei numeri. Negli ultimi anni, però, quel mondo è cambiato. “Mio padre dice che persone come te non contano più” Clara descrive un sistema che l’ha risucchiata in procedure burocratiche, in schermate da compilare per difendersi da lettere arrabbiate, in genitori che urlano davanti ai figli mentre uno registra con il cellulare. I bambini stessi arrivano già esausti, ansiosi, abituati alla luminosità degli schermi: sanno scorrere app sul display prima ancora di impugnare un pastello. E l’insegnante è chiamata a essere tutore emotivo, psicologo, operatore sociale, riparatore di traumi e alunna del curriculum. "Tutto in sei ore, con risorse esigue". "Un giovane preside una volta mi disse: “Clara, forse sei troppo affettuosa. Il distretto vuole risultati misurabili”. Come se la gentilezza fosse un deficit". Eppure, Clara è restata. Per quegli attimi che nessun foglio Excel può catturare: un alunno che le sussurra "Mi ricordi mia nonna"; un biglietto tremolante con scritto "Mi sento al sicuro qui"; un bambino che, per la prima volta, alza lo sguardo e dice "Ho letto l'intera pagina". Ma Clara ha visto anche crescere l'aggressività, il silenzio prendere il posto delle risate nella sala insegnanti. Le colleghe, dice, sono scomparse una dopo l’altra, piegate da un burnout crescente. E lei stessa si è sentita sparire "come gesso cancellato dopo troppe lavate". Secondo gli ultimi dati dell'associazione degli insegnanti americani negli Stati Uniti ogni anno l’8 per cento degli insegnanti abbandona la professione, e sono i più giovani quelli che sarebbero a rischio più elevato. In Italia oltre la metà dei docenti manifesta sintomi di burnout o livelli significativi di stress denunciando di lavorare fino a tre ore in più rispetto al pattuito. La lettera d'addio di “Clara Holt” Nell'impacchettare le ultime cose prima di andare in pensione ha infilato in una scatola decine di biglietti ricevuti in trent’anni. Nel fondo di un cassetto ha trovato una lettera di una studentessa del 1998: "Grazie per avermi voluto bene quando ero difficile da amare". Clara si è seduta sul pavimento e ha pianto. L'addio senza cerimonie, senza applausi. Solo la stretta di mano sommessa di un giovane preside assorto nel suo smartphone. "Se conoscete un insegnante, qualsiasi insegnante, ringraziatelo - conclude - Non con una tazza o un buono. Ma con parole, rispetto, consapevolezza che dietro ogni voto c’è un cuore che ha provato. Perché in un mondo che spesso li dimentica, gli insegnanti sono quelli che non dimenticano i nostri bambini". -- "Mio padre dice che la gente come te non conta più, non hai nemmeno un TikTok"

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LA  NUOVA  SARDEGNA  11\10\2025 


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LA  NUOVA  SARDEGNA  11\10\2025 
La storia
Un anno fa la tragedia alla Sailboard: «Dedico la laurea a mio padre»
di Marco Bittau

L’olbiese Anna Maria Campus discute una tesi ispirata alla veleria di famiglia

Olbia
La prima pagina della sua tesi di laurea è un foglio bianco, in alto una piccola dedica in corsivo: «A mio padre». E già così è un colpo al cuore. Anna Maria Campus – olbiese, neodottoressa in economia aziendale all’Università di casa, la “fabbrica” dei manager del turismo – per completare gli studi ha scelto la via dell’emozione forte, dell’orgoglio di famiglia e della gioia di fare un regalo al padre che non c’è più, Giancarlo Campus, velista e imprenditore conosciutissimo in città, titolare della veleria Sailboard nell’area industriale di Olbia. Proprio un anno fa aveva perso la vita nel suo capannone, un tragico incidente sul lavoro, che ha posto i tre figli (Anna Maria, Nicola e Mattia) di fronte alla realtà di un’azienda da mandare avanti, di un progetto d’impresa da sviluppare e della memoria di un padre-imprenditore da consegnare alla piccola grande storia degli olbiesi di mare. Pochi ma buoni. Il tema della tesi la dice lunga: “Il passaggio generazionale nelle imprese familiari: il caso Sailboard”. Cioè, la veleria avviata dal padre Giancarlo. Inevitabile che la tesi di laurea a questo punto diventi anche la storia della propria famiglia, spezzata da una tragedia, ma ripresa di petto e di studio, perché la vita non si ferma.
La mia tesi – racconta Anna Maria – è dedicata al tema del passaggio generazionale nelle imprese familiari, un argomento di grande rilevanza per l’economia italiana e sarda, dove la maggior parte delle aziende è a conduzione familiare. Il lavoro analizza le sfide e le opportunità che accompagnano il ricambio generazionale, approfondendo gli aspetti economici, organizzativi e relazionali che influiscono sulla continuità dell’impresa».
«Una parte del lavoro – aggiunge – è dedicata al caso Sailboard, la veleria di famiglia, utilizzato come esempio concreto per comprendere come il processo di transizione possa essere vissuto dall’interno di una realtà artigianale locale. Attraverso questo caso ho voluto mostrare come il passaggio generazionale non sia solo una questione di successione nella proprietà o nella gestione, ma anche di trasmissione di valori, competenze e identità aziendale, elementi fondamentali per garantire la sostenibilità e l’evoluzione dell’impresa nel tempo».
È la stessa neodottoressa a raccontare nella tesi di laurea la storia dell’impresa di famiglia: «La veleria Sailboard nasce a Olbia oltre trent’anni fa da una scelta radicale del fondatore, Giancarlo Campus, cioè abbandonare il mondo itinerante del luna park per stabilirsi in un contesto marino stabile, dove la passione per la vela potesse diventare una vera professione. Nel corso degli anni, il modello di business artigianale di Sailboard ha subìto un’evoluzione naturale guidata dalla visione e dall’intraprendenza del suo fondatore».
«Nato con l’intento di fornire servizi specializzati nel mondo della vela – prosegue Anna Maria Campus nella sua tesi – il laboratorio si è inizialmente concentrato sulla riparazione delle vele e su tutto ciò che ruotava intorno alla pratica del windsurf, disciplina molto diffusa in Sardegna già negli anni Ottanta».
Tra le intuizioni di Giancarlo Campus anche l’espansione della veleria anche fuori dal naturale ambito nautico. Nell’arredamento, per esempio. Poi nel 2021 il passaggio dal piccolo laboratorio al grande capannone in via Namibia, nell’area industriale. Oggi, un anno dopo la tragedia, nella spiaggia dello Squalo (davanti al chiosco ristorante Sa Joga, base dei surfisti olbiesi) i tre figli hanno posato nell’erba un piccolo altare con due vele al vento e una targa che spezza il cuore: «Il mare era la tua casa, il vento la tua guida, Il Capitano della nostra vita che naviga ora mari senza confini».

15.9.25

Dietro la splendida medaglia di bronzo alla Maratona ai Mondiali di Tokyo c’è una storia che merita di essere raccontata.È quella di Illias Aouani

da Lorenzo Tosa

 Dietro la splendida medaglia di bronzo alla Maratona ai Mondiali di Tokyo c’è una storia che merita di essere raccontata. È quella di Illias Aouani, italiano, italianissimo, lui che in Marocco è vissuto appena due dei suoi 30 anni da compiere tra qualche giorno. Commoventi le parole con cui ha raccontato la sua impresa, che arriva davvero dal basso, dalle difficoltà, dalle periferie, dalla dignità di una famiglia umile,
di lavoratori. “È uno di quei momenti che si sognano per tutta la vita. A chi mi dirà che non sono italiano, non me ne frega nulla. Questo bronzo arriva dal nulla, dalle case popolari di Ponte Lambro, a Milano e spero che la mia storia sia di ispirazione per tutti: quando ci credi abbastanza, i sogni si possono realizzare. Mio padre sta per andare a lavorare in cantiere e sarà fiero di me. In questa medaglia c’è di tutto: momenti di sconforto, lacrime versate in macchina da solo, ma ce l’ho fatta”. In tanti avrebbero molto da imparare da questo grande atleta.

Infatti secondo l'unione Sarda del 


15 settembre 2025 alle 08:01aggiornato il 15 settembre 2025 alle 08:06

Mondiali di atletica, l’azzurro Aouani bronzo nella maratona: «Medaglia arrivata dalle case popolari»
Quarto podio per l'Italia a Tokyo. A fine gara: «Quando ci credi abbastanza i sogni si possono realizzare >>


Ancora una medaglia, la quarta, per l'Italia ai Mondiali di Tokyo.
Nella maratona Iliass Aouani si prende il bronzo con il tempo di 2h09:53 
Vince il tanzaniano Alphonce Simbu al fotofinish con una volata mozzafiato, in rimonta sul tedesco Amanal Petros. 
«È uno di quei momenti che si sognano per tutta la vita», dice felice l’azzurro, «Sono stato folle da sognare in grande. Una medaglia che mi rende orgoglioso ma non appaga la mia fame. Sono grato per chi ha creduto in me, felice di alzare il tricolore e di aver reso felici tante persone: la mia famiglia, il coach Massimo Magnani e tutto lo staff che mi segue»,  aggiunge il maratoneta nato in Marocco e trasferitosi in Italia a due anni.
«Al quindicesimo chilometro affioravano voci della mia parte oscura che mi vuole far mollare, però le ho messe subito a tacere»,  ha raccontato. 
Intorno a metà gara, «a uno spugnaggio, ho perso una delle due lenti a contatto ma mi sono detto che me ne poteva bastare una. Sono entrato nello stadio ed è stato bellissimo, puntavo all'oro, ma gli altri stati più bravi di me. L'anno scorso ho vissuto la delusione di non essere stato convocato per le Olimpiadi, gli ultimi due mesi sono stati molto complicati anche per qualche infortunio». «Questo bronzo»,  conclude, «arriva dal nulla, dalle case popolari di Ponte Lambro, e spero che la mia storia sia di ispirazione per tutti: quando ci credi abbastanza, i sogni si possono realizzare. Mio padre sta per andare a lavorare in cantiere e sarà fiero di me. In questa medaglia c'è di tutto: momenti di delusione in cui volevo mollare, lacrime versate in macchina da solo, ma ce l'ho fatta». 





9.12.23

quando finiranno i femminicidi e non solo ? Risposta non c'è anzi è nel vento

                Canzoni    suggerite  

C'è  UN ARIA   - GIORGIO GABER ⁕
BLOWIN' IN THE WIND    Bob Dylan (1962)
RISPOSTA   NON  C'È  -  TRADUZIONE  \  COVER     DI MOGOL ⁕⁕

  



Lo so  che  dovrei  cambiare    discorso   per  evitare assueffazione  e   d'intorbire  ulteriormente   l'aria in quanto :

[....]  c'è un gusto morboso del mestiere d'informare,
uno sfoggio di pensieri senza mai l'ombra di un dolore
e le miserie umane raccontate come film gialli
sono tragedie oscene che soddisfano la fame
di questi avidi sciacalli.  [...]

  e di  dare  spazio  ad  ogni merda    e  strumentalizzazione  come  questa   che  trovate     qua  sotto   


da    https://www.msn.com/it-it/notizie/italia


Il marito killer e la T-shirt del Che. Ma il femminicidio non ha colore
di Giannino della Frattina  • 2 ora/e

Rossella, 53 anni. Ferite da arma da taglio, fermato il marito. Un copione tragicamente noto e che si sta facendo drammaticamente quotidiano. Ma, soprattutto, drammi che diventano preda dei social, dove i femminicidi vengono masticati, triturati, smontati e rimontati per farne triste strumento di ideologia. E così colpisce la foto (...) che ha cominciato a circolare del marito, un'immagine non troppo rassicurante e nella quale a colpire è la maglietta con il faccione di Che Guevara. Per carità, nulla di male: il guerrigliero, seppur piuttosto sanguinario e amico di un bel tiranno rosso come Fidel Castro, è da tempo entrato nel pantheon dei giovani di sinistra. E pure in quello della destra (soprattutto sociale). Però, a colpire è l'assoluto silenzio di politici di sinistra e delle orde di postatori social. Nessun commento, nessun tentativo di analisi psicopatologica della sua personalità a partire dal simbolo esibito. Nessuno che parli di mentalità comunisto-patriarcale, nessuna allusione al modello marxiano nei rapporti tra uomo e donna. Tutti in silenzio, perché è giusto così. [...]


che avviene ed avverra ad ogni fatto di malessere ( non solo violenza di genere ed femminiicidi ) ed passare ad altro , come mi consigliano dalla regia😁😢😥 . Ma non ci riesco . Infatti non ho ancora smesso davanti agli ultimi femminicidi e violenza di : piangere, d'indignarmi e di provare anche lavorare su me stesso per trasformare l'indignazione in qualcosa di concreto e far morire e sradicare il maschio alfa ed violento che è insito in me che nn'è avvenuto un altro .Quanto tempo dovrà passare per il prossimo ? . Ancora quanta propaganda , shitstorm e pescare nel torbido e negli scheletri nell'armadio di quelli che hanno scelto dì'esporsi di non nascodersi nel lutto e nel silenzio e di combattere mettendoci la faccia tale cultura tossica anzichè trovare dei punti in comune come proposto dal padre di Giulia Chettin ( la n 83 se si considera solo omicidio   110 se si considera il fatto come   femminicidio  





 di quest'anno orribile per l'alto numero di delitti ) verso chi ha un posizione diversa dalla tua per contrastarlo ? A mettere da parte le strumentalizzazioni propagandistiche ed ideologiche vedere il caso Roggero e l'ultimo ( almeno fin ora ) femminicidio quello Rossella Cominotti, 53 anni .? quando ci sarà un informazione meno tossica e meno strumentalizzazione culturale ideologica come quella citata all'inizio del post sfogo d'oggi La risposta è nel vento . Anzi meglio : << [...] Risposta non c'è, o forse chi lo sa .caduta nel vento sarà. [...] >> ⁕⁕

18.11.23

Giulia, tutto è finito di daniela tuscano


«La fine della storia con Giulia lo aveva provato, ma non sembrava diverso dal solito» (Nicola Turetta, padre di Filippo).«Lui e Giulia Cecchettin si frequentavano dopo la rottura, non è un violento» (Andrea Turetta, fratello di Filippo). «Filippo è un ragazzo introverso, timido, che non ha mai dato
preoccupazioni ai genitori» (i vicini della famiglia Turetta).
E ancora: «Fidanzati scomparsi», «Giulia Cecchettin sparita con l'ex fidanzato». Il tutto corredato da foto dei due insieme, sorridenti. In pratica, Romeo e Giulietta. (C'è chi aveva ipotizzato addirittura la «#fuitina».) Così li hanno presentati i media, così - buono, sensibile, timido - viene dipinto #filippoturetta.
Ma la fine era nota, l'evidenza più che evidente. #giuliacecchettin col personaggio shakespeariano condivideva soltanto il nome. Turetta invece non somigliava affatto a Romeo. Malgrado le colate di melassa dell'«informazione» e dei parenti/amici, sapevamo tutte che non si trattava d'una fuga d'amore, ma del rapimento di una ragazza da parte dell'ennesimo patriarca assassino, che non sopportava di essere lasciato, che trovava intollerabile lei si laureasse prima di lui, che detestava il successo di Giulia rispetto alla sua dabbenaggine.
Lo sapevamo, come conosciamo l'epilogo. Comprensione per il «povero» femminicida, provato dal «troppo amore», processo ridicolo, sentenza più che mite, assoluzione.
Piango per Giulia e per ogni donna. Piango e non perdono. Maledetto. Maledetto lui e chi lo difende. Solo questo ormai rimane. È tutto finito.
© Daniela Tuscano

27.2.20

abbiamo perso la capacità d'interpretare i film il caso de L'amica geniale II La controversa scena di sesso tra Lenù e Donato Sarratore che molti non hanno capito

  canzone  suggerita
Edoardo Bennato - Non Farti Cadere Le Braccia

 Cercando  le  anticipazioni , paura  di  non riuscire  a  vederlo  o per  poi confrontarlo    con quello che mi sono immaginato ,    degli episodi    7  ed  8  della II  stagione   l'amica  geniale  - il segreto  del nuovo cognome  ,    ho trovato  questa   news 


Tra le scene più forti viste nella seconda stagione de L'amica geniale c'è quella che mostra il rapporto sessuale tra una delle protagoniste, Lenù (Margherita Mazzucco), e l'ambiguo Donato Sarratore (Emanuele Valenti) sulla spiaggia dei Maronti di Ischia. La particolare sequenza, vista lunedì scorso nell'episodio 5 intitolato "Il tradimento", ha colpito molto i telespettatori, soprattutto coloro i quali L'amica geniale 2: La controversa scena di sesso tra Lenù e Donato Sarratore nel libro di Elena Ferrantenon hanno letto i romanzi di Elena Ferrante. La ragione? La scelta di Lenù che ha deciso di acconsentire a un rapporto sessuale con un uomo viscido e molto più vecchio che, per giunta, si era già approfittato di lei. Questa sconvolgente svolta nella storia, tuttavia, viene spiegata meglio direttamente dalla Ferrante nel libro Storia del nuovo cognome . [...]


 .....  continua  qui    per  coloro che  vogliono la pappa  pronta   e  non   vogliono  sviluppare  la loro  immaginazione   \ fantasia   e spirito critico d'osservazione  .





Ora Premetto che neppure io ho letto la quadrilogia o il libro intero da cui sono tratte ( e continueranno ad essere tratte ) le stagioni dell'amica geniale di Elena ferrante  . Ma sarà il mio spirito ribelle ed un infanzia precoce o la mia formazione culturale , non mi hanno ne scandalizzato nè sorpreso di tale scena , prevedibile se si guarda il film con attenzione e non ci si chjiude davanti alla realtà in una torre d'avorio. Mi lascia basito , che come fa notare questo articolo a livello culturale si arrivi a non capire una scena simile . dobbiamo farcelo spiegare come se fossimo bambini dell'asilo che stanno appena esplorando il mondo circostante . sconfortato da come stiamo perdendo la capacità di comprensione interpretativa di una semplice scena di un opera televisiva vi saluto e v'auguro buonanotte sulle note di   DENTRO LA TASCA DI UN QUALUNQUE MATTINO - Gianmaria Testa

13.7.19

Facebook ha un grosso problema con i gruppi di polizia e forze dell'ordine che coltivano l'odio

 leggi anche
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/07/credevo-che-le-donne-sapessero.html

mi sa che combattere contro l'odio e per rimanere umani sia inutile ed una battaglia persa.  Infatti, oltre   gli odiatori   " comuni "  e  di " professione " come  certi giornalisti  \opinionisti lacchè e nonm  o  pseudo tali     fra  cui anche  donne   che insultano altre  donne (   vedere    approfondimenti   in cima  al post  )  ci  sono anche  quelli che dovrebbero



  garantire   la  tranquillità  . Infatti Facebook ha un grosso problema con i gruppi di polizia e forze dell'ordine
Dai gruppi chiusi degli ufficiali delle frontiere negli Stati Uniti al "Finanziere" in Italia, dove si invoca il golpe e si minaccia di morte Carola Rackete: perché Facebook l'ha permesso ?

(foto: CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images)

 Ecco come    secondo  questa  inchiesta  di  https://www.wired.it/
L’ultimo caso riguarda i gruppi che sul social network hanno lo scopo di riunire persone accomunate dalle stesse passioni o dagli stessi interessi. Uno strumento sul quale Facebook – durante l’ultima conferenza G8 – ha affermato di voler puntare sempre di più, rendendo “facile per le persone passare dagli spazi pubblici a quelli più privati”.

L'immagine può contenere: testo

Come fa, sbaglia. Si potrebbe riassumere così il percorso di Facebook negli ultimi anni, incapace di tirarsi fuori dalle continue polemiche che colpiscono la società fondata da Mark Zuckerberg. Dalle fake news a Cambridge Analytica, dalla mancata protezione dei dati all’incapacità di distinguere tra la foto di una persona nuda (e quindi da rimuovere) e un’opera d’arte (o una cover dei Led Zeppelin).
Ogni volta che Facebook pensa di aver trovato una soluzione a qualcuno dei suoi problemi, ecco che puntualmente i problemi riemergono sotto una nuova forma.
I gruppi di Facebook
Circa 400 milioni di utenti di Facebook (su oltre due miliardi complessivi) fanno parte di qualche gruppo. Musica, politica, cinema, fumetti, animali, famiglia e chi più ne ha più ne metta: ci sono gruppi per tutti i gusti, comprese le nicchie più ricercate e alternative. La ragione per cui Facebook sta puntando molto su questi gruppi è facilmente comprensibile. Al riparo dallo sguardo di familiari e colleghi – e alle prese solo con chi si percepisce come proprio simile – le persone si sentono più libere di condividere ciò che piace e postare le proprie opinioni.
Come ormai dovremmo sapere, però, sentirsi completamente liberi di postare tutto ciò che si vuole, senza temere sguardi indiscreti, può avere conseguenze impreviste e in alcuni casi – come quelli divenuti noti negli ultimi giorni – semplicemente intollerabili. Il primo caso ha riguardato il gruppo segreto di cui fanno parte 9.500 agenti della polizia di frontiera statunitense: I’m 10-15 (un riferimento al codice usato per indicare che si è preso in custodia un clandestino), adesso ribattezzato America First.
Il razzismo degli agenti di frontiera
Nel gruppo, secondo quanto riportato per primo in un’inchiesta di ProPublica, l’occupazione principale degli utenti – che sono tutti poliziotti, vale la pena ricordarlo – è postare meme razzisti e sessisti, foto ritoccate della democratica Alexandria Ocasio-Cortez, battute sulla morte dei migranti e altro materiale di questo genere. Lo stesso avviene anche in un secondo gruppo, chiamato The Real Cbp (dove Cbp sta per Custom and Border Protection).Fonte: ProPublica

La stessa forza di polizia ha fatto sapere di aver aperto un’indagine sugli autori dei post offensivi. Secondo quanto riportato da Vox, però, i massimi dirigenti della Cbp erano al corrente di cosa accadeva in quel gruppo fin dal 2016.
Senza controllo
Ma come ha potuto un gruppo del genere sfuggire all’attenzione di Facebook per così tanto tempo? La ragione sta nella natura privata (in cui si può entrare nel gruppo solo dopo fatto richiesta) o segreta (invisibile alla ricerca e accessibile solo su invito) di questi gruppi. Così, ciò che avviene dentro al gruppo rimane ignoto agli altri utenti di Facebook, che non possono segnalare i contenuti offensivi come avviene in molte altre occasioni.
Ovviamente, il materiale condiviso da questi gruppi è nascosto a tutti tranne che a Facebook, che può utilizzare i suoi filtri automatici e i moderatori umani per rimuovere i contenuti che infrangono le regole. Ma questo sistema ha comunque dei grossi limiti: secondo Recode, circa il 65% dei contenuti che violano le politiche in termini di hate speech viene rimosso prima di essere segnalato dagli utenti. Il che significa che molto di questo materiale sfugge ai controlli automatici e ai moderatori.
Discorsi di odio
Quando si tratta di hate speech, l’intelligenza artificiale ha grosse difficoltà a distinguere tra ironia, sarcasmo, condanne del razzismo e razzismo o sessismo puro e semplice. Mentre per i moderatori non è semplice stare dietro ai milioni di post che i troll di tutto il mondo pubblicano ogni giorno. Fare a meno della collaborazione degli utenti, com’è inevitabile che avvenga nei gruppi privati e segreti, rende insomma i controlli molto meno efficaci.
“Anche se il pubblico generale non può vedere i contenuti di questi gruppi, il nostro sistema di rilevamento è in grado di farlo. Grazie a una combinazione di tecnologia e revisioni umane, rimuoviamo in continuazione molti tipi di contenuti inaccettabili prima che qualcuno possa segnalarli”, ha spiegato Facebook in un comunicato stampa.
Ma è sufficiente cercare “no vax” o “fascismo” su Facebook per rendersi conto di quanti gruppi e contenuti di questo tipo siano ancora diffusi. E lo stesso vale anche per teorie del complotto molto meno innocue della Terra Piatta (per esempio, la famigerata QAnon).
Il caso Italia
Il 10 luglio, però, è emerso un caso che riguarda direttamente l’Italia: la redazione di The Vision ha infatti visionato i contenuti del principale gruppo privato di Facebook popolato da attuali o ex finanzieri (chiamato semplicemente Il Finanziere), che conta 16mila membri ed è stato fondato nove anni fa dal sottoufficiale della Guardia di Finanza Alessandro Capace.
I contenuti presenti in questo gruppo fanno venire la pelle d’oca: minacce di morte dirette contro i migranti, i membri delle ong e i parlamentari del Partito democratico, dopo lo sbarco a Lampedusa delle persone soccorse dalla Sea Watch 3. Auspici di colpi di stato militari in Italia “Sparatela questa bastarda, assieme quelli del Pd”, scrive un utente facendo riferimento a Carola Rackete, la comandante della Sea Watch. “Dovevano aprire il fuoco e farla fuori questa nazista compresi i suoi amici del Pd”, rincara la dose un’altro.Fonte: The Vision

“Non vedo l’ora che le forze armate perdano la pazienza, quello che ci vuole in Italia è un bel colpo di stato militare per ridare ordine e disciplina”, sostiene un terzo. Al di là del fatto che si sostenga la necessità di un colpo di stato contro l’opposizione e non contro il governo (una tesi abbastanza curiosa), l’aspetto più inquietante è che questi sono pochissimi esempi dei contenuti che The Vision ha trovato postati solo negli ultimi giorni. E a minacciare di morte, ricordiamolo, non sono troll frustrati, ma persone armate che per mestiere dovrebbero proteggere gli altri.
Oltre al razzismo, c’è inevitabilmente anche una buona dose di sessismo, che su questa pagina è stato rivolto anche contro le due turiste americane che a Firenze hanno accusato due carabinieri di stupro. “Ste americane zoccole bugiarde strafatte già le conosciamo”, scrive per esempio uno. Poco importa che uno dei due carabinieri sia stato condannato in primo grado in seguito alla testimonianza del collega (che aveva sentito i “no” urlati da una delle due ragazze).
Quando si parla di contenuti estremi e pericolosi si fa sempre riferimento a Reddit, 4Chan, 8Chan e altri luoghi virtuali in cui la cosiddetta destra alt-right, il suprematismo bianco e altro ancora hanno trovato terreno fertile. Ma per trovare il peggio che le persone hanno da offrire non c’è bisogno di navigare gli angoli reconditi del web: buona parte di tutto ciò avviene direttamente nei gruppi di Facebook. Proprio sotto il nostro naso.


Ed  m'ero illuso  che  dopo   i fatti  di Genova  2001  Diaz  ed Bolzaneto in particolare


Sequenza tratta dal film "Ora o mai piu' di Lucio Pellegrini , l'unica riduzione cinematrografica dello scempio poliziesco nella caserma Bolzaneto, Genova, luglio 2001

Una rappresentazione incompleta ma efficace degli abusi verificatisi a Bolzaneto in quei giorni, cercate sul web le testimonianze dei detenuti per capire la gravita' degli abusi. Il processo e' in corso,il primo verdetto e' atteso per la prima meta' del 2007.scaricabile qui

A questo indirizzo potete trovare una sintesi delle testimonianze raccolte dai PM nell'inchiesta sugli abusi di BOLZANETO, prese pari pari dal settimanale Diario "Speciale Genova - la Verità" del 21 luglio 2006:http://g82001.altervista.org

Sono scenari sconcertanti quelli raccontati dalle vittime di quelle violenze, fisiche e psicologiche. Scenari che risultano via via più verosimili confrontando e incrociando le testimonianze di tutti coloro siano passati dalla caserma di Bolzaneto in quei giorni.
  ed altre  violenze    ed  abusi come quello di Stefano Cucchi    fosse  cambiato  qualcosa invece ......

8.12.18

Gli insulti social al rapper Sfera Ebbasta dopo la tragedia nella discoteca di Ancona e le stranezze dei salvinisti pro presepe

Risultati immagini per sfera e basta
 premetto    che  non sono un fans   di  sfera  e  basta non mi piace   granchè il suo genere  musicale   ,  ma  certe  cose    m'indignano   e  mi gettano sepre  più nello  sconforto e  di  come  si  stia cambiando  in peggio  . Cazz     ci  sono  voluti   secoli    per    sconfiggere   o quanto  meno  ridurre     a qualcosa  di fisiologico  l'ignoranza    ed  adesso   sta  ritornando  di moda  . Sembra   che   gli ultimi  3  secoli del millennno precedente  (    rinascimento  ,  illuminismo \  rivoluzione  francese  ,  rivioluzioni liberali   del XIX    compreso il risorgimento italiano  )    siano   state inutili   Ecco    cosa  è  successo di recente




Concerto Sfera Ebbasta Ancona insulti | Sono passate alcune ore dalla tragedia ad Ancona, dove sei persone sono morte e 59 sono rimaste ferite schiacciate dalla calca mentre cercavano di uscire dal locale. Oltre mille persone si trovavano a nel locale di Corinaldo, Lanterna Azzurra, che secondo gli inquirenti aveva venduto più biglietti del consentito per il concerto del rapper Sfera Ebbasta.La tragedia è avvenuta mentre i fan aspettavano l’inizio della performance del “re della trap”. Nelle ore successive il profilo Instagram, che conta oltre 2 milioni di follower è stato preso d’assalto dai fan. Il rapper è stato accusato di non aver dedicato neanche un pensiero alle sei vittime. “S**** potevi scrivere qualocosa”, “Pagliaccio”. In molti lo accusano di usare continuamente i social, ma di non aver dedicato neanche una storia a questa immane tragedia.Altri ancora lo accusano più direttamente di avere “provocato” la morte dei ragazzi organizzando un concerto in un locale piccolo e volendoci stipare più persone del consentito, perché schiavo del “dio denaro”.Secondo molti utenti sui social, non sarebbe la prima volta che viene usato spray al peperoncino ai concerti del rapper.



Aggiornamento:

Alle ore 11 dell’8 dicembre Sfera Ebbasta ha pubblicato un post di vicinanza alle vittime



ecco un esempio de cattivo uso dei social e non solo . la gente non capisce che : se non scrivi subito qualche stato \ post , foto , ecc non vuol dire che uno sia distrutto e schioccato da tale tragedia . Non capiscono che anche il silenzio parla e dice più di mile parole , post \ pensieri sui social . e poi accuse senza prove un cantante o ( definizione soggettiva ) artista mica sa se sonostati venduti più biglietti dei posti disponibili , mica è un impresario .

l'altra  storia   è

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