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19.9.24

«Sono nonna di quattro nipoti, ma non faccio loro nessun regalo: i giochi vengono subito buttati via. Ma ho avuto un'idea investire una somma di denaro in un conto di risparmio che consegnerà loro quando si diplomeranno.


«Quanti regali sono? Trentasei? Ma l'anno scorso erano trentasette!». A una nonna dell'Ohio (USA) deve esserle venuta in mente questa scena del primo film della saga di Harry Potter - dove il cugino del famoso maghetto si lamentava per i "pochi" regali ricevuti per il suo compleanno - quando ha deciso che non avrebbe comprato mai nessun regalo per i suoi nipotini perché ne ricevono «già una montagna».l motivo dietro alla scelta di Tammie Kelton, una nonna di 50 anni, ha lasciato però sbigottiti molti utenti di TikTok, dove la donna ha raccontato la sua iniziativa. In un video diventato virale, Tammie ha spiegato la sua
decisione: invece di regalare «Lego e Barbie» per compleanni o festività, preferisce investire una somma di denaro in un conto di risparmio che consegnerà loro quando si diplomeranno. «Non spendo soldi per cose che finiranno per essere buttate via», ha scritto nella didascalia del video. «Preferisco investire in esperienze e nel loro futuro».
La spiegazione
Consapevole che la sua scelta fosse impopolare, ha dichiarato all'inizio del video: «So che è un'opinione impopolare. Non compro regali ai miei nipoti. Ricevono già tantissimi doni da tutti gli altri. Giuro, ci sono tipo cinquanta regali la mattina di Natale, non sentono la mancanza del mio, va bene così». Tammie ha spiegato che la sua attenzione è rivolta a un futuro più solido per i nipoti. «Il regalo da parte mia arriverà quando saranno adulti, e potranno usarlo per pagare l’università, versare l’acconto per una casa o avviare il loro piano pensionistico con il mio investimento iniziale».La sua decisione nasce da un ricordo chiaro: quando i suoi figli erano piccoli, spendeva molti soldi per giochi che finivano per essere dimenticati o buttati via. «Ricordo solo tutti quei Lego e quelle piccole scarpe di Barbie... che venivano gettate via, e avrei preferito dare loro qualcosa che potesse durare una vita, o avere un impatto a lungo termine su di loro», ha riflettuto.
@tammie_time_ I don’t spend money on things that they will throw away. I would rather spend money on experiences and their future.#grandchildren #fypシ゚viral #fypage #fy #fyppppppppppppppppppppppp #fyp #teamworktrend ♬ original sound - tammie_time_
«Con loro preferisco condividere momenti preziosi» In un altro video, Tammie ha chiarito che, pur non regalando giocattoli, ama trascorrere del tempo con i suoi nipoti. Li porta in spiaggia, nei parchi a tema e condivide momenti preziosi con loro. «Andiamo fuori a mangiare, prendiamo un gelato, guardiamo un film insieme», ha raccontato, aggiungendo che partecipa a tutte le loro partite sportive e li vede «tre o quattro volte a settimana». Ha poi aggiunto con convinzione: «Che io spenda 500 dollari in regali di Natale o che li metta nel loro conto, per loro non fa alcuna differenza».
@tammie_time_ I dont buy gifts for Christmas or birthdays. Instead, I invest x amount of dollars each week, and then more for each birthday or Christmas. They each have their own individual accounts. #grandchildren #fypシ゚viral #fypage #fy #fyppppppppppppppppppppppp #fyp ♬ original sound - tammie_time_
La spiegazione in un'intervista
Tuttavia, la sua filosofia ha scatenato un grande dibattito. Molti utenti hanno elogiato la sua scelta, apprezzando il suo approccio pratico e lungimirante. «Non è così impopolare, mi sembra meraviglioso», ha commentato un utente. Un altro ha scritto: «Mia madre ha fatto lo stesso. I miei figli hanno 24 e 21 anni e non lo dimenticheranno mai. Sono così grati». Altri invece l’hanno duramente criticata, accusandola di «odiare i suoi nipoti». Un utente ha commentato: «I miei figli aspettano sempre il regalo della nonna per primo, perché è sempre il migliore».

21.6.22

«Il cane e il suo padrone, legame che va oltre la morte»

la  nuova  sardegna  15 GIUGNO 2022 
                            LUIGI SORIGA

«Il cane e il suo padrone, legame che va oltre la morte»

Il sassarese Andrea Loriga si occupa dell'ultimo viaggio degli animali. «La separazione è difficile, i proprietari vogliono un'urna da conservare»

SASSARI. Ogni volta che entra in una casa lo fa in punta di piedi. Sa bene che il dolore che si respira avrà una densità sempre diversa. Andrea Loriga, 43 anni, sassarese, da tre anni è la persona che per l'ultima volta prende in braccio un cane, gli dà l'ultima carezza prima di spedire l'anima sul ponte arcobaleno e riconsegnare ciò che resta ai proprietari. Cioè un sacchetto di cenere sottile e bianca come farina, da conservare all'interno di un'urna e in un pertugio del cuore. Forno crematorio per animali, 280 euro tariffa base, sino al pacchetto exclusive, full optional, da 2500 euro. E un'urna per avere l'amico a quattro zampe sempre con sè: in casa, sul comodino, nel giardino e anche dentro la propria tomba.

Emma, la mia cura. «Io per primo - dice Andrea Loriga - so quanto è difficile separarsi da un cane e quanto può essere profondo il legame che si instaura. Un mese fa è morta Emma. Era un bellissimo rottweiler, ho condiviso con lei dodici anni della mia vita. Lavoro con i cani, ne ho avuti tantissimi, ma lei per me resterà unica. Perché nel 2011, quando mi sono ammalato di tumore, piegato in due dai dolori e dalla chemio terapia, ai piedi del mio letto, a vegliare sempre su di me, a coccolarmi, a darmi due leccate quando mi lamentavo, c'era sempre lei. Non mi ha abbandonato un'istante, è stata la mia ombra. I cani sono capaci di dare un amore infinito e incondizionato, ed è davvero doloroso quando questo viene a mancare». Ecco perché i lutti sono anche a quattro zampe, e chi li vive non può considerarli di serie b. Sono ferite aperte nella vita, e portano con sé la medesima tristezza e intensità. E le storie dietro la morte di ogni cane non sono mai uguali.

L'urna da viaggio. «Un giorno mi ha chiamato una signora. Aveva una villa bellissima vicino alla Valle della Luna, a Santa Teresa. Dovevo ritirare il suo cagnolino, un meticcio di piccola taglia. Ma prima di cremarlo lei mi ha fatto una raccomandazione: ho girato mezzo mondo, lavoravo per il Parlamento europeo, e il mio cane ha sempre viaggiato con me. E anche ora che non ci sarà più, vorrei continuare a portarlo con me. Quindi mi servirebbe un'urna piccolina, da viaggio, da poter tenere dentro la borsetta. Per me sarebbe un modo per viaggiare sempre insieme a lui».

Con me nella tomba. Altra storia: «Il cane, qualche anno prima, gli aveva salvato la vita. Dormivano in una stanza, lui e questo piccolo barboncino, mentre la moglie dormiva in un'altra camera. A un certo punto l'uomo, che avrà avuto una cinquantina d'anni, ha avuto un attacco di cuore, ha perso conoscenza. Il cane prima ha iniziato ad abbaiare e poi è andato nella stanza della moglie a guaire e ad attirare la sua attenzione. Se sono ancora qui, mi aveva raccontato quell'uomo, lo devo al mio cane. Perché ha fatto in modo che i soccorsi arrivassero in tempo. E nel mio testamento ho specificato che le sue ceneri vengano messe dentro la mia stessa tomba. Ci sono molte persone che vogliono accanto il proprio cane anche nell'aldilà. Qualcuno anche chiede che le ceneri vengano posate all'interno della propria bara. E se fate un giro nel cimitero di Sassari vi capiterà di imbattervi in una tomba con due foto: una è di una signora, e l'altra è del suo cane».

L'ultimo amico. «Si chiamava Charlie, era un espaniol breton spettacolare, aveva 19 anni, quindi vecchissimo, almeno come il suo padrone. Un novantaduenne col cuore a pezzi, tristissimo, che prima di consegnarmi il cane mi ha detto: mi dispiace davvero tanto non averlo più con me, è l'unico affetto che mi è rimasto. Però allo stesso tempo sono contento che se ne sia andato prima di me, perché non sarei morto tranquillo. Non avrei saputo a chi affidarlo e che fine avrebbe fatto. E questo non mi avrebbe dato pace».

Il cane del figlio. «Mi avevano chiamato per una cremazione. Era un anziano boxer. Quando sono entrato nella casa, ho visto una signora sdraiata per terra, accanto al cane, piangendo disperata. Nonostante mi avesse contattato proprio lei, ora non riusciva a separarsi da quell'animale. Il marito, anche lui addolorato, mi ha preso in disparte: "Era il cane di nostro figlio, che è morto prematuramente due anni fa". Il cane, per loro, era l'ultimo legame simbolico con il figlio che non c'è più».

Il rito. La cremazione ha una sua ritualità. Non è un'operazione asettica, e non è uno smaltimento. Se le persone sono disposte a spendere 250 euro, oppure anche 1000 o 2500 per avere in esclusiva il forno crematorio, è perché la separazione ha bisogno di intimità e parole di addio. «C'è la stanza del commiato, dove i proprietari possono vedere attraverso uno schermo tutta la procedura. Molti mi consegnano il cane avvolto nella sua coperta preferita, o con i giochini, o con il biscotto di cui andava ghiotto. Una volta un cane era adagiato su un cuscino di fiori bianchi, un'altra volta mi è capitato che la padrona non sopportasse che venisse inserito in un sacco o in una coperta, e allora aveva comprato la bara di un bambino. Sono scelte che possono sembrare bizzarre, ma io ho imparato ad avere estremo rispetto per il dolore altrui e per il modo in cui ciascuno elabora la morte del proprio animale. Un gioielliere di Sassari ha voluto che fosse estratto il canino inferiore per farne un ciondolo prezioso. Per questo, nel momento dell'ultimo saluto, io tratto i cani con lo stesso rispetto che userei per una persona. Li prendo in braccio, avvio la musica di "No potho reposare", li adagio delicatamente all'interno del forno. So che nell'altra stanza, dall'altra parte del video, ci sono i persone che piangono. Le mie mani, è come se fossero le loro».

10.4.18

"Mia figlia voleva le scarpe di Spiderman e le ha rubate al fratello": così una bambina ha superato le differenze di genere

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Prima della lettura  della   storia  che  trovate  sotto, credevo  d'essere  l'unico   o  "d'essere malato" in quanto da piccolino giocavo  con le bambine   ed  usavo  le  loro babole .,    ed  spesso anche al giorno  d'oggi    uso  ombrelli e  qualche  vlolta mi  è successo    di  usare  un   maglione  o un giubotto    che   in teoria  dovrebbe  essere  da  donna  . 
Mia figlia voleva le scarpe di Spiderman e le ha rubate al fratello: così una bambina ha superato le differenze di genere

"Mia figlia voleva le scarpe di Spiderman e le ha rubate al fratello": così una bambina ha superato le differenze 
di genere

Parte da un tweet, e da un giro al centro commerciale, una polemica contro la catena di negozi Target. Ma i casi in cui il marketing segue le distinzioni di genere sono moltissimi. Eppure a volte basta la sensibilità di una piccola di due anni per cancellare tuttoè una bambina di due anni negli Stati Uniti che - con la sua sensibilità - ha dato a tutti una lezione sull'insensatezza delle distinzioni di genere applicate alla moda e al marketing, e sul perché non dovrebbero esistere. È una storia che inizia con un giro al centro commerciale insieme al padre e al fratello e si conclude con un video che diventa simbolo del superamento delle imposizioni della società. Un finale esemplare, per la sua semplicità.
"Hey Target, ho comprato a mio figlio di quattro anni le scarpe di Spiderman, e ora anche mia figlia di due anni le vuole. Ma tu non vendi scarpe di Spiderman che si adattino a bambine di due anni. Anche quando le cerco, l'unico risultato che trovo sono le scarpe per ragazzi". È il post di Qasim Rashid, che su Twitter si è rivolto a Target, la seconda catena di discount più grande degli Stati Uniti.  
L'uomo, avvocato e attivista per i diritti umani, ha raccontato di aver accompagnato i figli in un supermercato Target in Virginia e di aver comprato delle scarpe di Spiderman - supereroe della Marvel e amatissimo dai più piccoli - per il figlio più grande. Un acquisto che ha intristito molto la figlia più piccola, al punto da farla scoppiare in lacrime dopo aver litigato con il fratellino una volta usciti dal negozio.Il motivo? Anche lei desiderava quelle scarpe, prodotte però solo per ragazzini maschi. La bambina doveva accontentarsi di un paio di scarpe da ginnastica "normali", senza il ritratto dei supereroi.
Il post di Qasim ha riportato alla luce il dibattito sul gender e sulle differenze con cui vengono cresciuti i bambini fin dalla tenera età. E, a giudicare dai commenti, sono molti i negozi che si basano ancora su queste nette diversificazioni. "Ho una figlia che ha cercato una maglia che non fosse rosa, non avesse brillantini e non avesse scritte di ispirazione femminile. Né Target né OldNavy l'avevano!" scrive una follower di Qasim. Un altro utente aggiunge: "È triste, e questo è colpa dei negozi e dei produttori di abbigliamento che fanno sezioni diverse per ragazzi e ragazze. Mettete insieme i vestiti e lasciate che i bambini scelgano quello che vogliono!".

Altri utenti si lamentano di aver riscontrato lo stesso problema non solo con l'abbigliamento dedicato ai supereroi, ma anche ad altri personaggi, come Super Mario, protagonista di una fortunatissima serie di videogiochi. Anche in questo caso, abiti destinati solo ai maschi.
Proteste come queste non sono passate inosservate da alcuni protagonisti del mondo della moda. John Lewis, proprietario degli omonimi grandi magazzini, a settembre ha lanciato una nuova linea di abbigliamento per bambini fino a 14 anni. Grande novità, l’eliminazione delle etichette “Boys” e “Girls” per permettere ai piccoli acquirenti di scegliere liberamente cosa indossare. “Ci teniamo a dare il nostro contributo all’abbattimento degli stereotipi. Del resto, il criterio d’acquisto non deve essere legato al genere, ma a ciò che piace” ha spiegato Caroline Bettis, responsabile di questo settore del marchio inglese.
Una svolta a cui ha contribuito il gruppo LGBT “Let clothes be clothes” (Lasciate che i vestiti siano vestiti) che da anni si batte per eliminare le differenze di genere nella moda. A John Lewis si sono aggiunti altre griffe, come Zara, H&M e Agent Provocateur, che ha lanciato sul mercato la linea di costumi unisex “Les girls les boys”.


Due immagini della collezione H&M Denim United, linea di jeans unisex
Rosa per le femmine, celeste per i maschietti; e ancora: solo le bambine possono giocare con le Barbie, ai bambini invece spettano il calcio e le macchinine. "Da ancor prima che nascesse, per me è importante che mia figlia cresca sapendo di essere uguale al sesso opposto" ha detto Qasim in un'intervista a Yahoo, "se non le insegno il concetto di uguaglianza a casa, non si aspetterà una parità di trattamento nel mondo".

Per ora, Target non ha ancora risposto alle critiche di Qasim. Ma il papà ha trovato comunque un modo di far felice la sua bambina: in un video, si vede la piccola che cammina felice con ai piedi le scarpe del fratello. Che siano solo per i maschi, a lei non importa.

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