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31.8.25

Ritorno - La parola della settimana [ Non bisognerebbe mai ritornare ma ..... ]

Era  da  un  po'  che  non elucubravo ma  a  volte i  pensieri assopiti    riaffiorano  . E  questo è uno  dei
da https://chatgpt.com/
casi   .Infatti avolte   basta  un  film   un    trafiletto     su  notizie      culturali   .Sono  servite   la lettura   qualche  giorno   fa    di  questa breve  notizia  
ANSA - di Massimo Sebastiani.Ritorno - La parola della settimana
Se partire è un po' morire, tornare cos'è? Per molti è una specie di morte, la fine della spensieratezza e dell'assenza di costrizioni: ma bisogna vedere da dove si ritorna: da Troia
come Ulisse e con parecchia fatica? Dal carcere? (come Al Pacino-Carlito Brigante). O dall'inferno? O ad un amore lasciato e forse rimpianto? Dal tornio al ritornello fino all'eterno ritorno di Nietzsche, tutte le implicazione di una parola che, di nuovo, esalta l'ambiguità del suo significato. Come sapeva anche Franco Battiato che rilegge Bruno Lauzi.  Ascolta il podcast: https://tinyurl.com/mtrbh946

 

da google

e la visione su mymovie, ieri di e la visione su mymovie, ieri di Un divano a Tunisi (Un divan à Tunis) film del 2019 diretto e sceneggiato da Manele Labidi Labbé. Si tratta del primo lungometraggio della regista franco-tunisina.
A farmi   chiedere   elubricamente  se   ritornare   o non  ritornare  ?  

da https://www.meta.ai/@comadayboy_10k/


 Dilemma eterno quello  del ritornare o non ritornare. È una domanda che vibra di nostalgia, di possibilità, di timore e di speranza. E nel contesto del  post su Blogger, dove la frase  del  titolo  “Non bisognerebbe ritornare ma…” sembra, come  dice    il mio  grillo  parlante,   aprire una riflessione più profonda, direi che stai toccando una corda molto umana.
Infatti  ecco  la  nostra  discussione  

--  Ecco qualche spunto che potresti sviluppare:

 Ritornare

  • Per ritrovare sé stessi: A volte il ritorno è l’unico modo per capire quanto siamo cambiati.

  • Per chiudere un cerchio: Tornare può significare dare un senso a ciò che è rimasto incompiuto.

  • Perché il cuore lo chiede: Non sempre la logica guida le nostre scelte.

 Non ritornare

  • Per non riaprire ferite: Alcuni luoghi o relazioni appartengono al passato.

  • Perché il cambiamento è necessario: Restare nel nuovo può essere un atto di coraggio.

  • Per non idealizzare: Ciò che ricordiamo non sempre corrisponde alla realtà.

-- Infatti  a  volte   , soprattutto  quando  ( e  dopo  )  che   ci si avvina  ai 50  ,  quando  s'incomincia  a rimpiangere il passato * e   a non  accettare   che    i  giorni passano** e     tu non ci  puoi fare  niente  allora     si     che  bisognerebbe  non  ritonare ***   come  mi hai  suggerito   tu  mio  caro grillo parlante   \  coscienza  . Ma  ....  come  dicevo   nel  titolo  Ci sono strade che ci chiamano anche quando pensavamo di averle dimenticate. Odori, voci, silenzi che si insinuano nei sogni e ci riportano là, dove
da  facebbok 

tutto è iniziato. Ritornare non è solo un movimento del corpo: è un atto di coraggio, un confronto con ciò che eravamo e con ciò che non siamo più. E allora, forse, non bisognerebbe ritornare. Ma chi può resistere al richiamo di un luogo che ci ha amato, o ferito, o cambiato? E poi  Il tema del ritorno  il nostos, come lo chiamavano i Greci è una delle trame più potenti della letteratura di ogni tempo.
 
--- Esatto  .ecco alcuni esempi emblematici che  io  ricordo e    che  trovano conferma  nel suggerimento di  Copilot  ( IA  di  bing\ msn.it  ) che potresti includere nella    tua   riflessione  \  elucubrazione  per arricchirlo di riferimenti letterari e dare profondità al concetto:

📚 Esempi di ritorno nella letteratura

🏛️ Odissea di Omero  Il ritorno per eccellenza: Ulisse impiega dieci anni per tornare a Itaca dopo la guerra di Troia. Il suo viaggio è pieno di ostacoli, ma il desiderio di rivedere la sua terra e la sua famiglia lo guida sempre. È il modello archetipico del ritorno come prova, nostalgia e riconquista dell’identità.

🕊️ La Divina Commedia di Dante  Anche se non è un ritorno fisico, Dante compie un viaggio nell’aldilà per ritrovare la “diritta via”. Il ritorno alla luce, alla grazia, alla comprensione del mondo è un ritorno spirituale e morale. Il tema dell’esilio e del desiderio di tornare a Firenze è sotteso in tutta l’opera.

🌍 Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati  Il protagonista, Giovanni Drogo, attende per tutta la vita un evento che non arriva mai. Il ritorno qui è negato, rimandato, e infine svuotato di senso. È un ritorno mancato, che parla della vanità dell’attesa e del tempo che consuma.

🧳 Il ritorno di Casanova di Arthur Schnitzler Casanova, ormai vecchio, torna a Venezia cercando di rivivere i fasti del passato. Ma il ritorno è amaro: il tempo ha cambiato tutto, e lui stesso non è più l’uomo che era. Un ritorno che diventa confronto con la decadenza e la memoria.

✝️ La Bibbia – Il figliol prodigo  Una parabola che incarna il ritorno come redenzione. Il figlio che abbandona la casa e sperpera tutto, torna umiliato e viene accolto con amore. Il ritorno qui è perdono, riconciliazione, rinascita.

--- Mi  hai tolto   la  parola  di bocca  .  Infatti  è  vero anche    dai miei ricordi scolastici   e  dai  tuoi    ho  trovato   la  mia   risposta  a  il  titolo  \  riflessione  del post    Non bisognerebbe ritornare, ma…
Ulisse lo ha fatto. Ha sfidato dèi, tempeste e seduzioni per rivedere Itaca, per stringere di nuovo le mani callose di Penelope, per sentire il profumo della sua terra. Il suo ritorno non è solo geografico: è il recupero di un’identità, di un nome, di un destino.
Dante è tornato dalla selva oscura, attraversando l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Il suo ritorno è interiore, è la riscoperta della “diritta via” perduta. Non torna a Firenze, ma torna a sé stesso, alla luce, alla verità.Ritornare, allora, non è sempre fuga o debolezza. È a volte il gesto più audace: riconoscere che ciò che siamo è intrecciato a ciò che siamo stati.

- Esatto  .  e quindi  cosa   hai  scelto    tra le  due opzioni cioè  ritornare o non ritornare ?

 -- Ancora     non lo so  . Forse non è una scelta, ma una necessità che ci coglie all’improvviso. Come Ulisse, torniamo per riconoscerci. Come Dante, torniamo per salvarci. E anche se il tempo ha cambiato i luoghi, le persone, e noi stessi, il ritorno resta un atto di memoria, di amore, di verità.Non bisognerebbe ritornare, ma… a volte è l’unico modo per andare davvero avanti. proprio   come   nel  film    e serie tv   visti   mi pare  anche  recensite sui social e  sul blog  ed    alcuni spezzoni usati  come  citazioni     nel  blog . Infatti    Il tema del ritorno è centrale  come  già dicevamo anche nel cinema e nelle serie TV,  spesso come metafora di crescita, nostalgia, redenzione o resa dei conti. Ecco alcuni esempi presi  al mio archivio memorico e  da  internet  ( IA  compresa  )   potenti che potresti citare nel tuo post:

 Film sul ritorno

🏠 Big Fish (2003)

Un figlio torna dal padre morente per cercare di capire chi fosse davvero. Il ritorno qui è un viaggio nella memoria, tra mito e realtà.

🧳 Into the Wild (2007)

Un giovane abbandona tutto per cercare sé stesso nella natura. Il ritorno è negato, ma il desiderio di riconciliazione con la famiglia emerge nel finale.

🕰️ Ritorno al futuro (1985)

Un ritorno letterale nel tempo: Marty McFly viaggia nel passato per sistemare il presente. Il ritorno qui è anche una riflessione su identità e destino.

🏡 Manchester by the Sea (2016)

Un uomo ritorna nella sua città natale dopo la morte del fratello. Il ritorno è doloroso, ma necessario per affrontare il lutto e il passato.

📺 Serie TV sul ritorno

🌌 Dark (Netflix)

Il ritorno nel tempo è al centro della trama. Ogni personaggio affronta il passato per cercare di cambiare il futuro. Il ritorno è circolare, inquietante, filosofico.

🧠 Tutto chiede salvezza (Netflix)

Il protagonista ritorna alla vita dopo un ricovero psichiatrico. Il ritorno qui è interiore, verso una nuova consapevolezza di sé e degli altri.

🏫 L’attimo fuggente (film, ma spesso citato come riferimento educativo)

Il ritorno alla libertà di pensiero, alla poesia, alla voce interiore. Un classico che ispira ancora oggi.

🛫 The Leftovers

Dopo una misteriosa sparizione di massa, chi resta cerca di “ritornare” a una normalità impossibile. Il ritorno è spirituale, emotivo, esistenziale.


 --Grazie 
---figurati 

concludo    con questra  poesia   dell'amica   poetessa   Donna Altri Tempi 

 La vita mi ha insegnato
che le persone sono ponti o muri
radici che ti ancorano alla terra
o spine che si infilano nella carne.
Mi ha detto di riconoscere chi cura
chi ripara con mani gentili
chi resta quando tutto trema
e di allontanarmi da chi spegne la luce
nelle stanze più belle del mio essere.
Mi ha sussurrato che non c’è vergogna nell’andarsene
che il coraggio più grande
è lasciare ciò che ti soffoca
per tornare a respirare.
La vita mi ha insegnato
che bisogna provare tutto
anche il freddo dell’abisso
anche l’errore che brucia
Perché solo inciampando
si impara a camminare
e solo perdendosi
si scopre il sapore del ritorno.
Mi ha spiegato che giudicare
è violentare lo spazio altrui
un atto che ferisce sempre prima te stesso.
E che la compassione, invece
è un dono che non pesa mai.
La vita mi ha insegnato
che i viaggi sono specchi:
ogni luogo che visiti
è un frammento di te che non conoscevi.
Mi ha detto che la solitudine
è una maestra silenziosa
un rifugio che ti costringe a guardarti
a distinguere ciò che è vero
da ciò che hai costruito per gli altri.
E che nei momenti di silenzio più profondo
si trova la voce che avevi dimenticato.
La vita mi ha insegnato
che la gentilezza è un filo invisibile
che tiene stretto l’Amore.
Che Amare è un atto rivoluzionario
un salto nel vuoto che a volte eleva
e a volte ferisce
ma che è il solo modo per restare accesi.
Mi ha svelato che la poesia non salva il mondo
ma salva chi la tocca:
chi la scrive, chi la legge
chi si lascia attraversare dalle sue ferite.
E che gli esclusi
quelli dimenticati
gli invisibili
sono i custodi di un cuore segreto
un’anima che aspetta solo
di essere vista.
La vita mi ha insegnato
che i dettagli sono mappe di verità.
Il bordo scheggiato di un bicchiere
il suono delle foglie al mattino
il gioco di luci che filtra tra le persiane:
tutto parla, tutto vive.
Mi ha detto che ciò che gli altri non vedono
è dove si nasconde il miracolo.
E ora so che la vita non si misura
in successi o fallimenti
ma in quante volte hai scelto di lottare
di disobbedire e ciò che non sentivi tuo
di guardare i dettagli e trovarci l’immenso.
So che ogni ferita può diventare una porta
che ogni addio è un seme
che la perdita non è mai la fine
ma una soglia verso qualcosa di nuovo.
Perché alla fine, la vita mi ha insegnato questo:
che non siamo qui per vincere
ma per sentire.
Per abbracciare la bellezza fragile di ogni giorno
e lasciare che la luce
anche nei suoi spigoli più duri
ci sciolga il buio di dosso
e ci renda finalmente, vivi
e ci renda finalmente, liberi.
-Cinzia

con questo è tutto   vi  lascio  alla  Colonna  sonora  

 canzoni    citate  nel  post
  • Nostalgia  canaglia - Albano e  Romina ⋇
  • Non bisognerebbe  - Francesco Guccini ***
  • un altro giorno è  andato - Francesco Guccini **
    canzoni suggeritemi  da   copilot 
  • “Back to Black” – Amy Winehouse Il ritorno qui è doloroso, legato a una relazione tossica e alla dipendenza emotiva.
  • “Home” – Michael Bublé Una canzone che parla del desiderio di tornare a casa, alla semplicità e all’amore.
  • “Take Me Home, Country Roads” – John Denver Un classico che celebra il ritorno alle radici, alla terra natale, con un tono dolce e nostalgico.
  • “The Scientist” – Coldplay “Nobody said it was easy / No one ever said it would be this hard / Oh take me back to the start” — un ritorno al punto di partenza, per ricominciare.
    “Fix You” – Coldplay “Lights will guide you home” — una frase che racchiude il concetto di ritorno come guarigione e speranza.
    “Coming Home” – Diddy ft. Skylar Grey Parla di redenzione e del desiderio di tornare a casa, con un tono positivo e liberatorio.

30.6.25

l'essenza della guerra dibattito con Mario domina https://mariodomina.wordpress.com/

 Sono d’accordo con chi raccomanda di controllare il linguaggio e di cercare di fare analisi piuttosto che sfogarsi tramite invettive morali ed inconcludenti: ritenere Netanyahu o Trump degli psicopatici, o Merz uno schifoso ipocrita, non aiuta a fare chiarezza (del resto era il gioco della propaganda occidentale nei confronti di Putin).
In realtà c’è una precisa strategia economica e geopolitica – corposissimi interessi – sottesa a quel che sta accadendo. Basta guardare i flussi dei commerci e delle finanze, le “vie economiche” tra Asia e Occidente, la dislocazione di energia e materie prime, ecc.
Tutto è complicato però da interessi contrapposti nel campo occidentale (la sopravvivenza economica degli Stati Uniti indebitati, il problema energetico e la mancanza di un soggetto politico unico sul fronte europeo, ecc.). Ma anche da divergenze nei Brics: il mondo, si dice sempre più spesso, è complesso.
Mi pare che la posta in gioco – un mondo realmente multipolare dopo la parentesi monopolare di quest’ultimo trentennio, che qualcuno aveva immaginato, illudendosi, come “la fine della storia” e il trionfo della globalizzazione neoliberista – sia piuttosto chiara.
Ciò non toglie che quando subentra la logica bellica – o meglio, quando la guerra si rivela per ciò che è nella sua essenza, ovvero la struttura profonda e l’intelaiatura dei rapporti internazionali e tra potenze, e non il puro fenomeno delle guerre guerreggiate – si manifestano accanto alla “razionalità” degli interessi, anche elementi irrazionali e nichilisti di cui occorre tener conto. Altrimenti sarebbe impossibile spiegare quel che è successo durante le due guerre mondiali, specie nel corso della seconda.
La guerra è portatrice ad un tempo di elementi materiali, di interessi, di “razionalità”, e però insieme di ideologie distruttive e nichiliste. Le due forze vanno insieme, e le si vedono interagire anche nel linguaggio, negli attori collettivi e nei soggetti individuali (basti pensare ai fanatismi nazionalisti sempre pronti a risorgere).
Economia e psicopatologia all’unisono, al servizio di un crescente delirio di onnipotenza. Ragion per cui le guerre si cominciano spesso al buio, senza sapere a quali terre ignote condurranno.

  E' vero   .  pero l'essenza    della  guerra  è  << in quell’intreccio ambiguo tra calcolo e delirio, tra logica di potenza e pulsione nichilista, sta il cuore tragico della storia umana. Se la guerra è struttura profonda — come giustamente osservi — essa resta però anche uno spettacolo abissale della psiche collettiva, che nessun grafico commerciale può spiegare del tutto.>>(   da https://upsidedown.wordpress.com/  )  .  Avete entrambi ragione . Infatti “La politica è l’intelligenza della guerra”Carl Von Clausewitz da (Gian Enrico Rusconi, “Clausewitz, il prussiano“, Einaudi, Torino, 1999, pag. 16).Nel suo scritto più famoso, il “Della Guerra” (“Vom Kriege”), Von Clausewitz scrive esplicitamente: la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi (ibid.). ….da  Guerra e politica  di  https://www.ultimavoce.it/

24.6.25

il perdonare è anche lasciare andare e lasciare perdere

da bing.com   con l'opzione 
 ispirami

Secondo la  mia esperienza  e il  mio  percorso interiore   fin qui  fatto  oltre  alla definzione  classica il  Perdonare

una parola piccola, ma un gesto enorme.È uno degli atti più umani e trasformativi che esistano. Perdonare non significa dimenticare, né giustificare ciò che è accaduto, ma scegliere di non lasciare che il dolore tenga in ostaggio il nostro presente. È un modo per dire: “Non voglio che ciò che mi ha ferito continui a ferirmi”.
A volte perdonare è facile. Altre volte richiede tempo, silenzi, riflessioni… perfino lacrime. Ma quando arriva, può liberare entrambi chi perdona e chi viene perdonato.

 vuol dire ,  giustamente   anche non ricambiare  un torto con una vendetta  facendo cosi un altro torto .  Lasciare  passare  e  a  volte  anche  dimenticare Infatti  mi  è   capitato   spesso  di riderci su  quando  affiorano  dei ricordi assopiti o     sono    riaffiorati   di  recente  dei   torti  avvenuti  il primo 10\12  ani fa   e  il   secondo    20\5 anni  fa   e dirsi  ma  cazz...    ancora ci penso  per  poi  andare oltre perchè  t'accorgi  che  soprattutto  per  i più  vecchi   non vale  la  pena   riaprire la  questione  .
Qualcuno di voi  (  e  fose  anche l'altro mio io )     m chiederano ma  come  fare  a metterlo   in atto ? .Lo so che   è  semplice  a  dirsi     difficile  a metterlo   in  atto   perchè   Dipende  da  ciascuno di noi  infatti  : << [ .... ]   sei tu sei tu sei tu chi può darti di più in un eterno presente che capire non sai  [....] da  Per Me Lo So (  Testo ) -CCCP  >>
 Ma  soprattutto     non si  può sempre  stare  a  pensare    di vendicarti o come reagire  . Inoltere  Per  le  piccole  cose  (  ovviamente  il  termine  piccole è soggettivo  )   è meglio  lasciar perdere e   pensare   come   dice   se  on ricordo male   uno  ( foto a  destra  )   di miei , punti  di riferimento  nonostante    sia  un po' dato , Consigli per un anno   di  Roberto Vacca ( Bompiani1995)  un antica  leggenda  orietale       di  un  sovrano  offeso   che non  reagi    ad  un offesa     e  quando tutti  increduli  per la  sua   calma  e non reazione   rispose  : <<   tanto  troverà  qualcun  altro  che lo punira  >>  infatti quella  persona  fu decapitata   da  un altro signorotto  locale  di  cui  aveva   insultato la  mare  . Ma  soprattutto :  1)  la  miglior  vendetta  è il perdono ., 2)  prendere  esempio  da  Gandhi  ., 3)  dal  romanzo il  conte  di montecristo  .

  concludo     questo  post       con le  note    della canzone  Mio caro padrone domani ti sparo  - Paolo Pietrangeli .

N.B    (    scusate lo  spiegone    ma   a  volte    è necessario ) 
ascoltate bene la  canzone  senza  pregiudizi  e  preconcetti ideologici  in quanto    sia il  testo  e     il  titolo   sono   sarcastici  e  contestualisti al periodo 1969\1984    di grossi cambiamenti    sociali   non solo d  violenza  i  cosidetti  :  strategia della  tensione ( bombe  di  stato  )  ,   anni  di  piombo  e  stragi  mafiose      . infattti un  verso  dice 
[...]  Compagni sia chiaro\Che il giorno ventuno\Migliore vendetta\Sia proprio il perdono\E allora saremo\Più grandi e più forti\Se tutti i rancori\Saranno sepolti [...] 

28.5.25

diario di bordo n 123 anno III .Al colle un tenore muto , A che serve vivere se dobbiamo morire ?, boiate del riformista sui sudari per gaza , picchiato dalla moglie davanti ai figli scatta il codice rosso

Pino Cabras
 22 maggio alle ore 01:00 ·
 AL COLLE UN TENORE MUTO

 
La vita di Sergio Mattarella, come quella di tutti, è fatta di priorità che seguono una gerarchia di valori e interessi, nel suo caso molto precisa, al limite della maniacale prevedibilità. Su certi temi, come la contrapposizione alla Russia, potete scommettere a colpo sicuro che ne parla tantissimo e sempre, fino a prodursi in analisi storiche acrobatiche e sconcertanti su materie per lo meno controverse: insomma se c'è da perorare il riarmo quasi si mette a cantare, come nel suo "Nessun dorma" che tanto è piaciuto alla santa patrona degli sprechi e dei rischi militari, Ursula Guerrafonderleyen. Viceversa, se si tratta di Israele, anche quando i soldati di Bibi il Genocida sparano ai soldati italiani anziché alle solite decine di bambini al giorno, come qualche mese fa, o anche quando regalano sventagliate di mitra ai nostri diplomatici, come ieri, le corde vocali dell'uomo del Colle si inaridiscono, senza che mai gli esca di bocca la parola Israele, senza una critica, un monito, un comunicato severo, una condanna, nulla di nulla. Su quella materia - trovandosi in mezzo ai lussi del Quirinale - finisce per ispirare la voce ai pezzi più sottilmente pregiati degli arredi: gli scendiletto in seta. E lì, sui crimini genocidi e sugli attacchi ai nostri, altro che "Nessun dorma"! Dormire, dormire sempre, invece, su ogni canale, a reti mummificate.
ho trovato, anche se  mediato   e quini non da  solo  ,   una  risposta  serie    i riposte  alla mia domanda   A che serve vivere se poi dobbiamo morire? fatta  su  Quora .   in  particolare   quelle  di :  Nico dottori  ,Giovani progi , re  artu,  milena colona  , vana ,  marina  ugolini  ,  GiuSi ,  tirrannoide , Franca  errani .   cioè  una  strada  \    e scegliere    come nel  Film Matrix: nella  Scena Pillola Rossa O Blu (Verità O Illusione) oppure  se  continuare,tra  alti e bassi    come  faccio sempre, a  usare   :  cuore &mente  ,  ying e  young , il  dolce  e  l'amaro  .   IL  viaggio continua  .


..... 


Leggendo pur non condividendo per niente tale faziosita giornalistiche ( vedere prime righe dell'articolo sotto della fogna del riformista ) E' più blasfemo invece quello che sta facendo Netaniau con l'estrema destra religiosa . Che 💩👿 scusate la volgarita ma simili i idiozie o sono accettabili . Infatti questo gioralista o pseudo tale ignora o fa finta d'ignorare che israele non fa entrare a gaza nessuni gioralista ( maistream o non maiestream ) e rende impossibile la vita alle organizzazioni internazionali . Quindo è ovvio che i giornalisti di debbano basare su quello che gli dicono fonti palestinesi ( hammas compresa ) . quindi prima di scrivere boiate negazioniste pensiamoci bene e che le atroicità non sono mai da una parte .



Sabato scorso a Milano c’è stata una manifestazione – indetta da un noto personaggio presente in molti talk show, conosciuto per le sue posizioni pro Gaza – a cui hanno aderito anche molte amministrazioni comunali, il cui esito sarà devastante per gli ebrei e per Israele: lo slogan è “50mila sudari per Gaza”. Il numero viene dal fantomatico ministero della Salute di Gaza e non fa distinzione tra civili e combattenti (a conferma del fatto che Hamas combatte “tra” i civili e non “per” i civili). L’altra cosa grave è l’uso della parola “sudario”, che richiama la morte di Gesù e, quindi, rievoca immediatamente la millenaria accusa rivolta agli ebrei, come anche il più ingenuo e incolto vede.  ......  segue  qui 


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 da  questa   pagina  di    Quora  Storie di donne, croce e delizia

Gaza, le donne e le mestruazione L’olocausto dei corpi

A ottobre ho sanguinato per dieci giorni senza avere accesso a un bagno vero e proprio.La casa in cui ci siamo rifugiati – come la maggior parte dei rifugi a Gaza – non offriva privacy.Quaranta persone dormivano in due stanze. Il bagno non aveva porta, solo una tenda strappata.Ricordo di aver aspettato che tutti si fossero addormentati per potermi lavare con una bottiglia d'acqua e pezzi di  stoffa. Ricordo di aver pregato di non macchiare il materasso che condividevo con tre cugini.Ricordo la vergogna – non del mio corpo, ma di non potermene prendere cura.In guerra il corpo perde i suoi diritti,soprattutto il corpo femminile.I titoli raramente parlano di questo, di cosa significhi per una ragazza avere il ciclo sotto i bombardamenti, di madri costrette a sanguinare in silenzio e ad abortire su pavimenti freddi o a partorire sotto i droni. La guerra a Gaza non è solo una storia di macerie e attacchi aerei. È una storia di corpi interrotti, invasi e a cui è stato negato il riposo. Eppure, in qualche modo, questi corpi continuano a esistere.Come donna palestinese e studentessa sfollata che ora vive in Egitto, porto con me questo ricordo corporeo. Non come una metafora, ma come un dato di fatto. Il mio corpo sussulta ancora ai rumori forti. La mia digestione vacilla. Il mio sonno è frammentato. Conosco molte donne – amiche, parenti, vicine – che hanno sviluppato malattie croniche durante la guerra, che hanno perso il ciclo mestruale per mesi, i cui seni si sono prosciugati mentre cercavano di allattare nei rifugi. La guerra entra nel corpo come una malattia e rimane.Il corpo di Gaza è una mappa di interruzioni.Impara presto a contrarsi, a occupare meno spazio, a rimanere vigile, a reprimere il desiderio, la fame, il sanguinamento. La natura pubblica dello sfollamento distrugge la privacy, mentre la paura costante logora il sistema nervoso. Le donne che un tempo custodivano il loro pudore ora si cambiano d'abito davanti agli sconosciuti. Le ragazze smettono di parlare del loro ciclo. La dignità diventa un peso che nessuno può permettersi.Questo è il paradosso della sopravvivenza: lo stesso corpo a cui viene negata la sicurezza diventa lo strumento della resistenza. Le donne fanno bollire le lenticchie a lume di candela, calmano i bambini in cantina, cullano i morenti. Questi atti non sono passivi; sono radicali. Avere le mestruazioni, portare in grembo, nutrire, lenire – in mezzo alla distruzione – significa insistere sulla vita.Torno, ancora e ancora, all'immagine di mia madre durante la guerra. La schiena curva su una pentola, le mani tremanti, gli occhi che scrutavano il soffitto a ogni rumore. Non mangiava finché non lo facevano tutti gli altri. Non dormiva finché non dormivano i bambini. Il suo corpo portava l'architettura della guerra e della maternità allo stesso tempo. Ora mi rendo conto di quanto fosse politica la sua stanchezza – di come il suo lavoro, come quello di tante donne palestinesi, sfidasse la logica dell'annientamento.Non c'è una tenda per il corpo a Gaza.Nessuno spazio sicuro dove il corpo femminile possa dispiegarsi senza paura. La guerra ci spoglia – non solo delle nostre case e dei nostri beni, ma anche dei rituali che ci rendono umane: lavarsi, avere le mestruazioni, elaborare il lutto in privato.Ma anche senza un riparo, i nostri corpi resistono. Ricordano. Resistono.E forse, nella loro tremante perseveranza,scrivono la storia più vera di tutte.𝘔𝘢𝘳𝘪𝘢𝘮 𝘒𝘩𝘢𝘵𝘦𝘦𝘣 - 19 maggio 2025 [ via Doriana Goracci ]


concludo     questa   mia   rassegna     settimanale   con   quest articolo  dell'unione  sarda  del 27\5\2025    delll'aplicazione  su pur rara ,   alla  faccia   di chi    dice  che  è una legge  fatta  solo per  le " nazifemministe  " ,  del  codice  rosso    in un caso   di  stalking    femminile 



con  qiuesto è  tutto   alla prossima   se Dio  e   i carabinieri    lo consentono 






31.1.25

con il cuore e con la mente per essere felici


partendo sia dal ritrovamento mettendo in ordine la mia libreria e rilettura di una vecchia agenda agenda
smemoranda più precisamente quella 1994/1995:
Con il cuore e con la mente  (  foto   a  destra  )  
dal video sotto   estrapolato  dal film  
da Caro diario  di Nanni  Moretti   ho  incominciato  a     farmi     anzi   meglio  a  rifarmi   ancora  ,  perché   è direttamente  o  indirettamente      che me  le  faccio      sia   con  l'analista  e   poi  da  solo   da  prima   che   aprissi il  blog  e  poi  i  social )   queste  elucubrazioni  ....  ehm  ....     domande   come fanno     quest articolo della rivista Grazia  e    quest  altro  del sito  (  uno  d quelli  da me   consultati   per  il post   odierno  )


The lamenteemeravigliosa.it/ da me  rielaborato . 




   Esiste davvero una distanza insormontabile tra mente e cuore oppure sono due cose in una? Viene prima il cuore e poi la mente o viceversa? Chi vi guida nella ricerca della verità    e  alla  creazione della  nostra opera  d'arte  ? 
Lungo la nostra vita  \  opera  d'arte   affrontiamo infinite battaglie tra questi due poli che controllano i nostri sentimenti, emozioni, decisioni, successi e fallimenti. Ci troviamo a interrogarci di fronte a grandi dilemmi che finiscono con l’annullarci, fanno crollare la nostra coerenza e ci fanno sentire insicuri, perché la maggior parte delle volte non sappiamo fino all’ultimo se stiamo facendo la scelta giusta. Ed è
proprio quando dobbiamo prendere una decisione che entrano in gioco mente e cuore.Quale dei due dobbiamo seguire e ascoltare?
La verità è che nessuno di questi due elementi è migliore dell’altro e  non  possiamo  usarli  da  soli  . Non possiamo lasciarci guidare soltanto dal cuore , altrimenti verremmo travolti dagli impulsi e dalle voglie senza nessun controllo: c’è bisogno che la mente analizzi i nostri desideri in modo saggio e cauto, per evitare che i momenti di follia determinino la nostra fine. Tuttavia, non possiamo nemmeno seguire fedelmente la mente , altrimenti ci priveremmo della libertà di provare sensazioni e costruiremmo un muro che bloccherebbe il passaggio a tutte le emozioni e passioni che dobbiamo ancora scoprire e sperimentare.
Da questa breve descrizione,    da me  rielaborata   del già  citato
https://lamenteemeravigliosa.it/mente-o-cuore/
potete capire che non esiste o bianco o nero di fronte ad una scelta: si tratta piuttosto di un ampio ventaglio di grigi, di diversa intensità, che si riflettono in noi stessi. Non esistono due sfumature identiche, proprio come non esistono due persone uguali: per questo non c’è una regola fissa che valga per tutti, ma ognuno deve riuscire a conoscere e a saper utilizzare la propria. Dobbiamo imparare ad ascoltarci, a comprenderci, a conoscerci.
Se ci riusciamo, non ci saranno situazioni, decisioni, circostanze davanti alle quali non sapremo che cosa fare. Potremo sempre usare la nostra “regola”, quella creata appositamente per noi, perché estratta dal nostro cuore e la nostra mente. Ognuno di questi due poli ci avrà messo del suo, perché devono entrare in connessione senza creare conflitti: sono due parti di noi destinate a capirsi e collaborare, solo in questo modo riusciremo a essere davvero noi stessi.Fermatevi e imparate a conoscervi: è un percorso lungo, ma la meta è raggiungibile. Cercate la sfumatura giusta per voi e usatela come guida. È difficile, ma non impossibili se sarete fedeli e onesti con voi stessi. Sentite e sperimentate per riuscire a creare il vostro personale vincolo tra mente e cuore.Quando qualcuno\a  di noi unisce  cuore &mente  è  un eroe  in quanto la  logica   non basta    quando   ci  si mette  all'opera  Infatti  ma  ha   bisogno  di   sentimento  ( del  cuore  )  logica  ed  istinto   sono   dovrebbero essere   dentro  di noi    che  agiamo   con il  cuore  se  usiamo    solo l'emozioni  ed i sentimenti  o con la  mente  se  usiamo  l'istinto  o  la  razionalità . 



3.10.24

la mia sottile linea nera \ incubo in una notte buia e tempestosa

IL mio incubo  dell'altra  notte   Inizia  proprio come  la  storia  ( vedere   punti di riferimento  a  fine  post   )   dell'ultimo n   di Dylan Dog  ( sarà  perchè    avendo  letto   prima  d'andare  a  dormire      e  sono stato influenzato    ?  Mah  )


                 
  con  una macchia  d'inchiostro   sulla  pagina      della  " brutta "   di  un post    per  queste  pagine    che si espandeva    fino  a   di  ingoiare  i colori  del  mondo . Ogni  conflitto    ha  le  sue  cause   ma    quelli  interiori    sono  i più  difficili da  interpretare  .  Infatti    i pensieri   sembrano mobili pieni di spigoli   in cui  sbatti le  ginocchia  ad  ogni  passo .
 La  solitudine non assomiglia  a  una  casa   vuota  o  una  coperta  fredda  , ma   un diario   senza annotazioni  .  Un mio amico   intimo e   appassionato letterario   e  poeta   mi    dice  la  stessa battuta   usata   nel  citato   n  di Dylan dog  : << Sei triste   quando sei  da  solo perchè  sei in  cattiva  compagnia  >>  .   
 Decido  quindi  di uscire  sotto la pioggia a fare  un giro  . 
Camminando  assorto  nei  miei  pensieri  cioè filosofando  ed incurante  della  pioggia      che   man  manom aumentava    mi  sovviene l'affermazione  che  qualcuno ha  detto   che   interrogarsi   sul significato  e  sul  valore  della vità   è una  follia  .

 Mi siedo su una  panchina   e mi  arriva un foglio di   giornale       contententi    queste  versi 

[....] 
Ci sono acque spinte alla gioia da venti mutevoli
E illuminate da cieli splendenti, tutto il giorno.
E poi il gelo, con un gesto, ferma le onde danzanti
E la loro vagante bellezza. E lascia una bianca
Immacolata gloria, un’intensa radiosità,
Una vastità, una pace luminosa, sotto la notte.

 di   Rupert Brooke (  1887  -  1915 )  poeta inglese    morto a  27  anni durante la prima  guerra  mondiale    noto  soprattutto per i suoi sonetti ispirati dalla guerra, tra i quali assai noti sono  : I morti e Il soldato ....  da https://musashop.wordpress.com/

  che     inizia  a  piovere   e    a  tuonare   . Che  scioccco   , sarà perchè   amo  la pioggerella   me  ne sto  li con intrizzito   e  con i vestiti umi  di fin quando   visto   che stava aumentando   decido      di  correre  a casa  . Quando viene in mio soccorso  una  donna .  E come  per  magia  dal sonno agitato sono passato   ad  un sonno più  calmo  . Stavo    .....   quyando   poi  è    suonata   la  sveglia     e  alle  tenebre    è  seguita  l'alba   .
  Al risveglio    e  durante  i primi minuti della  colazione    , anzichè dire  buongiorno ai  miei  e  dare  a  mangiare   al gatto , mi chiedevo   se  avrai  potuto innamorarmi  di una donna simile  .....  la cui differenza  d'età   era  irrilevante  , era   attraente certo   ma  soprattutto   aveva  una  particolare  vibrazione   e sensulità nella voce    che non riuscivo a  distinguere   con chiarezza ma  che  emanava  un senso i forza   e  di tranquillità   e serenità allo stesso tempo . Poi   la  voice  in sottofondo  dei  miei  e del tg  mattutino  mi riportano alla  cruda  realtà  .  Il  sole  è già sorto   devo finire  di fare    colazione       ed  iniziare  la mia  giornata    lavorativa   c'è    da mettere  paglia  e  foglie     per  evitare  che le piantine di  finocchi e dei cavoli vengano  coperti da  erba   . 

       punti di riferimento ( fumetti , canzoni , e altro   di cui  si accenatoe  citato nel post )
 

22.5.24

DIARIO DI BORDO N 52 ANNO II . Ingegnere cambia vita, si licenzia e molla tutto: «Giro il mondo in bicicletta» ., Ferite e vive per miracolo dopo incidente stradale si scattano un selfie sul bordo della strada ., ed altre storie




 Nnon è  mai troppo tardi per  cambiare  vita  e  rimettersi indiscussione  



Alex Battiston© Anthology

SAN VITO - Mollare tutto e fare il giro del mondo. Un pensiero che fa capolino nella mente di molte persone, almeno una volta nella vita. Alex Battiston lo sta facendo davvero, in sella alla sua bici. Classe 1985, il viaggiatore è originario di Sesto al Reghena. Dal borgo si era poi trasferito nella vicina San Vito, ma da una decina di anni la sua vita è in Finlandia. A portarlo nel nord Europa, la sua tesi di laurea incentrata sull'automazione. Alex è un ingegnere meccatronico e con i suoi studi si era guadagnato un'ottima posizione lavorativa a Helsinki. Un incarico che negli anni gli ha dato molte soddisfazioni, e che non ha lasciato a cuor leggero. Qualche settimana fa, la scena quasi da film. L'incontro con il capo per comunicare «mi licenzio e mi metto in viaggio». «È stata una scelta difficile racconta Alex -, ma avevo questo sogno da tanti anni e non volevo aspettare ancora. La cosa bella è che sono stato non solo compreso, ma anche appoggiato. Hanno capito tutti il valore che ha per me questa esperienza». 150 mila chilometri da percorrere su quello che da sempre è il suo mezzo preferito, alla scoperta di culture diverse, bellezze naturali, sapori e profumi di ogni parte del globo. Un tour che richiederà più di tre anni. E soprattutto un cambio d'abitudini radicale, dalla quotidianità "tradizionale" del lavoro in azienda, a quella nuova e a volte imprevedibile dell'avventura.
LE TAPPE
Ma da buon ingegnere, Alex è organizzato: tenda, materassino, fornello a gas da campeggio, piccoli attrezzi per la bici, telefono e pc, e lo stretto necessario per spostarsi in sicurezza. Il viaggio è cominciato qualche giorno fa dalla Finlandia, con un traghetto per arrivare a Tallinn, capitale dell'Estonia, e cominciare a pedalare «tra foreste - spiega Alex -, piccole città e gemme quasi sconosciute che meritano di essere viste». In questi giorni continua il tragitto in direzione sud-ovest, che toccherà, oltre ai Paesi baltici, la Polonia, la Slovacchia, l'Austria e la Slovenia. In Italia non mancherà la tappa in Friuli Venezia Giulia, per salutare la famiglia, e poi via per la Francia, l'Andorra e la Spagna. Terminata la parte europea del tour, sarà il turno dell'Africa, un momento molto atteso dall'ingegnere, che pensa al deserto del Sahara, e ai colori e alle ombre delle foreste tropicali. Pedalerà lungo tutta la costa occidentale del continente nero per poi risalire a est e arrivare in Etiopia. Seguiranno i soggiorni in alcuni Paesi del Medio Oriente, in India, Bangladesh, Thailandia, Malesia e Indonesia. E giù, fino all'Australia. «Un "must" - commenta Alex per chi come me ama i deserti». Il ciclista raggiungerà poi il Sud America e si sposterà verso l'emisfero Nord. Argentina, Cile, Bolivia, Perù e Colombia. E ancora Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Messico, per finire con gli Stati Uniti, da percorrere da ovest a est.
SUL SUO SITO
L'itinerario di Alex è pubblico, si possono leggere tutte le tappe sul suo sito, World On Bicycle. Nel portale, così come nei suoi canali social, l'ingegnere condivide foto e video della sua avventura. Scrive e parla in inglese, così da rendere i suoi contenuti fruibili per un pubblico più ampio possibile. Alex non nasconde di avere un ulteriore sogno: trasformare la sua passione in un lavoro, proprio grazie all'ausilio dei social media. Una passione che gli ha trasmesso il nonno Felice, «che mi ispira - spiega - ogni volta che conquisto una salita», e che nel tempo è cresciuta. Il desiderio di affrontare in bici sfide sempre più ardue è stato alimentato anche dal mondo del web, caro all'ingegnere. «Ho fatto i primi viaggi in Irlanda, Scozia, Islanda e Toscana - conclude - spinto da alcuni video visti su YouTube. Ora vorrei anch'io motivare altre persone, ispirarle a inseguire i loro sogni. Tutto si può fare, basta volerlo».


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leggendo   su https://www.fanpage.it/  la  vicenda      riporta  sotto  

Mi chiedo e mi sono sempre chiesto ( vedere il precedente post : << perchè non dobbiamo diffondere ulteriormente e non ho guardato ed diffuso il video della pompa di benzina di brescia o dintorni >> d'appassionato fotografo , io che volglio sempre cogliere l'attimo e fare foto da bastard inside 😇😂 agli amici senza chiedere di mettersi in posa , perché c'è un bisogno così costante di scattare una foto di tutto ciò che facciamo. Stiamo raggiungendo un livello ridicolo ed esagerato solo per attirare l'attenzione"? .

Ferite e vive per miracolo dopo incidente stradale si scattano un selfie sul bordo della strada
È accaduto in Messico, dove due ragazze gravemente ferite dopo un incidente stradale si sono scattate un selfie sul bordo della strada in attesa dei soccorsi.

                             A cura di Davide Falcioni

Scampate alla morte per miracolo dopo un terribile incidente stradale hanno trovato la voglia e il modo di scattarsi un selfie. Sta facendo discutere l'immagine scattata in Messico di due donne insanguinate, gravemente ferite e sedute su un marciapiedi intente a scattarsi una fotografia dopo essere state protagoniste di uno schianto nel quartiere Lomas del Mirador della città di Cuernavaca.
L'incidente è avvenuto sabato sera: nella foto scattata da un passante si vedono due ragazze sedute sul
bordo di una strada con lo smartphone in mano, intente a scattarsi un selfie mentre tutto intorno gli altri occupanti della vettura incidentata erano intenti a chiamare polizia e ambulanza. L'auto sulla quale viaggiavano intanto era ribaltata in mezzo alla strada con i finestrini rotti. Il sospetto delle forze dell'ordine è che lo schianto sia avvenuto a causa dell'eccessiva assunzione di alcol da parte della persona al volante.
Stando a quanto riferiscono i giornali locali entrambe le ragazze protagoniste del selfie avrebbero riportato ferite gravi e sarebbero state condotte in ospedale insieme agli altri tre occupanti della vettura. I dettagli dell'incidente non sono stati resi noti e le autorità messicane stanno ancora indagando, tuttavia online si è scatenato un acceso dibattito sulla "scena del selfie"


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9.3.24

8 marzo : festa, commerazione ? o festas e commemorazione ?

E voi? Festeggiate la donna o i diritti della donna?I discorsi sul genere polarizzano ancora molto l’opinione pubblica. E questa è già la prova di quanto siamo tutti prevenuti e di come non ci consideriamo uguali.
L’uguaglianza deve partire dalla mentalità del privato prima ancora che dallo Stato. Infatti   dopo il mio  speciale  sull'8  marzo  e    il post   <<  Donna,vita, libertà contro la cultura della guerra e della morte /e basta retorica alla mimosa…. >>  di Pier Luigi Raccagni  e  qello di Cristian   Porcino che   sono   , sopratutto  il primo  ,   anche   una  risposta  a chi  vedendo   la mia  fotodella manifestazione     d'ieri   (  la  trovate  fra quelle    messe nel mio reportage   ) mi  chiede   : << Ma cosa c'entrano quelle bandiere con la giornata dell'8 marzo ?  >> . Ecco quindi  che  i dubbi  già  espressi  prima di  me  da  questi video  di story  impact  italia   ( I   II  )   mi  risuonano   nella mente    .Ed  ho  qui  deciso     di    riprorli .  Per  voi la  festa  delle  donna   è   un giorno di festa   o  commemorazione   ? voi  cosa ne pensate  avete  festeggiato  ,  commemorato , o  festgeggiato   commerando  ?    c'è  la parità   dei sessi  oppure  dobbiamo  ancora  arrivarci   scrivetelo se  vi  va  nei  commenti  . 

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...