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15.11.25

la moda ha comprato anche la cultura vegana ? Dieta green, boom dei ristoranti vegani In costante crescita la domanda di residenti e turisti: l’offerta in città si adeguaper moda ? ?

Leggo   su  lunione sarda 15\11\2025  che  Fino a dieci anni fa trovare un piatto vegano a Cagliari era una sfida.

 Oggi, invece, la città è tra le più attive d’Italia, con locali, eventi e community che ne fanno un piccolo laboratorio del cambiamento. Dai ristoranti del centro storico ai market specializzati, fino alle iniziative che riuniscono la comunità come il “Veganuary”, l’offerta è cresciuta di anno in anno, non solo per chi segue una dieta specifica ma anche per chi sceglie di provare una cucina differente.
Il grande interesse
Secondo alcuni esperti del settore, il fenomeno ha avuto un’impennata quattro, cinque anni fa, cavalcando l’interesse sempre maggiore delle persone. «Ho notato viaggiando che la scena di Cagliari è molto più avanti rispetto ad altre città italiane. C’è molto interesse da parte dei ristoratori nel cercare di proporre alternative migliori», racconta Valentina Mele, foodblogger, proprietaria della pagina Instagram VegantasteCagliari.
I piatti vegetali
Nel capoluogo ristoratori e imprenditori hanno colto l’evoluzione delle abitudini alimentari aprendo spazi dedicati all’alimentazione vegetale e alla sperimentazione gastronomica. «La domanda negli ultimi anni è cresciuta tantissimo, potrei dire circa del 30% ogni anno», spiega Valentina Puddu, titolare del ristorante Cavò Bistrot: «C’è ancora chi è diffidente ma nel 99% dei casi, dopo aver rotto il ghiaccio, sono soddisfatti». E Paolo Mantovani del ristorante Gintilla: «L’alternativa veg qua cavalca l’interesse delle persone, basta entrare anche nei grandi supermercati per vedere le scaffalate di prodotti vegani». Ugualmente Adelina Coccodi di Coccodi, il dolce e il salato: «La richiesta è aumentata», e Annalaura Caboni della pasticceria Sienda: «Ci sono sempre più vegani e di conseguenza aumenta la domanda».
Il mercato
Negli ultimi anni anche il turismo ha giocato un ruolo importante. L’arrivo di visitatori stranieri ha spinto diversi locali ad ampliare il menù con alternative plant-based. «La nostra clientela è principalmente nord europea», dice Puddu. «È un cambiamento che si sta stabilizzando e sarà in crescita, anche perché più sostenibile», spiega Nicola Deagostini, titolare del market SardegnaVeg. E i numeri parlano chiaro: nell’ultimo anno il consumo dei prodotti vegani su Glovo è aumentato del 116% in Sardegna, come ha riportato la piattaforma durante l’ultimo “Veganuary”.
Diffidenza da superare
Eppure, il sospetto non è svanito. I professionisti del settore ammettono che il grande pubblico diffida del “vegano”. Spiega Mele, «molte volte è più facile non utilizzare la parola vegano, perché spaventa, come se si trattasse di piatti non accessibili a tutti». Negli ultimi anni, «c’è comunque un interesse sempre maggiore, e a Cagliari è facile andare in qualsiasi posto e trovare l’opzione vegana. Nonostante il pubblico sia ancora un po’ diffidente sempre più persone sono curiose di provare».

Prima    riportare   le  mie opinioni    Sfatiamo l'articolo    il    mito   ( come riporto  nell'articolo     sotto    riportato   )    da  quel che  ho appreso    chiaccherando  \  scambiandoci opinioni    con amici vegani    La cucina vegana può favorire il

dimagrimento, ma non è una garanzia automatica: dipende da come viene seguita. Ecco  che  L'Ia (  il  ricorrevi con  spirito critico🧠  e  verificandole  empiricamente     cioè  mangiando 😁😇 in questo caso  ,  non è poi  negativo  )  

🌱 Perché la dieta vegana può aiutare a dimagrire

  • Basso contenuto calorico: frutta, verdura, legumi e cereali integrali hanno in media meno calorie rispetto a carne, latticini e prodotti trasformati.

  • Alto apporto di fibre: le fibre aumentano il senso di sazietà e regolano la digestione, riducendo la probabilità di eccessi.

  • Minore consumo di grassi saturi: eliminando prodotti animali si riduce l’assunzione di grassi che favoriscono l’aumento di peso.

  • Alimenti più nutrienti e meno densi di calorie: piatti vegetali ben bilanciati possono fornire vitamine e minerali con un apporto energetico moderato.

⚠️ I limiti e i miti

  • Non tutti i piatti vegani sono ipocalorici: patatine fritte, dolci vegani ricchi di zuccheri o pizze con formaggi vegetali molto grassi possono far ingrassare quanto le versioni tradizionali.

  • Serve equilibrio: una dieta vegana improvvisata può portare a carenze (proteine, vitamina B12, ferro) e non necessariamente a dimagrimento.

  • Il dimagrimento non è automatico: se le porzioni sono abbondanti o si scelgono cibi vegani molto elaborati, il bilancio calorico resta positivo e il peso non cala.

📊 Sintesi

  • È vero che la cucina vegana può favorire la perdita di peso, grazie a fibre, minor densità calorica e riduzione dei grassi saturi.

  • È un mito pensare che basti “essere vegani” per dimagrire: la differenza la fanno le scelte alimentari quotidiane, la qualità degli ingredienti e lo stile di vita complessivo.

  • Per dimagrire in modo sano, la dieta vegana deve essere bilanciata, varia e controllata nelle porzioni.

quindi  il  parere    che  mi sono  fatto  leggendo l'articolo    riportato  e  l'aumento   nella grande distribuzione   di prodotti vegani    è  che      il  boom dei ristoranti vegani  puo  essere inteso    sia   ( come  credo  )una  nuova  moda   che   fa  diventare  una cultura     condivisibile o meno   elitaria      in   cultura  di massa  ovvero  moda   , sia  allo   stesso  tempo   una  presa  di coscienza  alimentare   globale  . E per     voi ?


14.3.15

la crisi ci fa cambiare abitudini ailmentari ma anche essere più solidali meno spreconi . la storia di Emanuele innocenti che ristoratore che auta i poveri

14 marzo 2015

Crisi, addio alla dieta mediterranea Meno pane e olio su tavole italiane 



                  Spaghetti al sugo, piatto tipico della cucina italiana


La crisi ha tagliato i consumi alimentari ma ha anche profondamente modificato le abitudini degli italiani che sono stati costretti a dire addio ai prodotti base della dieta mediterranea. I prodotti che sono stati tagliati a causa della crisi economica sono olio, vino, ortofrutta pasta e perfino il pane, il cui consumo è sceso al minimo storico dall'unità d'Italia. Per quest'anno comunque è attesa una ripresa dopo che gli acquisti alimentari hanno toccato il fondo nel 2014 tornando indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981. Ad analizzare la spending review degli italiani nel carrello della spesa a partire dal 2008 è la Coldiretti. Il crollo più pesante - sottolinea - si è avuto per l'olio di oliva, con acquisti in calo del 25% e consumi a persona scesi nel 2014 a 9,2 chili all'anno, dietro la Spagna 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. Il vino è calato del 19% con consumi che si aggirano attorno ai 20 milioni di ettolitri. Molto preoccupante è la situazione per la frutta e verdura fresca poiché, per effetto di un calo del 7%, i consumi per persona si sono fermati a poco più di 130 chili all'anno, che equivalgono a non più di 360 grammi al giorno rispetto ai 400 grammi consigliati dall'organizzazione mondiale ella Sanità. Ma soprattutto - precisa la Coldiretti - in Italia solo il 18% della popolazione di età superiore a 3 anni consuma almeno 4 porzioni di frutta e verdura al giorno. In calo il consumo di pasta anche se gli italiani restano i maggiori consumatori con circa 26 kg all'anno a persona, che è 3 volte il consumo di uno statunitense, di un greco o di un francese, 5 volte quello di un tedesco o di uno spagnolo e 16 volte quello di un giapponese. Non è però mai stato cosi basso il consumo di pane che, dall'inizio della crisi è praticamente dimezzato, scendendo nel 2014 al minimo storico con circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona. I POTERI DELLA DIETA MEDITERRANEA - Pane, pasta, pesce, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari si sono dimostrati - precisa la Coldiretti - un elisir di lunga vita per gli italiani, che fino ad ora si sono classificati tra i più longevi del mondo con una vita media che ha raggiunto i 79,8 anni per gli uomini e gli 84,8 per le donne. Ma la situazione potrebbe cambiare in futuro anche per colpa del cambiamento degli stili alimentari soprattutto nelle giovani generazioni con quasi 1/3 (30,8%) dei bambini che sono obesi o in sovrappeso. In particolare - sottolinea la Coldiretti - i bambini in sovrappeso sono il 20,9% mentre quelli obesi sono il 9,8% sulla base del campione di età compresa 8-9 anni nelle scuole primarie dell'indagine "Okkio alla Salute" promossa dal ministero della Salute. A pesare sono le cattive abitudini con l'8% dei bambini che salta la prima colazione e il 31% che la fa non adeguata, ma anche con il 41% che assume abitualmente bevande zuccherate e gassate mentre solo il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura. Per "formare dei consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti e valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea, ricostruendo il legame che unisce i prodotti dell'agricoltura con i cibi consumati ogni giorno", la Coldiretti ricorda il proprio impegno nel progetto "Educazione alla Campagna Amica" che coinvolge oltre centomila alunni delle scuole elementari e medie in tutta Italia in oltre tremila lezioni in programma nelle fattorie didattiche e negli oltre cinquemila laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e in classe.
  Infatti   secondo repubblica
La crisi ha tagliato i consumi alimentari ma ha anche profondamente modificato le abitudini degli italiani che sono stati costretti a dire addio ai prodotti base della dieta mediterranea, dall'olio d'oliva al vino, dall'ortofrutta alla pasta fino al pane, sceso al minimo storico dall'unità d'Italia. Per quest'anno comunque è attesa una ripresa dopo che gli acquisti alimentari hanno toccato il fondo nel 2014 tornando indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981. Ad analizzare
la spending review degli italiani nel carrello della spesa a partire dal 2008 è la Coldiretti. (.... ) I  consumi per persona si sono fermati a poco più di 130 chili all'anno, che equivalgono a non più di 360 grammi al giorno rispetto ai 400 grammi consigliati dall'Organizzazione mondiale della Sanità.
Ma soprattutto - precisa la Coldiretti - in Italia solo il 18% della popolazione di età superiore a tre anni consuma almeno quattro porzioni di frutta e verdura al giorno. In calo il consumo di pasta anche se gli italiani restano i maggiori consumatori con circa 26 chilogrammi all'anno a persona, che è tre volte il consumo di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte quello di un tedesco o di uno spagnolo e 16 volte quello di un giapponese. Non è però mai stato cosi basso il consumo di pane che, dall'inizio della crisi è praticamente dimezzato, scendendo nel 2014 al minimo storico con circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due michette piccole) a persona.
Pane, pasta, pesce, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari si sono dimostrati - aggiunge la Coldiretti - un elisir di lunga vita per gli italiani, che fino ad ora si sono classificati tra i più longevi del mondo con una vita media che ha raggiunto i 79,8 anni per gli uomini e gli 84,8 per le donne. Ma la situazione potrebbe modificarsi in futuro anche per colpa del cambiamento degli stili alimentari, soprattutto nelle giovani generazioni con quasi 1/3 (30,8%) dei bambini che sono obesi o in sovrappeso. In particolare i bambini in sovrappeso sono il 20,9% mentre quelli obesi sono il 9,8% sulla base del campione di età compresa tra gli otto e i nove anni presi in esame dall'indagine "Okkio alla Salute" promossa dal ministero della Salute. A pesare sono le cattive abitudini con l'8% dei bambini che salta la prima colazione e il 31% che la fa non adeguata, ma anche con il 41% che assume abitualmente bevande zuccherate e gassate mentre solo il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura.
   
Tutto ciò sta  portando  , ancora  è bassa  ma se    contnua cosi sarà ancora  più alta  ,  ad  una cucina fatta  con gli avanzi  proprio cme facevano i nostri nonni e  bisnonni   non solo tempo di guerra  .Per chi è di Bergamo e dintorni  ecco un corso 

Minicorso di cucina con gli avanzi
Risparmiare conservando qualita'




A Bergamo arriva un minicorso che insegna a risparmiare in cucina senza rinunciare alla qualità. Si intitola «La cucina a costo “quasi” zero» e l’ha pensato Ascom Formazione.
Si tratta di un laboratorio di ricette e consigli che permette di apprendere le tecniche di recupero e di lavorazione di ciò che normalmente, in cucina, viene considerato «scarto» - bucce di verdure, bucce di frutta, lische di pesce, croste di formaggio - per una cucina che nobilita gli avanzi.
Nel corso della serata si parlerà di cucina sostenibile e di tecniche di lavorazione dei prodotti, e, ovviamente, verranno illustrate le preparazioni delle ricette. Al termine ci sarà una degustazione. Il corso si terrà mercoledì 18 marzo dalle ore 20 alle 23, all’Accademia del Gusto di Osio Sotto (piazzetta Gandossi 1), con la docenza dello chef Fabio Potenzano.
Informazioni e prenotazioni chiedere  a: Ascom Formazione, tel. 035 41.85.706/707/725/712 o info@ascomformazione.it
Cosi  pure  s'inquadra  in questo contesto s'inquadra  il   gesto   di  Emanuele Innocenti  proprietario di una gastronomia
 da  http://iltirreno.gelocal.it/pistoia/cronaca del 13  c.m 

QUARRATA. In pochissime ore gli sono arrivati centinaia di messaggi da tutta Italia. Un corale “grande” e un gigantesco “grazie” per Emanuele Innocenti, il titolare della gastronomia-pizzeria “Il Ghiottone” che ha deciso di aprire le porte del suo locale di via Trieste , alle persone in difficoltà. Dalle 8 alle 9, ogni mattina tranne il lunedì, offre cibo a chi ne ha bisogno. L’iniziativa, partita

giovedì 12 marzo, ha raccolto il plauso di moltissime persone. Da quando la stampa ha diffuso la notizia, il telefono di Innocenti non ha smesso un minuto di suonare. Nonostante l’eco però, ieri mattina alla porta del “Ghiottone” ha bussato una sola persona. «Credo che la difficoltà più grande sia quella di avvicinare la gente. Molti per pudore non vengono a chiedere. Qui dalle 8 alle 9 le tapparelle sono giù, quindi – dice Emanuele - non devono temere niente. Garantisco la massima riservatezza. Sono disposto anche a portare il cibo a casa a chiunque non se la senta di venire direttamente da me».
La decisione di appendere quel foglio di carta all’entrata con scritto che “Il Ghiottone” offrirà cibo alle persone in difficoltà, è stata presa dopo che il ristoratore, mercoledì mattina, ha visto una coppia di anziani rovistare in un cassonetto di via Fiorentina, Pistoia. «Voglio aiutare chi ha lavorato una vita e oggi si ritrova privato di tutto» ha spiegato Innocenti. In mezzo ai tantissimi messaggi di incoraggiamento ricevuti nelle ultime ore, anche una «prova di allucinante ignoranza». «Stamani (ieri, ndr) – racconta – mi sono fermano in un bar di Quarrata. “Vuole farsi solo pubblicità” hanno detto alcune signore leggendo l’articolo sul giornale. Se l’Italia è ridotta così, è anche colpa di queste persone» dice Emanuele.

19.10.13

rettifica del post : kebab ecco la composizione

 Come  il precedente post   e  tutti  gli altri post  sull'alimentazione   ci tengo   a  precisare che      come  suggerisce  : <<  a precisare che questo post non è volto a criticare le scelte di nessuno,ognuno è libero di mangiare quello che meglio crede è solo a scopo informativo...non l'ho scritto io l'ho trovato e l'ho postato...nessuno è qui a puntare il dito contro nessuno...fate quello che volete e se trovate un post dove si dice che certe insalate fanno male (...) >> Dario della pagina  facebook  amiciaquattrozampe  di   postate pure qui o  su  miei  profili  dei vari  social network (  se  non  siete  fra  gli utenti e  volete  scrivere articoli \  post    contattami    )   .

Ora   visto  le  critiche   ( ed  anche  giuste  )   che  ha creato   il post precedente   scrivo qui una  rettifica  . Mi  mi sembra   doveroso    farla   rispondendo   ai commenti   che  tale post  ha  creato

Cari anonimo\a  
 << Quanto sei ignorante! La macellazione di quell'agnello avviene secondo le tradizioni arabe. le bestie vanno macellate seguendo determinate procedure che portano al dissanguamento delle cari, che non ha nulla a che vedere con il kebap, kepap fatto in italia, che, per essere venduto qui deve seguire determinate leggi. La carne del kebab è essenzialmente carne di ovini, non è nociva… ma giustamente c'è chi pensa che mangiare un polmone faccia male. Ma ovviamente l'inchiesta di ONE VOICE è indiscutibile. La gente ottusa non porterà avanti questo paese >> ., <>
 certo sono ignorante  perchè  ignoravo  tali cose  , ed  ho preso   fidandomi  della serietà dell'articolo , per  buono quello  che  v'era  scritto, senza  verificarlo  . Quindi prendendo atto   delle  vostre  osservazioni  in particolare  questa  : << (...)  qui si spiega perchè è bufala: http://leganerd.com/2013/06/14/bufale-un-tanto-al-chilo-i-kebab-e-lorticello/ [ oppure  un altro  link http://tagli.me/2013/06/15/la-bufala-del-kebab/ ]  Ma si, continuate a credere a qualsiasi fandonia, ce ne sono a bizzeffe! >> di Masis Shahbazians. Nessun razzismo  o  nazionalismo  \  campanilismo   da parte mia  , e  poi non credo  che  spiegare il perchè  un cibo  è malsano  o  non ti piaccia  sia  razzismo  . 

 E quest  post rettifica  e  a  voi dedicato

Ulteriori " prove  " che  gli articoli citati  nel post  precedente   fossero errate  e  che  la  notizia    risultasse  una bufala  \ luogo  comune    vengono oltre  che  dall'articolo  (  veder l'url  sopra  )    della leganerd.it    da    questo discussione  su facebook   con la mia  utente   e  compagna  di strada    fin dalle origini ( leggi  cdv.splinder.com ) di questo blog  Loredana  Morandi







Marco Gisotti
Non entro nel merito della scelta vegetariana, per cui ovviamente la carne è un tabù etico prima che sanitario, ma invece faccio notare che la notizia che gira da anni sulla "qualità" delle carni di kebab è in buona parte una bufala. Innanzitutto si tratta di una ricerca fatta in un territorio diverso dal nostro con norme e abitudini sanitarie diverse, molto diverse, soprattutto in ambito alimentare. Inoltre nel passa parola di questa notizia diversi elementi sono stati via via omessi, esagerati o inventati. Per esempio quando si dice che gli scienziati non hanno saputo capire l'origine di alcune carni, sembra molto difficile che possa essere vero perché con analisi molecolari e del DNA avrebbero potuto individuare persino l'origine dell'allevamento di ogni singola parte e, comunque, certamente se fosse sto polmone od occhi (come poi gli occhi possano finire in un kebab è una fatto che ancora non capisco proprio sul piano meccanico).se si escludono i vegetariani per ragioni etiche, chi ha divieti di ordine religioso, chi soffre di particolari allergie, per tutti gli altri mangiare un kebab non è più pericoloso di mangiare un pollo di rosticceria o un supplì condito con ragù. In calce riporto una delle poche cose serie che circolano sul tema, e che riguarda l'Italia


Mustafà Milani Amin Il Principe dei Credenti, Ali Bin Abi Talib (pace su di lui), diceva: "Non fate dei vostri stomaci, delle sepolture per le bestie"


Grazie Marco Gisotti per le spiegazioni e grazie Mustafà Milani Amin per la perla di saggezza con la quale hai voluto integrare questa discussione. Scusatemi se ridevo, ma lo staphylococco aureo è un virus mutato da quello dell'influenza che reca parecchi dolorosi disturbi all'essere umano, ne è affetto ad esempio il cantante Vasco Rossi, ma dopo la cottura non se ne trova più alcuna traccia scientificamente attendibile.Non solo, lo Staphylococco Aureo è infettivo soltanto per inoculazione (è necessario che un flebotomo, zanzara o pappatacio, pungano l'essere umano per contagiarlo) perché non è infettivo neppure per le vie aeree.


Quindi  mangiatelo  pure , non partite prevenuti  ma occhio  alle versioni occidentali   e quelle  originarie 

31.5.13

Crisi, da Coldiretti un dossier sui rischi del cibo low cost ecco perchè scelgo finchè è possibile i G.a.s


 In tempi di crisi  (  vedere  il post precente " mangiare al tempo della crisi "  ) Ecco , l'articolo sotto  , un motivo  per   o scegliere i G.a.s  \  i mercati rionali o  prodursi le verdure  . Rringrazio la mia  amica  di facebook  miriana baraboglia  per  avermi suggerito  sulla mia bacheca  questo articolo proveniente  da  http://www.puntarellarossa.it


Crisi, da Coldiretti un dossier sui rischi del cibo low cost
By: Puntarella Rossa
di Natascia Gargano © Il Fatto Quotidiano / Puntarella Rossa


Con la crisi si taglia su tutto, anche sulla spesa per il cibo. Ma più che comprare meno, si compra peggio. L’allarme arriva dalla Coldiretti che in una riunione a Bruxelles ha presentato un dossier sui rischi del cibo low cost. Oltre sei famiglie italiane scelgono prodotti a basso prezzo, acquistati nei discount: “Dietro questi prodotti spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi”, ha detto il presidente della Coldiretti, Sergio Marini. ”Conviene diffidare dei prodotti che costano troppo poco, come certi extravergini che non coprono neanche il costo della raccolta”.
Gli allarmi alimentari per cibi “pericolosi” sono aumentati del 26% nel nostro Paese. E i principali imputati sono proprio i prodotti a basso costo, specialmente quelli provenienti da Paesi fuori dall’Unione Europea, Cina, India e Turchia in primis. Nocciole e pistacchi dalla Turchia, contaminati per la presenza di muffe e aflatossine, miele naturale dalla Cina (importazioni aumentate del 38%),
con il rischio di contaminazione da Ogm che non sono autorizzati nel Vecchio Continente. Un problema che riguarda pure il riso importato dalla Cina, ma anche dagli Usa, che ha aumentato l’export verso l’Italia del 12% nel 2012.
Pessime performance anche per il pepe indiano (irregolare il 59% dei casi secondo l’Efsa), il pomodoro cinese (irregolare il 41%), le arance egiziane (irregolari il 26%), l’aglio argentino (irregolare il 25%) e per le pere slovene (irregolari il 25%).
Se il Made in Italy ci salverebbe dalla presenza di residui chimici irregolari (è il più sicuro a livello planetario secondo la Coldiretti), il problema è che l’Italia importa dall’estero circa il 25% del proprio fabbisogno alimentare. Così in 4 bottiglie di olio extravergine su 5 in vendita nel nostro Paese è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate. Oltre la metà del grano duro utilizzato nella produzione di pasta in Italia è importato da Paesi dove si registrano spesso problemi di aflatossine che hanno anche portato a sequestri di importanti partite di prodotto. Nell’Unione Europea è anche possibile acquistare “pseudo vino” ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che – spiega la Coldiretti – promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Barolo, e molti altri. I rischi del low cost riguardano anche le imitazioni dei nostri prodotti più tipici come il parmigiano Reggiano e il Grana Padano che soffrono la concorrenza dei “similgrana”, che non rispettano i nostri rigidi disciplinari, e le cui importazioni in Italia sono raddoppiate negli ultimi 10 anni.

Qui le principali “trappole” del cibo low cost, tratte dal dossier Coldiretti “I rischi del cibo low cost”.

Mozzarella: 1 mozzarella su 4 non è realizzata con il latte ma partendo da cagliate straniero spesso provenienti dall’Est europeo.

Limoni: Proviene dall’Argentina quasi la metà dell’import sul quale sono stati riscontrati problemi di trattamenti chimici.

Similgrana: Raddoppiate le importazioni in Italia di imitazioni del Parmigiano Reggiano e il Grana Padano Dop che non rispettano però i rigidi disciplinari.

Wine kit: Promettono prestigiosi vini italiani ottenuti da polveri miracolose. 140.000 confezioni vengono addirittura realizzate in una fabbrica svedese.

Pomodori: Nel 2012 sono stati importati in Italia 85 milioni di chili di pomodori “irregolari” per presenza di residui chimici, conservati in fusti che vengono rilavorati e diventano concentrato o sughi miracolosamente italiani.

Aglio: Nel 25% dei casi quello argentino che giunge in Italia è irregolare per la presenza di residui chimici.

Extravergine d’oliva: In 4 bottiglie di olio extravergine su 5 in vendita in Italia è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate.

Nocciole: Vi sono allarmi per l’importazione in Italia di nocciole e pistacchi dalla Turchia contaminati per la presenza di muffe e aflatossine.

Miele: Nel 2012 sono aumentate del 38% le importazioni di miele naturale dalla Cina. L’Ue ha lanciato un allarme sul rischio di contaminazione da organismi geneticamente modificati.

Prosciutto cotto: Il 90% dei cosci venduti in Italia provengono da animali provenienti da Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga indicato in etichetta.

Riso: In Italia nel 2012 sono aumentate del 12% le importazioni di riso dagli Stati Uniti: rischio Ogm.

Pane: In Italia arriva un flusso di milioni di chilogrammi di impasti semicotti, surgelati, con una durata di 24 mesi, grazie ad additivi e conservanti, provenienti dall’Est europeo.

Pasta: Oltre la metà del grano duro utilizzato nella produzione di pasta è di importazione, con problemi di aflatossine.

Succo d’arancia: Nel corso del 2012 sono stati importati in Italia quasi 1 milione di chili di succo d’arancia dal Brasile. Problemi per la presenza dell’antiparassitario carbendazim.

18.5.13

L’Ue: piccoli ortaggi fuorilegge, vietato prodursi il cibo ?

  notizie  contrastanti  sulla decisione Ue   riguardo al divieto di prodursi  gli    ortaggi  per  proprio conto .
Infatti è  vero  \  certo   secondo   http://www.libreidee.org/2013/05  è  una  bufala     secondo  http://www.ecoblog.it/post/67805/  .  Io  leggendo entrambi mi sono fatto una idea    che   corrisponde  a  questa  :

Marianna Bulciolu Degortes ha condiviso un link.
Da Giuseppe Dettori:"Considerarla una bufala e non un chiarimento, rischia di far abbassare la guardia verso un progetto ben chiaro di chi, disonestamente, vuole appropriarsi della 'gestione mondiale' dei semi. I nomi delle aziende che si nascondono dietro questi progetti sono ben note!".

Infatti   sempre  da  facebook  


  • Oliviero Sensi Andare a leggere le regolamentazioni : DOCUMENTO DEL FITOPATOLOGICO IN MERITO ALLA CIRCOLAZIONE DEI MEDESIMI SEMI FIORI DROGHE ETC...
    Ieri alle 11.41 · Mi piace · 1


    Immacolata Ziccanu "l’obbligo di iscrizione al registro ufficiale comunitario che, assicurando le caratteristiche delle varietà iscritte, rappresenta una garanzia per i produttori agricoli come per i consumatori."...così inizia il controllo. Mi viene in mente la storia del latte che pian piano è diventato illegale acquistarlo direttamente dal pastore perchè poco igienico ( vedi le porcherie che ci hanno trovato dentro). Son cresciuta col latte di mucca vera e durante la crescita scoppiavo di salute...e non è che fin'ora mi possa lamentare!
    Ieri alle 12.15 · Non mi piace più · 2


E voi  ? Eccovi entrambi gli articoli  a  voi  giudicare      se  considerarlo una bufala  o  vero    .

IL PRIMO 



L’Ue: piccoli ortaggi fuorilegge, vietato prodursi il cibo  Scritto il 16/5/13



Una nuova legge proposta dalla Commissione Europea renderebbe illegale “coltivare, riprodurre o commerciare” i semi di ortaggi che non sono stati “analizzati, approvati e accettati” da una nuova burocrazia europea denominata “Agenzia delle Varietà Vegetali europee”. Si chiama “Plant Reproductive Material Law”, e tenta di far gestire al governo la regolamentazione di quasi tutte le piante e i semi. Se un contadino della domenica coltiverà nel suo giardino piante con semi non regolamentari, in base a questa legge, potrebbe essere condannato come criminale. Questa legge, protesta Ben Gabel del “Real Seed Catalogue”, intende stroncare i produttori di varietà regionali, i coltivatori biologici e gli agricoltori che operano su piccola scala. «Come qualcuno potrà sospettare – afferma Mike Adams su “Natural News” – questa mossa è la “soluzione finale” della Monsanto, della DuPont e delle altre multinazionali dei semi, che da tempo hanno tra i loro obiettivi il dominio completo di tutti i semi e di tutte le coltivazioni sul pianeta». Criminalizzando i piccoli coltivatori di verdure, qualificandoli come potenziali criminali – aggiunge Adams in un intervento ripreso da “Come Don Chisciotte” – i burocrati europei possono finalmente «consegnare il pieno controllo della catena alimentare nelle mani di corporazioni potenti come la Monsanto». Il problema lo chiarisce lo stesso Gabel: «I piccoli coltivatori hanno esigenze molto diverse dalle multinazionali – per esempio, coltivano senza usare macchine e non vogliono utilizzare spray chimici potenti». Per cui, «non c’è modo di registrare quali sono le varietà adatte per un piccolo campo, perché non rispondono ai severi criteri della “Plant Variety Agency”, che si occupa solo dell’approvazione dei tipi di sementi che utilizzano gli agricoltori industriali». Praticamente, d’ora in poi, tutte le piante, i semi, gli ortaggi e i giardinieri dovranno essere registrati. «Tutti i governi sono, ovviamente, entusiasti dell’idea di registrare tutto e tutti», sostiene Adams. Tanto più che «i piccoli coltivatori dovranno anche pagare una tassa per la burocrazia europea per registrare i semi». Gestione delle richieste, esami formali, analisi tecniche, controlli, denominazioni delle varietà: tutte le spese saranno addebitate ai micro-produttori, di fatto scoraggiandoli. «Anche se questa legge verrà inizialmente indirizzata solo ai contadini commerciali – spiega Adams – si sta stabilendo comunque un precedente che, prima o poi, arriverà a chiedere anche ai piccoli coltivatori di rispettare le stesse folli regole». Un tecno-governo impazzito: «Questo è un esempio di burocrazia fuori controllo», spiega Ben Gabel. «Tutto quello che produce questa legge è la creazione di una nuova serie di funzionari dell’Ue, pagati per spostare montagne di carte ogni giorno, mentre la stessa legge sta uccidendo la coltura da sementi prodotti da agricoltori nei loro piccoli appezzamenti e interferisce con il loro diritto di contadini a coltivare ciò che vogliono». Inoltre, aggiunge Gabel, è molto preoccupante che si siano dati poteri di regolamentare licenze per tutte le specie di piante di qualsiasi tipo e per sempre – non solo di piante dell’orto, ma anche di erbe, muschi, fiori, qualsiasi cosa – senza la necessità di sottoporre queste rigide restrizioni al voto del Consiglio.


Come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli: «Il problema di questa legge è sempre stato il sottotitolo, che dice un sacco di belle cose sul mantenimento della biodiversità e sulla semplificazione della legislazione», come se il nuovo dispositivo rendesse finalmente le cose più facili, ma «negli articoli della legge c’è scritto tutto il contrario», avverte Adams. Esempio: dove si spiega come “semplificare” le procedure per le varietà amatoriali, non si fa nessun accenno alle accurate classificazioni già elaborate dal Defra, il dipartimento britannico per l’agricoltura impegnato a preservare le varietà amatoriali. Di fatto, spiega lo stesso Adams, la maggior parte delle sementi tradizionali saranno fuorilegge, ai sensi della nuova normativa comunitaria. «Questo significa che l’abitudine di conservare i semi di un raccolto per la successiva semina – pietra miliare per una vita sostenibile – diventerà un atto criminale». Inoltre, spiega Gabel, questa legge «uccide completamente qualsiasi sviluppo degli orti nel giardino di casa in tutta la comunità europea», avvantaggiando così i grandi monopoli sementieri.
E’ quello che stanno facendo i governi, insiste Adams: «Stanno prendendo il controllo, un settore alla volta, anno dopo anno, fino a non lasciare più nessuna libertà», al punto di «ridurre le popolazioni alla schiavitù in un regime dittatoriale globale». Si avvera così la “profezia” formulata da Adams nel libro “Freedom Chronicles 2026” (gratuito, scaricabile online), nel quale un “contrabbandiere di semi” vive in un tempo in cui le sementi sono ormai divenute illegali e c’è gente che, per lavoro, ne fa contrabbando, aggirando le leggi orwelliane imposte della Monsanto. L’incubo pare destinato a trasformarsi in realtà: «I semi stanno per diventare prodotti di contrabbando», afferma Mike Adams. «Chiunque voglia prodursi il suo proprio cibo sta per essere considerato un criminale». Questo, conclude Adams, è il dominio totale sulla catena alimentare. «Tutti i governi cercano un controllo totale sulla vita dei cittadini». Per questo, oggi «cospirano con le multinazionali come la Monsanto», ben decisi a confiscare la libertà più elementare, cioè il diritto all’alimentazione. «Non vogliono che nessun individuo sia più in grado di coltivare il proprio cibo».

8.10.12

non mollar michele obama e fregatene se gli studenti americanio si ribelano e gridano basta verdure ridaateci le patitine fritte



Anche  con Regan  Nancy regan ebbe  difficoltà  per il suo piano contro le   droghe  . Ed uso  ( vedere foto  a destra  )   comparendo  come  ospite  di una puntata  la famosa serie tv degli anni '80 Arnold  nota  meglio  al pubblico  italiano  con il famoso titolo  il mio amico  Arnold . 
<< Si trattava >> secondo  il forum di tv-pedia.com/ di   dell'episodio "Colpo giornalistico" ("The Reporter", in originale) appartenente alla categoria dei cosidetti "very special episodes", affermatasi nelle sit-com specialmente negli anni '80 per dare risalto a particolari tematiche sociali (nella serie specifica ce ne furono vari): quest'episodio della quinta stagione (1982/83) era infatti dedicato al problema della droga, come poi ho rammentato andando a reperire informazioni, e la presenza dell'allora First Lady si spiega col fatto di essere lei stessa promotrice di una campagna di prevenzione intitolata "Just Say No".
Quindi  Michelle  dovrebbe  , se realmente  tiene a questa riforma  epocale  ( non si  è mai  visto nessun presidente  Americano  che  si occupasse  ,vedere l'articolo sotto per capire il livello a cui si è arrivati  , geravissimo problema  esportato anche  nei paesi occidentali in particolare nel  nostro paese  del fenomeno  obesità e  di  sovrappeso )    



partecipare  a programmi tv   di cucina  , di medicina , serie  tv  , ecc  in cui si parla  di Obesità e salute    
E  almeno all'inizio non tenere conto di queste  proteste  , perchè poi  la  gente  s'abituerà  anche se  ci  vorrà del tempo  visto  che  si parla di tale problema in America  da  40  anni ed  è logico   che all'inizio ci  siano  delle  rivolte come queste qua  
  da  REPUBBLICA_DOMENICA, 07 OTTOBRE 2012
Pagina 19 – MONDO






Sciopero contro il cibo a scuola: “Sarà sano ma non ci piace”  I Gian Burrasca d’America dicono basta all’insipido rancio e come la Rita Pavone della tv si organizzano per boicottare i menu preparati con burocratica cura dal Food and Nutrion Service della Casa Bianca: che saranno, finalmente, anche sani per legge, ma volete mettere con i gustosi snack e il junk food di una volta.
ANGELO AQUARO
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK


dalla rete 
Corsi e ricorsi. Ricordate il Giornalino di Vamba? Lì i ragazzi si ribellavano alla dittatura del magro. E con un vero e proprio attentato, annegandovi le palline di anilina, costrinsero le regie mense a servire l’agognatissima pappa col pomodoro. I tempi naturalmente cambiano e gli studenti di Sharon Springs, Kansas, oggi sono ricorsi a You-Tube per manifestare la loro insofferenza trasformando il successo dei Fun, “We Are Young”, nel più arrabbiato “We Are Hungry”, siamo affamati. Il video già s’invola verso la vetta del milione di clic. Mentre a involarsi letteralmente nei cestini sono i vassoi e le confezioni distribuite in tutt’America inseguendo le disposizioni dell’odiatissima “Healthy, Hungry-Free Kids Act”, la legge cioè che vorrebbe vedere i bambini «sazi e sani».
dall'articolo
A un mese dalle elezioni il New York Times, che sbandiera la rivolta, evita di sottolinearlo: ma la legge è stata voluta proprio dall’amministrazione di Barack Obama e sembra infatti seguire la dieta talebana che ai bambini d’America vorrebbe imporre Lady Michelle con il suo movimento “Let’s Move”. Le nuove disposizioni mettono finalmente un limite alle calorie che hanno fatto di un bimbo americano su tre un obeso: e dunque non più di 650 alle elementari, 700 alle medie e 850 alle superiori. Ma il frugale legislatore ha imbrigliato anche la fantasia degli chef delle scuole. E quindi addio nachos sorgenti dal formaggio: la felicità è uno snack di fagiolini e pesche sciroppate. Addio patatine fritte e irresistibili: ben venga invece la patatona dolce — e sanamente al forno. Neppure il pane è più quello di una volta: anche qui il bianco non va più di moda, l’integrale vada per tutti. E in quest’America dove per far consumare più latte devono chiamare Jennifer Aniston, protagonista di scabrosissimi spot con le labbra bagnate di bianco, ai ragazzi hanno tolto perfino il latte & cacao: solo scremato, please. La rabbia corre su Internet. In New Jersey, gli studenti della Parsipanny High School hanno aperto una pagina Facebook per invitare al boicottaggio. E da Pittsburgh a Milwaukee il boicottaggio ha raggiunto livelli del 70 per cento. Anche perché oltre al danno i ragazzi si sono visti servire la beffa dell’aumento: da 2.50 a 2.60 dollari ogni orrido pasto. Sandra Ford, la presidente dell’assediatissima School Nutrition Association, assicura che le scuole stanno prendendo tutte le misure per far digerire i nuovi menu, coinvolgendo magari gli studenti nella preparazione: e sai che festa. Ma l’impresa è titanica: gli psicologi dell’alimentazione hanno calcolato che i bambini devono essere esposti fino a 10 volte di più a verdura e vegetali per assuefarsi al sapore. Quanti vassoi dovranno ancora finire nei cassonetti prima che i Gian Burrasca d’America riconquistino la loro pappa ?

ora  vado a camminare perchè  anch'io  a causa  di fame nervosa  sono in sovrappeso  

18.4.12

ALIMENTAZIONE Dimagrire, più sport e meno grassi battono qualsiasi dieta di moda


Dal regime della rucola al ripudio del lattosio, in molti sono già alle prese con la rincorsa della linea perduta. L'avvertimento dei ricercatori di Boston: "Non seguite le tendenze. I risultati si ottengono solo con i sistemi della vecchia scuola"

di GIULIA BELARDELLI


Si può barare nel gioco, in amore, persino sul lavoro. Ma quando si è soli davanti alla bilancia non c'è trucco che tenga. L'improvvisazione non vale, nessun last minutearriverà in nostro soccorso. Questa volta a bocciare le diete in stile "ultima spiaggia" è uno studio condotto a Boston dal Beth Israel Deaconess Medical Center e dalla Harvard Medical School. Secondo i ricercatori, a fronte di un'offerta sempre più varia di diete particolari e prodotti dimagranti, il modo migliore per perdere peso resta quello più antico: combinare l'esercizio fisico alla riduzione dell'apporto calorico. Le scorciatoie, in questo campo, non servono a nulla. Anzi, rischiano di produrre più danni che altro.

Il consiglio, dunque, è di lasciar perdere sia la dieta alla rucola (il regime a cui si è auto-condannata Victoria Beckham) sia quelle senza glutine e lattosio (l'ultima moda tra le star di Hollywood, che vi ricorrono anche in assenza di particolari esigenze mediche). E di guardare sempre con occhio critico i tanti prodotti dimagranti (bibitoni o pasticche che siano) che affollano gli scaffali di supermercati e farmacie, promettendo risultati miracolosi in poche settimane. I veri "loosers", come emerge dallo studio pubblicato sulla rivista American Journal of Preventive Medicine, sono proprio loro, con l'aggravante di farci perdere tempo e denaro.

Banco di prova dei ricercatori di Boston è stata la comunità degli obesi, le persone più esposte al richiamo di queste "sirene". Jacinda M. Nicklas e colleghi hanno analizzato i dati di 4.021 persone obese che avevano partecipato, tra il 2001 e il 2006, a un programma governativo chiamato "National Health and Nutrition Examination Survey". L'indagine, condotta dal Centers for Disease Control and Prevention, si era svolta su persone dai vent'anni in su con un indice di massa corporea pari o superiore a trenta (dunque già nella prima fascia dell'obesità). Di queste persone, il 63% stava cercando da almeno un anno di far pace con la bilancia in qualche modo. Chi con diete iperproteiche, chi con bevande dimagranti, chi con un sano mix di dieta e movimento.

Il primo dato messo in luce dai ricercatori di Boston riguarda la "fattibilità del dimagrimento", troppo spesso erroneamente considerato un miraggio da chi convive con l'obesità. Degli oltre 4.000 intervistati, infatti, 2.523 avevano dichiarato di essere dimagriti nel corso dell'ultimo anno. Il 40% aveva perso almeno il 5% del proprio peso corporeo; il 20% era calato del 10% o più.

"Con il nostro studio abbiamo voluto valutare il grado di produttività delle diverse strategie di dimagrimento, nell'obiettivo di identificare quelle più efficaci", ha spiegato Nicklas, coordinatrice dello studio. I numeri hanno dato ragione ai metodi classici, quelli della cosiddetta Old School: fare più esercizio fisico e limitare l'assunzione di grassi. "La maggior parte dei 'dimagritI' - ha precisato la ricercatrice - aveva conseguito il risultato mangiando meno grassi e facendo più sport, piuttosto che ricorrendo a diete particolari o al consumo di prodotti dietetici e pillole senza prescrizione medica".

"Nessuna scorciatoia potrà mai superare l'efficacia dei metodi tradizionali, che poi sono anche i più economici e accessibili a tutti", ha proseguito Christina Wee, co-direttrice del Dipartimento di Medicina Generale e Assistenza Primaria del Beth Israel Deaconess Medical Center. "In giro ci sono tantissime diete alla moda e costosi medicinali da banco il cui funzionamento è ancora tutto da provare. È fondamentale che chi ha intenzione di intraprendere un percorso di dimagrimento ne parli prima con il suo medico, così da evitare inutili perdite di tempo, salute e denaro".

Promossi, invece, l'uso di medicinali su prescrizione medica e il ricorso a programmi di dimagrimento guidato. La maggior parte di quel 20% diventato più leggero, infatti, ci era riuscito rivolgendosi a un nutrizionista o a un dietologo, e quindi avendo dalla propria parte anche il quid derivante da un investimento personale. "Ciò che conta più di ogni cosa è però la motivazione", ha commentato Keith Ayoob, professore di Pediatria all'Albert Einstein College of Medicine di New York. "La dieta e l'esercizio impongono il rispetto di un impegno. È importante far capire alla gente che i problemi non si risolvono con stratagemmi veloci e improvvisati, ma solo tenendo fede a un impegno e valorizzando anche i piccoli cambiamenti quotidiani".

Negli Stati Uniti il problema ha assunto dimensioni enormi: un terzo della popolazione adulta è considerato obeso e anche tra i bambini e gli adolescenti la ciccia è più che abbondante (si parla del 17% della popolazione under18). Secondo le linee guida nazionali, per ottenere un miglioramento complessivo delle condizioni di salute gli obesi dovrebbero perdere almeno il 10% del loro peso corporeo. Gli esperti però sostengono che una diminuzione del 5% basti a riscontrare miglioramenti per quanto riguarda diabete, ipertensione e malattie alle coronarie.

In Italia non siamo ancora a questi livelli e verosimilmente non ci arriveremo mai: secondo l'Istituto italiano di statistica, nel nostro Paese l'obesità riguarda "solo" il 10% della popolazione. La vanità, però, gioca brutti scherzi e soprattutto con l'avvicinarsi dell'estate fa registrare un puntuale aumento delle diete fai-da-te. Questo e altri temi saranno al centro del Congresso Nazionale dell'Associazione dei Dietisti 1, dal 19 al 21 aprile a Verona. A lanciare l'allarme è la presidente dell'Andid, Giovanna Cecchetto: "Quasi ogni italiano vede quotidianamente sui giornali e in televisione migliaia di diete, accompagnate da consigli e ricette colorate, spesso assolutamente inutili, quando non pericolose. Tutto ciò nasce da una condizione di 'giungla informativa' in cui versa l'area della nutrizione italiana, caratterizzata dalla mancanza di chiarezza sulle competenze possedute dai vari professionisti in relazione ai diversi percorsi formativi di base spesso non pertinenti all'area medico-sanitaria".

Come insegna la storia del neurologo Pierre Dukan, il guru del bestseller "Je ne sais pas maigrir" ("Non riesco a dimagrire"), la ricerca del peso forma è uno di quei settori in cui si possono fare tantissimi soldi. Il suo metodo in quattro fasi - utilizzato, tra gli altri, dalla Duchessa di Cambridge per entrare nel vestito nuziale - è alla base di un'industria di prodotti, gadget e programmi di dimagrimento che si declina in almeno 14 lingue diverse. Recentemente l'Ordine nazionale dei medici francesi ha depositato due denunce ufficiali a suo carico. Le accuse sono di aver "infranto le regole deontologiche della professione trattando la medicina come un business".

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...