l'accaduto «Buon giorno, vi informiamo che gli israeliani, in quanto responsabili di genocidio, non sono ospiti graditi nella notra struttura. Pertanto, se vorrette cancellare la prenotazione, saremo lieti di garantila gratuitamente». Il testo è il contenuto di un Whatsapp spedito dal
titolare dell'Hotel Garnì Ongaro di Selva di Cadore a una coppia di Tel Aviv, che, attraverso Booking, aveva prenotato e pagato due notti nell'albergo bellunese nei primi giorni di novembre. Il messaggio di Patrick Ongaro ha raggiunto la coppia alla vigilia della partenza del volo per l'Italia. In un secondo momento, fatto su cui non c'è però conferma diretta, albergatore e clienti si sarebbero risentiti via telefono e l'invito a rinunciare all'ospitalità concordata si sarebbe strasformato in un, se possibile, più perentorio: «Non fatevi vedere qui...».
cosa ne penso
Mai confondere i popoli con i loro governanti e con gli errori degli Stati. Ciò vale per gli israeliani come per i palestinesi .lo dico da critico del governo israeliano e di , ovviamente senza generalizzare , di alcuni israeliani i cosidetto coloni . Per il resto sono cosi triste che non so che altro ire , se non che questi atti di discriminazioni svegliano l'orgoglio e la dignità di quella parte del popolo israeliano ch vuole la pace e la convivenza \ cosesitenza con il popolo ebraico .
CANZONI CONSIGLIATE Bocca di Rosa/Social - dadocomics
Giro di vite - Modena city ramblers
Era inevitabile, che sarebbe successo l'attacco ai giovani , un’occasione succosa, quasi un riflesso condizionato , Il caso degli youtuber di Casal Palocco sta diventando, come fa notare Lorenzo Tosa , giorno dopo giorno, la leva perfetta per sparare a zero contro “i giovani” nel loro complesso, come se esistesse una categoria giovani, come se cinque pseudo-influencer “educati” a baciare Ferrari sul cofano e a fare soldi sul vuoto pneumatico sociale (più che social) potessero incarnare e rappresentare una generazione intera che, nella stragrande maggioranza dei casi si fa un mazzo così, dividendosi tra studio, lavoretti pagati una miseria, sacrifici enormi per permettersi un bilocale a 1000 euro. Infatti
Non so voi, ma quelli che chiamate “giovani” io li incontro, li ho visti, ascoltati, l’ho riconosciuto il loro spaesamento. Davanti spesso si trovano due strade: o combattono l’indifferenza e il cinismo degli adulti, e diamo loro dei sovversivi; oppure si adeguano allo stile di vita che hanno ereditato, e allora li chiamiamo parassiti, smidollati, a volte delinquenti.La verità è che tra i “giovani” ci sono gli intelligenti, i cretini, gli indifferenti, gli empatici, i maleducati e ci sono, a volte, sì, anche quelli che delinquono
E' vero che ci ci sono - e ne conosco tanti - anche della generazione di padri e nonni che hanno allevato i propri “figli” a un rapporto tossico col denaro, alla performance e a fare soldi come unico criterio per affermare chi sei, alla concezione della donna e del lusso come estensione del proprio status e potere. Tutto questo negli anni 80 \90 aveva un nome: si chiamava edonismo e “berlusconismo”. Oggi è semplicemente divntato ( salvo eccezioni o mosche bianche ) la normalità, a cui i social hanno fatto da megafono e trampolino: non sono i social il problema, e nemmeno la causa, semmai una conseguenza del'uso acritico e scriteriato che se ne fa .Ogni volta che puntiamo il dito genericamente contro i giovani e i social stiamo praticando puro auto-erotismo etico paternalistico e moraleggiante, una forma di auto-assoluzione, la più comoda. La più ipocrita che esista.Il problema è che c'è gente che segue questi individui incoraggiandoli e motivandoli. Infatti il problema è che c'è gente che segue questi individui incoraggiandoli e motivandoli. Infatti come concordo con la prima parte di questro cmmenti trovato sulla bacheca di Lorenzo tosa
[...] io li chiamerei "complici" i followers hanno la responsabilità morale di avere contribuito a fare sì che la tragedia avvenisse. Se ne avessero avuti pochi... forse chissà avrebbero cambiato idea.
davanti a quello che sta succedendo in Iran mi chiedo ma i famosi o meglio i pseudo influenzer che intervengono su tutto e tutti stanno zitti ? Infatti
[...] Le ragazze iraniane che vengono in Italia del velo non ne vogliono sapere, e sono convinta che la maggior parte di quelle che lo indossa lo fa per le pressioni della famiglia". Ad assicurarcelo è Nazli, 28 anni. Nessun hijab, sulla sua testa c’è il cappellino di una nota squadra di baseball americana. È una millenials e ha uno smartphone in mano. "Per Masha c’è stata una buona mobilitazione anche in Italia, sui social tanti utenti hanno condiviso e denunciato l’accaduto, ma che fine hanno gli influencer?", si domanda. "È mancato il supporto delle persone influenti. Le donne che hanno un seguito sui social e che si sono esposte sono state poche. Non c’è stata quella adesione che abbiamo visto con il caso Floyd e il Black lives matter". Come mai? "È come se l’argomento non avesse appeal, sembra che il velo sia qualcosa di sacro e intoccabile e che se non sei musulmano non puoi permetterti di giudicarlo", risponde.[... ]
Ed ecco la mia provocazione . Se si è vero che il velo islamico ( uso tale termine per differenzialo nonostante la comune origine da quello cristiano \ cattolico ) come lo definisce sempre l'articolo sopracitato e linkato nelle righe precedenti : << Non si può banalizzare né decontestualizzare. Non è uno slogan né un accessorio alla moda. Ci vuole cautela e l’Occidente non può usarlo come simbolo di libertà. Ce lo insegnano Masha Amini e le tante iraniane che in questi giorni stanno protestando nel suo nome e per la loro autodeterminazione. Chi il velo lo conosce e lo subisce, lo brucia. È quello che sta accadendo nelle piazze della Repubblica islamica dell'Iran: a Teheran, Mashhad, Tabriz, Rasht, Isfahan e Kish. Centinaia di hijab dati alle fiamme. La 22enne curda è stata percossa dalla polizia morale lo scorso venerdì. [...] >> perchè non chiedono pubblicamente che : le mogli dei capi di stato che che vanno in vaticano , le suore ed in certi paesi tradizionali del sud e delle isole anche al di fuori delle chiese o ai matrimoni la donna non sia velata o a testa coperta ? Concludo rispondendo cosi a miei utenti ed amici di destra che mi hanno classificato \ etichettato come filo islamico perchè vedo il velo o coprirsi i capelli come segno di libertà dico che si il coprirsi i capelli non è simbolo di libertà ma per alcune culture esso è un segn identitario \ tradizionale e come tale , se è spontaneo ed non obbligato imposto come in molti regimi teocratici come l'iran , va rispettato e compreso . qui sta la verà laicità di cui molti si fanno ipocritamente portatori e rappresentanti del vaslore della laicità
Tutti abbiamo Delle paure ma solo pochi sanno e riescono a gestirle senza buttarle addosso a gli altri. Ė sulle diversità che dobbiamo costruire il futuro. Infatti , riprendo quandi detto ptrecedente leggi o rileggi oltre la stroria riportata sotto anche il precedente post : la difesa dea razza : rom \ sinti li chiamano razza maledetta
Cosi faccio chiarezza ,, a chi avesse ancora dubbi sul mio modo di pensare su tali argomenti , e rispondo a chi mi dice : << (....)Prendere provvedimenti come si vuole fare non vuol dire generalizzare, ma credimi bisogna farlo x difendere noi tutti ma anche quelli di loro immigrati o zingari o chi che sia che si comportano bene e hanno diritto ad essere accolti tra di noi ...ma c'è troppa ingiustizia e gente di malafede incontrollata ..bisogna dare manforte a chi ha coraggio di fare tutto questo (...) ., ecc >>
Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation: Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce»
di Francesco Dondi
Tra i sinti: "Salvini ti ho votato, adesso ho paura"Dea Debarre è una ragazza sinta, vive a Modena in un appartamento, ha sostenuto Matteo Salvini e ne ha apprezzato anche la strategia sul blocco dei flussi migratori. Ma adesso è intimorita dal piano di censire i nomadi, anche quelli italiani, che già lo sono. La paura è però rivolta soprattutto alle reazioni delle persone che stanno tornando ad inneggiare ai campi di concentramento, ai forni crematori e all'uso del napalm. Valutazioni portate all'estremo, ma che danno l'idea dei timori per un'escalation di violenza sempre più latente soprattutto sui social network.
Video di Gino Esposito.
MODENA.
Debarre, un cognome piuttosto noto in città e nella provincia. Una famiglia allargata e simbolo dei luna park itineranti, una famiglia italiana, ma sinti. Dea Debarre ha 36 anni, 4 figli, un marito che lavora. Vive in una casa popolare di via Terranova, sogna di poter tornare in una microarea “perché quel senso di libertà ce l’hai dentro”.Ci ospita a casa sua, ci accoglie con una tavola imbandita e poi inizia a parlare. Lo fa mentre il telefono continua a squillare con le notifiche dei social network: li tiene monitorati, controlla pagine facebook in cui si incita all’odio razziale verso i nomadi, in cui si invocano le camere a gas e il napalm. La paura c’è sia per le conseguenze che il “suo” popolo potrebbe subire, ma anche per quel flebile equilibrio sociale che negli ultimi anni si è instaurato. «Non so cosa potrebbe accadere - dice - se due gruppi di giovani si dovessero sfidare. Vale anche per Modena: non vorrei scattassero delle provocazioni legate alle idee del ministro».
Dea, lei ha votato Salvini ?«Sì».
E adesso, dopo il progetto di censire i nomadi.«Sono dalla parte del ministro, è partito molto bene con la strategia sugli sbarchi, ma mi aspetterei più coerenza per quanto il discorso sui nomadi italiani. È vero che tra noi c’è chi sbaglia e si comporta male, ma è anche vero che tra i nomadi italiani ci sono famiglie e persone per bene, che pagano utenze, le tasse e lavorano onestamente. Il pregiudizio e la discriminazione sono figli dell’ignoranza, si tratta di razzismo. E tutto dettato sempre dalla mala informazione. Tra l’altro è arrivato il momento di finirla con la confusione tra rom e nomadi italiani»
Proviamo a fare chiarezza
«I nomadi italiani sono qui da generazioni. Noi siamo sinti, la stragrande maggioranza è sinti, i rom sono altro. Siamo più stanziali noi, ormai, rispetto a tante famiglie italiane che vivono nelle case e magari in estate prendono il camper e vanno in giro».
Ma adesso cosa teme?
«Ho paura. Il progetto di Salvini ha acceso gli animi, leggo di gente che invoca le camere a gas per gli “zingari”, che vorrebbero sterminarli. Così è complicato vivere. Non posso dimenticare i blitz della Uno Bianca in cui ho perso alcuni familiari. È stato uno choc per chi, come noi, ritiene le forze dell’ordine il simbolo dello Stato. Non vorrei che qualche persona perdesse la testa, sentendosi legittimato all’odio»
.Lei ha il codice fiscale?«Certo, guardi (mostra il suo curriculum lavorativo, ndr)»
.Ed è registrata all’anagrafe?
«Ovvio».
Quindi è già conosciuta allo Stato italiano?
«Come tutti coloro che vivono nella legalità o che sono cresciuti o nati in Italia. L’idea della schedatura di una razza è atroce. Cosa diversa è sapere chi arriva, ma senza distinzioni di etnia o altri fattori personali».
Cosa sogna?
«Non sono né quattro mura né una roulotte a cambiare lo stile di vita di una persona. Ognuno ha diritto di vivere come meglio crede e di pagare ciò che c’è da pagare. In questa casa mi sento rinchiusa, il mio animo è libero, non lo si cambia. Mi sento una sinta, non rinnego il mio sangue. Ci sono sinti che vorrebbero una casa, io vorrei una microarea, spero che il Comune possa indicarmene una da acquistare e farmi trasferire con la famiglia. Lo sapete vero che nelle microaree tutte le utenze le pagano i residenti? Ormai qualcosa è cambiato anche in noi, l’inclusione, la conoscenza, l’integrazione si sta realizzando».
mi diranno : << come se lo dice un italiano li dai del razzista o del malpancista salvinista , se lo dice uno immigrato o figlio\a d'immigrati ti va bene non pè razzista ? >> . Ora a questi analfabeti funzionali , mi verebbe la tentazione di mandarli a ..... insoma dedicargli questa vecchia canzone
. Ma poi intenerito e compatito gli rispondo . Un conto è la teoria politicamente corretta o buonista ( pèer usare un termine ala moda ) e vedere in ogni dove anche quando non c'è il razzismo , e dire queste cose con prima gli italiani , tornate a casa tua , ed altri epiteti , generalizzando e mettento tutti nello stesso calderone \ capèo espriatorio . Un altro e fare la distinzione e lasciare da parte tali termine , fra chi non lo è chi lo è .
Ora dopo questo spiegone veniao ala notizia di cui parlavo nel titolo
Cittadella, modella nera attacca gli immigrati: «Sono parassiti»
La 30enne replica alle critiche su Fb ribadendo le sue idee: «Chi viene in questo Paese lo migliori e rispetti le regole»
di Silvia Bergamin
CITTADELLA. «Dicono a me, nera, che sono razzista».
La cittadellese Giada Sgarbossa è rimasta sorpresa dall'attenzione virale che il suo post ha ricevuto. Oltre mille like in poche ore, centinaia di condivisioni e commenti. Lei ha 30 anni, una bellezza che colpisce. Lavora come modella, da tempo, e da 4 anni ha aperto un’agenzia di eventi e comunicazione. Quel pensiero che ha espresso tutto d'un fiato su Facebook ce l'aveva dentro, lo covava. Ma la molla che l'ha fatta scattare, «perché è giusto dare voce a queste idee», è legata a un dialogo con la sua parrucchiera. Che, guarda caso, è nera, originaria della Costa d'Avorio
Cittadella, modella nera attacca gli immigrati: «Sono parassiti»
La cittadellese Giada Sgarbossa è rimasta sorpresa dall'attenzione virale che il suo post ha ricevuto. Oltre mille like in poche ore, centinaia di condivisioni e commenti. Lei ha 30 anni, una bellezza che colpisce. Lavora come modella, da tempo, e da 4 anni ha aperto un’agenzia di eventi e comunicazione. Quel pensiero che ha espresso tutto d'un fiato su Facebook ce l'aveva dentro, lo covava. Ma la molla che l'ha fatta scattare, «perché è giusto dare voce a queste idee», è legata a un dialogo con la sua parrucchiera. Che, guarda caso, è nera, originaria della Costa d'Avorio
«Ha 42 anni, lavora molto, paga le tasse, come faccio io. Tutto in regola. Si dà da fare. E con lei ho condiviso la sofferenza di venire etichettati per colpa di gente di colore come noi che si comporta male, non lavora, non rispetta le leggi. Gente che mi importuna, per strada. Gente che non fa il bene di questo Paese» ontro di loro Giada, autofirmatasi "negra italiana", ha usato parole forti. Alla faccia delpolitically correct. E qui si sono creati i malintesi: qualcuno è arrivato a definirla razzista. «Razzista io? Non c'è nulla di più lontano da me del razzismo. Ho dato degli scimmiotti e parassiti a chi non fa nulla». E lo «scimmiotto» nulla ha a che fare con il colore della pelle.«Scimmiotto sta per pelandrone», puntualizza. La giovane chiarisce il suo pensiero: «Io, come tante e tanti, sono preoccupata per il futuro delle persone di colore che vivono in questo Paese, la classe politica ha una grande responsabilità nel non affrontare i problemi, gestirli, governarli. Sono d'accordo con chi dice che bisogna creare occasioni di sviluppo nei Paesi d'origine e io, qui in Italia, vorrei creare delle strutture dove si impara la lingua italiana».Per rimuovere una barriera di comunicazione e generare opportunità. «Mi dispiacciono i commenti in cui vengo accusata, ma ho usato parole forti apposta, non ci si può attaccare ad alcune frasi e strumentalizzarle. Ma scusate, se critichi un bianco va bene, se fai la stessa critica a un nero sei razzista? Io voglio solo difendere, con la mia voce, chi ha la pelle del mio colore e si trova penalizzato da quelli che sbagliano e delinquono. Loro devono essere rimandati a casa, fanno del male a tanti come noi che si comportano bene». Il post arriva in piena campana elettorale. Giada andrà a votare il 4 marzo, ma è tra gli indecisi. «Andrò al seggio, certo, non so ancora chi voterò. Ma, anche per rispondere a chi mi accusa, di una cosa sono certa: non sceglierò Salvini e la Lega».
a voi decidere se la storia che segue a questa discussione avvenbuta sulla bacheca dell'utente ed amica blogger( cio seguiviano da quando avevamo splinder ) tina Galante da cui hompreso l'articolo
Fabio EvangelistaIl pensiero unico sta facendo tanti di quei danni che non vi immaginate, peraltro gli effetti peggiori li vedremo tra qualche anno! Comincio a solidarizzare con gli estremisti islamici
Fabio EvangelistaVa intesa in maniera provocatoria nel senso che gli estremisti islamici sono i più impermeabili al pensiero unico, vanno per la loro strada (che ovviamente non condivido) e se ne fottono del politicamente corretto
Giuseppe Scanomi spiace ma qui c'è da parte della ragazza che si èuccisa un po' d pregiudizio verso chi è gay almeno io la vedo cosi .e luoghi . va bene combattere i luoghi comuni e pregiudizi e quindi criticarla ,ma nel rispetto e non nell'insulto .
Fabio EvangelistaMa di cosa stai parlando? Ma che stai dicendo? una deve scopare con chi decide il pensiero unico o la massa di amebe politically correct? ma stai bene o no?
Giuseppe ScanoFabio Evangelista certo che no . Ma non fare delle discriminazioni e generalizzazioni . eccome se gay mi chiedono di girare una scena etero , però rifiuto adducendo che tutti gli attori etero hanno l'hiv . discriminando sia chi lo ha davvero sia insultando chi non lo ha .
Fabio EvangelistaGesù ma io esco pazzo, ma veramente fate, cioè io non posso decidere che cosa fare del mio corpo perché altrimenti discrimino qualcun altro, io non sono libera di scopare con chi voglio e debbo fottermi di paura perché se no si offendono i gay??!??! ma veramente siete usciti di testa tutti
Giuseppe ScanoFabio Evangelista io non hio detto che uno non possa decidere di fare con iol proprio corpo . ma le motivazioni con cui si spiega tale scelta che è quella discriminatoria , non il rifiuto in se
PORNOSTAR ACCUSATA DI OMOFOBIA SI TOGLIE LA VITA: «RIFIUTÒ DI GIRARE SCENA CON ATTORE GAY PER TIMORE HIV»
Si sarebbe rifiutata di girare una scena hard con un attore che, in passato, aveva collaborato per pellicole hard omosessuali. August Ames, pseudonimo di Mercedes Grabowski, una famosa pornostar canadese di 23 anni si è tolta la vita perché non avrebbe retto alle accuse di essere omofobi che le sono state rivolte in rete e non solo.
AUGUST AMES, LE RAGIONI DEL GESTO
La sua scelta di non girare una scena di sesso con un attore che in passato aveva recitato in film porno gay era stata motivata pubblicamente con il fatto di voler evitare di contrarre il virus HIV. Lo aveva scritto anche sui social network dove, a causa di questa sua presa di posizione, era stata bersaglio di critiche. In molti l’hanno accusata di essere omofoba e di discriminare gli omosessuali.
Le parole pesanti, gli insulti, le offese sono arrivati sia da parte di utenti dei social, sia da colleghi di lavoro. A commento del suo tweet «non metto in pericolo il mio corpo – avrebbe dichiarato in un successivo tweet -. Non so cosa fanno nella loro vita privata», le sono state rivolte frasi come «sei la donna più stupida che abbia mai incontrato in 15 anni di esperienza nel settore» da parte di un collega, oppure «puoi chiedere il preservativo, quindi non c’è assolutamente alcun motivo per discriminare», fino ad arrivare a un orrendo «chiedi scusa o ingoia cianuro».
AUGUST AMES, IL CORDOGLIO DELLA FAMIGLIA
Le circostanze della sua morte non sono ancora state confermate dalle autorità competenti, ma amici e parenti di August Ames non hanno dubbi circa la dinamica dei fatti. «Era la persona più gentile che abbia mai conosciuto e per me era tutto – ha dichiarato suo marito Kevin Moore alla rivista specializzata Adult Video News-. Per favore, vorremmo vivere come una questione privata questo momento difficile»