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18.8.24

questa si che è destra non quella della meloni e LA POLITICA DELLA (E NELLA) CACCA di Emiliano Morrone


 ha  ragione  Lorenzo Tosa  : <<  Il problema, semmai, su cui interrogarci serissimamente è che in tutta Europa Forza Italia rappresenterebbe una normale destra conservatrice. Qui da noi al confronto con Meloni e Salvini appare di centro (con punte di centro-sinistra), tale è lo scivolamento della politica verso la destra estrema. Ed è la stessa ragione per cui i liberali negli ultimi anni si sono tendenzialmente spostati sempre più a sinistra. Perché di liberale, in questo governo di busti e di nostalgici, non c’è neanche l’ombra per terra.>> infatti anch'io Non avrei mai pensato di dirlo, ma Antonio Tajani, pur con tutti i suoi limiti e contraddizioni, nelle ultime 48 ore sta dando letteralmente una lezione di Politica e Civiltà a Lega e Fratelli d’Italia (ci vuole poco, eh…) su Ius Scholae, carceri, Europa, diritti, welfare, inclusione, dimostrando (tardivamente) che può esistere anche una destra decente, liberale, capace di adeguarsi alla realtà e ai cambiamenti sociali e civili di un Paese.Una destra che in (quasi) tutta Europa è da decenni la normalità e che qui da noi, in un Paese che non ha fatto ancora i conti col fascismo (al punto da rimandarlo al potere) è pura utopia.E gli attacchi feroci e sbavanti che Tajani sta subendo da tutta la destra estrema in queste ore sono lì a dimostrarlo. Non dimentico nulla, sia chiaro. Ma con una destra come quella che oggi (non ieri, OGGI) incarna Tajani non solo è giusto discutere e dialogare sui singoli temi, ma dobbiamo augurarci anche che prevalga sul populismo di Salvini e il neofascismo di Meloni.
 Ed  su  questa   strada  aperta  da lorenzo tosa s'innesta il pensiero del giorno del compagno di strada Emiliano Morrone : 

  LA POLITICA DELLA (E NELLA) CACCA
Emiliano Antonino Morrone 
11 min ·



Quando il discorso politico si basa sull'insulto, per di più gratuito, significa che si è toccato il fondo, che non si vogliono risolvere i problemi perché manca la competenza, la capacità e le volontà di indicare soluzioni e orizzonti. Dalle mie parti, a sud del Sud, vedo un'affezione sempre più diffusa e compiaciuta per il ricorso a diffamazioni anonime, come se la politica fosse la gara degli asini che la sparano più grossa o delle bisce che sputano il veleno più tossico. È, infine, un master della demolizione incontrollata, della confusione totale che lascia i territori nella loro marginalità e lontananza, nell'ombra più cupa rispetto allo sguardo del governo nazionale e del legislatore, che in genere si muovono in autunno, in occasione della legge di Bilancio, nella quale vengono previsti gli interventi principali e stanziate le risorse occorrenti. Che cosa volete che in quella sede sia disposto, per l'interno della Calabria, se la gente comune, tra cui educatori e acculturati, continua a occupare il proprio tempo per gettare fango e deiezioni addosso al vicino, la cui erba è, da manuale, sempre più verde? Mai una lettera anonima – meglio sarebbe se firmata –su come impiegare le ultime risorse (in parte in prestito) del Pnrr, su come rifinanziare e riorganizzare i servizi sanitari pubblici, attrarre investimenti o creare vantaggi fiscali, acceleratori di sviluppo, premialità per le imprese in grado di impiegare, promuovere e valorizzare le risorse territoriali. Sempre meglio non assumersi le proprie responsabilità, non soltanto civili e penali, e scadere nel linguaggio e nelle argomentazioni, prive di basi, analisi, prospettive. Qualcuno dovrà pur muoverla questa critica, perché siamo diventati un posto in cui si producono rifiuti e scorie della mente e dell'anima, non discussioni ragionate, confronti, proposte, azioni utili alla collettività. Non c'è da meravigliarsi, poi, se l'emigrazione aumenta e i Comuni si svuotano. E basta con lo scaricabarile sulla politica, che dovrebbe essere l'arte della costruzione, mediante l'ascolto, il coinvolgimento e l'inclusione, di società più civili e progredite. Nessuno si senta assolto, soprattutto le vecchie guardie, che ora, in tutta comodità e senza ansie personali o familiari, giocano (all'"ammucciuni") a interpretare il ruolo delle verginelle e perfino delle vestali, dimentiche della trave che hanno nel loro occhio.

23.7.21

non bastavano gli scontri nel nostro paese ora dopo il fatto do Vogher a iniziano come negli Usa quelli tra i pro armi e quelli contro i no armi .



da https://www.lanotiziagiornale.it/
Effetto Lega: mai tante armi in giro. Boom di licenze dopo la legge voluta dal Carroccio. Ma dopo il caso Voghera cresce il fronte di chi invoca una stretta





Da quando sono cambiate le norme per la legittima difesa (leggi l’articolo), su input dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini, molti italiani hanno deciso di armarsi. Questo almeno è quanto ci suggerisce la cronaca nera, dove negli ultimi anni si sono susseguiti casi di omicidi in risposta a furti e rapine, e soprattutto i dati forniti dalla Polizia di Stato secondo cui, soltanto negli ultimi dodici mesi, per giunta nel pieno della pandemia, c’è stata una vera e propria corsa all’ottenimento di licenze e al consequente acquisto di armi. Secondo l’ultimo censimento, sono oltre un milione e 286 mila le licenze con un balzo in avanti di quasi il 10% rispetto al 2019, anno in cui si era verificata una diminuzione complessiva. Balzo in avanti anche per le licenze per tiro sportivo che sono passate dalle 548mila del 2019 alle 582mila del 2020. Unico dato in controtendenza è quello delle licenze per la caccia che sono 649mila, in flessione di 22mila unità rispetto all’anno precedente. A questi numeri vanno aggiunte anche le licenze di nulla osta, ossia un tipo di licenza che permette – al pari di tutte le altre – di possedere armi in casa, ma che non vengono conteggiate. Quel che è certo è che in Italia la diffusione domestica di pistole e fucili inizia a creare apprensioni, imponendosi come un tema politico da affrontare e risolvere. A volere
la nuova norma sulla legittima difesa era stato l’intero Carroccio con in prima fila Salvini e l’allora sottosegretario all’Interno Nicola Molteni. Ora però quel testo viene sempre più messo in discussione nel tentativo di rallentare la corsa all’argamento da parte dei privati. Che le cose stiano così lo dice Gianluca Ferrara, vicepresidente del di M5S al Senato, che pochi giorni fa ha raccontato: “Un anno fa ho presentato un ordine del giorno che impegnava il governo a creare un coordinamento tra le forze di polizia e le strutture sanitarie. L’obiettivo è quello di togliere le armi a persone che hanno sviluppato disturbi”. Sfortunatamente questa iniziativa non ha avuto seguito tanto che, prosegue il grillino, è stato aperto “il tavolo di lavoro con il ministero” ma l’iter è ancora lungo e “bisogna velocizzarlo”. Apprensioni che non riguardano solo i grillini tanto che, dopo quanto accaduto a Voghera (leggi articolo), anche il Partito democratico sembra iniziare ad interessarsi al problema. “Una cosa dobbiamo e possiamo farla: Stop alle armi private. In giro con le armi ci devono essere solo poliziotti e carabinieri”, è il testo pubblicato sui social dal segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, commentando l’uccisione di un marocchino da parte dell’assessore leghista Massimo Adriatici.



Ora Un cittadino medio può accedere a due tipi di pistole : i revolver e le semi-automatiche. I revolver hanno il tamburo e non necessitano di “mettere il colpo in canna” per sparare. Basta tirare inidetro il cane e fare fuoco. Sembrerebbe poco sicuro ma è il contrario perché per far partire un proiettile servono una serie di gesti attivi, intenzionali e molto decisi. Se un revolver cade a terra, è quasi impossibile che parta un colpo. Ancora più improbabile che, maneggiato da qualcuno che non tiri intenzionalmente indietro il cane e prema il grilletto, un colpo possa partire. NOTA: oggi i revolver più diffusi sono a doppia azione e prevedono che tu non debba tirare indietro il cane per sparare il primo colpo ma, in quel caso, nel primo colpo sparato il grilletto ha una corsa molto lunga e prevede una pressione molto forte.Con le semi-automatiche è, specie se vecchie, è relativamente più facile, per questo tutti i modelli (a differenza dei revolver) hanno una sicura primaria e, spesso, una seconda sicura “passiva” o di sensibilità, che necessita proprio che tu prema il grilletto con decisione e intenzionalità per fare fuoco. Aggiungiamo che con le semi-automatiche il primo colpo lo devi mettere in canna tu, tirando indietro il carrello (meccanismo piuttosto duro). Solo quel punto la pistola è pronta per sparare. È per questo si portano in giro senza il primo colpo già in canna (per sicurezza e perché tenere il carrello sempre in tensione rovina la molla del meccanismo). Se una semi-automatica con un colpo in canna e con la sicura disinserita cade in terra, un colpo può partire. È molto, molto, molto, improbabile ma può succedere. Ma deve avere il colpo in canna e niente sicura.Detto questo rimangono però altri due problemucci da discutere.Se ti parte “accidentamente” un colpo di pistola che colpisce qualcuno, per succedere tu la pistola devi averla tirata fuori (altrimenti ti spari nel fianco o nelle chiappe) e la pistola deve essere messa in condizione di sparare e deve puntare verso un bersaglio.Ma andiamo ancora più indietro: perché possa succedere che tu spari a qualcuno in strada, una pistola devi non solo averla, ma portartela dietro. Cosa che, a meno che tu non faccia un lavoro che lo prevede o che tu abbia un rarissimo porto d’armi con dei permessi speciali, non è permesso dalla legge.






in sintesi




concludo  con quanto dice  qui   il testo integrale  il prof ed ex parlamentare Guido Melis 



[....] Ora,io sono un buon cittadino, ho la fedina penale immacolata. Sono persino stato deputato della . Le regole sono regole e mi pare giusto stare attenti a chi possiede armi.
Mi domando però come mai a me tanti controlli e questo sceriffo, lo chiamavano proprio così (a me solo da bambino,che avevo pure la stella), questo signore  se ne andava in giro come Tex Willer a svolgere controlli nel suo paese, sostituendosi a carabinieri e polizia di Stato. Quale titolo aveva per farlo? Era, mi si dice un ex commissario. Embè? Ex vuol dire che non lo era più. Anche io sono ex professore ,ma se pretendo di interrogare e dare voti mi mandano a quel paese come uno squinternato. 
Insomma, io a gente così non darei in mano neanche il fucile di nonno,che chissà se spara ancora. E questo giustiziere della notte ha ucciso un uomo. Un uomo,capite?


28.6.18

Modena, «Sì ho votato Salvini, ma ora ho paura» Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation: «Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce >>



Tutti abbiamo Delle paure ma solo pochi sanno e riescono a gestirle senza buttarle addosso a gli altri. Ė sulle diversità che dobbiamo costruire il futuro. Infatti , riprendo quandi detto ptrecedente leggi o rileggi oltre  la  stroria  riportata  sotto  anche il precedente   post : la difesa dea razza : rom \ sinti li chiamano razza maledetta
Cosi faccio chiarezza ,, a chi avesse ancora dubbi sul mio modo di pensare su tali argomenti , e rispondo a chi mi dice : << (....)Prendere provvedimenti come si vuole fare non vuol dire generalizzare, ma credimi bisogna farlo x difendere noi tutti ma anche quelli di loro immigrati o zingari o chi che sia che si comportano bene e hanno diritto ad essere accolti tra di noi ...ma c'è troppa ingiustizia e gente di malafede incontrollata ..bisogna dare manforte a chi ha coraggio di fare tutto questo (...) ., ecc  >>



Modena, «Sì ho votato Salvini, ma ora ho paura»

Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation:  Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce»



MODENA. 
 Debarre, un cognome piuttosto noto in città e nella provincia. Una famiglia allargata e simbolo dei luna park itineranti, una famiglia italiana, ma sinti. Dea Debarre ha 36 anni, 4 figli, un marito che lavora. Vive in una casa popolare di via Terranova, sogna di poter tornare in una microarea “perché quel senso di libertà ce l’hai dentro”.Ci ospita a casa sua, ci accoglie con una tavola imbandita e poi inizia a parlare. Lo fa mentre il telefono continua a squillare con le notifiche dei social network: li tiene monitorati, controlla pagine facebook in cui si incita all’odio razziale verso i nomadi, in cui si invocano le camere a gas e il napalm. La paura c’è sia per le conseguenze che il “suo” popolo potrebbe subire, ma anche per quel flebile equilibrio sociale che negli ultimi anni si è instaurato. «Non so cosa potrebbe accadere - dice - se due gruppi di giovani si dovessero sfidare. Vale anche per Modena: non vorrei scattassero delle provocazioni legate alle idee del ministro».
Dea, lei ha votato Salvini ?«Sì».
E adesso, dopo il progetto di censire i nomadi.«Sono dalla parte del ministro, è partito molto bene con la strategia sugli sbarchi, ma mi aspetterei più coerenza per quanto il discorso sui nomadi italiani. È vero che tra noi c’è chi sbaglia e si comporta male, ma è anche vero che tra i nomadi italiani ci sono famiglie e persone per bene, che pagano utenze, le tasse e lavorano onestamente. Il pregiudizio e la discriminazione sono figli dell’ignoranza, si tratta di razzismo. E tutto dettato sempre dalla mala informazione. Tra l’altro è arrivato il momento di finirla con la confusione tra rom e nomadi italiani»
Proviamo a fare chiarezza
«I nomadi italiani sono qui da generazioni. Noi siamo sinti, la stragrande maggioranza è sinti, i rom sono altro. Siamo più stanziali noi, ormai, rispetto a tante famiglie italiane che vivono nelle case e magari in estate prendono il camper e vanno in giro».
Ma adesso cosa teme?
«Ho paura. Il progetto di Salvini ha acceso gli animi, leggo di gente che invoca le camere a gas per gli “zingari”, che vorrebbero sterminarli. Così è complicato vivere. Non posso dimenticare i blitz della Uno Bianca in cui ho perso alcuni familiari. È stato uno choc per chi, come noi, ritiene le forze dell’ordine il simbolo dello Stato. Non vorrei che qualche persona perdesse la testa, sentendosi legittimato all’odio»
.Lei ha il codice fiscale?«Certo, guardi (mostra il suo curriculum lavorativo, ndr)»
.Ed è registrata all’anagrafe?
«Ovvio».
Quindi è già conosciuta allo Stato italiano?
«Come tutti coloro che vivono nella legalità o che sono cresciuti o nati in Italia. L’idea della schedatura di una razza è atroce. Cosa diversa è sapere chi arriva, ma senza distinzioni di etnia o altri fattori personali».
Cosa sogna?
«Non sono né quattro mura né una roulotte a cambiare lo stile di vita di una persona. Ognuno ha diritto di vivere come meglio crede e di pagare ciò che c’è da pagare. In questa casa mi sento rinchiusa, il mio animo è libero, non lo si cambia. Mi sento una sinta, non rinnego il mio sangue. Ci sono sinti che vorrebbero una casa, io vorrei una microarea, spero che il Comune possa indicarmene una da acquistare e farmi trasferire con la famiglia. Lo sapete vero che nelle microaree tutte le utenze le pagano i residenti? Ormai qualcosa è cambiato anche in noi, l’inclusione, la conoscenza, l’integrazione si sta realizzando».


19.4.15

la Proposta di legge di iniziativa popolare “Un'altra difesa è possibile” ( taciuta e boicottata da Lega e pd o pd-l ) non è contro la polizia o l'esercito ha formato anche il benzinaio Graziano Stacchio


 Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto (Vicenza) è un volto abbastanza noto. E’ stato elevato alle cronache nazionali per aver difeso la commessa della vicina gioielleria dall’assalto armato di una banda criminale uccidendo, senza volerlo, uno degli assalitori. Ma ci è noto soprattutto perchéil
leghista Salvini, con il tempismo degli avvoltoi che si scaraventano sui cadaveri, si è precipitato a Nanto per farne un simbolo della lotta alla criminalità. “Io sto con Stacchio, con chi difende il territorio”, portava scritto la felpa che Salvini indossava per il raduno lumbard-neofascista di piazza del Popolo a Roma dello scorso 28 febbraio. E un po’ di fan hanno subito aperto una pagina facebook “Io sto con Stacchio il benzinaio”, ma c'è anche “Io sto con Graziano Stacchio e finanche “Io sto con Graziano Stacchio il benzinaio.  Stacchio, ha accettato la solidarietà popolare, ma non gli ci è voluto molto tempo per capire che il vero intento di Salvini & c. era quello di farne una specie di simbolo de “la difesa me la faccio da me”: un motto che piace tanto a leghisti e alle lobby delle armi che rivendicano gli inesistenti “diritti dei possessori di armi”. «Non vorrei sembrare poco gentile con queste persone che parlano di me e fanno tante cose belle. Li ringrazio molto ma io non sono un divo, non sono un politico, non voglio essere troppo un esempio e non vorrei essere strumentalizzato. Non è la mia vita questa» - dichiarava Stacchio già pochi giorni dopo al Corriere della Sera. E a La Repubblica aggiungeva una frase che deve esser andata di traverso a chi voleva farne il vessillo della “difesa fai-da-te”: «Non sono un eroe né un modello da imitare. Né tanto meno un simbolo. Lo dico subito: la gente non deve sparare in mio nome, né in Veneto né in Sicilia. Solo l’idea mi fa paura. Non è che adesso ognuno si deve sentire autorizzato a sparare. Sennò che cosa facciamo, il Far West?».Stacchio firma per la difesa civile, non armata e nonviolenta
Nei giorni scorsi Stacchio ha posto la sua firma alla Proposta di legge di iniziativa popolare “Un'altra difesa è possibile che chiede l’istituzione di un “Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta”. «Non mi sento un eroe. Anzi, non lo sono mai stato. I veri eroi – ha detto Stacchio al Giornale di Vicenza – sono quelli che ci proteggono tutti i giorni, che lo fanno per lavoro, che sono addestrati per questo compito. Questo concetto è fondamentale: la preparazione». Poche parole, concetti chiari.

Non sappiamo se con questo gesto ha voluto prendere le distanze anche da chi invitandolo al Parlamento europeo – ha inteso usare il suo caso per dipingerlo come “una rarità da prendere a modello in una società in cui prevale l’egoismo” e per puntare la pistola (anzi il fucile) fumante contro il Governo “che non riesce a garantire, come dovrebbe, la sicurezza dei cittadini, che esasperati si sentono costretti a intervenire da soli”. Sappiamo che una cosa Stacchio l’ha sempre detta e l’ha ribadita anche nei giorni scorsi: «La legittima difesa è una cosa molto delicata, io non sono un tecnico, perché quello che è successo a me è stato istinto. Credo di averla gestita bene, anche se tutto quello che accade attorno a me non sempre mi piace».
L’aver firmato per la proposta di legge non trasforma Stacchio un novello Gandhi e sono sicuro che i promotori dell’iniziativa “Un'altra difesa è possibile” non intendono assurgerlo a icona della campagna e che nemmeno lui voglia esserlo. Però il fatto è significativo. Soprattutto perché Stacchio è un cittadino comune, con le sue idee (che ai puristi potranno sembrar bizzarre), ma di sicuro dotato di buon senso. Con le sue paure e timori, ma che ha ben chiaro che le armi non si devono usare per farsi giustizia.

Il silenzio dei media. Della Lega. E del PD

Molto più buon senso di quel partito, assetato di voti, che non si era fatto tanti scrupoli a proporgli una candidatura alle prossime elezioni regionali in Veneto. Non chiedetegli quale sia, Stacchio non ve lo dirà mai (ma non ci vuole molto a intuirlo). Resta il fatto che della notizia della firma di Stacchio alla proposta di legge dei movimenti pacifisti, l’onnipresente Salvini non ha fatto menzione. Forse qualche giornalista potrà informarlo e spiegargli che questa proposta di legge intende davvero, e senza demagogie populiste, “difendere il territorio”. Ma ben pochi sono stati finora i politici che hanno anche solo menzionato la raccolta di firme della campagna “Un'altra difesa è possibile”. A parte le lodevoli iniziative di rappresentanti politici locali (ci torneremo tra breve) – tra cui, visto che parliamo del Veneto, non possiamo non menzionare il Consiglio comunale di Vicenza che l'ha sostenuta all’unanimità già lo scorso ottobre – rarissime sono state finora le voci di rappresentanti politici nazionali. Anche dei partiti del centro-sinistra, a cominciare dal PD. Forse non l’hanno capita e gli andrà spiegata meglio. 

Sicuramente Stacchio ha capito meglio di molti media e di vari politici la proposta di legge che ha firmato. Che non è una legge “contro le armi” (come titolava “Il Giornale”), ma per “l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta”. Non si intende – per capirci – né disarmare la polizia e men che meno le forze armate. Bensì, ottenere un riconoscimento politico, giuridico, finanziario e dunque istituzionale per le nuove forme di difesa civile e nonviolenta della Patria che sono previste dalla nostra Costituzione e confermate da due sentenze della Corte Costituzionale e tre leggi dello Stato. Lo strumento politico della legge di iniziativa popolare intende certo estendere i concetti di difesa e sicurezza ma dando centralità alla Costituzione che afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11), che promuove la difesa dei diritti di cittadinanza ed affida ad ogni cittadino (e non solo ai militari e in modo militare) il “sacro dovere della difesa della patria” (art. 52). Concetti difficili da comprendere per chi è sempre pronto a soffiare benzina sul fuoco de “la sicurezza me la faccio da me”. E forse anche per questo, a parte i giornali locali e qualche raro TG, la notizia della firma di Stacchio per la campagna non è entrata nei salotti dei talk-show che solo qualche mese fa gli avevano dato ampio spazio definendolo “il cowboy del nordest”. Ma così va l'informazione nel nostro paese, lo sappiamo. 
[--- ] continua     sul   sito  (  trovate  sopra  l'url    ) .
  Io  ho  firmato perchè   voglio evitare    che  si  finisca   coe   gli Usa  ( ne  ha  parlato benissimo  Bowling for Columbine di Michael Moore (2003), vincitore di un premio Oscar   che  ha descritto benissimo il massacro della  Columbine  high school
Ma  soprattutto  perchè :  1)   ho  sentito  in un incontro organizzatio da noi dela bottega   del commercio equo e  solidale   locale  uno dei curatori della  legge   che  ha messo a tacere  i  mie  dubbi  e  pregiudizi  su   tale  proposta  di legge  ., 2) non mi piace   il  clima  d'odio  mistodi populismo ed  xenofobia   che sta  montando  dal nord  - est  che rischia  come una marea nera  d'arrivare al resto del paese   "  isole  comprese  "  
  

VICENZA - Anche questa notte Joe Formaggio  (  foto ansa  a  destra  )   ha dormito col fucile carico e i proiettili di scorta sul comodino. "Sono i miei cittadini che danno il buon
esempio a me", dice il sindaco di Albettone, duemila abitanti, più della metà armati, sulle colline di Vicenza.
Il buon esempio, certo... Per capire l'aria che tira è utile ricordare che, sempre a proposito della sua dimora, il "comandante", soprannome del borgomastropistolero, in un certo senso ha già sparato. "Piuttosto che darla ai rom le dò fuoco" (alla casa), giura il miglior nemico veneto degli zingari. Una prova di celodurismo 3.0 che venerdì pomeriggio è valsa a Formaggio  -  già ideatore dei cartelli "divieto di sosta ai nomadi" piantati in piazza, poi rimossi dai carabinieri  -  un incontro con Salvini. La candideranno alle regionali? "Io sono a disposizione. Qui si dice: " con le ciacoe non se impasta fritoe " (con le parole non si impastano frittelle, ndr). Ho due priorità, lavoro e sicurezza. L'ho detto a Salvini: il Veneto si sta armando".
Benvenuti nel Nordest, versione Far West. Mentre a Roma per evitare altre tragedie come quella del tribunale di Milano si lavora per disarmare gli italiani restringendo le norme sul porto d'armi, qui, nella regione governata dalla Lega monta forte, in controtendenza, una crescente voglia di pistole e fucili. Armi per tutti. Armi ai cittadini per difendersi "dagli immigrati", "dai rom". Che ormai, nel sillogismo propalato sotto elezioni dai populisti della sicurezza, sono sinonimo di "ladri". Gazebo, petizioni, fiaccolate, forzature. L'ultima idea sono i distretti armati. In pratica: dotare di armi la popolazione che abita in quelle zone dove la presenza di immigrati  -  siano anche profughi o rifugiati  -  è particolarmente densa. Giorgio Vianello è il presidente leghista della municipalità veneziana del Lido. "Mi hanno dato del matto perché ho proposto, con una raccolta di firme, di concedere il porto d'armi ai cittadini che ne faranno richiesta. Mi sembra una cosa di buon senso. Un amministratore ha la responsabilità di pensare alla sicurezza. O no?"
Come se già non ci fosse in Italia una legge  -  ritenuta peraltro troppo blanda  -  sulla concessione del porto d'armi. Come se con i 10 milioni di armi legali che girano  -  senza tenere conto del mercato clandestino  -  e i 4 milioni (una su sei) di famiglie armate, il nostro non fosse già un Paese con il dito sul grilletto. Al Veneto  -  in ascesa nella classifica delle regioni più armate subito dietro Lombardia e Piemonte  -  tutto questo non basta, anzi. Succede che al Lido di Venezia sbarcano 37 profughi siriani. Sono ospitati da qualche giorno al Centro di Soggiorno Morosini, gestito dal comune lagunare. Non risulta siano razziatori d'appartamenti. Ma tant'è, se 37 profughi sono bastati a Vianello per chiedere armamenti ad hoc per i veneziani del Lido, il suo capo Salvini ci è saltato sopra con raffinata ironia via Facebook ("clandestini in vacanza al Lido, italiani per strada").
Dalla laguna pieghi verso l'interno, tra il vicentino e la marca trevigiana. Giri per i paesi: nella stessa Albettone; a Nanto dove il benzinaio pentito Graziano Stacchio ha aperto il fuoco per difendere la commessa di una gioielleria dall'assalto armato dei rapinatori uccidendone uno; a Oderzo; a Ponte di Piave nel trevigiano dove pure le carabine sono entrate in azione; a Malo; a Breganze dove due famiglie su tre sono armate e dove in 500 hanno sfilato fiaccole alla mano contro il campo nomadi. Leit motiv: "La difesa me la faccio da me".
Eppure c'è ancora chi vuole credere nello Stato. Gabriele Tasso è sindaco di San Piero Mussolino, nell'alta valle vicentina. "Ho chiesto ai candidati al governo della Regione di dare più potere alla polizia locale e di ripristinare la scuola regionale di formazione per agenti. Rientrano ancora nel settore amministrativo come gli impiegati comunali. Se non cambierà niente sarà difficile impedire alla gente di organizzarsi "". È, o vogliono farla apparire, una rivoluzione "civile". "Se non ci pensa lo Stato a difenderci ci devono pensare i cittadini". La frase-mantra di Formaggio. Se fosse il titolo di un film sarebbe "All'armi siam leghisti". Perché è la Lega che ci ha messo sopra il cappello. Fin da Varese, dove a febbraio chiese al prefetto di autorizzare il porto d'armi "a tutti i cittadini, per difesa personale", condividendo il modulo di richiesta su Facebook. E Salvini, leader lumbard attivissimo sui social network, in questi giorni è in visita in Veneto. Gli hanno regalato una ruspa e lui ha dato l'imprimatur. "La gente se ha paura ha diritto di difendersi. I confini vanno difesi anche sparando".

Poi accadono cose imprevedibili. Anche trasversali. Due giorni fa Francesco Vezzaro, sindaco Pd di Vigodarzere, nel padovano, si è dimesso per protesta contro la prefettura che gli ha mollato 100 profughi in una ex caserma. Effetti impazziti. Si torna al caso Stacchio. La Lega pensava di averlo già nel sacco. Un benzinaio che spara ai rapinatori. Il rapinatore è un rom. Muore. Stacchio eroe. Ma lui non abbocca: capisce che la politica lo vuole strumentalizzare e mentre gli ultrà della demagogia intollerante indossano la t-shirt "Io sto con Stacchio", Stacchio spariglia. È lui il primo che non sta con Stacchio. "Non sparate in mio nome, non sono un esempio ", frena. Presi in contropiede, Lega e gli altri pezzi di destra, che volevano candidarlo, ripiegano quindi sul più istrionico Formaggio. Le critiche gli fanno un baffo. "Ne abbiamo pieni i c.... Preferisco vicini di casa che sparano piuttosto che gente che finge di non vedere".
È una battaglia antica quella che si sta giocando in Veneto. La chiamata alle armi riporta indietro alla stagione dello sceriffo Gentilini. Fu lui, l'ex sindaco di Treviso già condannato per odio razziale, autore della rimozione etnica delle panchine, il primo a profetizzare la necessità di "sparare contro gli immigrati ". E i suoi epigoni vanno giù duro uguale. "Se arriva una carovana di rom il aspetto col fucile", sempre il sindaco di Albettone. "L'arma di questi tempi aiuta " dice un artigiano di Oderzo. "Mi chiami Gianni e basta, che con sta gente (i rom) non si sa mai". Ha brindato a prosecco Sandro Magro, l'imprenditore di Faè di Oderzo che il 2 marzo scorso sparò colpi di fucile in aria per mettere in fuga i ladri: la Procura di Treviso ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale nei suoi confronti. "Non siamo fanatici o violenti, ma se un ladro viene a rubare a casa sua lei cosa fa, lo lascia fare? Gli serve il caffè?". Per chiedere l'archiviazione ha firmato anche un assessore provinciale: Mirco Lorenzon. Uno sensibile al problema. A marzo aveva premuto pure lui il grilletto dalla finestra di casa. Per scoraggiare i malviventi, a Negrisa di Piave, sempre nel trevigiano.
Nella Marca se non è psicosi poco ci manca. E cosi per tenere alta l'attenzione si cercano simboli. Facce da esibire. Tutte le speranze erano riposte in Stacchio. Lega e Fratelli d'Italia gli hanno offerto subito un posto in lista. E lui? Ha accettato la solidarietà popolare. Poi ha firmato. Una proposta di legge, sì. Ma per la "difesa civile, non armata e non violenta ". Che scorno. Sentitelo Stacchio."Non sono un eroe. I veri eroi sono quelli che ci proteggono tutti i giorni, che lo fanno per lavoro, addestrati per questo compito". Gli sceriffi fai-da-te sono avvisati ma non mollano. Chiosa di Joe Formaggio: "Stacchio o non Stacchio, io continuo a dormire col fucile carico".

6.2.15

Kyenge: “Calderoli assolto per avermi detto orango, triste il Pd che lo difende” razzismo di stato ?

Premetto che   come politica  non come persona la Kyenge non mi piace  e non mi è  mai  piaciuta  eche è stata messa  li slo per  avere  voti  e fare bella fiugura    di un governo multi etnico per poi 
Clicca  sull'immagine per  ingrandire

   . Ma   come Michele Serra  sempee  su  repubblica  d'oggi  :  
(.....) Si capisce che la questione della libertà  di parola, in specie della parola politica, è  grande; complicata; non certo risolvibile  con un paio di querele o, al contrario, con  un paio di non-autorizzazioni a procedere.Ma almeno sul piano dell’esempio ci si  aspetterebbe che la classe dirigente di un  paese europeo pretendesse, da se stessa,un minimo sindacale di compostezza e di decenza. Quante ne bastano per capire che dare dell’orango a una donna italo africana è una schifezza proprio perché «nel pieno esercizio delle proprie funzioni politiche». In questo senso no, la Giunta per le autorizzazioni non fa pensare alla classe dirigente di un paese europeo.


affermo  che  è una vergogna  ed ipocrita .Infatti mi chiedo  che  cosa  la  si è messa  a fare  la  kyege    come ministro se  poi si da  ragione ai malpancisti come Caderoli   e  affini  ?

Proprio mentre  stavo per  preme ok  ,  leggo questo lancio  d'agenzia


ROMA - Il Pd potrebbe rovesciare la decisione assunta dai propri membri nella Giunta per le Autorizzazioni e le Immunità Parlamentari del Senato e votare, in Aula, a favore dell'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Roberto Calderoli, per le frasi offensive nei confronti dell'ex ministro Cecile Kyenge. E' quanto si apprende da ambienti del Pd di Palazzo Madama. I vertici del gruppo, comprendendo le motivazioni strettamente tecniche e giuridiche che hanno indotto alcuni senatori dem a votare in Giunta contro la relazione presentata ieri, sarebbero orientati a rovesciare quel voto in Aula dove, come previsto dal regolamento, la questione verrà affrontata nelle prossime settimane.   (....)    

Speriamo bene     e che rimedino alla figura  di cacca    che  ci  hanno fatto e  fanno fare  all'Italia   oltre  che ai loro simpatizzanti ed  elettori  

20.7.12

gli italiani ed il razzismo

su n 793 di D  settimanale  di repubblica    leggo  questo botta  e risposta   fta  una  bambina di  12  anni  e  un (  dal tono sembra  una lei )  che  non ha il coraggio  di firmarsi  .  Tutto ciò  mette  in discussione  il fatto  che   finalmente  alla deriva xenofoba   leghista e  neo  teocon   qualcuno  si sta  ribellando   a  tale  cultura  rappresentato  dalla  2  lettera  su  n800  dello stesso  giornale 

                                         Riflessioni sul razzismo di una ragazzina di 12 anni  (  Risponde Umberto                    Galimberti ) 

Tante volte i pensieri dei bambini sono più evoluti di quelli degli adulti

Le scrive una ragazza dodicenne per denunciare le discriminazioni e umiliazioni che ogni giorno subisce chi è "diverso" da noi. In tutti gli ambienti si manifestano atti di razzismo che portano a scontri e incomprensioni. A scuola vedo bulli che insultano, disturbano e stuzzicano ragazzi più piccoli e deboli di loro, troppo spaventati per difendersi. Camminando per le strade del mio paese sento barzellette offensive su ebrei, africani, cinesi e sulle donne. Ai telegiornali raccontano di incendi appiccati nei campi del popolo Rom, di venditori ambulanti picchiati e di ragazze straniere violentate.
Perfino i politici non hanno rispetto per gli altri popoli. La nostra intolleranza verso chi è diverso ha raggiunto livelli estremi. Perché, nelle aziende, le donne vengono pagate meno degli uomini? E perché gli africani sono tutti considerati dei ladri e dei saccheggiatori? 
Il razzismo è in ognuno di noi, confinato in un angolino della nostra mente: siamo talmente condizionati da programmi televisivi e da racconti sentiti a scuola o negli ambienti di lavoro, che sobbalziamo se vediamo un mendicante che ci chiede qualche soldo o pensiamo male se un venditore straniero ci passa accanto.
Abbiamo costantemente paura del diverso perché non lo conosciamo. È come un vuoto buio e ignoto, di cui non sappiamo nulla. Invece dovremmo considerarci fratelli di tutti e "cittadini del mondo". Anche se abbiamo la pelle, la religione e i costumi diversi, avremo sempre qualcosa che ci accomunerà tutti: la stessa forza generatrice che ci ha creati e l'amore per la libertà.
So di essere solo una ragazza con gli orizzonti troppo idealizzati, ma spero che condivida e accolga le mie idee, creando una rubrica sul suo giornale che cerchi di sensibilizzare i giovani al concetto della libertà e della tolleranza
Diletta Ceccarelli

Cara Diletta, 
sono stupito dalle idee che abitano la tua mente e dal modo con cui riesci a esprimerle. E se anche qualcuno ti ha aiutato nel pensarle e nell'esprimerle, questo qualcuno ha preso le mosse dagli spunti che tu gli hai fornito. 
La tua età, dodici anni, è interessante in ordine alla formazione di pregiudizi razzisti, perché, finche si è bambini e si scopre il mondo, ogni cosa nuova che si incontra e quindi ogni curiosità, che si tratti del colore della pelle o dell'angolatura degli occhi degli altri bambini, del loro modo di parlare o di vestirsi, desta interesse. 
Ma i bambini non crescono solo in un prato verde dove giocano con tutti quelli della loro età, i bambini crescono anche in famiglie, in alcune delle quali sono invitati a non familiarizzare troppo con chi ha la pelle nera o non parla bene la nostra lingua, perché questi bambini non sono proprio uguali a noi, dove è sottinteso che sono inferiori a noi. E infatti abitano case che non sono belle e spaziose come le nostre, a scuola hanno qualche difficoltà in più nell'apprendere, talvolta quando si esprimono fanno ridere, e allora nell'età della prima adolescenza, in cui ogni bambino è alla ricerca di una propria identità, non c'è strada più facile per trovarla che arroccarsi nella differenza che li distingue da loro e, a partire dalle considerazioni che hanno sentito in famiglia, sentirsi in questa differenza superiori.
Quando uno si sente superiore a un altro cade facilmente in preda a quella legge animale dove il forte aggredisce il debole. E il gioco riesce, perché chi viene da noi, lasciando la sua terra, la sua lingua, le sue abitudini, è davvero più debole di chi cresce nella propria terra, parla la propria lingua e non deve cambiare il suo modo di vivere. L'aggressione del debole fa sentire ancora più forti, e la propria identità così rafforzata diventa uno stile di vita. 
Ma siccome oltre alla "legge animale" del più forte esiste anche la "legge umana" che chi da subito incontra difficoltà e col tempo e l'impegno le supera diventa più abile di chi le difficoltà non le ha mai incontrate, e quindi non ha avuto occasione di affrontarle e superarle, alla fine tutto si capovolge e quello che un tempo era più debole diventa più forte di chi si riteneva forte perché così in famiglia aveva sentito dire. 
Succederà allora che in un mondo che ormai mescola tutte le culture, chi fin da piccolo è stato abituato a inserirsi e convivere con una cultura diversa dalla sua sarà più capace di muoversi nel mondo, rispetto a chi non è mai uscito dal proprio paese e in questo recinto ha trovato la sua misera identità.



Obiezioni alla lettera sul razzismo scritta dalla "ragazzina di 12 anni" ( Risponde Umberto Galimberti) 




Sul n. 793 di D leggo la lettera a Lei inviata dalla "ragazzina di 12 anni'" a proposito del razzismo. È una lettera piena di bellissimi ideali, ma totalmente avulsa dalla realtà quotidiana dei fatti. Credo di avere il diritto a una replica, come prevede il normale confronto democratico delle opinioni.
Per incominciare dai mendicanti e dai venditori ambulanti, questi non si limitano certo a "passarci accanto", ma ci tallonano e ci strattonano per le braccia, con un'insistenza che può durare diversi minuti, finché non aderiamo alle loro richieste. Una turista tedesca si dichiarava esterrefatta, dal momento che cose del genere sono inimmaginabili in Germania.
A scuola non sono gli italiani che "insultano, disturbano e stuzzicano" i ragazzi africani e cinesi. Al contrario sono questi ultimi a tiranneggiare l'andamento degli istituti. Gli insegnanti, impauriti e desautorati, non si azzardano a intervenire, mentre i presidi non esistono più.
Passiamo alla cosiddetta "microcriminalità". Pochi giorni fa sul terrazzo della mia casa, ho trovato due minorenni (un magrebino e un rom) che studiavano le finestre del mio appartamento. Dopo due giorni, durante una mia breve assenza, evidentemente gli stessi due minorenni hanno forzato la persiana di una finestra per introdursi nell'appartamento, e sono fuggiti per lo scatenarsi inevitabile dell'impianto di allarme.
In queste condizioni, come si fa a non diventare "razzisti"? La prego di non menzionare ad alcuno il mio nome e la località. 

Lettera firmata





Non mi pare sia il caso di scomodare i diritti democratici per confutare gli ideali di una "ragazzina di 12 anni" di nome Diletta, che denunciava il razzismo che sempre più si va diffondendo tra noi. A questo proposito voglio precisare che quella lettera, davvero molto bella, aveva suscitato in me il sospetto che non fosse stata compilata solo da lei. La sua insegnante mi ha invece scritto che Diletta non ha avuto alcun aiuto nella sua stesura. Mi scuso con Diletta e a maggior ragione le esprimo tutta la mia ammirazione per il modo con cui scrive e per le cose che pensa e dice.
La sua lettera, invece, è un classico esempio di chi, assicuratosi il proprio benessere, che noi occidentali non possiamo dimenticare d'aver costruito sullo sfruttamento o quanto meno sul mantenimento della povertà nel mondo, rifiuta l'idea che chi non ha mezzi di sostentamento nel proprio paese, oppure è perseguitato per ragioni politiche, o ancora assiste quotidianamente a chi muore di fame e di sete, per non parlare della mortalità infantile o dei bambini arruolati negli eserciti da bande che si contengono il potere, possa decidere di abbandonare la sua terra e, rischiando la vita in un mare che seppellisce tante colpe dell'Occidente, senza arte né parte giungere da noi.
La sua lettera dimentica anche quanti immigrati, che la nostra ipocrisia chiama "di colore", sostengono la nostra economia con lavori che gli italiani più non fanno, con paghe spesso in nero, quando non addirittura in condizioni di schiavismo, per far profitti in questo "mercato" che noi occidentali e non altri abbiamo inventato e che ora sta mordendo anche noi.
La sua lettera, che spegne le speranze e gli ideali di una ragazzina di 12 anni in omaggio a un "confronto democratico di opinioni", denuncia che la sua visione del mondo è limitata alle pareti di casa sua ben blindata e sorvegliata, e perciò nulla sa che la storia ha sempre registrato migrazioni per fame e bisogno di terre, con invasioni, eccidi, guerre, e che sessant'anni di pace nella nostra Europa, oggi così traballante, non può frenare chi per fame e condizioni di estrema indigenza rischia la vita nella speranza che da noi, ci sia una possibilità di futuro. 
Alla sua amica tedesca dica di fare un giretto in Africa e di vedere, oltre alle condizioni di vita, chi vende le armi agli eserciti che si contendono i territori, chi sfrutta le risorse del continente nero, chi, al potere, si fa corrompere da noi occidentali per ottenere gli appalti che servono per costruire le infrastrutture che servono a noi per il trasporto dei loro prodotti, e poi le chieda se hanno diritto di essere razzisti noi o loro nei nostri confronti. Al suo ritorno provi con lei a fare un "confronto democratico delle opinioni". Magari è più utile che confutare gli ideali di una "ragazzina di 12 anni" che ha scritto un bellissima lettera per farsi ascoltare anche da chi tiene le finestre chiuse e la casa "con l'impianto di allarme perimetrale". Una domanda: perché Diletta si è firmata e lei mi chiede di omettere la sua firma? Ha paura delle sue opinioni?

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...