Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto (Vicenza) è un volto abbastanza noto. E’ stato elevato alle cronache nazionali per aver difeso la commessa della vicina gioielleria dall’assalto armato di una banda criminale uccidendo, senza volerlo, uno degli assalitori. Ma ci è noto soprattutto perchéil
leghista Salvini, con il tempismo degli avvoltoi che si scaraventano sui cadaveri, si è precipitato a Nanto per farne un simbolo della lotta alla criminalità. “Io sto con Stacchio, con chi difende il territorio”, portava scritto la felpa che Salvini indossava per il raduno lumbard-neofascista di piazza del Popolo a Roma dello scorso 28 febbraio. E un po’ di fan hanno subito aperto una pagina facebook “Io sto con Stacchio il benzinaio”, ma c'è anche “Io sto con Graziano Stacchio” e finanche “Io sto con Graziano Stacchio il benzinaio”. Stacchio, ha accettato la solidarietà popolare, ma non gli ci è voluto molto tempo per capire che il vero intento di Salvini & c. era quello di farne una specie di simbolo de “la difesa me la faccio da me”: un motto che piace tanto a leghisti e alle lobby delle armi che rivendicano gli inesistenti “diritti dei possessori di armi”. «Non vorrei sembrare poco gentile con queste persone che parlano di me e fanno tante cose belle. Li ringrazio molto ma io non sono un divo, non sono un politico, non voglio essere troppo un esempio e non vorrei essere strumentalizzato. Non è la mia vita questa» - dichiarava Stacchio già pochi giorni dopo al Corriere della Sera. E a La Repubblica aggiungeva una frase che deve esser andata di traverso a chi voleva farne il vessillo della “difesa fai-da-te”: «Non sono un eroe né un modello da imitare. Né tanto meno un simbolo. Lo dico subito: la gente non deve sparare in mio nome, né in Veneto né in Sicilia. Solo l’idea mi fa paura. Non è che adesso ognuno si deve sentire autorizzato a sparare. Sennò che cosa facciamo, il Far West?».Stacchio firma per la difesa civile, non armata e nonviolenta Nei giorni scorsi Stacchio ha posto la sua firma alla Proposta di legge di iniziativa popolare “Un'altra difesa è possibile” che chiede l’istituzione di un “Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta”. «Non mi sento un eroe. Anzi, non lo sono mai stato. I veri eroi – ha detto Stacchio al Giornale di Vicenza – sono quelli che ci proteggono tutti i giorni, che lo fanno per lavoro, che sono addestrati per questo compito. Questo concetto è fondamentale: la preparazione». Poche parole, concetti chiari.
Non sappiamo se con questo gesto ha voluto prendere le distanze anche da chi –invitandolo al Parlamento europeo – ha inteso usare il suo caso per dipingerlo come “una rarità da prendere a modello in una società in cui prevale l’egoismo” e per puntare la pistola (anzi il fucile) fumante contro il Governo “che non riesce a garantire, come dovrebbe, la sicurezza dei cittadini, che esasperati si sentono costretti a intervenire da soli”. Sappiamo che una cosa Stacchio l’ha sempre detta e l’ha ribadita anche nei giorni scorsi: «La legittima difesa è una cosa molto delicata, io non sono un tecnico, perché quello che è successo a me è stato istinto. Credo di averla gestita bene, anche se tutto quello che accade attorno a me non sempre mi piace».
L’aver firmato per la proposta di legge non trasforma Stacchio un novello Gandhi e sono sicuro che i promotori dell’iniziativa “Un'altra difesa è possibile” non intendono assurgerlo a icona della campagna e che nemmeno lui voglia esserlo. Però il fatto è significativo. Soprattutto perché Stacchio è un cittadino comune, con le sue idee (che ai puristi potranno sembrar bizzarre), ma di sicuro dotato di buon senso. Con le sue paure e timori, ma che ha ben chiaro che le armi non si devono usare per farsi giustizia.
Il silenzio dei media. Della Lega. E del PD
Molto più buon senso di quel partito, assetato di voti, che non si era fatto tanti scrupoli a proporgli una candidatura alle prossime elezioni regionali in Veneto. Non chiedetegli quale sia, Stacchio non ve lo dirà mai (ma non ci vuole molto a intuirlo). Resta il fatto che della notizia della firma di Stacchio alla proposta di legge dei movimenti pacifisti, l’onnipresente Salvini non ha fatto menzione. Forse qualche giornalista potrà informarlo e spiegargli che questa proposta di legge intende davvero, e senza demagogie populiste, “difendere il territorio”. Ma ben pochi sono stati finora i politici che hanno anche solo menzionato la raccolta di firme della campagna “Un'altra difesa è possibile”. A parte le lodevoli iniziative di rappresentanti politici locali (ci torneremo tra breve) – tra cui, visto che parliamo del Veneto, non possiamo non menzionare il Consiglio comunale di Vicenza che l'ha sostenuta all’unanimità già lo scorso ottobre – rarissime sono state finora le voci di rappresentanti politici nazionali. Anche dei partiti del centro-sinistra, a cominciare dal PD. Forse non l’hanno capita e gli andrà spiegata meglio.
Sicuramente Stacchio ha capito meglio di molti media e di vari politici la proposta di legge che ha firmato. Che non è una legge “contro le armi” (come titolava “Il Giornale”), ma per “l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta”. Non si intende – per capirci – né disarmare la polizia e men che meno le forze armate. Bensì, ottenere un riconoscimento politico, giuridico, finanziario e dunque istituzionale per le nuove forme di difesa civile e nonviolenta della Patria che sono previste dalla nostra Costituzione e confermate da due sentenze della Corte Costituzionale e tre leggi dello Stato. Lo strumento politico della legge di iniziativa popolare intende certo estendere i concetti di difesa e sicurezza ma dando centralità alla Costituzione che afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11), che promuove la difesa dei diritti di cittadinanza ed affida ad ogni cittadino (e non solo ai militari e in modo militare) il “sacro dovere della difesa della patria” (art. 52). Concetti difficili da comprendere per chi è sempre pronto a soffiare benzina sul fuoco de “la sicurezza me la faccio da me”. E forse anche per questo, a parte i giornali locali e qualche raro TG, la notizia della firma di Stacchio per la campagna non è entrata nei salotti dei talk-show che solo qualche mese fa gli avevano dato ampio spazio definendolo “il cowboy del nordest”. Ma così va l'informazione nel nostro paese, lo sappiamo.
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Io ho firmato perchè voglio evitare che si finisca coe gli Usa ( ne ha parlato benissimo Bowling for Columbine di Michael Moore (2003), vincitore di un premio Oscar che ha descritto benissimo il massacro della Columbine high school
Ma soprattutto perchè : 1) ho sentito in un incontro organizzatio da noi dela bottega del commercio equo e solidale locale uno dei curatori della legge che ha messo a tacere i mie dubbi e pregiudizi su tale proposta di legge ., 2) non mi piace il clima d'odio mistodi populismo ed xenofobia che sta montando dal nord - est che rischia come una marea nera d'arrivare al resto del paese " isole comprese "
VICENZA - Anche questa notte Joe Formaggio ( foto ansa a destra ) ha dormito col fucile carico e i proiettili di scorta sul comodino. "Sono i miei cittadini che danno il buon
esempio a me", dice il sindaco di Albettone, duemila abitanti, più della metà armati, sulle colline di Vicenza.
Il buon esempio, certo... Per capire l'aria che tira è utile ricordare che, sempre a proposito della sua dimora, il "comandante", soprannome del borgomastropistolero, in un certo senso ha già sparato. "Piuttosto che darla ai rom le dò fuoco" (alla casa), giura il miglior nemico veneto degli zingari. Una prova di celodurismo 3.0 che venerdì pomeriggio è valsa a Formaggio - già ideatore dei cartelli "divieto di sosta ai nomadi" piantati in piazza, poi rimossi dai carabinieri - un incontro con Salvini. La candideranno alle regionali? "Io sono a disposizione. Qui si dice: " con le ciacoe non se impasta fritoe " (con le parole non si impastano frittelle, ndr). Ho due priorità, lavoro e sicurezza. L'ho detto a Salvini: il Veneto si sta armando".
Benvenuti nel Nordest, versione Far West. Mentre a Roma per evitare altre tragedie come quella del tribunale di Milano si lavora per disarmare gli italiani restringendo le norme sul porto d'armi, qui, nella regione governata dalla Lega monta forte, in controtendenza, una crescente voglia di pistole e fucili. Armi per tutti. Armi ai cittadini per difendersi "dagli immigrati", "dai rom". Che ormai, nel sillogismo propalato sotto elezioni dai populisti della sicurezza, sono sinonimo di "ladri". Gazebo, petizioni, fiaccolate, forzature. L'ultima idea sono i distretti armati. In pratica: dotare di armi la popolazione che abita in quelle zone dove la presenza di immigrati - siano anche profughi o rifugiati - è particolarmente densa. Giorgio Vianello è il presidente leghista della municipalità veneziana del Lido. "Mi hanno dato del matto perché ho proposto, con una raccolta di firme, di concedere il porto d'armi ai cittadini che ne faranno richiesta. Mi sembra una cosa di buon senso. Un amministratore ha la responsabilità di pensare alla sicurezza. O no?"
Come se già non ci fosse in Italia una legge - ritenuta peraltro troppo blanda - sulla concessione del porto d'armi. Come se con i 10 milioni di armi legali che girano - senza tenere conto del mercato clandestino - e i 4 milioni (una su sei) di famiglie armate, il nostro non fosse già un Paese con il dito sul grilletto. Al Veneto - in ascesa nella classifica delle regioni più armate subito dietro Lombardia e Piemonte - tutto questo non basta, anzi. Succede che al Lido di Venezia sbarcano 37 profughi siriani. Sono ospitati da qualche giorno al Centro di Soggiorno Morosini, gestito dal comune lagunare. Non risulta siano razziatori d'appartamenti. Ma tant'è, se 37 profughi sono bastati a Vianello per chiedere armamenti ad hoc per i veneziani del Lido, il suo capo Salvini ci è saltato sopra con raffinata ironia via Facebook ("clandestini in vacanza al Lido, italiani per strada").
Dalla laguna pieghi verso l'interno, tra il vicentino e la marca trevigiana. Giri per i paesi: nella stessa Albettone; a Nanto dove il benzinaio pentito Graziano Stacchio ha aperto il fuoco per difendere la commessa di una gioielleria dall'assalto armato dei rapinatori uccidendone uno; a Oderzo; a Ponte di Piave nel trevigiano dove pure le carabine sono entrate in azione; a Malo; a Breganze dove due famiglie su tre sono armate e dove in 500 hanno sfilato fiaccole alla mano contro il campo nomadi. Leit motiv: "La difesa me la faccio da me".
Eppure c'è ancora chi vuole credere nello Stato. Gabriele Tasso è sindaco di San Piero Mussolino, nell'alta valle vicentina. "Ho chiesto ai candidati al governo della Regione di dare più potere alla polizia locale e di ripristinare la scuola regionale di formazione per agenti. Rientrano ancora nel settore amministrativo come gli impiegati comunali. Se non cambierà niente sarà difficile impedire alla gente di organizzarsi "". È, o vogliono farla apparire, una rivoluzione "civile". "Se non ci pensa lo Stato a difenderci ci devono pensare i cittadini". La frase-mantra di Formaggio. Se fosse il titolo di un film sarebbe "All'armi siam leghisti". Perché è la Lega che ci ha messo sopra il cappello. Fin da Varese, dove a febbraio chiese al prefetto di autorizzare il porto d'armi "a tutti i cittadini, per difesa personale", condividendo il modulo di richiesta su Facebook. E Salvini, leader lumbard attivissimo sui social network, in questi giorni è in visita in Veneto. Gli hanno regalato una ruspa e lui ha dato l'imprimatur. "La gente se ha paura ha diritto di difendersi. I confini vanno difesi anche sparando".
Poi accadono cose imprevedibili. Anche trasversali. Due giorni fa Francesco Vezzaro, sindaco Pd di Vigodarzere, nel padovano, si è dimesso per protesta contro la prefettura che gli ha mollato 100 profughi in una ex caserma. Effetti impazziti. Si torna al caso Stacchio. La Lega pensava di averlo già nel sacco. Un benzinaio che spara ai rapinatori. Il rapinatore è un rom. Muore. Stacchio eroe. Ma lui non abbocca: capisce che la politica lo vuole strumentalizzare e mentre gli ultrà della demagogia intollerante indossano la t-shirt "Io sto con Stacchio", Stacchio spariglia. È lui il primo che non sta con Stacchio. "Non sparate in mio nome, non sono un esempio ", frena. Presi in contropiede, Lega e gli altri pezzi di destra, che volevano candidarlo, ripiegano quindi sul più istrionico Formaggio. Le critiche gli fanno un baffo. "Ne abbiamo pieni i c.... Preferisco vicini di casa che sparano piuttosto che gente che finge di non vedere".
È una battaglia antica quella che si sta giocando in Veneto. La chiamata alle armi riporta indietro alla stagione dello sceriffo Gentilini. Fu lui, l'ex sindaco di Treviso già condannato per odio razziale, autore della rimozione etnica delle panchine, il primo a profetizzare la necessità di "sparare contro gli immigrati ". E i suoi epigoni vanno giù duro uguale. "Se arriva una carovana di rom il aspetto col fucile", sempre il sindaco di Albettone. "L'arma di questi tempi aiuta " dice un artigiano di Oderzo. "Mi chiami Gianni e basta, che con sta gente (i rom) non si sa mai". Ha brindato a prosecco Sandro Magro, l'imprenditore di Faè di Oderzo che il 2 marzo scorso sparò colpi di fucile in aria per mettere in fuga i ladri: la Procura di Treviso ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale nei suoi confronti. "Non siamo fanatici o violenti, ma se un ladro viene a rubare a casa sua lei cosa fa, lo lascia fare? Gli serve il caffè?". Per chiedere l'archiviazione ha firmato anche un assessore provinciale: Mirco Lorenzon. Uno sensibile al problema. A marzo aveva premuto pure lui il grilletto dalla finestra di casa. Per scoraggiare i malviventi, a Negrisa di Piave, sempre nel trevigiano.
Nella Marca se non è psicosi poco ci manca. E cosi per tenere alta l'attenzione si cercano simboli. Facce da esibire. Tutte le speranze erano riposte in Stacchio. Lega e Fratelli d'Italia gli hanno offerto subito un posto in lista. E lui? Ha accettato la solidarietà popolare. Poi ha firmato. Una proposta di legge, sì. Ma per la "difesa civile, non armata e non violenta ". Che scorno. Sentitelo Stacchio."Non sono un eroe. I veri eroi sono quelli che ci proteggono tutti i giorni, che lo fanno per lavoro, addestrati per questo compito". Gli sceriffi fai-da-te sono avvisati ma non mollano. Chiosa di Joe Formaggio: "Stacchio o non Stacchio, io continuo a dormire col fucile carico".