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2.6.20

COME L’ARABA FENICE Paola Cacciapaglia: così ho sconfitto il Coronavirus © Daniela Tuscano




Paola Cacciapaglia – Scuola Paul JeffreyPaola Cacciapaglia, 47 anni, di Jesolo. Pianista, clavicembalista e bassista. Il Covid l’ha colpita a gennaio e, da oltre due mesi, sta affrontando una perigliosa convalescenza. Ci siamo incontrate virtualmente su un social network e abbiamo scambiato quattro chiacchiere sul dramma che l’ha coinvolta, le sue passioni e il futuro d’un paese martoriato.
  

- Come pensi d’aver contratto il virus? Sei riuscita a ottenere informazioni precise a riguardo?
- Francamente no. Tutto è cominciato con una semplice bronchite, aggravatasi col passare dei giorni. Poiché ne soffro cronicamente, all’'inizio non me ne ero preoccupata. In seguito, la situazione è andata peggiorando e il mio medico è venuto a visitarmi a casa, munito di tutti i DPI [dispositivi di protezione individuale, n.d.A.] previsti nei primissimi giorni dell’epidemia. Ha poi chiamato personalmente il 118. I risultati delle analisi si sono rivelati negativi; tuttavia, poiché il cortisone che assumo da tempo mi aveva procurato una leggera immunodepressione, sono stata rimandata a casa, luogo per me più sicuro. È probabile che il contagio sia avvenuto durante quel ricovero, o in occasione d’un consulto pneumologico la settimana successiva, sempre in ospedale.

- Tu però eserciti una professione, quella dell’insegnante, considerata “a rischio”. Frequentare l’ambiente scolastico può averti esposta all’infezione, o no?

- Lo escludo. Io lavoro in scuole di musica, ma le mie lezioni si svolgono perlopiù individualmente, non in classe. Inoltre, quando è iniziata la bronchite, mi trovavo già a casa in malattia. Ripeto, ero indebolita da patologie e ricoveri precedenti e necessitavo di assoluto riposo. Poi la situazione è precipitata, ne è seguito un nuovo ricovero e, probabilmente, il contagio.

- Il Veneto, assieme al Piemonte e alla colpitissima Lombardia, è stata una delle regioni più flagellate.

- È vero, qui si sono verificati molti casi, con focolai piuttosto estesi. Non nella zona dove risiedo e lavoro, comunque. Purtroppo, io appartengo alla minoranza che ne è rimasta interessata...

- Riesci a raccontare quei momenti? Come si comporta, realmente, questo virus?

- Per me è stata una malattia molto debilitante. Già ero indebolita a causa del cortisone (che tuttavia mi ha forse salvato la vita, stando alle ultime informazioni provenienti dal mondo scientifico). La mia salute ha subìto un peggioramento progressivo per un mese e mezzo; poi, all’improvviso, un primo, breve arresto respiratorio mentre mi trovavo a casa, in solitudine, dal quale mi sono miracolosamente ripresa. Quindi, nuovo ricovero in un ospedale Covid per ossigenoterapia. Le cure, durate quasi due mesi, sono state severe, a base di corticosteroidi ad alte dosi, antibiotici, antistaminici, broncodilatatori e tutto ciò che poteva essere utile in un momento in cui questo morbo appariva ancor più misterioso di quanto lo sia adesso. Al termine ho avvertito i primi miglioramenti. Adesso sto cercando di riprendermi a casa tramite la riabilitazione polmonare (perché sì, ci si disabitua pure a respirare), motoria e cardiovascolare, seguita sempre dal dottore.

- Un grazie grosso al personale sanitario?

- Assolutamente sì. Il mio medico di base mi ha curata benissimo, in lui ripongo assoluta fiducia. Ha attuato tutti i protocolli previsti per proteggere me e lui, venendo da me solo in possesso di tutti i DPI, limitandosi al tempo necessario alla visita, e parlandomi successivamente al telefono. È stato lui a mandarmi in ospedale quando serviva, lui ha somministrato farmaci e dosaggi secondo le necessità, sempre aggiornandomi telefonicamente. Ha organizzato anche i consulti specialistici. Sono stata assistita pure dalla psichiatra, perché io, malata e isolata, avevo bisogno di sostegno psicologico. Anche l’esperienza nell’ospedale Covid è stata rassicurante: era tutto preciso, ben organizzato, e mi ha colpito la gentilezza di tutti, dai medici agli infermieri, a tutto il personale.
L’unica pecca è che il tampone, malgrado le pressanti richieste del mio medico, è giunto molto tardi, quando la carica virale non era più rilevabile.

- Hai affidato al web il decorso della tua malattia, tenendo una sorta di diario giornaliero in cui comunicavi con i tuoi amici, virtuali e no...

- Sì, i social network mi hanno aiutata tanto. Ho deciso di superare l’orgoglio e ho raccontato pubblicamente su Facebook i fatti miei. Sono rientrata così in contatto con amici lontani, che mi hanno incoraggiata e alleviato il peso della solitudine. Grazie a un appello su fb sono riuscita a ottenere le mascherine in un momento in cui reperirle era un vero problema. E, tramite gli annunci, ho trovato aziende che praticavano consegna a domicilio e altre iniziative per le persone in difficoltà. Questo mi ha liberata dal peso dell’isolamento, mi sono sentita amata e rassicurata.

- A parte il dolore, cosa conserverai di quest’esperienza?

- Affrontare tutte queste sofferenze mi è servito per cambiare rotta, per vedere la vita in maniera diversa, per rinascere, come laraba fenice. E nonostante da gennaio ad oggi non abbia ancora avuto tregua, guardo al futuro con fiducia. Nulla accade per caso, ogni cosa ha il suo lato positivo. La vita è essere sempre sul bordo di un precipizio, in una vallata montana, da cui si può apprezzare una eco fantastica: il segnale che inviamo è quello che ci torna indietro. E sta a noi mantenere l'equilibrio o scivolare.

- Ci troviamo in piena fase 2, anzi ormai si può dire cominci la terza, con la riapertura delle regioni. Come giudichi i comportamenti di certuni, che gridano a ipotetici complotti, e addirittura manifestano in piazza senza mascherine? O di altri che, pur senza tutto questo chiasso, esprimono insofferenza per prescrizioni ritenute ormai non più necessarie?

- La gente ha fretta di uscire, molti non vogliono più sentirsi isolati, dimostrandosi quindi incapaci d’apprezzare le piccole cose che può offrire giornalmente la vita; altri, invece, vedono la fine della quarantena come una benedizione. Penso alle donne costrette a vivere con il proprio aguzzino, o ai bimbi abusati.
È vero che bisogna lavorare, altrimenti rischiamo il tracollo. Ma io credo si debbano limitare ancora per un po’ le uscite non necessarie. Temo gli irresponsabili, come hai rilevato tu: anche dalle mie parti, tanti circolano senza mascherina, costringendo fra l’altro quelli come me a un surplus di prudenza. Anche riaprire le chiese prima del tempo non mi è parsa una splendida idea: far rispettare le distanze di sicurezza è davvero difficile, non sorprende siano ancora poco frequentate. È lo stesso motivo per cui non è ancora opportuno riprendere concerti o altri eventi pubblici. Le manifestazioni del 2 giugno si sono svolte senza spettatori.

- Come tanti docenti, hai attuato la didattica online. Quali le tue impressioni?

- Adattarmi al nuovo contesto per me è stato più semplice rispetto ad altri insegnanti perché, come ho detto, le lezioni sono individuali. Mi metto in comunicazione con gli allievi tramite whatsapp e, davanti al mio pianoforte, riesco a leggere i loro spartiti, così posso correggerli e illustrar loro il modo corretto di eseguire i brani. E poi la musica, si sa, arriva ovunque...

- ...e sicuramente ti ha infuso coraggio nel difficile momento che hai dovuto affrontare.

- Senza musica avrei perso qualsiasi motivazione alla vita, non ne avrei assaporata la vera linfa. La amo in tutte le forme: ascoltarla, suonarla, insegnarla...

- Hai un’impostazione classica. Chi sono i tuoi autori preferiti?

- Sicuramente Bach: ha il potere di rimettere in ordine la mia mente e le mie emozioni, come un programma di deframmentazione di un PC. Al secondo posto, sul podio, porrei Shostakovich, per la dirompente carica emotiva. Poi Gershwin, il rapimento e l’estasi: un ponte fra musica classica e jazz, swing e blues. Ciò che manca ai musicisti attuali è il carisma, elemento per me fondamentale. Ci sono tanti buoni esecutori e pochi artisti. E chi non mi coinvolge, chi non suscita in me quel sussulto inatteso, non desta nemmeno il mio interesse.




18.12.15

15 fumetti da regalare a Natale 2015 (più un bonus)

  da  http://gliaudaci.blogspot.com/



Tornano i nostri consigli per i regali fumettistici più audaci. Per il Natale 2015 vi proponiamo ben quindici fumetti (più un bonus) pubblicati durante l'ultimo anno solare, opere per tutte le tasche e per tutti i gusti, appropriatamente differenziate in base alle persone a cui potreste donarli.Dai, è quasi Natale, non fate i fumettofobi! *[Come sempre, i nostri consigli sono soggettivi e per forza di cose risulteranno incompleti! * *Ma ora non è il momento di stare a pensarci... Stay audacity, stay Christmas!]* *Per la zia a cui piace viaggiare:* *Quaderni giapponesi* di ... continua qui »

17.9.15

Orfani -Ringo n 12 C'era una volta e bilancio sula II stagione e prospettive sulla III

musica  in sottofondo Guns N' Roses - Don't Cry



Ho aspettato un paio di giorni , onde  evitare  accuse  d'essere  uno spoiler     ed  uno che rovina sorprese  ,  prima di scrivere  la mia recensione  ed  il mio bilancio di  questa seconda  stagione di
Orfani  .
Dopo   questa    premessa   vediamo    d'analizzare  il  numero   in questione   sia  la  Seconda stagione altalenante  fra  il  sottotono ed  il sublime  . Il  giusto dosaggio  fra  numeri  troppo  slow  foud  e  numeri  (   gli ultimi  3\4 )  a  cardiopalma    ha dato una gran spinta sull'acceleratore.
Aspetto con ansia la terza stagione  in quanto  Mi piace l'idea del nuovo protagonista x stagione, ma tirando le somme... Seguirò la terza serie? Non lo so.... A tratti ho trovato , salvo  che  negli ultimi  5\6 numeri  , la storia un po' povera nei contenuti. Forse bisognerà attendere il terzo capitolo per capire il vero filo conduttore... La copertina  del primo numero della  nuova stagione   è interessante....  poi deciderò se  continuare  a comprarlo  o meno    visto   che secondo me orfani può concludersi qui , quello che aveva da dire l'ha detto . Ma mai dire mai .In quanto sono curioso di vedere come se caverà Recchioni con un personaggio femminile in un simile ruolo 

Soprattutto lui che ha un grande coraggio e un senso narrativo deciso di chi sa come proseguire sceglie di eliminare in maniera definitiva tutti i veri protagonisti. ..grande Recchioni...sto adorando   ulteriormente  questa serie
Come   Elia Carlini  della  pagina  fb ufficiale  del fumetto >>   A me è piaciuto molto l'ho letto tutto d'un fiato... >>  ho  dovuto  rileggerlo  tre volte per  capire    come  mai Ringo avendo la possibilità di uccidere la  Juric  non lo fa  . >> i  disegni e colorazione sono da 10 .
 << Parlando di Ringo che  >> ---  sempre  Elia  Carlini  ---    << ha accettato il suo incenerimento, sarebbe una cosa fuori dal personaggio, ma in questo caso ha senso perché si riconosce come padre e mostra tutta la sua umanità: accetta di consegnarsi per poter far salvare Rosa (legame padre-figlia).
Infatti  aveva deciso di smettere di combattere, perché almeno sarebbe morto in pace sapendo che sua figlia avrebbe continuato a vivere nel nuovo mondo seguendo gli ideali che lui le aveva trasmesso. Molto commovente... e questo viene chiarito anche dalle parole della magnifica quarta di copertina ("Era scritto che sarei rimasto fedele all'incubo che mi ero scelto").
Come dice  la  didascalia  alla  foto dell'ultimo numero  E' la fine di un'avventura che ci lascia ancora più carichi di energia ed emozione per la terza stagione... ORFANI: NUOVO MONDO ! 
Un finale  commovente  , intenso , struggente  ,   carico  di simbolismi  e  contrasti ed opposte prospettive  come  ad esempio  quella  espressa   qui  sula pagina ufficiale   sul perché Ringo avendone la possibilità non ha ucciso la  Juric  ,Uno dei tanti significati  simbolici   potrebbe essere quello riferito a Ringo: il suo incubo, iniziato quand'era giovane con la scoperta del tradimento della Juric, il combattimento contro tutti gli Orfani che erano la sua famiglia, la loro morte, l'arrivo sulla Terra, la conduzione della Ribellione,la morte di Barbara, la fuga disperata con i ragazzi, la morte di due di loro, e finalmente la fine dell'incubo: la sua morte. E così si sarà sentito purificato da tutto il dolore e le difficoltà sofferte nella sua vita, sapendo di aver fatto ciò che avrebbe dovuto fare e avendo salvato sua figlia. 

 Magnifico.  Concordo con




Matteo Pisaneschi Nuovo Mondo.

e non poteva essere diversamente, vista la strada percorsa da Ringo, Rosa, Seba e Nuè da "Ancora vivo".
gente che fugge da un mondo condannato verso uno nuovo, verso la speranza. 
neocolonialismo.
immigrati clandestini.
penso, eh!
ma visto che Orfani è fin dall'inizio una serie fortemente politica, e che Roberto  ha scritto questa terza serie recentemente, sono sicuro che sarà uno specchio (distorto) del mondo attuale. Emoticon winke non poteva essere diversamente, vista la strada percorsa da Ringo, Rosa, Seba e Nuè da "Ancora vivo".gente che fugge da un mondo condannato verso uno nuovo, verso la speranza. neocolonialismo.immigrati clandestini.penso, eh!ma visto che Orfani è fin dall'inizio una serie fortemente politica, e che Rrobe ha scritto questa terza serie recentemente, sono sicuro che sarà uno specchio (distorto) del mondo attuale.                                                                                                     Non mi piace piùRispondi214 settembre alle ore 16:01Modificato

Forse  , vero un po' scontato  perchè era  inevitabile  che non poteva finire in nessun altro modo, ma infatti si intuiva dai numeri precedenti in particolare nell'otto  che  sarebbe  finita  con la   sua morte e quelli degli altri due protagonisti  . Ma  è altrettanto vero   anche se   ci sarebbero potuti  essere  come  dice  

    Erik Loche Possibili finali a cui ho pensato? In sintesti: 1 - finale epico di Ringo che muore combattendo contro tutto e tutti. Muore rosa, ma viene salvato il bambino che diventerà il nuovo protagonista a combattere il nuovo governo. 2 - muore rosa e il bambino, Ringo non saprá mai chi è il figlio. Riesce a uccidere la juric, ma sam alla guida dei nuovi orfani diventa una leader dittatoriale militare. Nuova serie con Ringo ancora protagonista (da vecchio) e sam cyborg come primo antagonista. 3 - Ringo viene sconfitto e le sue capacità vengono in qualche modo piegate alla volontà del governo, i nuovi orfani si ribellano e la terza stagione avrebbe avuto un nuovo gruppo di orfani guidati da mamma rosa come protagonisti.. Insomma secondo me c'erano sviluppi davvero interessanti e piu esaltanti. È stato un finale un po' debole secondo me..


Infatti   mi sarebbe piaciuto se la Juric fosse morta. Ma  va  beh  non si può pretendere troppo. Ma  credo  se   ho capito  bene da questa  anticipazioni 


  e  da  alcune congetture  e forse  spoiler    su  gruppo fb    che   essa  sarà  uccisa  dal Sam  



Un  ottima serie  ,   con un inizio lento  e  piatto , ma  andata  poi  dal  6 numero sempre    crescendo  .
alla  faccia  di chi  lo dava per  flop  \  fallimento   ed  afferma  che  è  <<  Un esperimento che era un primo passo verso l' americanizzazione totale della casa editrice di Tex e Zagor >> non concordo  perchè  tutta la  cultura  sia  che  voglia innovare  ( ed  il caso di Orfani e  della scuola italiana  della  disney  \  topolino   )  o imitare  più o meno pedissequamente  deve sempre  rifarsi  o  alla tradizione precedente  o a  un modello  diverso .  Come  è avvenuto  per  esempio per la musica  italiana   dagli anni  50  in poi  .
Una serie  buona   che   ha  avuto  molte recensioni favorevoli  o parzialmente  favorevoli   o pessime  (  ma  quest'ultime  devono essere  abituati  alle saghe  della nostra generazioni   come  quelle  di  :   rambo,conan,comando,terminator,ecc) ecconne  alcune  prese da  questo post  sulla pagina   facebook   ufficiale  di Orfani






Daniele Ramella Roberto Recchioni sei un maledetto... da pag. 82 a 87 mi hai quasi fatto piangere.




Marco Colella Ero sicuro della morte di Ringo;ma immagginavo un attacco kamikaze riuscito e con la Juric morta...invece vederlo sul patibolo è un po una sconfitta...




    • Vittorio Volpi spero vivamente che nella terza serie vi impegniate di più con la trama: la prima stagione aveva una trama molto bella ed uno storytelling ILLUMINATO (il dualismo passato/presente era una gran trovata) ma nella seconda stagione la trama era quasi del tutto assente o comunque molto semplice. spero che ritorniate ai fasti della prima serie, con la terza...

      https://www.facebook.com/OrfaniSergioBonelliEditore/posts/1110820768945365



    Stefano Maragnarock Non voglio essere cattivo, ma la seconda stagione di orfani non mi e piaciuta proprio per nulla. Belle le ambientazioni bei disegni ma rispetto la prima serie la seconda e crollata tantissimo. Quindi la terza serie non so se essere contento o no. Chiedo scusa ancora
    Elia Bender Posso chiederti come mai non ti è piaciuta? Io l'ho trovato molto bello sia le ambientazioni che la storia era ben fatte x me...
    Vittorio Volpi concordo con stefano e credo di condividerne il pensiero: la seconda serie è ad essere generosi mediocre. ambientazioni belle ok ma la trama è quasi del tutto assente: nella prima serie ci siamo trovati per le mani un idea di storytelling originale ed innovativa: il dualismo passato/presente in ogni albo, dove il passato aiuta a capire il presente e vi si ricongiunge in maniera geniale. e nella seconda serie? boh, loro scappano, incontrano gente pazza, li ammazzano e continuano a scappare. fine della trama. un po' semplicino, mi pare....
    trama della seconda serie molto deludente, mentre nella prima serie mi lasciava continuamente un senso di meraviglia e stupore. prima serie capolavoro, seconda serie mediocre. speriamo nella terza....
    Stefano Maragnarock La motivazione e come quella di Vittorio Volpi. Prima serie favolosa, la seconda e la storia bonelliana, poi che e successo tra la prima e la seconda, perché Ringo vive da solo e fuori dalla società e dai casini che ha fatto.
    Stefano Maragnarock Poi che fine ha fatto il nuovo mondo? Ne sentì solo parlare all'inizio e poi basta
    Elia Bender Ma ti dirò io avrei trovato più banale la storia se ringo una volta sul pianeta terra diveniva a capo di una rivoluzione contro la juric tendando di dire la veritá alla persone. ma qui non ne parla, anzi va oltre e non potevano raccontarla diversament...Altro...
    Lorenzo Scala Non reputo ne orfani ne ringo dei capolavori, ma dei fumetti veramente buoni e ben fatti, capaci di intrattenere e suscitare emozioni. Secondo me bisogna capire una cosa: ogni stagione ha una struttura diversa....la prima fatta di giochi a incastro con un finale a effetto domino (quindi con una trama piu strutturata) la seconda totalmente diversa, on the road e una struttura on the road non può che essere strutturata da alti e bassi proprio per arrivare a un crescendo finale ( se ogni puntata è sconvolgente il crescendo, va da se, non poteva esserci, tanto meno l' empatia coni personaggi. E il bello ( poi può piacere o meno) è proprio il fatto che gli autori cambiano registro, saltando di fatto da un genere all' altro in una stessa serie. Per questo ha un senso parlare di stagioni e non di serie regolare. Quindi le strutture di narrazione diverse sono volute. Uno può preferire una o l' altra, ma mi sembra chiaro che queste persone che ci lavorano hanno le idee chiare.
    Lorenzo Scala ho scritto a cavolo, ficcando parentesi ovunque e facendo un casino, però si il concetto arriva, una seconda stagione simile alla prima era impensabile. chissà se riusciranno a cambiare così drasticamente registro anche nella terza , ma i presupposti ci sono!

Luigi Di Taranto Molto belli gli ultimi 2 numeri per azione e disegni...finalmente, perchè la storia si era troppo appiattita, sfiorando la noia fino al numero 9...certo che tutta questa azione e violenza sembra esagerata visto che non trova riscontro nei precedenti numeri...a questo punto non ci resta che attendere un finale degno di questa serie.


Rispetto alla prima stagione si sono superati  .  Infatti sono sempre  più le cose  imprevvedibili di quelle  prevvedibili  ed  quest'ultime lo sono solo a quelle persone che leggono il fumetti non per  rilassarsi    ma  per  gusto letterario . 
La  Grafica è  sempre  eccelente  sembra  di vedere un blu ray  trasferito  su  carta  .  I disegni  sempre  più impeccabili ed  eccellenti . Le  copertine    vanno oltre  i  vecchi  racconti  di fantascienza  della  collana Urania  che   che  si  ritrovano  sulle bancarelle dell'usato  e  che  avevano caratterizato  la  prima  serie  .  I  Riferimentinon solo al mondo   della  fantascienza   ma  anche   alla  cultura  e  all'arte      sempre    buoni   ed  eccellenti  . In  alcuni  casi palesi   ed in altri  nascosti  , ma  facilmente  individuabili   \ riconoscibili   da noi guardiani della  memoria  delle  vecchie  generazioni  .ma  chji se  ne frega  , Credo che  recchioni abbia pensato Orfani per le  nuove generazioni  , ma  è  rkuscito ads attrarre  anche    nuove generazioni  all'oscuro o quasi  (  perchè non tutto finisce  nella cultuira  e  nell'uso del Revival   )  della cultura  dele generazioni precedenti  .
Una serie   , come  la  prima  , che  riesce  ad  appassionarti   nonostante  i  suoi  limiti   ,ìed  vuoti   narrattivi  (  forse  voluti altrimenti  che  cavolo ci metto  negli extra  della  Bao    ?  )  .  Una serie  in cui  i personaggi  principali  (  ringo e  Juric  )  ruotano  nella  ..  fascinazione del potere e  l'assoluta mancanza  di scrupoli ed  etica   per  ottenerlo   nel  caratterizzano  i capisaldi   dell'intrattenimento contemporaneo   quaòli trono di spade  e  house  of  card  . Una serie   (  almeno  fin ora  )   proprio bastard  inside  e  politicamente scorretta  come piacciono a me  ,  e   che la  Bonellli  (  Mister No  , il  primo  Tex  )    sembra aver  smarrito  in cui  il  cattivo  (  La  Juric  )  <<  gelida  madre   disposta   a tutto  pur  di raggiungere  i propri  scopi  e l'unico personaggio   a  dominare  stabilmente la scena   data l'allarmate   fragilità [  crisi  corsivo mio   ]  dimostrata  da  Ringo  durante la  sorta d'estemporaneo processo che   ha portato alla morte  di Seba    [ n 10 ]  >> (  dall'introduzione del   numero 11  ) e  nel viaggio  verso la libertà . 


Una serie questa  seconda   in cui  


M'han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede
nei miti eterni della patria e dell'eroe
perché è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità
le fedi fatti di abitudini e paura
una politica che è solo far carriera
il perbenismo interessato
la dignità fatta di vuoto
l'ipocrisia di chi sta sempre
con la ragione e mai col torto.
È un Dio che è morto
nei campi di sterminio, Dio è morto
coi miti della razza, Dio è morto
con gli odi di partito, Dio è morto.

Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi
perché noi tutti ormai sappiamo
che se Dio muore è per tre giorni
e poi risorge.
                                                In ciò che noi crediamo Dio è risorto

nel cui il concetto   di   :  bene    , d'eroe , di famiglia ,  sono usciti bene anche   in questa  serie  .Credo che  comprerò , almeno  i primi due \ tre numeri , la  terza stagione  




6.8.15

La donna che canta Regia di Denis Villeneuve




per  chi volesse  approffondire  il contesto storico e  culturale    del film   o  storie  di quelle  zone  

Premessa  prima di continuare  la  leggere  la recensione  ed  eventualmente  a vedere  oltre  il trailer  il film    in questione 

Sappiate  che  non è un film di cassetta, nè un film divertente"; non è un film di svago, sconsigliato quindi se si è dell'umore per una serata di cabaret o si cerca un film per distrarsi \ rilassarsi .Infatti  secondo  
Una visione di un altro Edipo re?Quanto è complessa la storia della vita. Induce molte rivisitazioni di realtà che ci sembrano e forse ci portiamo dentro.; l'odio ,l'amore, l'anaffettività, la sensibilità al sentire degli altri.

Detto  questo  la  la recensione ha inizio  


IL film   corre per due ore, senza arresti di intensità e di emozione, nel va e vieni tra le storia di oggi e quella sovrapposta di decenni fa, al 1970 al '90;certo, è una storia difficilissima, per la sua crudeltà e per la credibilità di questa crudeltà che abbiamo sentito , da lontano, ripetersi più volte dopo la guerra civile in Libano;sembra quasi di essere in un documentario, ci si dimentica che le scene di devastazione sono ricostruite;non c'è nessuna "perfezione di funzioni matematiche", ci sono sofferenza, sentimenti umani, persone, e c'è questa inesorabile disponibilità al male e all'inumanità che hanno gli esseri umani quando si sentono minacciati;certo, l'espediente finale è probabilmente ridondante, aggiunge uno stravolgimento - sono d'accordo, paradossale - a una quantità di male già grandissima, e porta la tragedia ordinaria al livello della tragedia teatrale, alla "tragedia greca"; se ne poteva fare a meno, rende l'esito meno cedibile, ma era nel testo teatrale di partenza, c'è rimasto, e non rende banale il cumulo di sofferenza accumulato fino a quel punto;il regista descrive fatti crudeli con un tocco umanissimo, il rispetto per l'umanità violata si esprime attraverso l'assenza di qualsiasi dettaglio insistito e truculento;non c'è bisogno di effetti speciali; per normale rispetto e civltà non si partecipa a un funerale insistendo su dettagli truculenti; semmai i dettagli truculenti si espongono per
scherno in una carnevalata, lontani dalla morte; e questo fa il regista, ha rispetto umano e civile educazione per la tanta gente di cui descrive la tragedia; attori bravi, personaggi interessanti e veri, film intensissimo, più di una volta dà un groppo in gola e lascia senza fiato; non passa senza conseguenze;Un film tristissimo . un nodo alla gola .Non credeo che i film orientali fossero cosi intensi . Infatti La donna che canta (Incendies) è un film del 2010 diretto da Denis Villeneuve e tratto dall'opera teatrale Incendies di Wajdi Mouawad. Ha ricevuto la nomination come miglior film straniero ai premi Oscar 2011.Ottime le fotografie . .Ottimo l'uso del racconti a due fasi ( quella delal figlia nel presente che dopo aver appreso daltestamento dela madre va alla ricerca del padre e del fratello ) , quello della madre ( che vive le vicende che poteranno a raccontare al notaio lasua storia ed a lascuare ai figli le sue volontà e di come trovare il fratello ed il padre ) . La donna che canta è un film costruito come una formula e la prima inquadratura è la sua equazione: la prima immagine mostra infatti una finestra affacciata su una piantagione di ulivi, passando poi lentamente verso l'interno di una stanza dove un ragazzino rasato da dei miliziani palestinesi guarda verso di noi. 
Dentro quello sguardo in macchina pieno di rabbia e innocenza si situa l'avvio e la soluzione dell'intricata epopea di due gemelli canadesi alla ricerca della verità sulle loro radici. Le indagini scorrono parallele al percorso travagliato che porta la madre cristiana a diventare una dissidente politica, subire reiterate violenze e poi fuggire in Quebec. Villeneuve mette in scena due personaggi dall'identica incognita (l'enigma sui parenti dei due gemelli) e ne segue, passaggio dopo passaggio, la soluzione del problema e la rivelazione dell'enigma, aprendo uno sguardo storico sul sanguinoso percorso di costruzione di un'identità palestinese. Le indagini di Jeanne e la vita della "madre coraggio" Niwal rappresentano infatti dimostrazione e corollario dello stesso enunciato: due percorsi che non solo arrivano alla medesima verità, ma anche a raccontare, in sostanza, la stessa storia due volte. Ma la ridondanza non fa paura a Villeneuve. Sa che la matematica crea solo certezze e perciò evita ogni di lasciare ogni possibile dubbio, costruendo la tensione ricorrendo a una logica talmente ferrea da pensare di poter rendere credibili anche le espressioni numeriche più paradossali (1+1=1). Infatti è un teorema Di pregio perché richiama l'attenzione su un territorio e su una storia con un tono da tragedia greca. Ma ha ragione Becattini, è un teorema, pieno di contraddizioni e di appigli che non stanno insieme: l'età dei personaggi, la finta ignoranza dei fatti e dell'esito della ricerca messa in scena da parte del notaio, pene "leggere" che non hanno alcuna credibilità nel contesto in cui la vita valeva ben poco (sia quella della madre che quella del figlio), conversione alla schiera del nemico non plausibile... Nell'insieme è tutto troppo tirato. Era decisamente più credibile Edipo re.
Le ambizioni di La donna che canta sono quindi molto alte: cercare di raccontare un pezzo della sanguinosa storia recente della Palestina attraverso una drammaturgia di ampio respiro, tragica e complessa come un romanzo d'appendice. Ma le vicende della storia e della politica contemporanea, così ispide e indecifrabili, non si adattano bene alla liscia perfezione delle funzioni matematiche.>> da http://www.mymovies.it/film/2010/ladonnachecanta/ 
Concordo inoltre  con  con  questa recensione pubblicata  su  www.filmtv.it/ esso è la << commovente storia di due giovani verso l'epicentro dell'odio, dell'amore duraturo e delle guerre senza fine.un'immagine straziante e implacabile della sofferenza: esemplare, in questo senso, la figura della protagonista Nawal, che, come ogni vittima della barbarie più atroce, finisce per nutrirsi dello stesso odio da cui è stata divorata. Quell'odio, quella rabbia per i tormenti e le sofferenze subite e nate dall'intolleranza e dal fanatismo (politico, etnico, religioso), che hanno scolpito sul suo volto di donna i segni di un dolore troppo grande per trasfigurarsi immediatamente in perdono, ma che non le hanno impedito di lasciare ai suoi figli quegli insegnamenti per spezzare quella disumana catena. >> . ) ripetuto diecimila volte come un mantra, resta dentro le orecchie per una mezz’ora buona dopo l’uscita dalla sala, e vien da chiedersi se si sia visto un drammaticissimo film o piuttosto non ci si sia risvegliati da un brutto sogno. Magari (perché no? I nostri tempi son quel che sono…) collettivo o d'aver visto " dal vivo " tali eventi . Uno dei film straniero non hollywoodiano o di cassetta più belli che ho visto .  chi se  ne  frega    se  

Giuseppe ScanoGiuseppe Scano
adesso con e lacrime agli occhi per la visione del film visto in streaming vado a coricarmi notte a tutti\e . vecchi e nuovi . in particolare a ***** la protagonista del post https://goo.gl/RKF7YzPiace a 1 persona1 commento
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Piace a Francesca Pedroni.Roberto Facchini Miii stai invecchiando....
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10.7.15

Intervista ad Alina Rizzi autrice di Pelle di Donna


per la serie  interviste  ai  compagni di viaggio  \  di strada  oggi  è la  volta  dell'affabulatrice  e poliedrica  Alina Rizzi   come dimostra  la  sua bibliografia  ed  i suoi lavori  ( qui sul suo blog maggiori dettagli ) 

Alina Rizzi è nata a Erba (CO). Giornalista dal 1991, ha scritto articoli e servizi per i seguenti periodici: Cosmopolitan, Tuttodonna, GrandHotel, Cavallo Magazine, Lo Sperone, Argos, Maxim, 20Anni, Essere e Benessere, Comogolf, Natural Medicine, Trentadì, Il Corriere di Como, Marea.
Giornalista pubblicista dal 1991, si dedica da sempre a realizzare iniziative rivolte alla valorizzazione del mondo femminile. Attualmente collabora col settimanale F e il mensile Natural (Cairo Editore). Per  contatti oltre il  suo blog  citato sopra nelle righe  precedenti    e il suo account facebook  la potete  trovare  a questo indirizzo email  :  alinarizzi67@vodafone.it.
Ora poiché  non sta bene  iniziare  dall'ultima opera  Pelle  di donna  ( per  la  casa   editrice Bonfirraro  editore Viale Signore Ritrovato  5 94012 Barrafranca (EN) che  potete   trovare 

Telefono: (+39) 0934 464 646 oppure  via   email   info@bonfirraroeditore.it o  al  sito   web Sito:    )
ovviamente  si parlerà anche dell'ultimo  libro )  un intervista   a  tutto tondo . 

Scelta  un po'  dura  come titolo  del  tuo  ultimo libro,  puoi spiegarci  da  dove  deriva   la scelta  ?
PELLE DI DONNA perché le storie vere che racconto in questo libro hanno lasciato profonde cicatrici nell’anima di queste donne e quando si rischia molto ci si gioca la pelle. E’ un modo di dire che rende subito l’idea del pericolo attraversato.

Cosa  proponi  oltre  a raccontare  come   in pelle di donna   storie  di donne che   hanno attraversato il dolore della coercizione, dell'esclusione, della violenza fisica e psicologica, quasi sempre perpetrata da uomini. Perchè   queste (ma   anche  quelle  che    quotidianamente    subisce  simili situazioni  )   donne non devono essere dimenticate, perché come loro ce ne sono centinaia di altre, che solo uscendo dal buio e dall'anonimato, possono forse ritrovare un po' di giustizia. E di serenità  per  eliminare  o  secondo alcuni ridurre   (perchè secondo me  non si    sconfiggerà mai )  la piaga del femminicidio  ? Credo che le leggi adatte per proteggere le donne esistano ma non siano fatte rispettare, molto spesso. Su questo c’è da lavorare. Inoltre l’applicazione di pene più severe funzionerebbe sicuramente da deterrente contro questi crimini.

In quanto  già a  14\15  si sono già  formati  i pregiudizi , ed  i primi atti  di bullismo    e  le  prime  forme  di  omofobia ,   di sessismo  (  quello che un tempo si chiamava maschilismo  ) ed  i pregiudizi  che portano al : razzismo  , .al l femminicidio e  allo stalking    molti propongono d'intervenire  nel spiegare  \insegnare la convivenza    e la  tolleranza  (  ovviamente  critica  da  non confondere  con quella  passiva   )  fino  dalle scuole  materne  per   spiegare  le tematiche  ( ed  eventuali antidoti  \  anticorpi  per  evitare e   ridurre al minimi termini  visto che l'odio e la paura  non si posso  mai cancellare  \  rimuovere )  che  hai    trattato nei  tuoi libri ed  in particolare    nel  tuo ultimo libro . Tu cosa ne pensi  ?

Sì, credo che l’educazione al rispetto delle donne debba iniziare dalla più tenera età, dalla scuola materna. E debba rivolgersi ai maschi come alla femmine. Non dobbiamo scordare che, ancora oggi, sono soprattutto le donne che allevano i figli, quindi sono le prime che devono chiedere agli uomini di domani di non avere pregiudizi e atteggiamenti violenti. L’esempio, comunque, resta la più efficace forma di insegnamento.

visto che spesso le donne che hanno subito ingiustizie e violenze si aprono principalmente con una giornalista donna immagino che non hai avuto difficoltà a farti raccontare tali fatti

Non credo che la disponibilità a raccontarsi dipende dal sesso del giornalista, quanto piuttosto dalla sua sensibilità e capacità di empatia. Non è facile raccogliere testimonianze così dolorose, mi rendo conto che le mie domande rischiano di riaprire ferite non sempre cicatrizzate del passato, ma h



Cambiamo argomento ma  parlando  sempre   di  te visto che  ti sei   e  ti occupi di erotismo  ( anche  giustamente   hai fatto notare http://www.oltreilgiardinoonlus.it/da-scrittrice-erotica-ad-arteterapeuta-intervista-ad-alina-rizzi/     e   si  nota  dal  tuo   blog    che  ti va  stratta   ed  limitativa  la definizione  di  scrittrice  erotica  )   come  vedi  l'aumento  della fruizione della pornografia da  parte  delle  donne  legalizzare la prostituzione quindi abolire la  legge  Merlin  è un bene o  un  male ?

L’uso di pornografia da parte delle donne non mi stupisce: penso sia un interesse legittimo e privato, da rispettare senza tanti sbandieramenti.
Per quanto riguarda la legalizzazione della prostituzione non vedo soluzione facili all'orizzonte: non mi pare che nei paesi dove la prostituzione è legale sia scomparsa la tratta, lo sfruttamento e la violenza sulle donne che fanno questo mestiere.


  usi di  più   sia  nello scrivere  \  intervistare     e  nelle  tue  opere  il cuore  o  la mente  ? oppure per  non essere d'assente le  usi  entrambi  ?

Scrivo per passione, che nasce da mente e cuore, secondo me.


Esiste o non esiste la  teoria  del gender ? 

Non è una teoria è un dato di fatto. Uomini e donne appartengono a due generi diversi e hanno quindi caratteristiche diverse. Vogliamo ancora negarlo? E’ ridicolo.


Come  mai  nelle tue  interviste  intervisti solo donne  e  anche  di  uomini  ? 

Intervisto le donne perché mi interessa l’universo femminile in tutte le sue sfumature. Sono felice di dedicare il mio tempo e le mie competenze a chi, da sempre, ha avuto meno possibilità di espressione personale.


Non hai  mai , almeno   da  quel poco che ho letto  visto che ti  conosco  da poco   raccontato  o intervista   pornostar  o porno dipendenti  (  ce  ne  sono kma  ri mangano  sommersi   in quanto provano più vergogna  degli uomini  )   femminili ?
Non mi è capitato di incontrare donne interessate a condividere la loro storia intima e personale. E il superficiale o l’apparenza non mi interessa.



 non so  più  che   cosa chiederti    se  vuoi aggiungere   o rettificare  qualcosa  o magari  lasciarci    un estratto   dal  tuo  ultimo libro o libro precedente   finiamo qui  Bene, grazie, ti mando a parte un racconto tratto dal mio libro PELLE DI DONNA.

LAPIDATA  

Giulia era mia figlia. Aveva trent’anni, era bella, solare, intelligente. Si era laureata in psicologia,aveva un buon lavoro alla Unicredit di Sassuolo.Dopo sette anni di fidanzamento, nel 2005 aveva sposato Marco, impiegato in un ufficio tecnico di progettazione di impianti elettrici. Giulia non pretendeva troppo dalla vita, era una ragazza senza grilli per la testa. Voleva una famiglia, dei figli, fare qualche viaggio. Io desideravo per lei solo la sua felicità.Era la mia bambina. Ma un freddo sabato sera del2009, senza alcuna ragione al mondo, suo marito l’ha uccisa. L’ha attirata nel garage dei suoceri come in una trappola e forse non le ha dato neppure il tempo di aprire bocca per parlare, per chiedergli  spiegazioni. L’uomo che lei amava da dieci anni ha  lapidato la mia bambina. Per sette volte ha infierito su di lei con un grosso sasso, le ha spaccato la testa, poi l’ha caricata in auto, è arrivato sulle sponde alte del fiume Secchia e l’ha gettata di sotto, come una bambola di stracci, come volesse ucciderla per la seconda volta, lasciandola tutta rotta sulle rocce appuntite bagnate dal fiume. Ma Giulia non era un pupazzo, Giulia era una donna, Giulia era mia figlia,e lui l’ha massacrata.Erano circa le ventitre dell’11 febbraio 2009, io e  mio marito eravamo già a letto, era inverno e faceva freddo. All’improvviso squillò il telefono. Mi alzai  con un balzo e corsi a rispondere. Era mio genero Marco, che mi chiedeva se Giulia era con noi. Mi parve una domanda assurda. Perché doveva essere a casa nostra? Lui disse che era uscita, che non rispondeva al cellulare, che avevano litigato al telefono.Questa non era una novità. Ultimamente non andavano d’accordo e mia figlia era molto triste e delusa,però ancora sperava di ricucire il rapporto. Tant’è vero che solo un paio di settimane prima, un sabato nel primo pomeriggio, venne a casa nostra con una piccola borsa, affranta per come l’aveva trattata il  marito e ci raccontò tutto. La sua infelicità, il fatto  che lui non voleva più avere figli, che probabilmente non la reputava in grado di essere una buona madre.Era stanco di lei e glielo aveva gridato in faccia.“Mi stai chiedendo la separazione?” aveva domandato Giulia incredula.“No, per adesso no”, le aveva risposto il marito. “Se esco da quella porta non mi rivedi più”, gli aveva risposto mia figlia, sperando dimostrasse unpo’ di rimorso o di preoccupazione. Invece lui non battè ciglio e, in seguito, disse ai giudici che dormì  bene quella notte, senza la moglie in casa. Infatti  non la fermò quando lei uscì per venire da noi a sfogarsi  piangendo.“Marco non mi vuole più”, singhiozzava.Rimase a casa nostra per quella notte, ma il giorno dopo volle tornare da lui. Disse che voleva cercare una riconciliazione, che dovevano spiegarsi, che non poteva finire così. E per qualche giorno riuscì a rappezzareil matrimonio. Almeno così noi credemmo.Ma la notte del 23 febbraio Marco, al telefono, era ansioso, parlava trafelato e l’ansia mia e di mio marito cominciò a crescere di minuto in minuto. Marco  ci chiese di andare da lui, di aiutarlo a cercare Giulia perché aveva un brutto presentimento: lei aveva lasciatoun biglietto prima di andarsene. Il cuore cominciò a martellarmi nel petto, idee confuse mi attraversavano la mente. Cosa stava tentando di dirci mio genero? Che genere di biglietto aveva trovato?Riattaccai e iniziai a chiamare Giulia sul cellulare e  a lasciare messaggi imploranti.– Giulia, rispondi, cosa sta succedendo?– Dove sei tesoro?– Fatti sentire, per carità!Stranamente, lei sempre così sollecita nelle risposte,non rispondeva. Ci vestimmo in fretta per correrea San Michele Dei Mucchietti, dove Marco ci attendeva. Le ciabatte di mia figlia erano lì nell’ingresso e Marco prese a recitare la sua “pantomina”. Fu lui  stesso a definire in questo modo la sua recita, durante  il processo. Ci mostrò il biglietto, in cui Giuliadiceva di non aver più motivo di esistere, e per  quanto mi sembrasse folle quell’ipotesi, cedetti all’angoscia  e insieme a mio marito ci precipitammo a  cercarla fino a Sassuolo, avanti e indietro sulla strada. Per fortuna ci fermarono i carabinieri di Petrignano, per un normale controllo, e noi raccontammo  i fatti. Era presto per dichiarare una persona scomparsa ma decisero di aiutarci e presto ci mandarono  a casa, dicendo che avrebbero fatto delle ricerche. Rincuorati per il loro sostegno seguimmo il consiglio, con la speranza di ricevere presto buone notizie. Invece, tutto precipitò. Verso le tre di notteudimmo un’auto entrare nel cortile e corremmo alla porta, quasi certi che fosse nostra figlia. Ma erano i carabinieri e portavano la più tremenda delle notizie: Giulia si era davvero suicidata, e il suo corpo era stato trovato sulle rocce che circondano il fiume Secchia,  in un punto in cui le sponde sono alte quindici metri. La terra mi franò sotto i piedi, sentii che il mondo crollava, che non c’erano più speranze. Mia  figlia era morta.Seguimmo i carabinieri in caserma, dove rilasciammo le nostre dichiarazioni: eravamo costernati.Uscendo incrociammo mio genero che non ci degnò  di uno sguardo: era un pezzo di ghiaccio. La mattina  alle otto decisi che dovevo chiamare Elena, la sorella  di Giulia, e informarla dei fatti, ma lei non volle credermi.Disse che la sera prima era stata un’ora al telefono con Giulia, che era felice perché alle venti doveva  incontrarsi con Marco: lui dopo tanto tempo  l’aveva cercata per stare un po’ insieme. Anzi, l’aspettava nel garage dei suoi genitori, perché doveva mostrarle una cosa. E Giulia, sorpresa per la richiesta  del marito, aveva ipotizzato che lui volesse consegnarle  il regalo che non le aveva fatto a Natale. Era  impaziente, eccitata, non poteva essersi uccisa! Infatti, c’è persino un sms a provarlo, scritto da Giulia  al marito alle diciannove e venti di quella sera: «Ciao  amo’! Come sei messo? Io sono appena rientrata.Stasera preferisci mangiare in casa o vuoi che ti passi a  prendere e andiamo a mangiare  qualcosa  insieme? X me è  uguale».Elena raccontò tutto ai carabinieri, i quali già nutrivano  dei sospetti, avendo trovato tracce di sanguee un orecchino di mia figlia vicino al ciglio del fiume.Grazie alla deposizione di Elena si precipitarono nel garage dei genitori di Marco e anche lì trovarono altre tracce di sangue. Nel giro di ventiquattro ore l’uomo fu arrestato, e poiché le prove erano schiaccianticonfessò l’omicidio dichiarando: “ Una volta  arrivata all’interno del garage dell’abitazione dei miei genitori, la discussione è degenerata in un vero e proprio litigio. Preso da un improvviso raptus d’ira, vedendo vicino a me un grosso sasso grigio, che nonso neanche perché si trovasse lì, lo afferrai con la  mano destra e colpii violentemente il capo di mia  moglie. Lei cadeva a terra e io mi sono buttato su di  lei colpendola più volte, tanto che nell’impeto ho colpito la mia mano sinistra ferendomi. L’ho colpita  fino a quando non ha smesso di respirare…” È stato tremendo ascoltare queste parole, ma nel contempo ero sollevata: la giustizia avrebbe seguito  il suo corso. Invece mi sbagliavo. Le cose non sono andate come speravo per quell’uomo che, pur essendo  reo confesso, fu così abile, gelido e astuto da far credere ai giudici di aver uccido per gelosia, convintodi essere tradito dalla moglie. Ma mia figlia  non poteva essere lì a difendersi e Marco sì invece,pronto a recitare la parte del marito ingiustamente  maltrattato, della vittima, nonostante lui sì aveva un’amante, che chiamava “Volpe”, a cui scrisse un sms subito dopo aver confessato il crimine per informarla che non poteva più tornare da lei. E sebbene non esista più il reato di adulterio, il delitto d’onore,la realtà dei fatti ha poi dimostrato che un uomo che convince i giudici di aver lapidato la moglie per gelosia,riesce in qualche modo a farla franca, cioè ad  ottenere uno sconto di pena, fingendo di aver agito accecato dal dolore e dall’umiliazione procuratigli dalla compagna e non con determinata e lucida premeditazione.Per me questa non è giustizia. Perché mia figlia è morta massacrata dall’uomo da cui desiderava un bambino. Vorrei che qualcuno mi spiegasse  che senso ha tutto questo.I giudici non hanno saputo farlo. 

Concludo    confermando   da  questa  breve  chiacchierata  e  post   che  ha  scritto pere  il nostro blog    e   quanto dice   sulla  bacheca  la sua utente  e lettrice
Grazie Alina Rizzi , per avermi permesso di esprimere le emozioni che hanno evocato i tuoi racconti nella analisi introduttiva.
".....la "pelle delle donne", che separa e unisce le differenti sensorialita', spesso intermediaria di un dolore che procura comunque un sentimento di riappropriazione di sé stesse, incatenate come sono a corpi che sembrano inadatti al piacere , disaffezionati, disabitati, interni svuotati completamente dell'aggressivita' necessaria per qualsiasi affermazione di sé. ..." 😻


buona lettura e alla prossima

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...