Aiuta i migranti: criminale
- Il Fatto Quotidiano
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VAL SUSA MANDATO DI CATTURA PER IL “GIGANTE” NO TAV
Èdavvero un concentrato unico di generosità e testardaggine montagnina, la Val di Susa. Dove una comunità popolare forgiatasi nella Resistenza antifascista, rigenerata dalla decennale vertenza contro un’alta Velocità inutile e nociva, non ha voluto disertare neppure l’i mpegno del sostegno logistico ai migranti che tentano di espatriare in Francia. Ne hanno viste di tutti i colori, lassù, additati come il covo della sovversione italiana, ma certo non si aspettavano venisse raggiunto da mandato di cattura internazionale uno dei personaggi più conosciuti e amati della valle: Emilio Scalzo, 66 anni vissuti intensamente fra la Sicilia delle origini e le vette alpine piemontesi.
La Francia ne chiede l’estradizione accusandolo di aver partecipato a scontri con la Gendarmerie alla frontiera di Claviere, durante una protesta contro la vera e propria caccia ai migranti dispiegata oltre confine. Mercoledì scorso tre auto dei carabinieri si sono appostate a Bussoleno per catturarlo appena uscito di casa, quasi si trattasse di un elemento pericoloso. Forse perché intimorite dalla fama di atleta che contraddistingue questo gigante buono, portiere di calcio e pugile dilettante, di mestiere pescivendolo e per vocazione militante No Tav. Di certo ignoravano la sua storia di vita raccontata da Chiara Sasso nel bel libro A testa alta ( Intra Moenia), l’impegno a non lasciarsi risucchiare nella malavita com’è successo ad alcuni dei suoi otto fratelli, senza però mai abbandonarli. In carcere prima di lui era finita a 73 anni Nicoletta Dosio, autrice della post- fazione del volume. Per fare l’en plein mancherebbe solo che arrestino pure il magistrato Livio Pepino, già membro del Csm, oggi impegnato nel Gruppo Abele, che firma la prefazione del volume.
Fatto sta che Emilio Scalzo attende rinchiuso in cella alle Vallette di Torino l’udienza di mercoledì 29 settembre in cui una Corte d’appello esaminerà la richiesta di estradizione avanzata da Parigi. Per scongiurarla, i difensori faranno presente che a ottobre Scalzo dovrà rispondere di fronte alla giustizia italiana di alcuni reati minori, come il taglio delle reti di un cantiere Tav. Così funziona da queste parti: si ritrovano in veste di pregiudicati insegnanti, negozianti, contadini che non mollano la presa.
I compaesani di Emilio Scalzo stasera daranno vita a una fiaccolata a Bussoleno. Loro ricordano la volta in cui tornò a casa scalzo perché aveva regalato le scarpe a un migrante che doveva traversare i boschi innevati d’inverno. Mal sopportano l’ipocrisia di un’opinione pubblica che si commuove per il dramma degli afghani in cerca di salvezza, ma ignora la sorte dei due afghani precipitati giovedì scorso nel lago artificiale di Rochemolles mentre tentavano l’espatrio. Sono sbalorditi dall’ idea che il mandato di cattura internazionale possa applicarsi a un reato minore come quello di cui viene accusato Emilio, un uomo di cui possono testimoniare l’altruismo e il tragitto di vita, sempre insidiato dalla prossimità del male, ma sempre rivolto al bene.