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4.7.25

Momo Elmaghraby, il razzismo da bambino: “Se succedeva li picchiavo. Alla boxe grazie a una rissa”


fonte  repubblica  tramite  msn.it  


Momo Elmaghraby, il razzismo da bambino: “Se succedeva li picchiavo. Alla boxe grazie a una rissa”






                          Mohamed ‘Momo’ Elmaghraby_momo elmaghraby© fornito da La Repubblica

“In Egitto ci sono nato e vissuto i primi 12 anni, dopo non ci sono più tornato. Non avevamo tanto, ma sono cresciuto con le nostre tradizioni culturali e religiose. Poi, una volta arrivato in Italia, la mia vita non è stata sempre facile”. Quella di Mohamed ‘Momo’ Elmaghraby, 29 anni, professione pugile, è una storia che parte da lontano, cerca tante strade – non sempre comode – e finalmente imbocca quella del lieto fine: “Ho una compagna, abbiamo un bambino che ha appena compiuto un anno e stiamo aspettando una bambina. Lavoro come fattorino in un centro culturale perché con la boxe, almeno ai miei livelli, non si campa. Me lo dico da solo, ho proprio messo la testa a posto”.
In Italia una partenza problematica
In mezzo parecchie problematiche: “Una volta arrivato in Italia sono iniziati i problemi. I miei genitori non andavano d’accordo. Mia madre è tornata con il resto della famiglia in Egitto e con mio padre non parlavo. Quindi, sono finito in una comunità fino a quando, all'età di 18 anni, ne sono uscito e mi ha ospitato in casa sua un amico".
“Il razzismo? Solo tra bambini”
La classica fase senza punti di riferimento in cui la sciocchezza è dietro l'angolo: “Ho fatto tanti casini, diciamo che ero un ragazzo vivace che non rispettava le regole. Bevevo, fumavo, mi buttato in tutte le risse”. Una integrazione problematica e sullo sfondo l’ombra del razzismo: “Un po’, ma solo da ragazzino. Non sapevo la lingua e mi prendevano in giro per quello e per le mie origini. Finiva sempre allo stesso modo, gli alzavo le mani e la piantavano”.
"Notato durante una rissa, così ho iniziato con la boxe”
Le sliding doors sono arrivate dal pugilato. “Ero a Monza, in stazione, coinvolto in una rissa. Mentre facevo a botte mi ha notato una persona che lavorava in una palestra con Matteo Salvemini, negli anni Ottanta campione d’Europa dei pesi medi. Mi ha detto che potevo far confluire tanta rabbia su un ring”. E sul ring ha funzionato, se è vero che sabato catalizzerà l’attenzione del pubblico milanese nella riunione organizzata da Taf – The Art of Fighting – al Centro Pavesi nella rivincita contro Stiven Leonetti (primo incontro vinto da Momo tra mille polemiche). Il match è caratterizzato da feroce rivalità: “C’è un vero astio. Niente di specifico, sono quelle cose che nascono dal nulla. Poi io ho messo del mio, esagerando un po’ sui social per tenere alta l’attenzione”.
“Sognare con giudizio, aspiro a essere al vertice in Italia”
Momo ha un idolo (“Mike Tyson, mi è sempre piaciuta la sua voglia di emergere dal basso”), ma ha i piedi ben saldi per terra: “Sognare va bene, ma bisogna farlo con obiettività. A disputare un titolo mondiale non penso ci arriverò mai. Mi basta essere uno dei migliori in Italia e magari farmi rispettare all’estero”. Parole da uomo tranquillo: “Ma solo grazie alla boxe che mi ha dato una sistemata, altrimenti i guai si sarebbero sprecati”.

2.11.22

Tra le tappe c’era anche la prestigiosa Carnegie Hall di New York Il progetto artistico Sardinia_Moving_Arts propone composizioni originali dedicata interamente all’isola L’intento è proseguire con nuovi eventi e artisti di tutto il mondo La Sardegna sbarca in America con la chitarra di Porqueddu



Tra le tappe c’era anche la prestigiosa Carnegie Hall di New York Il progetto artistico Sardinia_Moving_Arts propone composizioni originali dedicata interamente all’isola L’intento è proseguire con nuovi eventi e artisti di tutto il mondo La Sardegna sbarca in America con la chitarra di
Porqueddu che il chitarrista nuorese ha ricevuto a seguito della fitta serie di concerti che ha tenuto nelle settimane trascorse in diversi Stati in America. Un successo su tutta la linea evidenziato da programmi di altissimo livello, innovativi eseguiti magistralmente. Thomas Schuttenhelm della Network for New Music è ancora più esplicito: «Tutto il repertorio del XXI secolo e a lui dedicato, non avrebbe potuto essere presentato da qualcuno con minori capacità. Le sue produzioni discografiche sono magistrali e le sue performance dal vivo sono qualcosa di ultraterreno». I concerti si sono tenuti in alcune delle più prestigiose location tra le quali spicca la Carnegie hall di New York dove il virtuoso sardo è tornato per la seconda volta in cinque anni. È ancora Schuttenhelm a descrivere alcuni momenti di quella serata, parte del numeroso pubblico: «Porqueddu eccelle nel mantenere l’indipendenza di ogni linea, per quanto densa sia la tessitura, ma la sua capacità di far emergere le voci separate implicite in una linea composta non ha eguali». Tutti i programmi di sala, per un totale di oltre due ore e mezza di repertorio, sono stati ideati sulla base della musica che lo stesso Porqueddu ha suggerito di comporre ad alcuni dei massimi autori del nostro tempo tra cui figurano nomi come quello di Leo Brouwer, Angelo Gilardino, Dusan Bogdanovic, Franco Cavallone. Spazio anche agli autori sardi ed in particolare alla musica del pianista-compositore sassarese Roberto Piana col quale il chitarrista di Nuoro ha stretto una forte partnership artistica. Fondamentali nel tracciare un profilo della Sardegna, i lavori di Kevin Swierkosz-Lenart, Alfredo Franco e Carlo Francesco DeFranceschi. Insomma, un ventaglio di opere di ampio respiro unite dal fil-rouge delle atmosfere e dei colori dell’isola, trasformati in suoni. Porqueddu è raggiante: «Ero sicuro fin dall’ideazione del progetto artistico Sardinia_Moving_ Arts che l’eco di queste nuove composizioni avrebbe avuto un ampio respiro e sono molto soddisfatto dal feedback ottenuto da
compositori, discografici, critica e stampa specializzata. Credo fortemente in questo inedito modo di esportare l’immagine della mia terra all’estero a tal punto che Musicare ha registrato il nome ed il marchio a livello globale. L’intento è proseguire negli anni con nuove commissioni, nuovi eventi e la collaborazione con artisti di ogni parte del mondo». Nel corso del tour Porqueddu ha tenuto corsi sulla musica del XX e del XXI secolo per alcuni allievi selezionati della Cincinnati University in Ohio e della Manhattan school of music di New York. 
«Un prezioso momento di scambio tra me e le eccellenze delle due prestigiose istituzioni – spiega l’artista – finemente organizzato dalle due istituzioni». E meno di ventiquattro ore fa, il grande compositore cubano Leo Brouwer ha reso noto che la sua composizione “Diálogo del Olivo y el Nuraga” sarà pubblicata con la revisione del virtuoso nuorese, riconoscendo di fatto l’altissima capacità del musicista di dar forma ad idee interpretative forti e convincenti. Cristiano Porqueddu è universalmente riconosciuto come uno dei massimi interpreti del repertorio originale del XX e del XXI secolo

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...