Bolzano, mendicante finto invalido: «Lo faccio per i miei figli»
All’incrocio tra via Mayr
Nusser e ponte Loreto simula spasmi e zoppica . L’ammissione: «So che è
sbagliato, ma nessuno ascolta la mia storia»
di Alan Conti
di Alan Conti
Un’attività, quella dell’elemosina, che lo occupa tutti i giorni. «Vengo sempre qui al semaforo e in una giornata riesco a guadagnare circa dieci euro». Almeno questo dice lui. «Pochissimo, ma è tutto quello che riesco a permettermi». Non è l’unico, in famiglia, a utilizzare la tecnica della finta malattia. «Anche mio padre, in Romania, finge di avere dei problemi ad entrambe le gambe. Ripeto, cerchiamo di trovare un modo per sopravvivere senza dover delinquere». D’accordo, ma perché imbrogliare i cittadini? «Nessuno ha voglia o tempo di ascoltare la storia di un uomo in difficoltà». Un giornale è un buon modo per farla sapere. «Sì, ha ragione. Io sono un cittadino romeno che da anni vive a Bolzano. I miei bambini stanno a casa, in Romania: non ho occasione di vederli ma voglio aiutarli comunque. Non c’è lavoro, non c’è niente. Io sono sostanzialmente un povero». Anche lui arriva dal discusso parco Stazione . «Dormo lì e di giorno mi sposto. Di questi soldi tengo lo stretto necessario per me, il resto lo mando a casa». Raccontare la propria storia può aiutare più di fingere lungo la strada malattie inesistenti. Strappiamo la promessa, in cambio, di chiedere aiuto onestamente. Tra inganno e disperazione.