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19.5.16

TENTAZIONE MARCO di © Daniela Tuscano


Mannaggia che scherzo, Pannella.



 Non che non lo prevedessi. Stavi malissimo, un galeone spiaggiato. Esibivi rughe e capelli bianco-giallognoli, proprio da vecchio. E sembrava d’avvertirne il tipico odore, pungente e tiepido. Ma li tenevi raccolti in un codino piratesco, a rammentare ch’eri sempre lì, sulla breccia, a combattere.
Tutto, in te, era fisicità. Sempre col toscanello in mano. Sempre pronto a sgusciar via. Ma anche, all’occorrenza, prolisso e ampolloso. Da parte d’un altro non l’avremmo tollerato più d’un minuto. In verità non tolleravamo nemmeno te: spessissimo ci facevi incazzare. Però ci tenevi tutti lì, ancorati ai tuoi labbroni, alla tua voce suadente che negli ultimi anni s’era fatta catarrosa. Perché alla fine qualcosa da dire l’avevi sempre. Da contestare, magari. Ma risponderti a tono non era facile.
Pannella l’eretico, come tutti gli eretici, fu la tentazione della gioventù. Ero ragazzina quando irrompevi nelle tribune politiche in bianco e nero, negl’ingessati studi televisivi, nelle strade, nelle piazze e pronunciavi parole innominabili: divorzio! aborto! erba libera! obiezione militare! lotta al nucleare! disarmo! fame nel mondo! eutanasia! omosessualità! Pannella l’erotico, ché eri pure affascinante (e lo sapevi), mica tanto per le scelte sconsiderate di candidar le ciccioline, ma perché le tue non erano solo grida, ma un tentativo – sperticato, contestabile, d’accordo – di svecchiare l’Italia, di renderla più europea e meno chiesastica (ah, le pruderie democristiano-comuniste, gli sputi di Gian Carlo Pajetta…). Pannella l’antipolitico, o meglio, l’antipartitico: ma poi, eri di sinistra? Secondo i canoni classici, no. Liberista e liberale lo sei rimasto. Lotta di classe? Ma va’. Per te la lotta cominciava in camera da letto e in tal caso, sì, eri di sinistra, se sinistra significava spregiudicatezza e parità. Per quella femminile hai lottato seriamente.
Talvolta hai preso dondate pazzesche: la peggiore, la scarcerazione di Toni Negri. (E sì che la lotta intrapresa era sacrosanta: la giustizia giusta, la democrazia dal basso…). L’impresa più nobile: la campagna per Enzo Tortora, per una detenzione più umana.
M’hai tentato, dicevo. Ciò che portavi avanti tu, non lo faceva nessun altro. Certo non il vecchio Pci, spesso tanto perbenista nelle faccende intime. Quando sarò grande voterò Pannella, ripetevo alla fine dei ’70. Poi non fu così. Giunse la maggiore età e mi fiondai su Berlinguer. Che peraltro morì proprio quell’anno. No, meglio andar sul sicuro, soprattutto sulla sinistra-sinistra. Inaccettabile, per me, il liberismo. E poi la rivoluzione, eh…
Non me ne pentii, in verità. Zdanovismo, per me, era termine astruso. Poi ci fu la fine di tutto. Specialmente dei partiti. Il tuo no, continuava a languire, tante volte ha rischiato di soccombere, ha flirtato con tutti… ma senza mai perdere l’onestà di fondo. Gliela riconobbe Pasolini. Vi trovarono casa Sciascia e Modugno. E anche per questo tanti, i più disparati, sono venuti in suo soccorso: Morricone e Vasco Rossi, Vittorio Gassman e Gigi D’Alessio, Renato Zero e Monicelli, Lattuada e Paolo Villaggio… Sempre un po’ liquido e movimentista.
E tu, agli scioperi della fame e della sete, credevi davvero. Alla fine t’hanno minato il pur robusto fisico.
Idealista? Sì. Convinto, coerente. Prendevi seriamente la laicità. Anticlericale accanito, negli ultimi tempi avevi speso parole d’apprezzamento per papa Francesco. T’invitavano ai ring televisivi sperando di trovarti schierato per l’utero in affitto e dimostravi d’ascoltare le ragioni degli oppositori. No, non era pentimento senile. Chi l’ha affermato dimostra di non aver capito nulla di te. Applicavi il principio democratico fino alla fine, semmai. Quindi ascoltavi tutti. Poi ti sei battuto per Welby, per Coscioni. No, io non potevo accettare l’eutanasia, né la cannabis free, né un sacco d’altra roba, ma hai posto sul piatto il problema, costringendo i tuoi avversari politici a non nascondersi dietro l’italica, pretesca ipocrisia…
Non ci sei più. Auguro a te, uomo d’eccessi, un funerale sobrio. Sei sempre stato asciutto davanti alla morte. Ora vi sei entrato. A poco a poco, con andamento misterico. Te ne vai, scompare un tratto della mia gioventù, impallidisce la mia tentazione. Già. Senza quella tentazione non sarei cresciuta.

© Daniela Tuscano

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