Sono state promosse tutte e le tre studentesse ribelli del liceo Foscarini di Venezia. Dopo aver ricevuto un voto basso nello scritto di greco, avevano deciso di fare «sciopero» all’orale di maturità. Parlano chiaro i quadri esposti fuori da scuola nel tardo pomeriggio di giovedì: Linda Conchetto esce con 71, Virginia Gonzales y Herrera con 65, Lucrezia Novello con 67.
«Mi accontento di un voto basso ma sono a posto con la mia coscienza. La pioggia di insufficienze data all’intera classe nella traduzione era stata ingiusta e umiliante», commenta Linda, appena saputo l’esito del suo esame di Stato.Tra le reazioni di ferma condanna al gesto delle liceali c’è quella dell’assessore regionale uscente all’Istruzione, Elena Donazzan: «Questa disobbedienza va punita, perché è una provocazione e
una mancanza di rispetto nei confronti dei docenti e dell’istituzione
scolastica: così facendo dimostrano di non essere realmente mature», ha
detto non appena appresa la notizia. Non si è invece espresso nel merito
della vicenda l’Ufficio scolastico regionale del Veneto. L’ente dispone
di una squadra di supporto per le commissioni d’esame, deputata a
rispondere a eventuali richieste di chiarimento tecnico
sull’applicazione dell’ordinanza, fatto che tuttavia non si è
verificato. Le maturande hanno ricevuto ciascuna 4/20 (un 2 tradotto in
decimi, ndr).Sui social sono state nel frattempo tacciate di mancanza di rispetto ma, a scuola, le ha sostenute in primis il gruppo classe, come testimonia un compagno che ha presenziato a due dei tre orali diventati presto «virali». «Riconosco a mia volta l’indignazione per
i voti bassissimi dati dalla docente esterna di greco, 10 su 14
insufficienti – esordisce -. Trovo sbagliato il sistema della maturità.
Così com’è concepito riduce la fine di un percorso di cinque anni a un “terno al lotto”
a seconda della commissione». Lui non ha potuto fare lo stesso, gli
serviva il punteggio dell’orale per la promozione. «Garantisco che c’è
stato uno scroscio di applausi tra gli studenti e genitori che hanno assistito alla prova delle ragazze», aggiunge.Di tutt’alto tenore è la lettura dell’assessore Donazzan. «Se molti degli studenti della classe hanno preso un brutto voto nella versione di greco vuol dire che non hanno studiato o che non sono stati preparati abbastanza bene e non hanno raggiunti i livelli sufficienti previsti. Potrà anche esserci stato un problema a livello di docenza, ma quando si entra nel mondo degli adulti si viene valutati anche sul fronte comportamentale, e questo lo definisco un atto di disobbedienza
molto grave», incalza Donazzan che, fino a giovedì, non contava in una
promozione certa delle tre candidate: «Promosse anche facendo scena muta
all’orale? Evidentemente avevano fatto bene i loro conti, il che vuol
dire che non hanno neanche il coraggio di rischiare».Francesca,
madre di Lucrezia, non potrebbe invece essere più fiera. Difende a
spada tratta le tre ragazze anche a fronte di chi le ha appellate come viziate o maleducate.
«Preferisco mia figlia così, che ha condiviso a casa la sua intenzione,
papà non era inizialmente contento, ma insieme la abbiamo supportata.
Sono veramente orgogliosa di lei. Non ha mai dato problemi, si è sempre sacrificata per
raggiungere i suoi obiettivi. È responsabile delle sue azioni, penso
sia veramente in gamba, più matura dei suoi professori». Le classiciste
procederanno con un accesso agli atti. Sfuma invece l’ipotesi di un ricorso al Tar: le dirette interessate lo avevano preso in considerazione solo nel caso in cui fossero state bocciate. Ora Se tre brave ragazze, con un percorso scolastico eccellente, protestano per un’ingiustizia, vanno ascoltate e non punite.
C’è molto arbitrio nell’attuale esame di maturità che, al pari dell’esame di laurea, dovrebbe essere una verifica di un percorso di studi pluriennale e non un gioco a premi. Non sarebbe, secondo alcuni, insensato abolirlo. Infatti anche il loro gesto sointomo di maturità . Non è un capriccio , almeno cosi sembra secondo la versione delle ragaze in questione e quantro confermato a il messagero del 28\6\2024 :
<< abbiamo fatto l’accesso agli atti, ma non siamo sicure di fare un
ricorso, anche perché la procedura è abbastanza lunga e già il riscontro
mediatico è utile. Ho fatto tutto questo anche per mia sorella più
piccola – conclude – tra qualche anno farà anche lei la maturità e non
voglio che le capiti una vicenda simile.
«Stamattina – spiega
Virginia Gonzales – abbiamo fatto tutte la richiesta di accesso agli
atti, ma non un ricorso, perché il nostro obiettivo non è rifare la
maturità o ottenere un voto più alto, ma fare chiarezza sulla questione
per l’utilità futura di chi farà la maturità nei prossimi anni. [ continua qui ]
Alla faccia di chi ha conmmentato la mia condivisione su fb con uno sghignazzo . Nell’era della digitalizzazione e dell’apparente disinteresse giovanile, il gesto di Linda Conchetto, Virginia Gonzales e Lucrezia Novello rappresenta una mossa coraggiosa che sfida gli stereotipi sulle nuove generazioni. Le tre studentesse del liceo classico Foscarini di Venezia hanno deciso di fare scena muta durante l’orale della Maturità, in segno di protesta contro quella che ritenevano un’ingiustizia nei voti dello scritto di greco. Questo gesto, lontano dal qualunquismo e dalla rassegnazione, dimostra una forza di carattere e una determinazione che meritano di essere celebrate. In una società che spesso dipinge i giovani come apatici e disinteressati alla lotta per i propri diritti, la protesta di queste tre ragazze contraddice questa visione. Linda, Virginia e Lucrezia hanno scelto di non accettare passivamente una decisione che sentivano profondamente ingiusta. Hanno messo in gioco la propria carri << Il loro gesto >> come afferma quest'ariticolo Quando fare scena muta all'orale è la vera prova di maturità: il caso Foscarini di The Social Post << è stato tanto più significativo perché ha avuto conseguenze tangibili. Con un punteggio basso nell’orale, hanno compromesso il loro punteggio finale. Tuttavia, la scelta di rischiare, di affrontare le possibili ripercussioni, sottolinea la loro determinazione e il loro impegno verso i propri principi. Nonostante le difficoltà, Linda, Virginia e Lucrezia hanno mantenuto la propria integrità, mostrando un coraggio che va oltre la semplice protesta.Linda Conchetto, che di greco ha 8 ed ha dato prova di performance scolastiche eccellenti, ha spiegato la sua decisione con parole che riflettono una maturità e una consapevolezza rare. “Ho rifiutato l’esame orale perché, dopo un voto in greco che ritenevo ingiusto, mi sono sentita ferita nell’orgoglio di studentessa,” ha dichiarato. Linda ha voluto sottolineare che accettare l’ingiustizia avrebbe significato tradire sé stessa e i suoi valori. La sua azione non era solo una protesta personale, ma anche un atto di solidarietà verso i suoi compagni di classe, molti dei quali avevano subito la stessa sorte. Questo episodio ci invita a riflettere su quanto sia importante ascoltare e rispettare la voce delle nuove generazioni. Spesso, gli adulti tendono a minimizzare o a non prendere sul serio le proteste dei giovani, considerandole frutto di immaturità o ribellione senza causa. Tuttavia, il caso di Linda, Virginia e Lucrezia dimostra che i giovani sono perfettamente capaci di riconoscere le ingiustizie e di lottare per i propri diritti con determinazione e coraggio.Infatti Il loro gesto ci ricorda che il cambiamento e il progresso sociale sono spesso guidati da chi osa sfidare lo status quo. Le nuove generazioni, con la loro energia e il loro senso di giustizia, possono essere una forza potente per il cambiamento. Dobbiamo incoraggiarli a esprimere le proprie opinioni e a lottare per ciò in cui credono, anche quando questo comporta dei rischi.In conclusione, il coraggio dimostrato da Linda, Virginia e Lucrezia è un esempio luminoso di come le nuove generazioni possano essere protagoniste attive del loro futuro. Hanno dimostrato che la lotta per i propri principi non è una questione di età, ma di carattere e di determinazione. In un mondo che cambia rapidamente, è fondamentale che ascoltiamo e sosteniamo questi giovani, perché sono loro che plasmeranno il futuro con le loro idee e il loro coraggio.Credo e qui concludo che che queste ragazze con il loro essere andate in direzione ostinatra e contraria saranno delle ottime , se sceglieranno di diventarlo , madri .
con questo è tutto alla faccia di chi dice che i Milenians sono apatici o lamentosi e li paragona ( vedere il mio post precedente) alla generazioni dei loro genitori ed in alcuni casi anche nonni
12 h fa Fa la cameriera per arrotondare, bidella 51enne multata: «L'ho fatto per mantenere le mie figlie»
Storia di Redazione Web•12 h faHa iniziato a lavorare in un bar, fuori orario scolastico, per arrotondare. Ma Francesca Galati, che di mestiere fa la bidella, non ha avvertito la dirigente scolastica dell'Istituto Trentin di Lonigo, in provincia di Vicenza, e adesso è stata sanzionata dalla Guardia di Finanza, anche se lei (al momento) non ha ricevuto nessuna notifica e lo è venuto a scoprire dai giornali. Una multa pari ai soldi percepiti dal lavoro di cameriera: 2.170 euro da versare al ministero dell'Istruzione, che sicuramente peseranno sulle casse della donna che aveva iniziato un secondo lavoro
proprio per racimolare soldi in più.
E al Corriere della Sera, Francesca racconta la sua versione: «Non posso parlare di sanzione visto che ancora non ho ricevuto nulla. Io stessa sono venuta a saperlo tramite i giornali, il che rende la vergogna ancora più grande. Ora mi sento veramente a pezzi».
La donna spiega di aver agito in buona fede e non sapeva minimamente di dover avvisare la preside per il suo secondo lavoro. «Ho pagato le tasse, denunciando i compensi ricevuti dal bar nel 730», rivela Francesca Galati. Per la 51enne i 1.300 euro percepiti per il lavoro di collaboratrice scolastica non le permettono di mantenere le sue figlie e, proprio per questo motivo, ha deciso di rimboccarsi le maniche e faticare il doppio.
La gara di solidarietà
Nel frattempo i messaggi di solidarietà nei confronti della mamma si sono moltiplicati. Parenti, amici, ma anche sconosciuti. Tutti le hanno espresso vicinanza per la situazione kafkiana in cui si ritrova in questo momento: consapevole di essere stata multata senza aver avuto notizie, con le spese da pagare e due figlie da far crescere.
La storia è finita sui social scatenando la solidarietà dei comuni cittadini ma anche del mondo della politica. Più di qualcuno si è offerto di pagare la multa di tasca propria.
Stefano. È un bambino molto vivace. All’asilo chiede un pennarello. Vuole disegnare. La maestra lo guarda incantata. A 9 anni la catechista gli chiede di disegnare la Madonna con un bambino. Nessuno crede che quel disegno lo abbia realizzato proprio quel bambino vivace.
Dipinge, Stefano. Nel suo cuore c’è la Sardegna. Cresce, si cerca un lavoro. Fa l’elettricista. E dipinge. Poi il manutentore. E dipinge. Nelle tele spuntano le barbe folte degli anziani, i sacrifici delle donne sarde, i colori dei piccoli paesi. “La mia vita è questa, dipingere”.
Lascia il lavoro sicuro. Insegue il suo sogno. Le sue opere arrivano a Roma, Palermo, Londra. Vince dei premi. Uno dopo l’altro. È il 2020. Lo chiamano per esporre a New York. Sempre con la Sardegna nel cuore.
Si cimenta nei murales. Immense pareti prendono vita. Parlano, hanno un’anima. A Muravera, San Vito, Sant’Andrea Frius, Esterzili, Iglesias, Senorbì. Un successo dopo l’altro. Oggi Stefano è uno degli artisti più amati. Non solo in Sardegna.
Maturità 2023, Alexein Ezra Aghib si diploma con 100 dopo aver cambiato tre scuole: “da transgender ho avuto problemi”
Al corso serale del liceo delle scienze umane indirizzo economico sociale dell’istituto Frisi si è diplomato con 100 Alexein Ezra Aghib. Potrebbe sembrare una notizia non rilevante, se non per il fatto che lo studente ha dovuto cambiare tre scuole prima di sentirsi integrato nell’ambiente. A Repubblica ha raccontato la sua storia, invogliando anche gli altri a non mollare davanti alle barriere: “Penso che avrei voluto un ambiente come quello del Frisi da subito e che sono stato fortunato ad avere accanto mia madre, che si è sempre battuta per me. Se guardo indietro penso che vorrei affrontare tutto con la
mentalità che ho adesso: se iniziassi il liceo oggi non lo abbandonerei e stringerei con i compagni quei legami che non ho sviluppato perché cercavo di rimanere in disparte, per non dover spiegare”. E continua: “Al Frisi ho percepito l’impegno della scuola e degli insegnanti per aiutarmi, mi sono sentito accolto. Sono dislessico e discalculico, per la prima volta ho avuto strumenti adeguati per gestire il lavoro a casa e lo studio. Così è cambiata la prospettiva: ho sviluppato passione per lo studio e anche le materie in cui avevo problemi sono diventate semplici da seguire”. Alexein spiega anche cosa è successo negli anni passati: “Prima di arrivare al Frisi ho frequentato tre licei e ho lasciato la scuola tre volte. Sembrava che nessuno volesse venirmi incontro e superare i pregiudizi. Davanti ad ambienti e professori che ponevano ostacoli, invece di aiutarmi a superarli, percepivo la scuola come un luogo respingente e la abbandonavo. La mia disforia di genere ha un ruolo importante in tutto questo, ma le difficoltà erano iniziate prima che facessi coming out, a 15 anni”. “Gli ormoni, modificando il mio aspetto, hanno aiutato – continua lo studente – ma l’ambiente è fondamentale. Se non vivi bene la scuola vuoi lasciarla: il tasso di abbandono scolastico tra gli studenti transgender è del 42 per cento, conosco persone che hanno finito la scuola a 23 anni o hanno lasciato dopo la terza media”. E per quanto riguarda la carriera alias, tanto discussa negli scorsi mesi, lo studente afferma: “Non l’ho chiesta io, mi sembrava impossibile da ottenere, pensavo che gli insegnanti non sarebbero stati d’accordo. Me ne ha parlato il professore di francese, mi ha chiesto se pensavo di poterne trarre beneficio e io ho risposto di sì. Nella scuola precedente gli insegnanti avevano accettato di usare il nome d’elezione, ma non tutti lo facevano e avevo il terrore dell’arrivo dei supplenti: ero obbligato a spiegare davanti a tutti perché sul registro ci fosse un nome diverso. Quando sapevo di avere ore vuote evitavo di andare a scuola. È stato molto difficile soprattutto prima dell’inizio della terapia ormonale, ero consapevole che gli altri mi vedessero come una ragazza mentre io non mi sentivo tale”.
Ottantadue anni ed ex imprenditore edile lui, 77 anni lei. Rosino Tata e Serafina Rosati, originari di Alvito, in provincia di Frosinone, sono sposati da 59 anni e nella loro vita non hanno mai rinunciato all’idea di ottenere il diploma di terza media. Non essere riusciti a ottenere quel titolo di studio, dovendo far fronte a tanti problemi e ristrettezze durante la loro giovinezza, pesava ai due anziani. Ora hanno coronato il loro sogno dopo essersi iscritti alla scuola serale dell’istituto comprensivo “Antonio Sebastiani” di Minturno, il centro della provincia di Latina dove da tempo vivono, e a raccontare la loro storia è il presidente della Commissione cultura del Comune del sud pontino, Matteo Marcaccio.“Esaudito un grande sogno – scrive l’esponente dem sui social – di quelli che solo la scuola riesce a realizzare”. I due anziani hanno superato l’esame e stanno diventando un esempio per i tanti giovani pontini.Insieme a loro ha ottenuto inoltre la licenza media anche la 26enne Najla, una giovane di origine tunisina, che si è presentata all’esame insieme ai suoi due figli. "Un grande grazie ai docenti coordinati dalla professoressa Tucciarone e alla dirigente scolastica Daniela Caianiello, perché senza di loro questi sogni non sarebbero mai diventati realtà", ha concluso Marcaccio.
“Tuo nonno mi chiese di sposarlo con una caramella. Non avevamo niente, si inginocchiò e mi disse :'non ho nulla ora, solo una caramella, ma se vuoi possiamo costruire tutto insieme'
"E tu?"
"Ho aperto la caramella, l'ho divisa in due e l'abbiamo mangiata. Da quel momento abbiamo diviso e condiviso tutto. Siamo caduti, ci siamo rialzati e abbiamo costruito.
Tutto insieme. Abbiamo vissuto momenti difficili, di stanchezza, ma ci siamo sempre stati l'uno per l'altro. Fino all'ultimo"
"Altri tempi nonna"
"Il tempo non cambia il modo di amare.
Quello che è cambiato è che non avete più esempi belli da seguire.
Adesso avete paura di tutto. Non vi sposate per paura di non riuscire a costruire. Appena litigate vi lasciate perché poi pensate di trovarne uno migliore. Siete sempre alla ricerca della perfezione, come se poi esistesse.
Vi manca la percezione della realtà. Della felicità nelle piccole cose.
Fate ste grandi dimostrazioni, anelli da migliaia di euro, un video esagerato per le proposte di matrimonio e poi vi perdete il momento. Quella cosa intima che custodite in due, solo in due per tutta la vita.
È questo che vi manca. Il coraggio di vivere la vita e l' amore per quello che sono e non per come lo immaginate" Una caramella e 50 anni insieme.”
La prof che non ha mai preso un giorno di riposo in più di 30 anni Mentre tiene banco il caso della docente assente 20 anni su 24 da scuola e poi destituita, spunta unʼaltra storia da record da raccontare, stavolta al contrario. La professoressa Nicoletta Minelli, a un passo dalla pensione, in 36 anni di lavoro non ha mai preso un giorno di riposo, di ferie o di permesso. Insegnante dal 1987, non si è (quasi) mai assentata da scuola per senso del dovere e per attaccamento al suo ruolo educativo. Complice anche una salute di ferro
concludo con questa
orriere della calabrua Pubblicato il: 05/07/2023 – 19:20 di Emiliano Morrone
RTI MARZIALI
Taekwondo, la sangiovannese Ilaria Nicoletti convocata in nazionale – FOTO
La giovanissima atleta fa parte dell’Asd Taekwondo in Fiore: «Cercherò di portare una medaglia d’oro alla mia comunità»
SAN GIOVANNI IN FIORE Cintura nera e già medaglia d’oro e d’argento ai campionati italiani, Ilaria Nicoletti riceve dal maestro Zeno Mancina la lettera di convocazione nella nazionale di taekwondo. Segue un lungo applauso, sentito, intenso, corale. La dodicenne ha talento e manifesta soddisfazione. Dopo sorride e si mostra centrata e decisa. «Cercherò di portare una medaglia d’oro alla mia comunità di San Giovanni in Fiore», dice cosciente dei propri mezzi e con la sicurezza conferita dalla disciplina sportiva. Nella Sila Grande è un’insolita serata di fine giugno. Fresco e umidità impongono una maglia in più addosso; anche nelle vicine campagne, in genere surriscaldate, su cui si staglia il borgo collinare di Caccuri, noto per la letteratura, l’arte pasticciera e la qualità olearia.
I soci dell’Asd Taekwondo in Fiore si sono ritrovati a qualche chilometro dallo svincolo per Caccuri: a Vurdoj, dove un’antica grangia, fondata dai monaci dell’abate Gioacchino, ospita un agriturismo con prato raso ed ampia piscina, tra ulivi secolari e profumi del Sud, segni di storia e Mediterraneo. Sono più di una cinquantina, un record, i minori, tra cui Ilaria, presenti all’appuntamento, al saluto per l’inizio delle vacanze estive caratterizzato da ore di convivialità e consolidamento dello spirito di gruppo. Si tratta degli allievi della scuola di taekwondo che Mancina – cintura nera, tra gli allenatori della squadra regionale e docente di Educazione fisica – ha fondato una quindicina d’anni fa a San Giovanni in Fiore e oggi dirige insieme a Jessica Talarico, che ha gli stessi titoli tecnici e la carica di vicepresidente del Comitato calabrese della Fita, la Federazione italiana taekwondo, del quale fa parte il campione mondiale Simone Alessio, diventato l’idolo dei giovanissimi praticanti.
Lo scorso 9 giugno, come altri bimbi, la promettente Greta, sangiovannese Doc, aveva ottenuto l’autografo di Alessio al Gran Prix di Roma, al Foro Italico, dove circa 2mila ragazzini, lei compresa, erano andati per partecipare al Kim e Liù, una sorta di campionato italiano di taekwondo riservato ai più giovani. Anche la Calabria era dunque presente, e con numerosi collettivi dalle varie province, attrezzati e insieme vincenti. Salvatore, dieci anni e allora cintura blu-rossa, aveva vinto contro un avversario che sembrava imbattibile; il piccolo Antonio, allora cintura verde, aveva dimostrato una classe da adulto e Rosario, un bimbo agilissimo di meno di 20 chili, aveva conquistato l’oro nella sua categoria. «Il taekwondo è anzitutto uno sport mentale», puntualizza Mancina. Un mondo ancora sconosciuto si muove in contesti del genere: tecnici, collaboratori, atleti agli esordi o maturi, squadre regionali con i loro staff e intere famiglie appassionate, con parenti che seguono ogni evento e perfino si allenano e gareggiano.
Come il maestro Salvatore Mazza, che ha guadagnato la cintura nera a 44 anni e, per la gioia di vivere con i propri figli gli allenamenti, l’agonismo e la salubrità del taekwondo, aveva già cambiato abitudini personali, quasi rinunciando alla carne e andando in palestra tre volte alla settimana, dal pomeriggio a tarda sera. È un ambiente, quello del taekwondo, in cui si sviluppano amicizia, solidarietà e altri valori: il rispetto delle regole e dell’avversario, mai visto come nemico, e il sacrificio costante per migliorarsi nel carattere, nel fisico e nella capacità di giudizio. Non è poco, in una Calabria in cui tende a prevalere il livellamento generale, il desiderio di soldi, potere e fama oppure l’irregolarità furba o la violenza bruta, tipiche della cultura, della società chiusa della ’ndrangheta.
I bambini vengono abituati all’impegno, alla fissazione di obiettivi, «all’innalzamento progressivo – spiega Mancina – dell’asticella», come ad «un’alimentazione sana e regolare, al confronto con atleti, anche di altre regioni o nazioni, più avanti di loro nella preparazione, nella concentrazione e nell’equilibrio psicofisico. Infatti, senza il confronto non c’è crescita». «Nel nostro tempo dilagano – dice poi ai suoi, nella serata a Vurdoj priva di mosche e zanzare – la debolezza, l’infelicità facile, la noia da abbondanza. Noi insegnanti, voi allievi e i vostri genitori, abbiamo una missione: insieme dobbiamo sconfiggere la mancanza di passione che domina nel presente, che impedisce di costruire un futuro migliore e che causa patologie, senso di frustrazione e problemi sociali diffusi. Dobbiamo creare sinergie ed armonia tra persone, prima che tra sportivi, puntando sempre ad elevare la nostra qualità, umana, sportiva e relazionale. E poi bisogna pensare a vincere, piuttosto che semplicemente ad esserci. Qualcuno potrebbe storcere il naso, ma la regola è che ci si prepara per superare ogni ostacolo, non per fermarsi lì davanti e dirci che comunque siamo stati bravi. Impariamo ad essere critici ma costruttivi, a determinare un ambiente stimolante nel quale i più giovani non sentano affatto il bisogno di perdersi con cattivi maestri e pratiche distruttive».
È evidente che il messaggio di Mancina trascenda il terreno del taekwondo e abbia un’alta valenza pedagogica e sociale. Forse è questo lo specifico della scuola, intesa, a prescindere dalle singole discipline, come sede di formazione del carattere e della mente; quale luogo in cui si riescano a trasmettere approcci all’esperienza, prima che alla conoscenza, e in cui gli allievi possano un giorno raccogliere il testimone. Come per la promozione a coach di Antonio Caratozzolo, ventitreenne e cintura nera di taekwondo tra le più forti della Calabria. O, per dirla con il filosofo Maurizio Iacono, come nel caso della «madre di Winnicott, che lascia spazio al suo bambino standogli accanto ma senza sovrapporglisi». (redazione@corrierecal.it)
La chiamano l'arte del copiare, perché di soluzioni per superare gli esami se ne possono trovare a centinaia. L'espressione, però, viene spesso utilizzata per riferirsi a chi è molto
da google
bravo a non farsi scoprire. Ma in questo caso uno studente spagnolo ha realizzato una vera e propria "opera d'arte". Ha inciso, minuziosamente, gli appunti di diritto processuale civile sulle penne che aveva con sé.
Il tweet della professoressa
La professora universitaria spagnola ha pubblicato online le foto di quelle che potrebbero definirsi "penne truccate". Yolanda De Lucchi, che usa su Twitter il nome utente @procesaleando, ha condiviso le immagini ingrandite di un paio di bic, dove si legge il testo del codice di procedura civile. L'insegnante dell'Università di Malaga ha spiegato di aver sequestrato le penne a uno studente anni fa e di averle ritrovate mentre puliva il suo ufficio. «Che arte», è stato il suo commento appena le ha riviste.
Le reazioni
ll suo tweet, del 5 ottobre, è presto diventato virale: con oltre 2,8 mila "Mi piace". Un utente ha commentato: «Se fai così tanti sforzi per imbrogliare, potresti anche studiarlo!». Un altro utente ha aggiunto: «Per alcuni aspetti, bisogna ammirare l'ingegnosità. Ma solleva la domanda: il materiale del corso non potrebbe essere stato memorizzato nel tempo necessario per incidere queste penne?».
questa è una settimana di passaggio di testimone tra cose che finiscono e altre, strettamente legate alle prime, che cominciano. Infatti mentre i Mondiali di Calcio si avviano al fischio d’inizio. Ma il suono che interesserà di più la stragrande maggioranza di voi lettori , specie quelli \e che hanno figli o nipoti in età scolare o alle prese con gli esami di maturità è un altro: quello della campanella di fine anno scolastico. Driiiiiiin ! Io ancora , come la direttrice di topolino Valkentina de Poli ( da cui ho deliberatamente tratto la foto di paperotto sotto a destra e il post d'oggi , qui l'originale ) me la immagino e riesco, chiudendo gli occhi, a vivere quel senso di liberazione euforica che ti accompagnava ( salvo poi dovermi ripresentare , sic , a settembre ) anno dopo anno fino al liceo. Finisce la scuola e cominciano le vacanze. Be’, è un affarone, mi sembra. Però il mio pensiero più complice, in realtà, va a chi non avrà tempo di godersi completamente quel suono celestiale perché la scuola è finita ma cominciano… gli esami ! e quindi un nuovo suono di campanella
Ecco, quello che posso dire è che l’esame delle elementari (già, quando ero bambina si faceva l’esame di quinta!) e quello di terza media li ho vissuti comunque come una festa. Da grande, invece, ho cominciato ad appassionarmi a una materia speciale, di cui ero insegnante e allieva allo stesso tempo, una diligente autodidatta.
La materia si chiama ansia. Cosa si studia? Rosicchiamento unghie, nei minimi particolari, con tecniche anti-sanguinamento da pellicine; mono pensieri pre-sonno, preferibilmente molto stupidi e distanti dalla realtà dei
fatti; scaramanzie varie tipo usare solo i cotton-fioc di colore lilla anziché quelli azzurri per incanalare positivamente la giornata (di quelli gialli non parliamo nemmeno, significavano iettatura totale)… respirazione profondi , tisane , camomille , coliti ed aereofagia .....
Voi , oh nuove generazioni , che siete più sgamati di me avrete già capito che ho sprecato tante energie inutili. Io, invece, ci ho messo un po’ per capire che l’ansia ed ancora ogni tanto mi vengono attacchi e crisi ( sarà per questo che mi sono laureata a 35 anni ? ) è una materia completamente inutile. Non vale la pena appassionarsi. Oggi dico solo che se lo avessi saputo prima avrei dedicato qualche pomeriggio in più a matematica e chimica… A tutti gli ansiosi da 10 e lode e non mando un abbraccio speciale specialissimo.
Andrà tutto bene CORAGGIO !
per tirarvi su ed esorcizzare gli esami eccovi alcuni video parodia