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10.7.24

Una busta col pane appena uscito dal forno, offerto dalla panettiera alla nuova residente. È bastato questo per rendere indimenticabile il trasloco a Nuraminis di Emanuela Porcu, bibliotecaria originaria di Ussana, e del compagno Renato.

   da  l'unione  sarda    dei  giorni  scorsi  



Una busta col pane appena uscito dal forno, offerto dalla panettiera alla nuova residente. È bastato questo per rendere indimenticabile il trasloco a Nuraminis di Emanuela Porcu, bibliotecaria originaria di Ussana, e del compagno Renato. «Il sogno», per dirla con le parole di Porcu, «di abitare finalmente in una casa campidanese in ladiri» ha così acquisito il valore aggiunto dello specialissimo benvenuto racchiuso nella busta che Valentina Vargiu, questo il nome della panettiera dal cuore gentile, ha chiuso con un nastro di raso bianco e mezza dozzina di spighe di grano maturo. Dentro: un pane casereccio di semola, un pane integrale e un coccoi, che sono diventati il segno dell’accoglienza e dell’ospitalità di Nuraminis da parte di una donna, la panettiera, che non è di Nuraminis, ma che nuraminese si sente almeno per metà, vista la lunga abitazione del marito Giuseppe Caboni. Fornaio, quest’ultimo, dalla testa ai piedi e rampollo di Ottavio, il padre scomparso qualche anno fa, che ha tirato su una famiglia di panificatori e che a Nuraminis ha vissuto in passato per decenni.«È vero», conferma la fornaia gentile, “mio marito Giuseppe si sente nuraminese ed è devotissimo a San Lussorio, il santo di Nuraminis. Io invece sono di Villasor ma a Nuraminis sono stata accolta molto bene. Donando il pane alla signora non sento di avere fatto nulla di particolare ma solo dato ascolto a quanto mi diceva il cuore in quel momento». Un cuore generoso dato che il rito del pane di benvenuto alla bibliotecaria di Ussana non è stato il primo. «Una donna, molto distinta, mi ha confidato che per la notte era stata la prima in cui avevano dormito nella nuova casa, a Nuraminis», racconta la fornaia che ancora, in quattro e quattr’otto, confeziona la busta col pane con e le spighe di grano («Le conservo sempre nello scaffale perché sono il simbolo di prosperità e di buon auspicio») e lo dona alla donna.Un gesto che sorprende Porcu. «Ma sta scherzando?», è stata la reazione istintiva al dono, al gesto, parole sue, «per nulla scontato». «Da pochi giorni sono residente a Nuraminis. Ho realizzato il sogno di abitare in una casa campidanese in ladiri. Una vita nuova, con la mia famiglia, per la prima volta sono entrata in una delle attività economiche del paese, la panetteria di Valentina Vargiu che, in segno di benvenuto, mi ha donato il pane. Mi sono emozionata per questo gesto che mi fa capire quanto sia fortunata a vivere in un piccolo centro».

28.4.16

come si vive senza internet nel 2016 ? Facebook di strada e Whatsapp a gettoni in Molise e più precisamente a Civitacampomarano, paesino di 400 abitanti in provincia di Campobasso

  da    http://milano.repubblica.it/cronaca  del 28.4.2016
 
Come si vive nel 2016 senza Internet? Per scoprirlo, lo street artist milanese Biancoshock si è trasferito per un periodo in Molise e più precisamente a Civitacampomarano, paesino di 400 abitanti in provincia di Campobasso dove la scarsa copertura di rete rende complicato navigare sul web e utilizzare qualsiasi dispositivo elettronico. Così è nato il progetto "Web 0.0", realizzato in occasione del festival CVTà Street Fest: Biancoshock ha applicato i loghi di alcuni dei più noti siti e social network ai loro equivalenti offline, usati quotidianamente dagli abitanti di Civitacampomarano. La cassetta postale è la loro Gmail, la donna più anziana  [  vedere  foto  sotto  per le  altre  qui ]

del paese fa le veci di Wikipedia perché ci si rivolge a lei per avere qualunque informazione, invece di twittare si spettegola su una panchina e la bacheca virtuale di Facebook torna alle origini identificandosi con lo spazio delle affissioni comunali. Ma ci sono anche la cabina telefonica Whatsapp, il furgoncino WeTransfer e così via. "È una sorta di Internet in the real life, che dimostra come le dinamiche virtuali che molti di noi ormai ritengono fondamentali per la vita di tutti i giorni siano in realtà sempre esistite e possano essere replicate anche senza computer e smartphone" spiega l'artista (Lucia Landoni)

14.10.13

Vincenzo Ligios il documentarista che racconta l’isola della lentezza

canzone  consigliata 

Enzo Del Re - Primo Maggio 2010 - Lavorare con lentezza


ne  avevo  già parlato in precedenza  sui queste pagine ( cercate nell'archivio )  , ma  ne  riparlo perchè non i piace  l'oblio  . infatti riporto   dalla nuova  sardegna    d'oggi   14\10\2013


Vincenzo Ligios e i tempi blandi dei piccoli paesi sardi «Le interviste ai sindaci rispecchiano questa realtà» 
La linfa vitale nuova prende i piedi e va via E non ci si può aspettare che una persona abituata ad altre tecniche di produzione si reinventi a sessant’anni
VILLANOVA MONTELEONE Vincenzo Ligios, figlio d'arte. La vera notizia è lui, esordiente ventisettenne accanto – ma non troppo – al padre Salvatore, in un lavoro parallelo ripartito su un doppio percorso – la fotografia e il documentario – poi sintetizzato in volume, «Gli atlanti,
tracce di identità». Salvatore si occupa delle foto, Vincenzo del documentario. I soggetti sono 50 sindaci (45 uomini e solo 5 donne) di altrettanti paesi scelti fra i meno popolati. È un lavoro di ricerca sull'identità, tema che da qualche lustro intriga Tore Ligios. Non ci sono pregiudizi né ipotesi di lavoro preconcette: gli artisti debbono ritrarre la regina Ichnusa, oggi. Com'è, in base alle testimonianze in immagini e parole. Non come la sognerebbero loro. La parola al figlio esordiente. Partiamo dalla fine. Dopo la presentazione ti aspettavi tutti questi consensi? «Sinceramente no. Ma pensavo che da parte della stampa e di chi usufruiva delle interviste mi si ponessero più domande. Forse non si è avuto ancora il tempo di metabolizzare». Però il lavoro è piaciuto. Avevi dubbi su questo? Hai mai pensato che potesse essere difficile da capire? «Sì, il problema me lo ponevo. In fondo il prodotto non è commercialmente moderno come un'intervista in televisione». Cos'è, invece? «Una cosa molto più blanda, ha dei tempi più lenti, ma questo volevo ci fosse per combinarsi anche con la realtà di questi piccoli paesi quasi totalmente desolati». Sarebbe? «Nella vita quotidiana comanda la lentezza. Volevo che le interviste rispecchiassero questa realtà. Avrei potuto utilizzare un'altra tecnica adatta a renderle più accattivanti e veloci. Ma

7.3.13

Pedalando lungo il mare tra le braccia di Alghero


Ingredienti: un bagaglio leggero, strettamente personale, con  i jeans di ricambio, una giacca a vento peso-piuma e il libro del momento ma  anche  non , oppure  moleschina  \  pc portatile     e macchina  
fotografica  e video camera  . Un percorso breve (100, 120 chilometri al massimo), una cena già prenotata e una camera per la notte o  un sacco a pelo  .
Far marinare il progetto per un paio di giorni, contrattare (ma non troppo) con i compagni di viaggio, fissare i dettagli e partire. È un anticipo di quello che verrà, delle vacanze di Pasqua se ci saranno,
dell’estate ancora lontana ma che si avverte già, dell’insopprimibile impulso di scrollarsi di dosso preoccupazioni contingenti e grigiore invernale. Insomma, è il weekend o la settimana  se  siete in pensione  , che in Italia può portarci alla scoperta di luoghi incantati, appartati, sorprendenti: la
chiesa che custodisce un unico, preziosissimo dipinto rinascimentale,il piccolo museo curioso e unico al mondo, dagli ombrelli agli spazzacamini, dalle pipe ai cappelli, il treno o il battello d’epoca
rimessi in funzione, sbuffanti e cigolanti, piacevolmente lenti.
Su questo “piccolo” ma prezioso turismo, che da solo anima per tutto l’anno le mete meno note, sono nati network specializzati (come www.talentitaliani.it che unisce piccoli alberghi, ristoranti,bed & breakfast e tour operator locali in tutta Italia con lo slogan“l’Italia migliore”) che progettano e offrono pacchetti per chi vuolestaccare la spina di sabato e domenica.
Marzo e aprile, Pasqua esclusa, sono il momento ideale per trovare offerte a piccoli prezzi e costruire da sé il proprio itinerario, fuori dalla folla dell’alta stagione. Per chi è in fuga dalle città, questo è anche il periodo migliore per riscoprire mete vicino a casa  e non : laghi, itinerari da centellinare a piedi o in bici, le prime mostre della stagione e i preparativi per il pranzo di Pasqua che portano nelle trattorie i prodotti della primavera e le nuove ricette dei cuochi. Lonely Planet,fino a ieri specializzata perlopiù in mete esotiche, lontane, e in consigli “alternativi” per le capitali alla moda, ora si è lanciata anche in questo campo, e propone riscoperte italiane a prezzi light e a pochi chilometri (www.lonelyplanet.it). E molte regioni, dal Piemonte alla Puglia, dalla Liguria alla Basilicata, hanno scelto di coltivare la clientela italiana (che paga più dei turisti europei la crisi economica) che arriva lungo tutto il corso dell’anno, offrendo pacchetti che spesso uniscono l’ingresso ai monumenti e ai musei principali, a prezzi convenzionati dove dormire e sconti per mete particolari.
Marzo, infine, è anche il mese nel quale la maggior parte delle beauty farm made in Italy e delle classiche stazioni termali rinnovano i propri programmi e offrono nuovi trattamenti, magari da
condividere con gli amici\le amiche  o il partner  o  l'amante  
Difficilissimo trovare una scusa per restare a casa !


L'itinerario che propongo  è preso da  repubblica  viaggi  del 6\3\2013  


DAL NOSTRO INVIATO  CRISTINA NADOTTI



ALGHERO Visto dalla spiaggia di Las Tronas sembra di poterlo toccare: la sagoma di Capo Caccia ricorda un capodoglio. La pista ciclabile parte neanche trecento metri più a sud,dove inizia la passeggiata del lungomare Dante. Percorsa verso il centro città è in discesa. Questo è il primo punto dove vale la pena fermarsi e guardare Alghero e la sua costa. Il castelletto liberty della villa dei conti
Arborio Mella di Sant’Elia — oggi hotel Las Tronas — dove alloggiavano i regnanti di casa Savoia quando venivano in vacanza in Sardegna, è una delle costruzioni che dominano il paesaggio. In estate la spiaggetta qui sotto è gremita, ma in questa stagione è un punto meraviglioso per fermarsi a calpestare la sabbia bianca e godersi il sole che riscalda le spalle.
Con il mare sulla sinistra, la pista  ciclabile continua lungo la passeggiata e sulla destra altre ville del primo Novecento testimoniano la vocazione turistica di Alghero, una delle prime città in Italia ad aprire
uno stabilimento balneare, di sicuro la prima in Sardegna a fare degli alberghi e della ristorazione i perni della sua economia. La pedalata è sciolta, anche perché in lieve pendenza,fino a piazza Sulis. La tozza torre dello Sperone (ma ormai tutti la conoscono come torre di Sulis,dal rivoluzionario Cagliaritano che vi fu rinchiuso per ventidue anni all’inizio dell’Ottocento) ha intorno i cannoni recuperati da un galeone spagnolo affondato al largo di Algheronel Cinquecento. Il periodo storico non coincide, ma quegli armamenti sono per molti anche un simbolo della battaglia che la Sardegna combatté nel XIV secolo contro gli aragonesi, gli invasori.
I caffè sulla piazza sono uno dei punti clou di ritrovo e in estate è impensabile,nonostante la zona pedonale,riuscire a proseguire agevolmente in bici verso i bastioni che cominciano dalla torre di Sant’Elia
Da giugno in poi però, vale la pena fare una levataccia e continuarea pedalare sulla passeggiata aggirando il centro storico, per andare verso il porto quando arrivano i pescherecci e comprare direttamente dalle cooperative. Dal bastione Pigafetta, infatti, si accede alla banchina con una deviazione verso la cattedrale di santa Maria e il passaggio in piazza Civica, dove si
affacciano bei palazzi del Cinquento e Seicento. Passando sotto l’arco si esce sul porto e da lì si continua sul lungomare. La pista ciclabile corre parallela a via Garibaldi e presto il porto lascia spazio alla spiaggia di San Giovanni e poi del Lido.
Se soffia maestrale può essere dura, si pedala contro vento, ma è comunque una pedalata spettacolare,
con il mare sia di lato che, in pratica, di fronte, perché la costa piega verso sinistra e Capo Caccia è sempre là davanti. Sulla destra si affacciano i complessi turistici del Lido.
Per i più allenati, con una deviazione ai margini dello stadio del Calik,
si può arrivare alle spiagge delle Bombarde e del Lazzaretto. Ma già la pineta di Maria Pia è un ottimo
punto per scendere dal sellino e fare un bagno. La sabbia è bianca e l’acqua cristallina. Quel che ci si
aspetta dalla Sardegna.

COME ARRIVARE
L’aeroporto di Fertilia dista circa 5 chilometri  dalla città (c’è un collegamento di bus urbani) in attessa  potete  visitare    la cittadina  e  i suggestivi dintorni  ( il ponte romano  e  la  chiesa di San Marco   qui maggiori  dettagli .Voli diretti  da Milano  e Roma (anche Ryanair) e, in alta  stagione, anche  da altre città
DOVE DORMIRE
La vocazione turistica  di Alghero  ha reso l’offerta molto varia  Si possono trovare ottimi b&b
e hotel di lusso,la maggior parte attrezzati per parcheggiare la bicicletta Nell’hotel San Francesco,
nel centro storico,la mattina si fa colazione con vista  sullo splendido chiostro del XV secolo
www.sanfrancescohotel.com
DOVE MANGIARE
TRATTORIA MARISTELLA
Ottimo rapporto qualità prezzo Oltre a buoni piatti  di mare ci sono anche assaggi  della cucina
sarda di terra Via Kennedy 9 Non si può dire di essere stati ad Alghero se non si è assaggiato
una focaccia del MILESE  in via Garibaldi,www.barmilese.it
L’APERITIVO
CAFÈ LATINO  Sui bastioni Magellano,con vista sul porto. Oppure  in  alternativa la terrazza dell’hotel CATALUNYA www.hotelcatalunya.it dal settimo  piano si domina con una vista  suggestiva  tutto il golfo 
NOLEGGIO BICI

Sono molti i punti in cui è possibile noleggiare le biciclette in città . Raggi di Sardegna oltre ad affittare le due ruote (in due diverse zone) organizza anche ciclotour con guida   (   per   maggiori dettagli  www.algherorentabike.com
  
notevoli anche i dintorni d'Alghero 

le grotte  di nettuno nei pressi di   di capo caccia

il  villaggio nuragico di Palmavera

Se nel caso invece   decidete  di girare oltre  alla bicicletta  ( se  amate lo slow  life  )  o in camper  o in moto   ecc un altro percorso 

LUIGI PIERANTONI

OLBIA

L’altra faccia della Sardegna, lontana dai luoghi comuni, fuori stagione. Basta un weekend per capire che l’isola non è solo spiagge bianche e mare cristallino. La moto [ma non solo ] è il mezzo ideale per muoversi: si possono apprezzare così gli improvvisi cambi di paesaggio,la varietà di profumi della macchia mediterranea e le sfumature della primavera. Il bagaglio ideale? Ridotto, ma deve includere tuta antipioggia, maglia e pantaloni termici.Può capitare di essere sferzati dal maestrale. Lasciata alle
spalle Olbia e la costa orientale, si percorre la statale127 -- Se  volete  passare  a trovarmi siete  sulla strada  (  tempio pausania  )  ---


 attraversando la Gallura tra massi granitici, vigneti e sugherete.
Dopo poco più di un’ora si raggiunge Ardara con la bella chiesa di Santa Maria del Regno. A quindici chilometri da Ardara c’è Codrongianos. Qui si trova la basilica medioevale della Santissima Trinità di Saccargia, uno dei  monumenti sardi più fotografati. Costruita in basalto nero e calcare bianco vanta un effetto cromatico che la rende unica. Sull’altro lato della costa conviene percorrere le provinciali dove per chilometri non s’incontra nessuno.Destinazione: Argentiera, un villaggio minerario a ridosso del mare nell’estremo lembo Nord occidentale della Sardegna.La miniera di argento, chiusa all’inizio dei Sessanta,è un esempio raro di archeologia industriale e dal 2001è parte dell’ Unesco. Si visita su prenotazione e un piccolo museo ne racconta la storia. Per tornare a Olbia fate dietrofront sulla costa settentrionale: tra una curva e l’altra il paesaggio ha infinite sfumature di azzurro. È bene fermarsi al calar del sole a Capo Testa, a pochi chilometri da Santa Teresa di Gallura, per ammirare le scogliere granitiche. Sembra sprofondino nelle Bocche di Bonifacio.





7.2.13

Racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali.




Visto che 




E' nata questa iniziativa Biciclette per l’Africa (The power of Bicycles)di The Bicycle Factory
E un iniziativa importante perchè come testimonia il video , L'Africa è come l'italia del II dopo guerra 
  (   i più anziani e i cinofili ricorderanno il film ladri di biciclette ) . Infatti : << Mentre in gran parte del mondo occidentale neonati movimenti popolari lottano per i diritti e la sicurezza dei ciclisti, nei paesi più poveri>> , secondo http://bicycletv.it/ da cui ho preso il video <<e la foto qui a  destra     la bicicletta è ancora molto di più di un semplice mezzo di trasporto. In Africa, per esempio, la maggior parte della popolazione vive nei villaggi e per rifornirsi di cibo,acqua, per arrivare in ospedale, per raggiungere la scuola utilizzare la bicicletta è l’unico modo possibile. >> Ed è grazie al progetto The Bicycle Factory lo scorso anno (2012) sono state prodotte ed inviate in Ghana, con l’aiuto economico di tanti piccoli sostenitori, 5.000 biciclette speciali chiamate Nframa, che nella lingua locale significa ‘vento‘, per via della libertà di movimento che queste biciclette permettono agli studenti che le ricevono. Le Nframa sono delle biciclette mono marcia costruite appositamente per adattarsi al terreno accidentato del paese. Il progetto The Bicycle Factory è attivo dal 2009 e sono già più di 9.000 le bici che complessivamente sono state messe a disposizione degli studenti del Ghana.Take iniziativa trova conferma indiretta in due viaggi fatti in bicicletta dall'Europa all'artica .

Ecco il manifesto dell'iniziativa  preso da   Google 

 




Questa   iniziativa  è rafforzata   da  due  viaggi  in bicicletta  dall'europa  all'Africa. IL primo  messo anche su carta più precisamente ne Il libro ‘Lentamente l’Africa’, racconti di un viaggio dalla Spagna al Mali, di Marianita Palumbo ( ne trovate la copertina  a destra e  la  foto  in basso  a  sinistra  e sotto un intervista presa  sempre    da http://bicycletv.it/  ) di è edito da Ediesse nella collana Carta bianca ed acquistabile direttamente su Amazon
IL secondo  (  tratto da  http://www.moodwheels.com/  )   dal  viaggio solitario di  Matteo pedala da solo, ma con lui lavorano persone speciali. Insieme a sua moglie, ha fondato Sport2build, un ‘organizzazione che offre “a tutti i bambini e ragazzi che si trovino in situazioni di emergenza, povertà e degrado sociale, in un contesto nazionale ed internazionale, un efficace strumento di sviluppo psico-fisico e sociale come lo sport.”
Quest’anno Matteo, per promuovere la sua Associazione e raccogliere fondi, ha percorso in bicicletta diversi paesi dell’Africa, quali Zambia, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia, Sudan e Egitto. Per un’impresa del genere la sua bici era speciale: il materiale utilizzato lascia tutti a bocca aperta: carbonio, titanio, ergal e Japanium Z…..no.  Bambu! La bicicletta che ha accompagnato Matteo per oltre ottomila chilometri è costruita in bambu e pezzi di una vecchia mountain bike. Non si butta via niente.
IL primo Racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali.Intervista all’autrice del libro ‘Lentamente l’Africa’ Marianita Palumbo di Francesco D. Ciani 



Abbiamo recentemente letto e molto apprezzato il libro ‘Lentamente l’Africa’, racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali. Scritto e pedalato da Marianita Palumbo e Tobias Mohn. Studente di ingegneria ambientale e viaggiatore in bicicletta fin dall’età di 15 anni quest’ultimo, italiana ma parigina d’adozione, antropologa e documentarista Marianita. Questo è stato per lei il primo viaggio in bicicletta.Abbiamo fatto una chiaccherata con Marianita per soddisfare alcune nostre curiosità Come ha fatto Tobias a convincerti ad avere il tuo battesimo da ciclo viaggiatrice proprio in Africa e con un percorso così lungo e complesso?
video cattura  dal  promo del libro su  http://bicycletv.it/videos/



Mi hanno prima di tutto convinto i suoi racconti del viaggio in Asia, un anno, da solo. Non facevo che ascoltare e già incominciavo a viaggiare! Ero invidiosa della sua esperienza e allo stesso tempo appena abbiamo deciso che saremmo partiti ho smesso quasi di pensarci. La decisione era stata presa, aspettavo solo il momento di partire! Siete partiti dal fare pochi km al giorno per arrivare poi a farne anche più di 400 in soli due giorni di viaggio. Come é stato possibile?I primi giorni in Spagna sono serviti anche per allenarci. Io non volevo che le sensazioni di un continente nuovo si confondessero troppo con quelle di un mezzo di trasporto nuovo. E stato utilissimo, anche se davvero faticoso, trovarsi subito davanti le prime montagne! Partire dal piu’ difficile, mentalmente, per essere preparati alla discesa piatta vero sud! Pochi km quindi, e senza fretta, per cominciare, per imparare a usare i pedali, perché il corpo si adattasse al ritmo, e la mente alla fatica! Tobi ne aveva già fatti molti di viaggi in bici, ma anche lui era fermo da un po, quindi il divario tra noi non era cosi’ grande, anche se lui ha comunque dovuto avere pazienza e sorbirsi le mie crisi! E poi, come per magia, tutto inizia a funzionare e si smette di pensare alla bici come ad un mezzo più faticoso degli altri. Altre montage, quelle del marocco e poi il vento contrario ci hanno fatto rallentare ma poi, in Mauritania, il vento era buono ed era come volare! Ed effettivamente abbiamo raggiunto un Massimo giornaliero di piu’ di 200 km e per due gironi di seguito. Tante ore sulla bici, vento giusto che soffiava verso sud-ovest, una grande costanza nel ritrmo, e la nécessita di arrivare alla méta per ritrovare un nostro compagno di viaggio, ecco come é stato possibile! Il corpo é una machina talmente sofisticata: dopo poco si adatta e non credo di essere mai stata meglio fisicamente che durante quei km in bicicletta!
  Come’é andata a livello di visti, di permessi, di frontiere? É stato semplice o avete avuto complicazioni? Abbiamo fatto tutti i visti necessari in anticipo a Parigi, anche se quasi tutti, all’epoca, si potevano fare direttamente alla frontiera. La cosa da tenere in conto é che le regole cambiano velocemente: per esempio, per la Mauritania non avevamo fatto nessun visto perché ci avevano detto, appunto, che lo si poteva fare direttamente entrando. Ma bisogna, anche durante il viaggio stesso, informarsi non appena si é nelle grandi città, per approfittare ed eventualmente cambiare rotta. Noi, per esempio, arrivati a Marrakesh, siamo dovuti ritornare a Rabat (non é raccontato nel libro) perché solo li ci avrebbero fatto il visto per la Mauritania! Quindi é bene informarsi in anticipo e restare informati lungo il percorso! C’é stato un momento in cui scrivi che, se vi foste fermati per riposare e qualcuno vi avesse girato le bici dall’altra parte, non vi sareste accorti della differenza di paesaggio e sareste ritornati indietro. Com’é pedalare per ore nel deserto con nulla intorno oltre la sabbia? E’ allo stesso tempo estraniante e incredibilmente intenso. I gesti si ripetono all’infinito, i pensieri ti portano lontanissimo. Il cervello si metta a funzionare in maniera incredibile (forse per l’ossigeno? Forse per il paesaggio infinito?). E poi il ripetersi dei giorni, degli incontri, fa si che ci si crea le proprie abiturini, si addomestica il paesaggio e ci si fa addomesticare. Come avete fatto per i rifornimenti di acqua e di cibo? Avevamo comprato delle piantine IGN francesi abbastanza dettagliate per calcolare le tappe per il rifornimento di cibo e acqua. Ma la cosa più importante é approfittare di qualsiasi occasione per fare rifornimento, chiedere allé personé che si incontrano, e calcolare bene le distanze sul conta km. Noi non avevamo GPS, o meglio ne avevamo uno ma che é tornato indietro intatto perché non era abbastanza sofisticato per servire veramente quindi non lo abbiamo mai usato.
  Ci sono stati momenti, tanti km, in cui non avevate nemmeno asfalto ma dovevate spingere le bici sulla sabbia a mano. É stata dura? Durissima! Fisicamente e mentalmente, ma poi alla fine sono dei pezzi di strada di cui ti ricordi tutto, assolutamente tutto! E una ginnastica fisica e mentale che ti fa entrare dentro il paesaggio. Come avete fatto con i contanti? Li avete portati tutti con voi o avete prelevato man mano? Ci siamo portati dietro un po di soldi ma non molti e poi, come per acqua e cibo, appena si poteva, soprattutto nelle città piu grandi, ritiravamo. Anche per questo bisogna informarsi prima e avere carte di credito che funzionano. Se no ci sono i sistemi di trasferimento di soldi che funzionano ovunque ma costano un po! Che medicinali avete preso o vi siete portati per un viaggio del genere? Avevamo un kit di sopravvivenza, devo dire abbastanza fornito, antibiotici di base (pillole e pomata per le ferrite), disinfettanti e repellenti per le zanzare. Ci eravamo fatti consigliare da amici medici cosa portare. e poi un médicinale anti malaria che abbiamo iniziato a prendere avvicinandoci alle zone a rischio, evendola già provao a parigi per controllare gli effetti collaterali. Dopo quanti mesi riesci ad immergerti e perderti totalmente nel paese che ti ospita,in un viaggio del genere? Credo che la bici sia un acceleratore del costante processo di immersione che si subisce in un viaggio. Ma per esempio io la uso per le mie esplorazioni urbane a Parigi e ci vuole un attimo, anche solo venti minuti di pedalate, per immergersi in modo nuovo in un luogo che si conosce già! Per questo viaggio in Africa io ho percepito ad un certo punto che mi sentivo a casa, e questo a piu’ della meta del viaggio. E stato come scomparire, in un certo senso, come se mi sentissi fusa all'esperienza che stavamo facendo, che non c’era più  distanza, in un certo senso. Com’é tornare alla realtà dopo 5 mesi di immersione in terra africana? E stato tutto velocissimo. Sorvolare al contrario gli spazi che avevamo attraversato in bici é stato un po come una catarsi. E poi una volta atterrata sono stata ringhiottita dal quotidiano. Il moi sguardo su certe cose era cambiato, ovviamente, e forse la cosa piu’ bella é stata capire che quest’esperienza eccezionale mi aveva soprattutto insegnato a viaggiare anche stando fermi, a meravigliarsi di tante piccole cose anche del quotidiano, e non, come si potrebbe credere, a sminuire il quotidiano. La differenza tra viaggiare in bici, lentamente e viaggiare con altri mezzi? E ovviamente lo sforzo fisico ma non solo. Anche la maniera di mettersi in gioco in un paese che non si conosce. Ci si espone, si dipende molto dal contesto che si attraversa e allo stesso tempo si é liberi di spostarsi autonomamente. Con gli altri mezzi quello che é fantastico é condividere il mezzo di trasporto con le persone del posto. Ed è una cosa fondamentale anche quella: capire come la gente si muove localmente!Chiuderei con il tuo punto di vista sulla differenza tra il viaggiare e l’essere a casa. Essere in viaggio vuol dire negoziare costantemente la propria presenza in un contesto che non si conosce, imparare a “stare”, imparare a interagire. Credo che per i viaggiatori, al contrario, essere a casa vuol dire dover preparare chi ci sta intorno alle nostre assenze, condividendo le proprie esperienze, che è sicuramente una delle regioni dell’esistenza di questo libro.

La  seconda   tratta  da  http://www.moodwheels.com/ è quella  di Matteo Sansonetti   (  foto  sotto a destra  tratta  da  una video intervista  fattagli  l'amnno scorso  da Jean Claude Mbede Fouda  per  Afrikitalia LiveTV )  che  dopo aver ceduto il suo studio di commercialista  a Legnano   7  anni  fa  parte per lo Zambia e fonda  la  onlus   http://www.sport2build.org/ che  si occupa  di fare dello sport  uno strumento  di pace ed integrazione per  i bambini africani  creando occasioni  d'amicizia  e crescita  tenendoli lontano  d'abbandono e criminalità .
Infatti offre “a tutti i bambini e ragazzi che si trovino in situazioni di emergenza, povertà e degrado sociale, in un contesto nazionale ed internazionale, un efficace strumento di sviluppo psico-fisico e sociale come lo sport.”
Quest’anno Matteo, per promuovere la sua Associazione e raccogliere fondi, ha percorso in bicicletta diversi paesi dell’Africa, quali Zambia, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia, Sudan e Egitto. Per un’impresa del genere la sua bici era speciale: il materiale utilizzato lascia tutti a bocca aperta: carbonio, titanio, ergal e Japanium Z…..no.Bambu! La bicicletta che ha accompagnato Matteo per oltre ottomila chilometri è costruita in bambu e pezzi di una vecchia mountain bike.

N.b  le  foto sono dell'articolo intervista    che  trovate  qui sotto  di  www.moodwheels.com

Cosa è stato necessario fare per prepararti a questo “giretto in bici” di ottomila Km?                          La preparazione è stata soprattutto mentale, si mi sono allenato ma non tantissimo, non ho fatto diete,anzi mangiavo tutto e di più perchè sapevo che prima o poi l’Africa mi avrebbe mangiato ! Alla fine sono arrivato tiratissimo !

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...