Visualizzazione post con etichetta cyberbullismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cyberbullismo. Mostra tutti i post

28.10.24

Genitori non vogliono fare vedere ai figli “Il ragazzo dai pantaloni rosa”. il film contro l’omofobia scatena reazioni omofobe



una scena del film 
Altro che legge zan qui ci vuole una tabula rasa educativa . Infatti  di Roma e  di Treviso  non so quale  dei due sia   il più vergognoso   dimostrano  più  del dibattito   sulla  legge  Zan  quanto ci fosse bisogno di un film come il ragazzo dai pantaloni rosa, appena presentato alla Festa del Cinema di Roma, dimostra le difficoltà che sta incontrando nell’essere proiettato. Poco importa che sia una storia vera e che ci sia andata di mezzo la vita di un giovanissimo, in tanti non accettano la storia né il suo punto di vista.                   Le  anteprime per le  scuole   de il  ragazzo  dai pantaloni rosa , film  che andrà  in onda nel cinema  dal 7  novembre  ed  è tratto dal romanzo autobiografico (  foto della   copertina   sotto a  destra )  : Andrea  oltre il  pantalone  rosa   di Teresa Manes,  la madre di Andrea Spezzacatena, studente 15enne del liceo Cavour di Roma, vittima di bullismo e cyberbullismo che nel novembre del 2012 si tolse la vita , sta  già iniziando a  creare polemiche  . IL film interpretato da Claudia Pandolfi divide pubblico, società e famiglie. E questo sarebbe anche un modo per alimentare il dibattito. Il problema è quando, a una presentazione davanti ad una platea di adolescenti, questi si lasciano andare a commenti omofobi e genitori  iperprottetivi   verso i loro figli   che   boicottano  la proiezione in una scuola  
E' il  caso  sucesso a   Treviso   dove  la proiezione   in una  scuola  media  è stata   sospesa  a  causa  dei   genitori   che  pare   non abbiano gradito la proiezione della pellicola, sostenendo che potesse avere influssi "negativi" sui loro figli. Di diverso avviso il sindaco leghista  (L  miracolo  un leghista illuminato 🧠😇😋🤗🙄😲)  del capoluogo della Marca, Mario Conte, che ha annunciato la volontà di organizzare la visione del film, affermando che con il diniego è stata "persa un'occasione di approfondire e conoscere meglio temi che sono vere piaghe della nostra società".Da Roma a Treviso, reazioni omofobe La proiezione dell'opera di Margherita Ferri, che vede Claudia Pandolfi nei panni della madre, era prevista il 4 novembre, e l'istituto aveva già prenotato i posti per gli studenti. Alcune famiglie hanno però chiesto alla dirigente di evitare la partecipazione dei ragazzi. La preside della scuola ha accolto la richiesta, pur precisando che la proiezione è stata solo temporaneamente sospesa. "Evitare di confrontarsi su questi argomenti - ha affermato Conte - non credo sia la soluzione. Omofobia, depressione, suicidi sono, ahimè, molto attuali nella società. Dispiace quello che è successo a Treviso, ma preoccupano anche le reazioni omofobe di Roma: due situazioni che devono far riflettere tutta la nostra comunità".“Mio figlio non c'è più ma omofobia sì"Il secondo riferimento è alle frasi di carattere omofobo pronunciate da alcuni studenti durante la visione del film il 24 ottobre scorso nella capitale e che la stessa Teresa Manes ha segnalato con un post sui social: "Quanto accaduto dà la misura dei tempi che viviamo. Un gruppo di studenti, accompagnati (e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film Il ragazzo dai pantaloni rosa, ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti  ed  orripilanti come macigni. *Froxio, *Ma quando s'ammaxxa, *Gay di merda  ....  sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio. Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto. Si parla di educare all'empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente. Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito. Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima Mio figlio non c'è più ma l'omofobia a quanto pare sì".L'episodio romano è stato talemente  abberrante    e scandaloso    che ha "commosso e indignato" anche il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che ha chiesto all'Ufficio scolastico regionale di "attivarsi per individuare i responsabili degli atti di volgare inciviltà avvenuti giovedì in platea. Voglio incontrarli e guardarli negli occhi. Mi auguro ci siano da parte delle scuole sanzioni severe nei loro confronti. Mi chiedo come sia possibile questa disumanità, il non avere neanche la compassione di sentire il dolore dell'altro, il dolore di una madre, il dolore di quel povero ragazzo", ha concluso. Ottime  le  parole della madre  :


Quegli insulti erano sorretti dall'impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza.
Io non so se dietro quel gruppo rumoroso c'è l'assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia.
Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio.
Ma in quel contesto, anch'esso educativo, chi ha fallito è stato quell'adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. venendo, comunque, meno all'esercizio del ruolo che ricopre.
Si parla di educare all' empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente.
Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito.
Perché la parola non è un concetto vuoto.
La parola è viva ed uccide.
Io, di certo, non mi piego.
Anzi, continuerò più forte di prima
Mio figlio non c'è più ma l' #omofobia a quanto pare si!

  non so cos'altro   aggiungere  in  quanto due  parole  sono poche  e  una  è  troppo  .     quindi chiudo qui     con  questo  è  tutto  alla  prossima  


 

14.8.16

le origini dell femminicidio e dello stalking sono nel linguaggio e s'incomincia d'appena s'inizia a parlare

 sottofondo la  colonna  sonora  del film basilicata  coast  to  coast
Musica  a tema  Le mie parole -Samuele Bersani -


Ecco  un altra  forma    di censura  più  subdola    di  quella     classica
censura s. f. [dal lat. censura «ufficio di censore; giudizio, esame»]. – 1. Grado e dignità di censore (nella Roma antica), e tempo che durava la carica. 2. a. Esame, da parte dell’autorità pubblica (c. politica) o dell’autorità ecclesiastica (c. ecclesiastica), degli scritti o giornali da stamparsi, dei manifesti o avvisi da affiggere in pubblico, delle opere teatrali o pellicole da rappresentare e sim., che ha lo scopo di permetterne o vietarne la pubblicazione, l’affissione, la rappresentazione, ecc., secondo che rispondano o no alle leggi o ad altre prescrizioni. Con sign. concr., l’ufficio stesso che è addetto all’esame  (....) 
presa  dalla  voce  omonima del  dizionario  http://www.treccani.it/vocabolario/

  cioè  se  parla ,  ma  non ti  metto in  evidenza   in prima  pagina ma  ti   riporto  in  fondo  econ un piccolo trafiletto    magarti quasi nascosto  , o nelle  edizioni locali   . per  giunta  da  zona  a zona  della  stessa   regione vedi esempio la  nuova  Sardegna che  ha   ben      4   edizioni ( ridotte  poi  a  3  )  locali    e  quindi  , esempio  , uno di Sassari  non  sa  (  salvo  casi gravissimi  che  compaiono  nella sezione  generale )     quello    che succede  iniziative  culturali  comprese   in Gallura   .  Quindii chiedo  ma  è possibile  che   certi articoli cosi importanti    vengano relegati  ,  come   questo  , nelle edizioni locali  di  un grande  quotidiano nazionale  .  

  Ora  dopo lo sfogo   un ulktima  cosa  prima di  riportare  il post      d'oggi tratto da  http://firenze.repubblica.it/cronaca  del  4\8\2016

le parole non  solo sono importanti
ma  sono  anche  come pietre e  del passo da li alla violenza   a seconda  dei soggetti  può essere  sottile 



Ora   il post

La studiosa Irene Biemmi: "Iniziano alle elementari gli stereotipi che dividono" di ILARIA CIUTI


Corpi bruciati, bastonati, violentati, uccisi. Corpi da possedere, domare, eliminare se non si possono avere, se dietro questi corpi spunta una testa, una volontà, una libertà. È orrenda la lista delle donne uccise, è misera quella dell’impotenza di maschi che per esistere uccidono. Basta: lo si vorrebbe gridare, soprattutto fare. Ma fare, non si fa. «Non serve niente se non si comincia da lontano, da una cultura rovesciata rispetto a quella di oggi, da una nuova generazione che abbia una concezione diversa dei ruoli di genere». Dice Irene Biemmi, ricercatrice all’università di Firenze e autrice del libro «Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri del elementari» (Rosenberg & Sellier) da cui è stato tratto lo spettacolo- conferenza tra Biemmi e Daniela Morozzi, «Rosaceleste », che inaugurerà il 13 ottobre al Puccini la rassegna “Una stanza tutta per le».

I libri delle elementari spiegano il femminicidio?
«Non solo, ma hanno una parte fondamentale nel costruzione degli stereotipi e di ruoli complementari e non interscambiabili. Perfino le parole sottolineano la negatività del discostarsene: maschiaccio per le femmine vivaci, femminuccia al bambino che non fa il duro. Nei libri di lettura scolastica le madri trascorrono la giornata in casa attendendo marito e figli, raramente lavorano e caso mai da maestre, parrucchiere, estetiste. E non sono libri degli anni ’50 ma degli anni 2000. Per gli uomini ho contato ben 50 professioni: geologi, astronauti, esploratori, giornalisti, medici, scienziati e i padri sono raffigurati fuori e al lavoro. Le bambine giocano in camera, i bambini in affascinanti e avventurosi grandi spazi esterni».

Dopodiché?
«Si insinua la percezione che il troppo uscire, soprattutto di notte e da sole, debba essere per le donne pericoloso. Il mondo si spacca in due e la relazione tra i generi diventa un problema. La violenza è problema complesso ma la disparità sociale si riproduce anche nelle relazioni private: relazioni mancate basate su archetipi di uomo forte, prevaricatore, aggressivo, tutte caratteristiche su cui fondare la virilità, e di donna docile, sottomessa».

Da dove cominciare?
«Si è sempre pensato a liberare dagli stereotipi le donne perché discriminate. Certo. Ma bisogna anche giocare d’anticipo e agire sull’educazione dei futuri uomini. Gli aggettivi usati nei libri scolastici per i bambini sono: forti, audaci e coraggiosi, a tratti irosi e violenti. Senza critiche ma con la legittimazione di un’immagine di virilità che fa tutt’uno con la violenza. I bambini devono avere atteggiamenti di sopraffazione sia per farsi intendere tra maschi che con l’altro genere. Ragionare su quale educazione dare ai bambini significa scardinare il principio che virilità sua uguale a forza. I ragazzini hanno paradossalmente un fardello sulle spalle più opprimente delle bambine con cui ormai da anni le mamme ragionano di come svincolarsi».

che  le  parole    sono  importanti lo  dimostra  anche questa  storia 

Appello   di Carolina  B.  ora  17  enne  ex  vittima  di  bullismo  . "fate  come  me  ribellatevi "


qui presa     da  repubblica  del  14\8\2016.  Inizialmente volevo  riportare direttamente  l'articolo  con la  slide  \  cattura  schermata  ma poi  invece   ho deciso di fare  copia ed  incolla 

BRESCIA

Poi  l'altra Carolina ha deciso che la partita con i bulli doveva vincerla lei. «Ma non provo odio, alla fine sono vittime anche loro». Mentre Carolina di Brescia si tagliava le braccia per provare a lenire il dolore dell’anima col dolore del corpo, a 140 chilometri dalla sua cameretta,Carolina di Novara — Carolina Picchio, stessa classe‘99, 14 anni all’epoca — iniziava a dare segni di resa: fino al gesto finale. Il lancio dal terzo piano di casa. Tra lei e i giovanissimi aguzzini che l’avevano filmata ubriaca
mentre in 5 la violentavano, per poi pubblicare i video e sfotterla su Facebook, hanno la meglio loro.
ErA il 5 gennaio 2013,ma «di quella storia ho saputo solo a marzo di quest’anno.
Quando ero in fase di rivincita. Per me e anche per lei che non c’è più». Adesso che ha 17 anni Carolina B. dice che inizia a volersi «un po’ bene», ad accettare il suo corpo e il suo viso che tutto
sono fuorché sgradevoli alla vista.
E che ha smesso di incidersi la pelle con lamette e coltelli. «Guardi qua», sorride seduta in
veranda nella villetta di Costalunga, pochi minuti dal centro di Brescia. Carolina mostra i segni
bianchi lasciati dalle cicatrici delle ferite che s’è inflitta per due anni. Mamma e papà — ex
sportivi — un po’ la coccolano con lo sguardo e un po’ riprendono i più piccoli degli altri
quattro fratelli perché non si scollano dagli smartphone. «La rovina di questi ragazzi è il telefonino
», annuisce Domenico Geracitano, agente di polizia della questura di Brescia. È impegnato
da anni in campagne di sensibilizzazione sul cyberbullismo nelle scuole: è lui che
ha agganciato l’“altra Carolina”. In uno degli incontri con i ragazzi, la 17enne racconta la
sua vicenda: da allora, era lo scorso anno, diventa una piccola testimonial della lotta contro
le violenze psicologiche giovanili.
Come è iniziata la sua storia di vittima dei bulli?
«Ad aprile 2012, fine della seconda media. Ero al Parco Castelli con la parrocchia: quattro
giorni di evangelizzazione. Chi voleva saliva sul palco e raccontava la sua esperienza di fede.
Vado su, e parlo. Il giorno dopo mi dicono che hanno postato il video su Fb. Da lì in poi iniziano
a dirmi di tutto: sfigata, cesso, sei grassa, sei piena di brufoli, fai schifo, sei una troia obesa...
Insulti nelle chat di gruppo della classe».
E lei?
«All’inizio rispondevo, ma era peggio. Andavano giù ancora più pesanti. Arrivavo a casa,
sbloccavo il telefono e trovavo gli insulti: ammazzati, buttati dalla finestra... Se ti dicono che
sei grassa, ti vesti larga. Se ti dicono che sei un essere inutile, ti rendi ancora più inutile. Se ti dicono
che devi morire il tuo unico desiderio è la morte. E il peggio e che ti senti in colpa, vorresti
punirti ma non sai come fare Fino a che...».
Che succede?
«Trovo su Internet immagini di braccia tagliate. Penso che quella è la soluzione; provo una volta, mi sembra di avere pareggiato i conti con il mio essere sbagliata. Diventa un’ossessione: mi tagliavo ogni giorno, anche piu’ volte. In camera, in bagno, in doccia. In giro non alzavo mai le maniche».
Intanto diventa anche lei social-dipendente.
«Ero convinta che la vita vera fosse quella che passa dalle chat. I bulli erano sempre lì,qualcuno lo conoscevo, altri no.
È facile insultarti su Ask in anonimo. Ti infossi e inizi a “sfollare” (dare di matto, ndr). Capisco
Carolina (di Novara). La sua rovina è stata un video. Anche per me tutto è iniziato con un video. Poi viene il giudizio della rete, ecco. La cosa peggiore è il giudizio».
Aveva un pensiero fisso, oltre al senso di inadeguatezza da insulti?
«La morte. Alla ricerca di un aiuto postavo questa ossessione di morte ovunque. Coi miei genitori ci scontravamo sempre.
Quando scoprono che mi taglio, vanno in confusione. Al primo anno di superiori (istituto professionale) divento scontrosa,menefreghista, incazzata con tutti. Provo a fumare qualche
canna. Bulletta per reazione ».Trentun dicembre 2014.
Che data è?
«Litigo coi miei e mi chiudo in camera. Faccio un bilancio della mia vita a 15 anni. Risento le voci dei compagni delle medie:“Sfigata”, “cicciona”. Mi sento una fallita, e cosi prendo l’Ipod e una lametta e scappo dicasa. Mi siedo sopra un ponticello,inizio a tagliarmi. Poi mi butto giù. Mi risveglio su un’ambulanza. Mio padre arriva in neuropsichiatria: nonostante il parere dei medici, rifiuta di farmi ricoverare».
Toccato il fondo cosa succede?
«Smetto di tagliarmi, ma a scuola avevo spesso attacchi di panico. Mia madre ogni volta che stavo male in classe mi portava in posti belli e pieni di pace per farmi ritrovare la calma».
I bulli?
«Ho iniziato a fregarmene. Ho acquistato più sicurezza, adesso mi voglio bene. Ho capito che sono vittime anche loro.
Che per curare le vittime bisogna curare i bulli. Prima mettevo solo felpe nere e larghe. Oggi mi compro anche i tubini, ogni tanto metto scarpe con il tacco ».
Come si sente oggi?
«Sopravvissuta a una guerra. La mia guerra con i bulli. Carolina Picchio non l’ho mai conosciuta,
ma so che sarebbe fiera di me. Aveva ragione quando diceva “le parole fanno più male
delle botte”. Ma oggi so che le botte si possono curare, basta rivolgersi a chi hai vicino e non
cercare di fare tutto da soli».
























































































































































7.2.14

indifferenza e violenza = cyber bulllismo Bollare Una 15enne picchia coetanea per strada: nessuno la aiuta, il video è su Faceboo

  da  http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/02/06/


Una 15enne picchia coetanea per strada:
nessuno la aiuta, il video è su Facebook

L'aggressione fuori da una scuola a Bollate (Milano): la vittima, colpita a calci e pugni mentre nessuno dei compagni interviene, accusata di aver portato via il fidanzato all'altra ragazzina, che è stata denunciatadi SIMONE BIANCHIN

Presa a sberle e a calci fuori da scuola, dalla ex fidanzata del suo ragazzo, mentre i compagni ridacchiano, fanno il tifo e filmano con i telefonini. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la quindicenne picchiata da una sua coetanea verso le 14 di mercoledì a Bollate, fuori dall’Itc Primo Levi di via Varalli, all’uscita di scuola si è trovata a discutere con una studentessa di un altro istituto che l’avrebbe accusata di averle rubato il ragazzo, mentre in realtà i due si sono lasciati tre mesi fa. Tutte e due vestite sportive si trovano una di fronte all'altra, circondate dai compagni di scuola della vittima, che dimostrano di conoscere la giovane con intenzioni bellicose.
Un ragazzo filma col cellulare e tra un paio di bestemmie commenta: «Dai m... che ansia, vi picchiate o no?». Poi rivolto all’amico: «Zio, saluta il Tg5». La ragazza bellicosa parte col primo calcio, la quindicenne colpita in vita risponde: «Ma sei c...?». E le arriva il secondo. Allora le dice: «Cretina, muori». La ragazza che aggredisce si carica: «M..., magari muori, adesso devi morire» e via uno schiaffo e poi un altro calcio. È adesso che la ragazza colpita comincia ad allontanarsi, cammina verso una sua amica: «Aiutami!». Viene inseguita e presa ancora a schiaffi e calci nella schiena mentre il ragazzo che filma commenta «Vai così, vai! Cattiva!».
Sul marciapiede, vicino a un cartello  stradale, viene costretta dalla rivale ad abbassarsi a terra. Si siede e le arriva un calcio in testa. Grida «per favore aiutatemi!». Poi «ti prego ti prego», ma la ragazza le tira il cappuccio e la colpisce di nuovo. Grida. Poi non si vede più nulla. Il filmato era finito su Facebook e la preside della scuola ha chiamato i carabinieri di Rho. Le due ragazze sono state convocate in caserma e la vittima, assieme ai genitori, ha denunciato la picchiatrice.

11.6.13

il bullismo non è educazione

Al  mio post  precedente  su tali tematiche  , m'ero dimenticato  d'aggiungere
L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all'educazione che la figlia di un contadino può diventare medico o un bambino povero il presidente di una grande nazione.
                                  Nelson Mandela
  

10.6.13

nuovi casi di bullismo con aggiunta d'insulti ( non nuovi a dire il vero ) contro i sardi

Lo  so che saranno news  locali  o piccole news o nerws  a  cui ormai ci siamo  assuefatti  . Ma  spesso le cose  ignorate  \ regalate , salvo eventi eccezionali  come il caso  di Valentina Picchio , dalla stampa  nazionale   in piccoli  articoli di cronaca  o  sui  giornali locali  , sono sintomo di un crisi sociale  sempre  più dilagante   non corretta  (    anche se le speranze  sono ridotte  al lumicino per poterlo fare  ancora ) in tempo  , visto  che già un  altro poeta della canzone italiana    ne  aveva  fatto  una canzone

                                        video non ufficiale 

 in merito . Un fenomeno dilagante  , spesso  come  riportato  sotto  , viene  confuso   con bravate  ( prima news  )  o  peggio  esasperato da razzismo ed  xenofobia  oltre  che  da  stupido  e becero   campanilismo  \  provincialismo  dettato  da antiche pregiudizi  ( seconda  news  ) .

IL bullismo sia via web che di persona è figlia del mobbing,che i ( grandi ) usano azioni di tortura psicologica che nei molti casi si arrivi al ( suicidio
). Quando    si capirà che    che i maltrattamenti che siano eseguiti dai fanciulli che dagli adulti hanno la stessa valenza e risultato (suicidio dei danni provoca danni imprevedibili ,ma con tutti i casi di suicdio sia dei minori o adulti come succede anche in caserme ,oltre che in tutti i luoghi di lavoro . Quindi   s'aspetta con ansia che si prenda   seriamente il problema che non si può aspettare altro tempo.
La rete è un potente strumento di espressione delle opinioni, di interazione.sociale, di emancipazione e di arricchimento culturale, ma può anche diventare
un mezzo per diffondere stereotipi, meccanismi discriminatori e intolleranza.Le cronache, purtroppo, ci raccontano sempre più spesso storie, a volte
drammatiche, di giovani o di minoranze vittime di insulti, dileggio,diffamazione, persecuzione attraverso il web.
Ecco perché è importante sensibilizzare gli utenti, soprattutto giovani, ad un uso responsabile della rete, come sta facendo il Consiglio d’Europa con la
campagna No hate speech. Iniziativa che non intende limitare la libertà di espressione on line bensì favorire un utilizzo consapevole del web. A voi ulteriori   commenti  alle  news  sotto    riportate 

 

                                        video ufficiale

 dall'unione sarda  online 


Legato all'albero durante la ricreazione  A 10 anni vittima dei compagni a Firenze



Un bimbo di 10 anni è stato legato ad un albero ed offeso durante la ricreazione da un gruppo di compagni di scuola a Firenze in una specie di "gioco della guerra" che sarebbe poi degenerato in vere e proprie forme di bullismo.
L'episodio, riportato oggi dal quotidiano La Nazione, ha suscitato proteste e prese di posizione proprio alla vigilia della presentazione della relazione del garante per l'infanzia e l'adolescenza domani al Senato. 
BULLISMO, UNA FOTO SIMBOLO
L'episodio di Firenze è stato segnalato dal legale incaricato dalla famiglia del bimbo alla dirigente scolastica e non è escluso che nei prossimi giorni venga decisa la presentazione di una denuncia, anche perche il bambino è ricorso alle cure mediche per i lividi del "gioco". Intanto sulla vicenda è intervenuto il deputato del Pd Edoardo Patriarca: "Mi chiedo dove fossero gli insegnanti e perché si è intervenuti così tardi. Purtroppo il bullismo sta aumentando nella nostra società, anche, a volte, per una scarsa percezione della gravità del fenomeno anche da parte degli insegnanti che spesso non hanno gli strumenti per valutare se si tratti davvero di bullismo o di bravate giovanili". "E proprio nella scuola - dice Paola Ferrari De Benedetti, portavoce dell'Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping - il luogo in cui si manifesta il bullismo occorre intervenire. La scuola con gli insegnanti, i dirigenti e personale non docente è il luogo migliore dove iniziare a fare prevenzione per far capire agli alunni che è il bullismo è un comportamento assolutamente sbagliato".




L'offesa sul web: "Sardi stupra-pecore"  scatena insulti e bullismo su Facebook

Insultano i sardi, si ribella e gli rubano l'identitàGli amministratori di una pagina Facebook definiscono i sardi «stupra-pecore», un ragazzo si ribella e i titolari della pagina lo “cyber bullizzano”.Su una pagina Facebook "Sfigati Ignari II" gli amministratori del gruppo definiscono i sardi "stupra-pecore", un ragazzo si ribella all'offesa e parte il "cyber-bullismo" contro di lui.
Gli amministratori di una pagina Facebook definiscono i sardi «stupra-pecore», un ragazzo si ribella e i titolari della pagina lo “cyber bullizzano” prendendogli una foto, pubblicandola e mettendogli in bocca parole che non ha mai detto. Il caso ha suscitato le proteste di tante persone che hanno letto e che subito hanno inviato messaggi di protesta sia per la frase contro il popolo isolano che per il trattamento riservato al giovane.
Il gruppo "Sfigati Ignari II" è seguitissimo su Facebook (117 mila utenti): uno spazio dove è possibile pubblicare foto divertenti, curiose, spesso ridicole trovate nel web che poi si commentano ironicamente.
Ma qualche giorno fa durante una chat privata, gli amministratori del gruppo, hanno apostrofato offensivamente i sardi chiamandoli "stupra-pecore".
Il post con l'offesa è stato subito pubblicato da qualche utente sulla pagina pubblica del gruppo: da qui sono partiti gli insulti di risposta. Tra questi, viene preso di mira un ragazzo di 22 anni di Cagliari. Qualcuno va nel suo profilo, prende alcune foto e le pubblica nella pagina, inserendo all'interno alcune frasi poco gentili e facendo credere che sia il giovane a scriverle.
Insomma un classico caso di cyber-bullismo. Per il momento non è partita nessuna denuncia alla Polizia postale.FACEBOOK. Gli amministratori del sito: la nostra è una pagina provocatoria. .LA PAGINA   (  vedere  foto    a destra  ) La vicenda nasce nel gruppo intitolato
“Sfigati ignari II”. Una pagina famosissima, seguita da 117 mila utenti. Uno spazio dove è possibile postare foto curiose, divertenti, spesso ridicole, scovate nell'universo di internet, che poi vengono sistematicamente derise da tutti gli “affezionati” del gruppo. Scherzi accettabili, fino a quando non si arriva alle offese o non si trascende nel cyber-bullismo.LA VICENDA Gli amministratori dello spazio, di cui non si conosce l'identità, durante una “chat” privata con un utente apostrofano in malo modo i sardi. Poi la conversazione (insulto compreso) viene copiata e postata pubblicamente. Immediate le reazioni.CYBER BULLISMO Fra tutti i contestatori, uno dei più accaniti è un ragazzo cagliaritano di 22 anni, che a quel punto viene preso di mira. Alcuni suoi commenti di critica vengono cancellati. Dopo di che qualcuno va nel suo profilo, prende alcune foto e le pubblica nella pagina, inserendo al loro interno alcune frasi poco carine e facendo credere a tutti che è stato il 22enne a scriverle. «Vi voglio dare dei consigli per essere fighi come me - è scritto nelle foto pubblicate - Allora dovete sapere solo una cosa: non sarete mai al mio livello, quindi rinunciateci sfigati». E alcuni utenti ci cascano, almeno leggendo i commenti. Pensano che sia davvero il cagliaritano ad aver agito in quel modo. Un classico episodio di cyber bullismo. Di fatto un furto d'identità, evento ormai sempre più comune all'interno del mondo del web. Il 22enne scrive all'amministrazione del social network chiedendo di rimuovere sia la foto pubblicata senza il suo consenso, sia la frase contro il popolo sardo. Niente da fare. Nessuna denuncia, per adesso, è stata inoltrata alla Polizia postale da parte sua.I COMMENTI Tante le persone che si lamentano: «Diteci quello che volete - scrive una ragazza - tanto ogni estate vi vediamo in massa nelle nostre spiagge». Le proteste arrivano soprattutto dal popolo femminile: «Che senso ha offendere i sardi - dice Beatrice - I veri ignoranti sono proprio coloro che parlano così come hai fatto tu». E ancora: «Ma perché creare odio contro qualcuno solo perché è sardo, napoletano, torinese, bolognese - sottolinea Marco - la violenza è il linguaggio di chi non ha nulla da dire». I titolari della pagina, lette le proteste, chiariscono: «Questa è una pagina provocatoria. Gli sfigati sono quelli che abboccano e insultano».
Piercarlo Cicero







8.1.13

Speriamo che il caso di Carolina P serva a qualcosa

  (....) Per  quanto voi  vi crediate   assolti  
  siete per  lo stesso coinvolti (...)  
(  Nella mia ora  di libertà   fabrizio de Andrè  ) 

Inizialmente  volevo ,  ,mai poi   non m'andava  d'aggiungere ovvietà   ad ovvietà , scrivere sui twitter  qualcosa  o  commentare  sul  famosa  tread   dedicato  a  Carolina  . Ma poi  ho deciso  di  parlare  di lei   ma  in un  altro modo    e  il titolo del blog  lo conferma  .  Infatti    ad  uccidere   quanto meno creare  problemi  ai ragazzi   vittime di bullismo   (  che sta  continuamente  aumentando  ,  se  addirittura  il settimanale  topolino  di solito poco   esplicito e diretto ma , negli ultimi   tempi   sta   cambiando qualcosa e sta  ritornando alle origini,a pubblicare  temi politici*\ attuali  ,  sta   facendo delle storie  dedicate  a tale tema  come  questa      de n°2981 di cui  trovate    la  foto  sotto   in edicola  questa settimana  )


foto  prese  da https://www.facebook.com/Topolino?ref=ts&fref=ts

non sono   tanto i  bulli --  con questo  non intendo   nè  giustificarli nè  elogiarli - che    sono  sempre  esisti e  tutti\e   forse  per  coprire le  nostre fragilità   o  essere al centro dell'attenzione  lo siamo  per  un periodo  stati  ( sottoscritto compreso  )  , ma  con chi deve  vigilare  ed educare  ( Insegnanti e  Genitori  )  .Infatti  :


  da i commenti  all'articolo  su tale fatto  di  http://www.huffingtonpost.it/

Concludo  il post  con   : 1) un VFNCL   a  tutti\e  quelle  firme  editoriali e non che   danno   la  colpa  alla società ( dimenticando  che la  società  siamo  noi tutti\e ) o  si mettono a fare crociate    contro le  nuove  tecnologie  , dimenticando  o   facendo  di  non  sapere   che  la  tecnologia in realtà  sono neutre  e  l'uso deleterio che  se  ne  fa  e che ne  fanno i  giovani dell'età  di  Carolina o di Matteo (  un' altra  vittima  c che  ha  dovuto cambiare  scuole  per  bullismo   uno dei pochi  che  ha  avuto insieme ai genitori di denunciare  e cambiare  scuola   qui  ulteriori news   in particolare    con  ancora  uno spirito critico   in formazione     non guidati \  aiutati   da genitori  \  educatori  .  2)   suggerisco  agli educatori  d'oratorio  e  scout    di   togliere   la  dictura  dal regolamento  vietato parlare di politica  ( perchè anche prendere posizione    contro qualcosa  \ qualcuno è politico* al di là dell ideologie ) , di addottare e fare pressione alla loro scuole come hanno fatto altre scuole questo libro Per questo mi chiamo Giovanni è un libro di Luigi Garlando edito dalla Fabbri e uscito nel 2004 ed eventualmente ( forse più agile per i ragazzi ) l'adattamento a fumetti pubblicato Nel novembre del 2008 per la Rizzoli a cura di Claudio Stassi autore della sceneggiatura e dei disegni   (  qui  maggior  news   e   foto a  destra   e sotto un corto  ispirato ad esso   )



in cui   un  ragazzo  rompe  il  muro di silenzio    e si ribella  ai bulli  ed  a prepotenti usando l'arma  della legalità   Perchè :  come  dice  http://www.informagiovani-italia.com in questo articolo << ( ..)  Il bullismo si evolve con l'età, cambia forma, ed in età adulta lo ritroveremo in tante, troppe prevaricazioni sociali, lavorative e familiari. >>  si rischia  che  essi finiscano   per  diventare manovalanza  per le mafie  , se non mafiosi  o criminali  loro stessi  .    proprio mentre    finisco di scrivere  queste righe   iniziano a sentirsi le note  (  tratte dall'album\ cofanetto  Fabrizio de Andrè  i  concerti  )  di Amico  fragile  (  testo e  video  )  dedicato a   tutte le  Caroline  e i Matteo  vittime di bullismo 

*  da  non confondere  con Politiki  \  politika   che  +quella  delle ideologie \  sovrastrutture   culturali   e delle istituzioni

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...