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Moristi per noi - © Daniela Tuscano

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                                                          Moristi per noi. E chi lo nega Vuol crocifiggerti ancora. Moristi per noi Non per placare ire divine Ma perché ormai Non potevi più fermarti Anche se tremavi Di paura e dolore. Moristi per noi Perché avesti un corpo Nudo e solcato Di vene, membra, muscoli Un corpo di maschio Dalla dolcezza di donna Un tratto levigato Con ruvidezze semite Un corpo giovane Estenuato come un vecchio Un corpo esangue Ma da schiavo, schiavo nero Come quella croce Per stranieri e malfattori. Moristi per noi Perché ci unisti tutti E tutte, e il mandorlo, Gli uccelli, i cani E per questo sei scandalo Per chi vorrebbe cancellare Questo sesso che unisce E seca le ipocrisie E i neutri tepori © Daniela Tuscano

La stampa che giustifica la violenza sulle donne è irresponsabile oltre ad essere carta straccia

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. Nella seconda metà di luglio dell'anno 2016, in Italia, e più precisamente in Lombardia, può capitare di leggere testate, come "La Provincia di Varese", che in prima pagina, taglio medio, inseriscono uno strillo intitolato "E' riuscita a distruggermi la vita. Ha vinto lei, vi chiedo perdono". Richiesta, all'apparenza, del tutto illogica: perché mai un uomo la cui vita è stata distru tta invocherebbe il perdono? Dovrebbe farlo chi gliel'ha rovinata, no? Poi, addentrandosi nella lettura, il mistero comincia a diradarsi. La distruttrice di vite non può più chiedere perdono, è morta. Non di morte naturale. L'ha ammazzata il distrutto. Che non era uno qualunque. Bensì il marito (pur se, ironia della sorte, si chiama Scapolo). Distrutto. Dalle continue angherie di lei: "non un violento" ma - come testualmente riferito dall'autrice (!) dell'articolo, Simona Carnaghi - "un uomo mite, lavoratore, che voleva anda