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12.2.24

Quando la disinformazione è un errore logico

Quando si parla di disinformazione, la prima immagine che viene in mente alla maggior parte delle persone è quella di un post condiviso sui social network, o di un articolo che riporta una notizia totalmente falsa e che fa riferimento a un fatto che non è mai accaduto nel modo in cui è stato raccontato. O ancora, ci si immagina un
contenuto fuori contesto, condiviso in maniera fuorviante e che, di nuovo, riporta un concetto diverso dalla realtà. Ma la disinformazione non è solo questo.   In particolare per quanto riguarda i social media, spesso lo spazio per le argomentazioni dettagliate è davvero poco e quindi capita che gli utenti ricorrano ad argomentazioni semplicistiche, prive di prove a sostegno e basate su ragionamenti errati. Quando si leggono questi post si può intuire che c’è qualcosa di sbagliato, ma è difficile definire bene cosa sia. In questi casi il ruolo preponderante non è giocato da una notizia falsa in senso stretto, ma da quelle che vengono chiamate “fallacie logiche”, ovvero errori nella formulazione di un ragionamento che indeboliscono e invalidano le argomentazioni dal punto di vista logico. Argomenti che sembrano inconfutabili ma che in realtà non provano nulla.  Errori di questo tipo vengono spesso commessi intenzionalmente, nel tentativo di portare avanti ragionamenti deboli o privi di fondamento, ma che possano comunque ingannare chi ascolta – o legge –  e convincerlo che chi parla – o scrive – ha ragione. Sin dai tempi di Aristotele e dell’Antica Grecia, filosofi, logici ed esperti hanno sviluppato metodi per identificare i vari tipi di fallacie logiche, e imparare a riconoscerli aiuta ogni utente e lettore a non cadere nella trappola e distinguere un’informazione valida da una che non lo è. 
L’argomento fantoccio
In questo tipo di fallacia chi parla o scrive fa in modo di rappresentare in modo scorretto l’argomentazione dell’avversario, esagerandola o riportandola in modo caricaturale, anche mettendogli in bocca parole che non ha detto, con lo scopo di confutare in modo semplice la sua tesi. Ad esempio, parlando di “Bologna città 30”, il progetto entrato in vigore il 16 gennaio 2024 e che prevede il limite di 30 chilometri orari per la maggioranza delle strade cittadine, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini su X l’ha definita una misura messa in atto per permettere ai cittadini bolognesi di sentire «il canto degli uccellini». 
In realtà la riduzione del rumore per permettere di sentire il «canto degli uccellini» non compare nei documenti ufficiali di approvazione di “Bologna Città 30”, né nell’analisi costi-benefici realizzata per valutare l’iniziativa. Si tratta di una singola frase presente in un sito realizzato dal comune per elencare potenziali vantaggi del piano. Con questo espediente retorico il ministro e leader della Lega ha riportato in modo caricaturale una delle argomentazioni di quello che riteneva l’avversario, cioè l’amministrazione comunale bolognese, tentando di indebolire l’argomentazione attraverso un’eccessiva enfatizzazione di un aspetto secondario.  Ribaltare questa logica, in un caso come questo, non è particolarmente difficile, in quanto è sufficiente evidenziare come quello riportato da Salvini non fosse l’obiettivo principale del progetto, come dimostrano chiaramente i documenti ufficiali. 
Correlazione non significa causalità
Questa fallacia, che viene spesso definita con la formulazione latina “Post Hoc, Ergo Propter Hoc” (in italiano: “dopo questo, e quindi a causa di questo”), attribuisce una causalità immaginaria – ovvero un rapporto di causa-effetto – a coincidenze che sono in realtà casuali, cioè frutto del caso. Questo espediente serve a veicolare il concetto che solo perché due o più eventi sono accaduti vicini, contemporaneamente o uno subito dopo l’altro, allora il primo evento dovrà necessariamente essere la causa del successivo e così via.       
Questo errore di ragionamento è stato (e continua ad essere) molto utilizzato dalla retorica antivaccinista per mettere in relazione alcuni malori con, appunto, il vaccino anti-Covid. Ad esempio, nei primi mesi del 2022 uno svenimento sul palco della comica statunitense Heather McDonald era stato collegato da alcuni post su Facebook alla vaccinazione da lei ricevuta.
I due eventi sono effettivamente avvenuti uno dopo l’altro, ma in realtà il marito dell’attrice, Peter Dobias, ha dichiarato che dal punto di vista medico non era risultata alcuna connessione tra il mancamento sul palco e la vaccinazione anti-Covid ricevuta dalla moglie. La stessa comica, qualche giorno dopo, ha ipotizzato che il suo collasso fosse correlato al non aver mangiato abbastanza prima dello spettacolo e al nervosismo.  Per evitare questo tipo di errore di ragionamento, sarebbe necessario chiedere a chi lo sostiene di fornire una spiegazione del processo attraverso il quale si suppone che gli eventi siano in una relazione causale. Se si dice che A causa B, si dovrebbe avere qualcosa in più da dire su come A ha causato B, piuttosto che limitarsi a dire che A è arrivato prima e B dopo. Oppure, per smontare questo tipo di errore, può essere utile riportare le vere ragioni che hanno causato B, in modo da dimostrare che i due, o più, elementi non sono realmente collegati. 
La fallacia del cecchino texano
Attraverso questo errore logico un’informazione viene interpretata, truccata o manipolata fino ad assumere un significato diverso o soddisfare un’ipotesi iniziale non direttamente collegata a quella stessa informazione. Questo meccanismo permette di distorcere la realtà e interpretarla a proprio piacimento per difendere le proprie posizioni. Il nome deriva da un aneddoto secondo cui un tiratore sparò a caso alcuni colpi contro la parete di una stalla e, in seguito, dipinse un bersaglio in corrispondenza del punto più colpito autoproclamandosi come un cecchino infallibile. Chi utilizza questo tipo di errore di ragionamento parte da dei dati effettivi, ma ne ignora le differenze, accentuando invece le similitudini per confermare le sue ipotesi. Sui social network ciclicamente circola l’immagine di un vecchio titolo della testata Trapani Nuova risalente al 26 giugno 1962, nel quale si legge: “Nel 2000 i telefoni faranno tutto loro”. Questo è accompagnato dal sommario: «Leggeremo i giornali attraverso la rete telefonica e potremo anche servircene per le operazioni di banca».
In realtà, come avevamo spiegato su Facta, l’articolo conteneva la descrizione sommaria di una tecnologia in grado di connettere le persone attraverso la linea telefonica e di facilitare le loro vite in ambito lavorativo e nel tempo libero. Quella descritta nel pezzo è una tecnologia che permette lo scambio di immagini attraverso la linea telefonica, a metà strada tra il fax e una rudimentale versione della rete internet. A una prima occhiata la previsione appare sorprendente, ma basta uno sguardo più attento per contestualizzare meglio lo stato della tecnologia nel 1962 e ridimensionare la portata della previsione. Attraverso questa analisi, infatti, si può capire che in realtà non si tratta di una profezia, ma di un pronostico in linea con le scoperte tecnologiche di quel tempo. Questo esempio, quindi, mette in luce come la fallacia del cecchino texano ci porti a ignorare le differenze nella descrizione e ad accentuare, invece, le similitudini tra quel testo e la nostra esperienza della rete Internet.     
Falsa dicotomia
In questa tipologia di errore, chi imposta il ragionamento offre solo due opzioni possibili, eliminando successivamente una delle due scelte in modo che sembri che ci rimanga solo un’opzione valida. Nella quasi totalità dei casi, però, esiste un’ampia gamma di alternative, variabili e combinazioni, non solo due, e se le considerassimo tutte, non saremmo così veloci a scegliere quella raccomandata da chi ha formulato l’argomentazione. Su Facta ci siamo occupati di questo ragionamento poco logico, ad esempio, in particolare in relazione all’origine della pandemia da Covid-19: da un lato, l’ipotesi di un evento di spillover, ovvero il passaggio diretto del virus da un animale (come pipistrelli e pangolini, ospiti naturali di coronavirus simili a Sars-CoV-2). D’altra parte la possibilità di un lab leak  , ovvero il rilascio accidentale del virus da un laboratorio di ricerca.  Come avevamo spiegato, in entrambi i casi la discussione si è concentrata sull’evento finale che ha diffuso il virus tra gli esseri umani, perdendo di vista però il quadro generale, cioè: che cosa porta virus e altri patogeni finora sconosciuti a venire in contatto con gli esseri umani e a causare epidemie o pandemie? La risposta a queste e altre domande non si trova nella falsa dicotomia che ha monopolizzato il dibattito, ma nello studio e nella valutazione di molti altri elementi, come il rapporto della specie umana con la biodiversità.
Terreno sdrucciolevole
Chiamata anche la fallacia del “pendio scivoloso”, prevede che partendo da un evento si verificherà una sorta di reazione a catena, che di solito si concluderà con qualche conseguenza terribile. Ma non ci sono prove a supporto di questa ipotesi. Chi articola questo tipo di ragionamento afferma solitamente che se si fa un solo passo su questo “terreno sdrucciolevole”, allora si finirà per scivolare fino in fondo senza potersi fermare lungo la discesa. Spesso questo porta a conclusioni affrettate e non realmente collegate all’argomento iniziale.  Un esempio, in questo caso, riguarda una teoria cospirazionista sui cosiddetti “lockdown climatici”. A novembre 2022 il Consiglio della Contea di Oxford, nel sud dell’Inghilterra, ha approvato un progetto pilota per ridurre la circolazione su sei strade congestionate dal traffico che attraversano la città di Oxford. Il progetto inizierà quest’anno, nel 2024, e durerà per almeno sei mesi. A partire da questa notizia, molti utenti, ma anche programmi televisivi come Fuori dal Coro, in onda su Rete4, sono giunti alla conclusione che questo fosse il primo passo per una serie di “lockdown climatici” utilizzati dai governi per «metterci in gabbia per il clima».  
Oltre a questa iniziativa per risolvere il problema del traffico, a ottobre 2022 il Consiglio comunale della città di Oxford ha avanzato una proposta volta a promuovere l’accesso ai servizi essenziali in modo che questi siano raggiungibili a piedi in 15 minuti da tutti i residenti. Il giornalista di Fuori dal Coro e altri utenti sui social sono partiti da queste informazioni per giungere alla conclusione che l’amministrazione della città avrebbe come intento finale quello di confinare le persone in un’area limitata nei dintorni della propria abitazione. In realtà gli interventi dell’amministrazione cittadina non hanno come fine quello di un “lockdown climatico”, ma si tratta proprio di una fallacia logica che ha permesso di partire da un evento e trarre conclusioni terribili che, però, non hanno realmente a che fare con quegli eventi. Queste sono solo alcune delle fallacie logiche spesso utilizzate per confondere chi ascolta o chi legge. Nel 2014 tre creativi australiani, Jesse Richardson, Andy Smith e Som Meaden, hanno ideato un poster che raccoglie 24 tra gli errori logici più comuni, ognuno accompagnato da un esempio, mentre numerosi ricercatori ed esperti studiano da anni questo tipo di ragionamenti ingannevoli. A tal proposito, è sempre importante cercare di capire se quanto si sta leggendo o ascoltando sia realmente il frutto di una logica solida e se il ragionamento sia sensato e coerente, oppure se rientri in uno di quegli errori che non possono far altro che indurre alla disinformazione.

29.8.22

‹‹Frigoriferi staccati a turno per non aumentare i prezzi » Il Bar da Stella a Nuoro: « Dopo il Covid, un altro disastro »

  la  nuova  sardegna  del  29\8\2022
 ‹‹Frigoriferi staccati a turno per non aumentare i prezzi » Il Bar da Stella a Nuoro: « Dopo il Covid, un altro disastro »

                               Kety  Sanna 

Nuoro
 «Pensavamo che superato il Covid nulla si sarebbe potuto più mettere di traverso». Il Bar da Stella, in via Dessanay, locale aperto da tempo ma gestito da tre anni da Antonelo Carbone e Stella Carta, ora rischia la chiusura. A determinarla la stangata avuta con il caro energia. L’ultima bolletta, relativa ai mesi di giugno e luglio, ha superato i 4700 euro. «Un disastro. Impossibile sostenere queste spese» dicono marito e moglie, lui 55enne, lei più giovane di un anno, che quotidianamente viaggiano da 

 i titolari del bar da Stella,
 in via Dessanay a Nuoro
Ottana per mandare avanti l’attività. «Siamo partiti pagando bollette che non superavano i 900 euro e ora i costi si sono quadruplicati. Le prime avvisaglie del rincaro energetico le abbiamo avute qualche mese fa, quando siamo passati a 2mila e 200 euro. Ora, però, ci siamo trovati a pagarne 2.800 in più». Quattro volte tanto i costi per Stella Carta e Antonello Carbone che per limitarli hanno iniziato a staccare due frigoriferi. «Il fatto – dice la barista – è che per questo bimestre avevo una promozione che ci permetteva di pagare 27 centesimi a chilowatt. Dal prossimo, pagheremo 40 centesimi, dunque per noi sarà sempre peggio». E pensare di aumentare i prezzi per i due titolari sarebbe fallimentare. «In un locale, se si dovesse sollevare il costo  del caffè o della birra dall’oggi al domani, i clienti vanno via – sottolineano –. Certo è che se dovesse arrivare un’altra bolletta come l’ultima, saremo costretti a licenziare una dipendente, che lavora con noi a tempo indeterminato, da due anni. In un bar come questo, dove al mese solo per le spese fisse, senza contare il costo della merce, partono 7mila euro, non è possibile affrontare stangate come queste – aggiungono i due baristi –. Motivo che ci ha portato rateizzare la bolletta paghiamo mille e 400 euro in quattro mesi, sapendo che nel frattempo arriveranno le altre, e chissà se saremo in grado di farvi fronte». Stella e Antonello hanno iniziato a lavorare nel bar il 1 settembre 2019, quando hanno deciso di acquistare la licenza dal precedente titolare, che stanno ancora pagando. «Per noi è stato come reinventarci. Io – dice la donna – lavoravo in un market, mentre mio marito era un vigilante. Dopo 6 mesi che abbiamo aperto, siamo stati costretti a chiudere per il Covid. Ci ha beccato in pieno. Per noi non era previsto alcun tipo di aiuto, proprio perché avevamo appena iniziato e non avevamo “uno storico”. Inoltre eravamo un’azienda a conduzione familiare. Siamo riusciti a “strappare” 600 euro per due mesi, e mille euro per il mese di dicembre. Nonostante tutto abbiamo continuato a pagare l’affitto del locale: 1500 euro, e le bollette che sono continuate ad arrivare. È andata male – continuano – ma abbiamo resistito, anche se ci abbiamo rimesso tutti i risparmi. Ora queste bollette sono state davvero il colpo di grazia. Se si continua di questo passo saremo costretti a chiudere». Il Bar da Sella si trova in un punto strategico della città, a pochi passi dall’area commerciale di via Don Bosco e a quella di via Dessanay. È un locale che lavora bene, e tanto, in tutto l’arco della giornata. «Dalle 5 del mattino siamo già dietro il banco, per poi chiudere alle 22. È un lavoro stressante che in condizioni normali dà tante soddisfazioni. Il fatturato è buono anche perché garantiamo pasti caldi ai clienti. Ma, il Covid prima, e la crisi poi, ci hanno spezzato le gambe. E proprio ora che ci stavamo rialzando – concludono marito e moglie – è arrivata la stangata delle bollette. Se nessuno interviene per noi è la fine

6.7.22

Scompiglio sui social dopo l'allarme dei camici bianchi sul concerto della band romana in programma nel giorno del picco dei contagi. "Ci sono concerti ogni giorno, perché ve la dovete prendere con loro?"

 hanno perfettamente    ragione   ma medici e  governo   se ne accorgono adesso   che la situazione  è pericolosa   . Ma prima    davanti ad altre manifestazioni di massa dov'erano   ? 


"I Maneskin sono il vostro caprio espiatorio". "Ci sono concerti ogni giorno, perché ve la dovete prendere con loro?". "Allora mi rimborsate voi i biglietti del treno e la stanza dell'hotel a Roma?" . queste sono state almeno fin ora   le reazioni  dei fans  all'appello di medici ed epidemiologi  su  Repubblica per rimandare il concerto-evento dei Maneskin di sabato 9 luglio al Circo Massimo (Rock in Roma), per cercare di evitare una nuova impennata di contagi, ha creato scompiglio sui social, agitando i fan della band romana e non solo."Non rompete il ca****, sono mesi che aspetto questo evento", alza i toni un utente.  anti poi gli attacchi alle istituzioni: "Il governo prima fa il libera tutti, togliendo mascherine ovunque (ovviamente tranne scuole e università) e poi si chiede agli artisti di annullare i concerti ora. Ma noi chi  paghiamo per rappresentarci al governo, gli artisti?". Da parte loro gli organizzatori dell'evento non commentano e non replicano in maniera ufficiale alle esortazioni dei medici, si limitano a non mettere in dubbio il regolare svolgimento del concerto.


Qualcuno riadatta anche il famoso testo dei Maneskin 'Zitti e buoni': "Voi siete fuori di testa, ma diversi da loro". Altri non usano mezzi termini dopo aver letto il parere dei medici: "Siete degli ipocriti: dove eravate quando suonava Vasco? Non avete visto le spiagge piene per Jovanotti?". I commenti con i paragoni con altri eventi e manifestazioni vanno per la maggiore: "A Milano Fedez riempie la piazza, a Siena 15 mila persone si sono radunate per il Palio. Nessuno ha detto nulla: fate ridere". "E poi lasciate migliaia di persone libere di girare negli aeroporti senza mascherine". Secondo   repubblica  del 06 LUGLIO 2022 : <<  [.... ]I fan, che hanno comprato il biglietto a luglio 2021, esortano "Damiano a non cedere". Sui social il tema è molto caldo. "Abbiamo fatto i vaccini, preso il virus...adesso basta, dobbiamo conviverci", è un altro pensiero molto comune. C'è anche chi è più riflessivo: "Non è mica una pizza tra amici, sapete cosa vuol dire organizzare o spostare un concerto simile?". "Lavorano tante persone per questo evento, in un settore che è stato già devastato dalla pandemia. Chi dà da mangiare a questi lavoratori se dovesse saltare tutto?". Qualcuno prova a trovare una soluzione per venire incontro alle esigenze di tutti: "Mascherina e tampone negativo all'ingresso, può andare bene?". Anche se nei commenti qualcuno precisa che "è impossibile tenere la mascherina a un concerto dei Maneskin con 40 gradi". In merito un utente ha già coniato il nuovo nome: "Dai Maneskin ai Maskerin è un attimo".>>

Quindi  contagio  più contagio  meno    io  credo che   si farà  ci sono troppi interessi  e   soprattutto problemi d'ordine  pubblico .  La cosa  andava  regolamentata prima  

5.3.22

Milano, si laurea in ospedale per stare accanto alla sorella: “È la parte migliore della mia vita”

 sara  cronologicamente  di due anni fa  , ma   tale  storia  è bellissima    tantoi   d'andare  alò di  lùà  del tempo e  dello spazio  . 


https://www.fanpage.it/

Adriana è una studentessa di Cerignola, iscritta all'università di Foggia. Qualche settimana fa si è laureata in giurisprudenza, discutendo la tesi da una stanza dell'ospedale Besta di Milano, al fianco della sorella Sara, di 15 anni, ricoverata per dei controlli. A Fanpage.it, Adriana rivive e racconta l'emozione di quel giorno indimenticabile: la sua paura era infatti di laurearsi lontano dalla sorella, che per una malattia rara è costretta a letto e impossibilitata a muoversi. Il ricovero al Besta è durato più del previsto, andando a coincidere con il giorno della discussione. Sara è stata così l'unica persona a poter assistere alla  discussione della sorella maggiore Adriana  affetta da una rara malattia. I controlli medici sono durati più a lungo del previsto e la giovane studentessa ha così vissuto uno dei momenti più importanti della sua vita in compagnia dell’unica persona che temeva non avrebbe potuto partecipare all’importante giorno: “Lei è la parte migliore della mia vita – ha spiegato Adriana a Fanpage.it – ed è lei che mi ha insegnato tutto”.


È difficile non commuoversi quando si ascolta la storia di Adriana Ciafardoni, studentessa di Cerignola, iscritta all'università di Foggia, che qualche settimana fa si è laureata in giurisprudenza, discutendo la tesi da una stanza dell'ospedale Besta di Milano. Una scelta che la 23enne ha fatto per restare al fianco della sorella Sara, di 15 anni che soffre di una rara malattia che la costringe a letto ed era ricoverata nel nosocomio milanese per dei controlli. I giorni in ospedale e la laurea giunta all'improvviso Il loro rapporto è unico, di quelli che legano due sorelle in un modo difficile a spiegarsi ma che traspare dalle parole e dagli occhi pieni di vita di Adriana che a Fanpage.it ha voluto raccontare l'emozione di quel giorno indimenticabile, quello della laurea che ha voluto condividere con l'unica persona che invece pensava non vi avrebbe preso parte: la sua paura era infatti di laurearsi lontano dalla sorella che per una malattia rara è costretta a letto e impossibilitata a muoversi. E invece così non è stato perché il ricovero al Besta per la piccola Sara è durato più del previsto ed è coinciso con il giorno della discussione della tesi di Adriana: "Non avevo la tesi con me perché non me l'aspettavo, per cui ho lasciato la copia della tesi a casa a Cerignola: avevo il pc che avevo portato per altri motivi ma che alla fine si è rivelato utile – racconta la studentessa -. In stanza con me c'era solo mia sorella e mi è stato accanto nel vero senso della parola: è stata la prima persona che ho guardato quando c'è stata la proclamazione e non potevo essere più felice". Sara: Mia sorella è stata bravissima, soprattutto perché mi è rimasta accanto Sara ha abbracciato la sorella con "i suoi occhioni lucidi" come ricorda Adriana e ovviamente non può che essere orgogliosa del traguardo da lei raggiunto: "È stata bravissima mia sorella, ma non solo nel discutere la sua laurea ma soprattutto per quello che ha fatto rimanendo accanto a me nelle ultime due settimane", le parole della 15enne intervistata da Fanpage.it. Anche da lontano è facile percepire l'amore che unisce queste due sorelle e che la vita ha portato a condividere proprio questi momenti così importanti: "Mi ha detto che era orgogliosa di me e che era contenta di quello che avevo fatto – continua la 23enne nel ricordare il giorno della laurea subito dopo la proclamazione – le cose accadono sempre per una ragione: dovevano esserci tutti tranne lei e invece c'era lei e basta ed è stata la cosa più importante".  Ho passato la vita a insegnarle il mondo ma è stata lei a insegnarmi tutto Adriana con un grande sorriso spiega come in realtà il loro rapporto sia cambiato e come indirettamente sia stata anche Sara a prendersi cura di lei insegnandole tante cose: "Io ho passato una vita cercando di insegnarle il mondo perché lei sono anni che è allettata, poi crescendo ho capito invece è stata lei a dare degli insegnamenti a me: a essere forte, a mettercela tutta sempre, contro qualsiasi avversità – conclude la giovane studentessa – lei è il mio esempio, non poteva che andare tutto al meglio con lei lì. Per tanto tempo è stata la mia piccolina, oggi è un compagno di viaggio, un confidente, una persona da cui ricevere e dare consigli, siamo simbiotiche. Lei è la parte migliore della mia vita". 

21.2.22

Firenze: "Sei incinta? E che problema c'è? Ti assumo lo stesso", la reazione del datore di lavoro spiazza la candidata al posto

quanto è umano lei diceva un famoso comico ed la stessa cosa dico pure quando un imprenditore \ datore di lavoro si comporta cosi in questa situazione .Il fatto che storie come queste siano ancora una notizia dimostra quanto sia lungo il cammino da percorrere per sradicare le disuguaglianze di genere.

repubblica  21\2\2022



Federica Granai, 27 anni, ha scoperto lo stato di gravidanza


essere stata selezionata da VoipVoice. Lo ha confessato tremante al titolare ed è stata sorpresa dalla risposta. "Dovrebbe essere sempre così", dice l'imprenditore


Era rimasta senza lavoro a causa della pandemia e ha iniziato a cercarne uno nuovo. Quando ha trovato l'azienda giusta che ha deciso di assumerla ha scoperto di essere incinta e ha avuto paura che avrebbe perso per sempre quell'opportunità. E invece è andata in modo diverso, felicemente e inaspettatamente diverso.

Federica Granai ha 27 anni, vive a Santa Croce sull'Arno (Pisa) ed è originaria di Cerreto Guidi (Firenze). Per cinque anni è stata la responsabile del servizio clienti per un'azienda di luce e gas. A giugno 2020  per lei arriva la cassa integrazione. Si candida per il posto di customer care per VoipVoice, azienda di Montelupo Fiorentino (Firenze) che si occupa di telecomunicazioni e servizi informatici. Supera tutti gli ostacoli, dopo il colloquio iniziale ne segue un altro, poi tre prove pratiche e infine il colloquio con l'amministratore delegato e proprietario dell'azienda, Simone Terreni. Federica Granai supera tutte le prove e risulta essere la migliore tra i tanti candidati che ambivano a quel posto di lavoro.
Quando la responsabile della selezione delle risorse umane le comunica il periodo di prova, Granai chiede di poter parlare con Terreni. La voce tremante e lo sguardo
pieno di timore, la donna comunica al suo futuro capo: "Per correttezza, prima di cominciare, ti dico che sono incinta".  "E che problema c'è?" le risponde Terreni. "Mi ha spiazzato - dice la donna -. Ero quasi in lacrime, mi aspettavo di essere accompagnata alla porta d'uscita e invece lui mi ha aperto quella d'ingresso. Mi ha dato la possibilità di prendere anche la maternità facoltativa oltre a quella obbligatoria. Ho creduto che potessero scartarmi perché aspettavo un bambino". Federica aveva completato il corso di formazione che l'azienda prevede per i neo-assunti. Il suo primo giorno di lavoro era fissato per il 7 settembre. "Il 28 agosto ho scoperto di essere incinta. Mi è caduto il mondo addosso perché dopo che la vecchia azienda mi aveva messo in cassa integrazione e avevo saputo di aver superato il primo colloquio in VoipVoice, mi sono licenziata. Conosco storie di moltissime donne rifiutate perché madri, o per la loro volontà di esserlo in futuro. Ho creduto che mi chiedessero di tornare dopo il parto o peggio, che mi avrebbero esclusa. Così avrei perso anche la disoccupazione Naspi. Nel 2022 le donne sono costrette a scegliere tra carriera e famiglia. Siamo succubi del sistema, sembra che non possiamo ambire alla stessa vita che può fare un uomo" dice Federica Granai. "Invece sono rimasta sorpresa. Il primo febbraio sono tornata al lavoro, oggi il mio bimbo compie dieci mesi. Ho un orario di lavoro flessibile con alcuni giorni in smart working, che mi permette di conciliare lavoro e famiglia".

"È così che dovrebbe essere per tutti" commenta l'ad Simone Terreni. "La gravidanza per noi non è assolutamente un problema. Non chiediamo mai a una donna se ha figli o se ha intenzione di averli". Tutte le mattine Terreni scrive un post sui suoi canali social per parlare dell'azienda. La storia di Federica Granai su LinkedIn ha avuto due milioni di visualizzazioni. "Tante donne mi hanno raccontato di avere avuto un'esperienza negativa. Un uomo mi ha scritto 'Mia moglie la hanno assunta, ma è successo in Svezia'. Sono sinceramente stupito. Credo di aver toccato un nervo scoperto della nostra società". L'azienda di Montelupo Fiorentino attua una procedura di selezione del personale molto complessa, con diversi colloqui e prove tecniche. "Qualcuno ci critica per questo. Noi lavoriamo con GiovaniSì di Regione Toscana, una volta selezionato il personale facciamo un contratto di apprendistato per tre anni e poi il tempo indeterminato. Quando si trova la persona idonea a ricoprire il ruolo e investiamo su di lei, perché dovremmo privarcene? Soltanto perché per un periodo sarà in maternità? Qualcuno mi ha scritto che se si ha bisogno urgente di una figura professionale per l'azienda, il periodo di maternità può essere un ostacolo. Ma noi non dobbiamo tappare buchi all'improvviso, pianifichiamo. Per me come imprenditore è un motivo d'orgoglio che le persone che lavorano con me possano crescere e realizzarsi e fare un progetto di vita. Il lavoro è un patto e in quanto tale è anche etico, si basa su una scelta reciproca, non è sfruttamento. Inoltre la nostra è un'azienda informatica, per noi è fondamentale usare gli strumenti digitali. C'è lo smart working e ci sono i servizi in cloud, perché non utilizzarli?". 

29.1.22

Il business dei No Vax che guadagnano milioni per diffondere bugie e sospetti sui vaccini

 per  esperienza  diretta  con  amici\che  no  vax  posso  affermare  che    il  90 % è  cosi  

 da  repubblica  29\1\2022


Il centro di ricerca britannico Centre for Countering Digital Hate ha
fatto i conti in tasca sia ai disinformatori di professione: "Video e articoli generano un giro d’affari di circa 36 milioni di dollari l’anno diviso tra 22 aziende appartenenti a 12 individui"


Joseph Mercola ( foto sotto al  centro  ) è un osteopata 67enne della Florida che ha trovato il modo di diventare milionario: spargere bugie, sospetti e terrore sui vaccini



contro il Covid, negare la gravità della pandemia, incitare i suoi concittadini (ma anche diverse migliaia di persone in tutto il mondo) a non obbedire alle misure di protezione, a partire dall'uso delle mascherine. Mercola sparge le sue teorie online, viaggiando da una piattaforma all'altra con articoli, video, grafiche, sapientemente confezionati per la condivisione.
Secondo il New York Times, Mercola è il disinformatore principe di internet, e anche uno dei più profittevoli. Il suo nome figura in cima alla lista di una "sporca dozzina" di disinformatori professionali individuati dal centro di ricerca britannico Centre for Countering Digital Hate che in un recente rapporto ha fatto i conti in tasca sia ai professionisti del profitto No Vax, che alle piattaforme che questa propoganda ospitano e amplificano: un giro d'affari totale di circa 36 milioni di dollari l'anno diviso tra 22 aziende appartenenti a 12 individui. Con i suoi oltre 4 milioni di follower tra Facebook, Instagram, Youtube e Twitter e una pagina a pagamento per abbonati sul sito di autopubblicazione Substack da decine di migliaia di sottoscrittori, Mercola ha costruito un impero che impiega 159 dipendenti dagli Usa alle Filippine e che, secondo il CCDH, da quando è iniziata la pandemia ha guadagnato oltre 7 milioni di dollari. Guadagna in pubblicità, abbonamenti, e dalla vendita di integratori alimentari "miracolosi" per la cura contro il Covid. Qualcosa di simile a quel che hanno tentato di fare in questi mesi in Italia anche emuli "naturisti", con discreto successo.

Joseph Mercola 

Chi invece fa affari sulla paura sono altri personaggi della lista dei "12 disinformatori d'oro". E 'il caso del pupillo complottista della dinastia Kennedy, Robert F. jr, con il suo gruppo antivaccinista Children's Health Defence, o di Del Bigtree, fondatore dell'ICAN, l'Informed Consent Action Network, entrambi focalizzati sul reclutamento e l'indottrinamento di genitori preoccupati per la sicurezza e l'efficacia dei vaccini. Da quando Facebook e Youtube li hanno "scaricati", cancellando in parte loro pagine dopo aver raccolto evidenze sulla falsità dei contenuti, sia Kennedy che Bigtree hanno fatto ricorso legale contro le piattaforme, sostenendo di aver avuto perdite economiche dalla mancata esposizione sulle piattaforme social. Viceversa, secondo l'analisi del CCDH, anche le piattaforme guadagnano molto dall'industria No Vax: un seguito stimato di oltre 60 milioni di persone nel mondo può voler dire - secondo le metriche delle stesse piattaforme - un ricavo di oltre un miliardo di dollari.

I piccoli imperi dell'antiscienza danno lavoro a migliaia di persone e producono guadagni certi ai loro dirigenti: si va dai 255mila dollari annui di ricompensa a Kennedy per il suo ruolo alla guida dell'associazione di difesa dei bambini, ai 232mila di Bigtree alla guida di Ican. Da dove arrivano i soldi? Donazioni, in primo luogo, e poi promozioni spesso incrociate all'interno della stessa galassia: un personaggio di spicco del mondo No Vax pubblicizzerà il mio video, o il mio integratore miracolo, in modo tracciabile per poter essere retribuito in base ai profitti derivati dalla promozione stessa. Paradossalmente, molti di questi gruppi hanno beneficiato anche degli aiuti di Stato concessi dalle amministrazioni Trump e Biden alle imprese in difficoltà a causa del Covid: con la motivazione che sarebbero stati a rischio centinaia di posti di lavoro, solo Mercola ha intascato dallo Stato oltre 600mila dollari.
Ma quando si parla di disinformazione online, non è solo a Facebook o Youtube che bisogna guardare. Molti di questi principi del complottismo No Vax si stanno trasferendo in massa su altre piattaforme, dove i contenuti vengono consumati "on demand". Ha fatto discutere la polemica sollevata contro Spotify dal cantautore americano Neil Young, che ha chiesto la rimozione di tutte le sue canzoni dalla piattaforma perché non poteva condividere lo stesso "palcoscenico" con un podcast complottista e antiscientifico come il "Joe Rogan Experience" di Joe Rogan. Ed è anche il caso di Substack, il sito di autopubblicazione per abbonati su cui, sempre secondo i dati dei ricercatori britannici di CCDH, cinque newsletter di altrettanti leader No Vax da sole hanno generato 2,5 milioni di dollari in un anno. Una di queste è naturalmente quella di Mercola, che figura al tredicesimo posto tra le newsletter più pagate della piattaforma, secondo i dati dell'Institute for Strategic Dialogue di Londra. Oltre un milione di dollari l'anno per post come quello del 9 gennaio scorso, dal titolo: "Sono morti più bambini per i vaccini che per il Covid".

24.1.22

Corbevax: il vaccino anti Covid, senza brevetto, che non trova partner L’incredibile vicenda raccontata dalla ricercatrice Maria Elena Bottazzi

 mi vergogno  a leggere      notizie  del genere

  da https://www.avvenire.it/attualita/pagine e   da   https://www.affaritaliani.it/medicina/ 


È stato ribattezzato «il vaccino anti Covid-19 per il mondo». E impiega una tecnologia tradizionale a base di proteine ricombinanti che ne fa possibile la produzione su vasta scala, rendendola accessibile alla popolazione globale. Ad annunciarlo in un comunicato è stata la microbiologa italo-onduregna Maria Elena Bottazzi, [ foto a  sinistra  ] co-direttrice del Centro per lo Sviluppo di Vaccini del Texas Children's Hospital e Baylor College of Medicine, istituzioni private e senza scopo di lucro a Houston, negli Usa.

 Libero da patenti, il Corbervax – com'è denominato – è già stato autorizzato in India come vaccino di emergenza. E Bottazzi prevede che sarà approvato a breve anche in Indonesia, Bangladesh e Botswana. «È il primo passo per affrontare la crisi umanitaria in corso, vale a dire la vulnerabilità dei paesi a basso e medio reddito nei confronti della variante Delta» ha assicurato la ricercatrice, nata 56 anni fa a Genova e cresciuta in Honduras. «I vaccini a base di proteine sono stati ampiamente utilizzati per prevenire molte altre malattie hanno un comprovato record di sicurezza e utilizzano economie di scala per ottenere una disponibilità a basso costo in tutto il mondo» ha aggiunto la docente e preside associato della National School of Tropical Medicine alla Baylor. Il Corbervax può essere la svolta lungamente attesa per sconfiggere la Covid-19 a livello mondiale, perché «colmerà il divario di accesso creato dalle più costose e nuove tecnologie di vaccini e che oggi non sono ancora in grado di essere rapidamente diffuse per la produzione globale».
L'iniezione ha un'efficacia superiore al 90% rispetto al coronavirus originario di Wuhan e superiore all'80% per la mutazione Delta, come segnala un comunicato del Texas Children's Hospital.«Ora stiamo confermando l'adeguatezza in relazione alla variante Omicron, ma crediamo che manterrà una buona protezione», ha assicurato Bottazzi al quotidiano El País. La sua produzione su larga scala, accessibile a«ogni fabbricante che può produrre un vaccino per l'epatite B», sarà possibilea un costo di circa un euro e mezzo per dose, a fronte dei 21 euro del siero di Moderna, dei 15 euro di quello di Pfizer e dei 3 euro di AstraZeneca. «È questo il concetto di vaccino per il mondo» ha rilevato la Bottazzi. «Ciò che abbiamo visto con gli altri sieri è che, sebbene l'intenzione è che tutti possano accedervi, ci sono limiti per la fabbricazione a grande scala, per l'immagazzinamento, per la proprietà intellettuale. Molti ostacoli, che stanno impedendo di ricevere o produrre le vaccinazioni per tutti».
Nel caso del Cobervax, sembrano superati. Il processo vaccinale sviluppato dal Centro guidato da Maria Elena Bottazzi e Peter Hotez, dopo aver completato due studi clinici di fase III su oltre 3.000 soggetti, «è risultato sicuro, ben tollerato e immunogenico». Hotez stima che siano necessari 9 miliardi di dosi per immunizzare il mondo. «Questo vaccino può ridurre questo gap», ha assicurato la scienziata. «Può alleviare economicamente i Paesi che non hanno fondi per continuare ad acquistare vaccini ad alto costo». E sarà «essenziale in America», per i richiami di vaccini che «non hanno una buona durata dell'immunità, soprattutto in un contesto di nuove varianti». Ma non solo. Cobervax è un vaccino halal, adatto all'uso da parte di persone di religione islamica. «Abbiamo cominciato a lavorare con il Medio Oriente e abbiamo visto che per loro è molto importante» ha spiegato Bottazzi. «Ci assicuriamo di non utilizzare nessun reagente derivato da animali. Tutto è con processi sintetici o vegetali».

Per  verificare  la  news   ho consultato  un  giornale  ideologicamente  opposto    


  MEDICINA

Corbevax: il vaccino anti Covid, senza brevetto, che non trova partner
“ Stiamo vivendo un momento difficile con la pandemia del coronavirus, il mondo sta soffrendo, non solo per la salute ma anche per l'economia, c'è l'urgenza di intervenire e vaccinare i paesi più poveri. Non si chiede alle multinazionali di cambiare il loro modo di lavorare, ma di pensare a come aiutare il resto del mondo, favorendo la decolonizzazione per lo sviluppo dei prodotti anche nei Paesi più poveri, lasciando da parte in questo momento il business: di pandemie ne arriveranno altre, che sia il coronavirus, un altro virus o un altro patogeno, avremo lo stesso problema. E' un momento di grande emergenza e ci dobbiamo aiutare tutti perchè viviamo tutti nello stesso mondo!”, c'è tutta la filosofia e la grandezza della scienziata di origine italiana e cittadina honduregna Maria Elena Bottazzi nella intensa intervista di questa mattina, nella trasmissione 37e2, su Radio Popolare, condotta da Vittorio Agnoletto medico e coordinatore della Campagna Europea
Right2cure No Profit on Pandemic, che si batte per la sospensione temporanea dei brevetti dei vaccini, chiesta da India e Sud Africa già dall'ottobre 2020. Di fatto Maria Elena Bottazzi, co-direttrice del Centro per lo Sviluppo di Vaccini del Texas Children’s Hospital e Baylor College of Medicine, ha spiazzato tutti con il suo vaccino Corbevax offerto al mondo senza brevetto: la notizia del suo prezioso regalo, partita in sordina a fine dicembre, sta facendo il giro del pianeta, suscitando dibattito e interesse. Un'apertura a 360 gradi che però si sta scontrando con un muro impensabile: Maria Elena Bottazzi e il suo Corbevax, realizzato con una tecnologia nota e collaudata come quella del vaccino per l'epatite B, largamente conosciuta e disponibile, non ha trovato partner, ameno fino ad oggi negli USA e in UE, nonostante sia risultato efficace contro le varianti Alfa, Beta, e Delta e si stiano completando i test per Omicron previsti per fine gennaio, inizi di febbraio. “E' un fatto gravissimo - ha detto Vittorio Agnoletto- abbiamo un vaccino promettente, con una forte protezione anche per la trasmissione del virus, con un costo di produzione bassissimo di appena 1,5 euro a dose, ma evidentemente qui il mercato è appaltato alle multinazionali del farmaco, a cui sono asservite le scelte della UE e che ci inchiodano a pagare costi abnormi: in Italia c'è Rei Thera, società biofarmaceutica che si occupa dello sviluppo, produzione e traslazione clinica di vaccini genetici e di prodotti biofarmaceutici per le terapie avanzate, perchè non potrebbe essere partner? Perchè il governo italiano e i governi europei tacciono ?” ”Alle nostre istituzioni, private ma assolutamente senza scopo di lucro- ha risposto Maria Elena Bottazzi- interessa portare benefici per la salute della popolazione mondiale, la nostra missione è sviluppare prodotti, come il vaccino e decolonizzarli, favorendo la conoscenza, la ricerca e la produzione nei paesi poveri: chiunque può venire da noi e imparare, e se non ce la fanno li aiutiamo”. E' proprio un nuovo paradigma proposto al mondo, l'apertura totale delle fonti della ricerca, la condivisione delle tecnologie, dei processi e dei risultati per una copertura totale del fabbisogno mondiale.

 

17.1.22

Enrico Galiano e il Siap di Palermo contro gli stereotipi e le questioni di genere ha preso una posizione chiarissima in merito all’assurda polemica sollevata dal Sap sulle mascherine rosa ai poliziotti.

Accade che il Ministero invii a varie questure una massiccia fornitura di mascherine Ffp2, scatenando lo sdegno e la protesta del Sap Sindacato di polizia. Il motivo? Surreale. << Perché le mascherine sono di colore rosa e, quindi, protestano i poliziotti, minacciano il “decoro” degli operatori con un
colore che risulta “eccentrico” e - testuale - “rischia di pregiudicare l’immagine dell’istituzione”. >>(Addirittura?) Le risposte più belle, tra le tante che potremmo dare, sono arrivate da Enrico Galiano ( foto a destra ) , un insegnante, uno scrittore. << Volevo umilmente dire alle forze di polizia che se a loro non vanno bene le mascherine rosa le possono dare tranquillamente a noi insegnanti e studenti, che ce le stiamo ancora procurando da soli. E poi a me il rosa sta benissimo. >> E da il Siap di Palermo, il più grande sindacato di base della Polizia . IL che dimostra che i rappresentanti delle forze dell'ordine in questo caso della polizia della polizia in questo caso , non sono tutti uguali.
Tale sindacato ha preso una posizione chiarissima in merito all’assurda polemica sollevata sulle mascherine rosa ai poliziotti da parte dei colleghi del Siap . Lo ha fatto come dice e fa notare giustamente Lorenzo Tosa , con parole da incorniciare: << Le FFP2 sono uno strumento indispensabile. È fondamentale che vengano fornite a chi opera in prima linea e soffre per e con il Paese, non c'è tempo per sciocchezze ‘machiste’ e medievali basate su apprezzamenti cromatici ! >>Ecco quindi che c'è una Polizia di Stato ( in questo caso ) di donne e uomini evoluti, colti e intelligenti ( la maggioranza assoluta! ). Donne e uomini che lottano contro gli stereotipi e le questioni di genere. Ora qualcuno ma come non eri e sei contro le forze dell'ordine ? E' vero non ho , as volte con sarcasmo e derisione , ho mai lesinato critiche (anche molto dure ) alle forze dell'ordine alla divisa in generale per alcune delle atrocità che hanno scandito la sua storia anche recente, a cominciare dal G8 (vissuto raccogliendo testimonianze per il libro Genova nome per nome a cui ho collaborato ). Ma non ho mai pensato - come alcuni - anche se non sempre l'ho messo in pratica nei miei scritti e commenti che la Polizia sia quello e solo quello. Infatti io che credevo che l’immagine dell’istituzione fosse “pregiudicata” dal G8 di Genova, dal caso Cucchi, Aldrovandi, Magherini, Uva, dai pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere faccio ammenda . Credo sia fondamentale distinguere i (troppi) comportamenti deviati da una netta maggioranza di professionisti e persone perbene. Non necessariamente con le mie o le vostre idee ma perbene. Ed è giusto riconoscerlo quando accade, come in questo caso. Grazie ai poliziotti del Siap in questo caso di Palermo per avercelo ricordato.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...