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23.9.25
diario di Bordo Speciale Quando la maternità cambia forma: la storia Laura Marziali in menopausa a 28 anni a causa di un tumore all'utero ., L'accompagnamento nel fine vita: chi è l'assistente spirituale e cosa fa., Resistere con il calcio, la prima calciatrice palestinese a giocare in Italia
28.8.25
Chi lo ha detto che il fiocco di un neonato debba,essere per forza rosa o azzuro Padova, l'assessore Margherita Colonello appende in Comune fiocchi arcobaleno per il figlio appena nato: «Deciderà lui chi essere»
fonte corriere sella sera e corriere veneto
Margherita Colonnello, assessora al Sociale del Comune di Padova, ha affisso cinque fiocchi arcobaleno sulla porta del suo ufficio per celebrare la nascita del suo primogenito Aronne.
Il gesto era stato preannunciato dalla stessa amministratrice a fine maggio, sul palco del Padova Pride, quando ancora non conosceva il sesso del nascituro: «Ti regalerò un fiocco arcobaleno perché i colori sono tutti bellissimi. E poi sceglierai tu: sarà il rosa, sarà il blu, o il verde, il rosso o il giallo».
Ed ecco che sulla porta del suo ufficio sono apparsi alcuni giorni fa cinque fiocchi arcobaleno. La scelta è stata criticata dalla consigliera comunale Eleonora Mosco, della Lega, secondo cui il bimbo è stato «trasformato, appena nato, in un manifesto ideologico. La natura non è un catalogo: si nasce maschio o femmina, punto. Difendere i bambini significa proteggerli dalla confusione che certa sinistra vuole imporre, negando buonsenso e realtà».
Colonnello, in prima linea nella difesa dei diritti civili e di quelli della vasta comunità LGBTQIA+, ha deciso di lasciare il suo bambino libero di scegliere: «Farò in modo di aiutarti ad avere coraggio, perché se ce l’avrai — aveva detto l’assessore dal palco del Pride — conoscerai il mondo non secondo il bianco o il nero, ma secondo i mille colori della bellezza».

L’aveva promesso tre mesi fa. Ed è stata di parola. Lo scorso 31 maggio, dal palco di piazza De Gasperi, al termine del corteo del Padova Pride l’assessore al Sociale, Margherita Colonnello, incinta al sesto mese e non avendo voluto conoscere in anticipo il sesso del suo primogenito, aveva affermato: «Cara bambina, caro bambino, quando verrai al mondo, non ti regalerò il fiocco rosa né azzurro, ma te lo regalerò arcobaleno, perché i colori sono tutti bellissimi. E poi deciderai tu. Spero solo che tu non scelga mai i colori della paura, nè di diventare xenofoba oppure omofobo».L’aveva promesso tre mesi fa. Ed è stata di parola. Lo scorso 31 maggio, dal palco di piazza De Gasperi, al termine del corteo del Padova Pride l’assessore al Sociale, Margherita Colonnello, incinta al sesto mese e non avendo voluto conoscere in anticipo il sesso del suo primogenito, aveva affermato: «Cara bambina, caro bambino, quando verrai al mondo, non ti regalerò il fiocco rosa né azzurro, ma te lo regalerò arcobaleno, perché i colori sono tutti bellissimi. E poi deciderai tu. Spero solo che tu non scelga mai i colori della paura, nè di diventare xenofoba oppure omofobo».
I mille colori della bellezza
Ebbene, detto, fatto. Lunedì, sulla porta d’ingresso del suo ufficio a Palazzo Moroni, a distanza di undici giorni dalla nascita di Aronne (era il 14 agosto, grande gioia per lei e il marito Cosimo Cacciavillani, assistente dell’europarlamentare Cristina Guarda), sono stati affissi cinque fiocchi
arcobaleno e due disegni con la classica cicogna. L’assessore aveva spiegato così il nome del piccolo: «Viene da lontano, attraversando secoli e culture, sa di ulivo, vite e vento del Mar Mediterraneo. È quello di un ragazzo che ha partecipato alle barricate antifasciste dell’Oltretorrente a Parma, cioè il bis-bis nonno di nostro figlio e così, affidandoglielo, gli auguriamo che possa scegliere sempre la luce, la speranza e l’amore». Colonnello, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti civili e in particolare di quelli della vasta comunità LGBTQIA+, ha deciso di lasciare il suo bambino libero di scegliere. «Farò in modo di aiutarti ad avere coraggio, perché se ce l’avrai — aveva ancora detto l’assessore dal palco del Pride con a fianco, tra i tanti, il vicesindaco Andrea Micalizzi e l’europarlamentare Alessandro Zan — conoscerai il mondo non secondo il bianco o il nero, ma secondo i mille colori della bellezza».
Le critiche: «Lasci stare i bambini»
Una posizione che era stata fortemente criticata dal consigliere regionale uscente della Lista Zaia, Luciano Sandonà: «Ricordo all’assessore che è la Natura a farci maschi o femmine e, se non le va bene, se la prenda pure con Dio, ma lasci stare i bambini». Quindi, l’affondo: «Mi sembra che Colonnello sia pure un’educatrice scolastica e in questo senso — aveva scandito l’esponente zaiano — mi auguro che non diffonda il suo pensiero distorto tra i piccoli alunni». Un rimbrotto al quale la destinataria aveva reagito con una semplice alzata di spalle.
2.4.25
Sara, chirurga torinese di 31 anni: «Costretta a pagare 4 mila euro per il congelamento degli ovociti e diventare mamma al momento giusto»
La storia di Alessandra, che è tornata a vivere con i genitori
preservazione della maternità tramite il congelamento degli ovociti solo le donne malate di tumore. «Quando si parla di politiche per la famiglia, e di diritto delle donne di non dover scegliere se essere madri o lavoratrici ma di potersi realizzare su entrambi i piani, bisognerebbe avere la coerenza di favorire questi processi con azioni concrete – conclude – piuttosto che con misure ideologiche come quelle attuali che, invece, non fanno altro che assegnare un piccolo, e altrettanto inutile, sostegno “una tantum”», conclude la signora riferendosi, per esempio, al fondo Vita Nascente che assegna mille euro a quelle donne che, rimaste incinta, decidono di non abortire e proseguono la gravidanza. O ai fondi destinati dal Piemonte alle associazioni antiabortiste (un milione di euro l’anno), di fatto per promuovere la vita dall’istante del concepimento.Nonostante la procedura di congelamento degli ovociti sia decisamente costosa, a Torino la richiesta di accesso al trattamento è aumentata del 28% passando da 70 a 100 richieste l’anno. «Questi numeri fanno riferimento agli ultimi dati raccolti dal centro Genera Livet, che fa parte del più grande network specializzato in Italia, la cui rete comprende sette strutture di medicina e biologia della riproduzione su tutto il territorio nazionale – spiega Francesca Bongioanni, ginecologa e direttrice del centro di Torino -. Un decimo di tutte le richieste in Italia che, nel 2024, hanno toccato quota mille a livello nazionale».
21.2.22
Firenze: "Sei incinta? E che problema c'è? Ti assumo lo stesso", la reazione del datore di lavoro spiazza la candidata al posto
repubblica 21\2\2022
Federica Granai, 27 anni, ha scoperto lo stato di gravidanza
Era rimasta senza lavoro a causa della pandemia e ha iniziato a cercarne uno nuovo. Quando ha trovato l'azienda giusta che ha deciso di assumerla ha scoperto di essere incinta e ha avuto paura che avrebbe perso per sempre quell'opportunità. E invece è andata in modo diverso, felicemente e inaspettatamente diverso.
Federica Granai ha 27 anni, vive a Santa Croce sull'Arno (Pisa) ed è originaria di Cerreto Guidi (Firenze). Per cinque anni è stata la responsabile del servizio clienti per un'azienda di luce e gas. A giugno 2020 per lei arriva la cassa integrazione. Si candida per il posto di customer care per VoipVoice, azienda di Montelupo Fiorentino (Firenze) che si occupa di telecomunicazioni e servizi informatici. Supera tutti gli ostacoli, dopo il colloquio iniziale ne segue un altro, poi tre prove pratiche e infine il colloquio con l'amministratore delegato e proprietario dell'azienda, Simone Terreni. Federica Granai supera tutte le prove e risulta essere la migliore tra i tanti candidati che ambivano a quel posto di lavoro.
Quando la responsabile della selezione delle risorse umane le comunica il periodo di prova, Granai chiede di poter parlare con Terreni. La voce tremante e lo sguardo
pieno di timore, la donna comunica al suo futuro capo: "Per correttezza, prima di cominciare, ti dico che sono incinta". "E che problema c'è?" le risponde Terreni. "Mi ha spiazzato - dice la donna -. Ero quasi in lacrime, mi aspettavo di essere accompagnata alla porta d'uscita e invece lui mi ha aperto quella d'ingresso. Mi ha dato la possibilità di prendere anche la maternità facoltativa oltre a quella obbligatoria. Ho creduto che potessero scartarmi perché aspettavo un bambino". Federica aveva completato il corso di formazione che l'azienda prevede per i neo-assunti. Il suo primo giorno di lavoro era fissato per il 7 settembre. "Il 28 agosto ho scoperto di essere incinta. Mi è caduto il mondo addosso perché dopo che la vecchia azienda mi aveva messo in cassa integrazione e avevo saputo di aver superato il primo colloquio in VoipVoice, mi sono licenziata. Conosco storie di moltissime donne rifiutate perché madri, o per la loro volontà di esserlo in futuro. Ho creduto che mi chiedessero di tornare dopo il parto o peggio, che mi avrebbero esclusa. Così avrei perso anche la disoccupazione Naspi. Nel 2022 le donne sono costrette a scegliere tra carriera e famiglia. Siamo succubi del sistema, sembra che non possiamo ambire alla stessa vita che può fare un uomo" dice Federica Granai. "Invece sono rimasta sorpresa. Il primo febbraio sono tornata al lavoro, oggi il mio bimbo compie dieci mesi. Ho un orario di lavoro flessibile con alcuni giorni in smart working, che mi permette di conciliare lavoro e famiglia".
"È così che dovrebbe essere per tutti" commenta l'ad Simone Terreni. "La gravidanza per noi non è assolutamente un problema. Non chiediamo mai a una donna se ha figli o se ha intenzione di averli". Tutte le mattine Terreni scrive un post sui suoi canali social per parlare dell'azienda. La storia di Federica Granai su LinkedIn ha avuto due milioni di visualizzazioni. "Tante donne mi hanno raccontato di avere avuto un'esperienza negativa. Un uomo mi ha scritto 'Mia moglie la hanno assunta, ma è successo in Svezia'. Sono sinceramente stupito. Credo di aver toccato un nervo scoperto della nostra società". L'azienda di Montelupo Fiorentino attua una procedura di selezione del personale molto complessa, con diversi colloqui e prove tecniche. "Qualcuno ci critica per questo. Noi lavoriamo con GiovaniSì di Regione Toscana, una volta selezionato il personale facciamo un contratto di apprendistato per tre anni e poi il tempo indeterminato. Quando si trova la persona idonea a ricoprire il ruolo e investiamo su di lei, perché dovremmo privarcene? Soltanto perché per un periodo sarà in maternità? Qualcuno mi ha scritto che se si ha bisogno urgente di una figura professionale per l'azienda, il periodo di maternità può essere un ostacolo. Ma noi non dobbiamo tappare buchi all'improvviso, pianifichiamo. Per me come imprenditore è un motivo d'orgoglio che le persone che lavorano con me possano crescere e realizzarsi e fare un progetto di vita. Il lavoro è un patto e in quanto tale è anche etico, si basa su una scelta reciproca, non è sfruttamento. Inoltre la nostra è un'azienda informatica, per noi è fondamentale usare gli strumenti digitali. C'è lo smart working e ci sono i servizi in cloud, perché non utilizzarli?".
28.12.16
QUELLI CHE NON VOGLIONO LE MAMME CHE ALLATTANO AL SENO, PERCHÉ DÀ SCANDALO

E' la cosa più naturale e bella da vedere, una madre che nutre il proprio bambino al seno, l'ultima di cui vergognarsi. Peccato che non la pensino così a Bologna, dove una giovane madre, borsista all'Università Alma Mater. è stata allontanata perché voleva allattare il figlio di 5 mesi. Ed è accaduto a Palazzo d’Accursio, in una sede del Comune. Ma era successo anche a Imperia, dove una mamma che aveva cercato di allattare in un ristorante ne era stata allontanata.

Simonetta Pagnotti
Mi dispiace, qui cibi e bevande non sono ammessi, non posso fare eccezioni”. Di fronte al diktat perentorio quanto sbrigativo del custode e al conseguente invito ad abbandonare i locali della mostra, deve essere rimasta a dir poco basita Chiara Cretella, assegnista di ricerca presso l’Alma mater di Bologna. Non aveva in mano un cono gelato, non voleva mangiarsi una pizzetta né consumare una bibita passando da un quadro all’altro dell’esposizione. Teneva in braccio un bimbo di cinque mesi che urlava per la fame e aveva chiesto semplicemente di allattarlo in un angolo di un locale riscaldato. Peccato che il fattaccio - come chiamarlo in altro modo?- sia successo in una città accogliente e in genere tutt’altro che bacchettona come Bologna.
La stessa protagonista è apparsa incredula testimoniando con amarezza quanto le è successo. Pochi giorni fa si trovava a Palazzo d’Accursio, sede del Comune, nella cornice meravigliosa di Piazza Maggiore. Era lì per lavoro, doveva tenere una relazione durante un convegno in svolgimento in Cappella Farnese. Anche questo un luogo simbolo, ex cappella del Legato pontificio dove fu incoronato Carlo V e oggi sede prestigiosa di eventi, ma piuttosto gelida oltre che affollata, e quindi poco adatta all’allattamento di un neonato. E così Chiara, prima di tenere la sua relazione, aveva cercato un posto più caldo - e anche più tranquillo - per allattare il suo bambino. L’aveva individuato nei locali adiacenti dove è ancora in corso la mostra dedicata a Wolfango. Si era già seduta quando il custode, indovinando le sue intenzioni, l’ha invitata ad allontanarsi.
Un gesto dettato da ignoranza condita con il più ottuso perbenismo? Senza dubbio. Ma ci vuole anche una buona dose di volgarità nel paragonare l’allattamento di un bambino al consumo di patate fritte e pop corn. Il papà del piccolo ha protestato, ha cercato di farlo ragionare ma poi, di fronte alla sua intransigenza, ha dovuto desistere.

Madonna Litta, Leonardo Da Vinci
La vicenda poco onorevole, per fortuna, ha avuto un lieto fine. Chiara ha pensato di tentare una seconda volta nelle sale della Pinacoteca comunale, al piano di sopra, “piene di immagini della Madonna col Bambino”. La custode, pensionata e perciò volontaria ma soprattutto dotata di buon senso, le ha dato volentieri il via libera e così il piccolo ha smesso di piangere e la ricercatrice ha potuto tenere la sua relazione.
La macchia però rimane e così l’amarezza per l’assurdità della vicenda. Mentre non sono mancate proteste e flash mob, in seguito all’episodio di Bologna e all’altro di Imperia, dove una mamma che aveva cercato di allattare in un ristorante ne era stata allontanata, è partita una petizione on line per chiedere una legge che tuteli il diritto all’allattamento nei locali pubblici. Al momento sono già state raccolte 26.000 sottoscrizioni.Niente da eccepire, anche se viene spontaneo porsi una domanda. Chi può provare fastidio o peggio sentirsi offeso da una mamma che allatta? E sale la tristezza se per tutelarla, nel tempo delle pari opportunità e dei “Fertility day”, si è reso necessario invocare la legge.
In un epoca in cui la pornografia prima quasi nascosta sta ormai diventando fenomeno di massa tanto d'essere chiamata pornocultura
chi ha difficoltà con lo spagnolo trova nel libro ne parlerò prossimamente su queste pagine , qui sotto un articolo intervista a gli autori

ortunità e dei “Fertility day”, si è reso necessario invocare la legge.
21.4.16
storie di vita e di morte i caso di un Impiegata trapiantata di fegato dà alla luce bimbo a 37 anni Maela Donadello è stata colpita da un'epatite fumlinante a 19 anni: una donazione le ha salvato la vita e quello della Tragedia sul lavoro: operaio settantenne cade dalla scala e muore L'uomo era in un garage in via De Martino quando è stato colto da un malore. La polizia e l'ispettorato del lavoro indagano sulla sua posizione contrattuale
Impiegata trapiantata di fegato dà alla luce bimbo a 37 anni
di Sabrina Tomè
![]() |
| Maela con il piccolo Alvise e il marito Roberto |
Tragedia sul lavoro: operaio settantenne cade dalla scala e muore
leggi anche: | ||||||
SALERNO. Quando lo hanno visto a terra, tra barattoli di vernice e gli attrezzi con i quali stava lavorando, probabilmente il suo cuore aveva già cessato di battere. Luigi Gaeta, 69enne residente nella frazione Cappelle, è l’ennesima vittima di un incidente sul luogo di lavoro. Nel suo caso la situazione è resa più drammatica dall’età. Non sono ancora chiare le circostanze che avrebbero visto l’uomo lavorare da solo all’interno di un garage in via Renato De Martino, nel rione Carmine. Sul luogo della tragedia, dopo le forze dell’ordine sono giunti anche gli uomini dell’Ispettorato del lavoro per raccogliere la documentazione necessaria a fare luce sulla vicenda.
Da chiarire, oltre alla dinamica dell’incidente, restano soprattutto le motivazioni che hanno spinto un uomo di 69 anni lavorare in condizioni di rischio. Secondo le prime ricostruzioni, il garage, un tempo officina meccanica, sarebbe dovuto diventare un locale farmacia della Clinica Tortorella, che si trova a poca distanza. Serviva mettere a nuovo i locali in questione e per questo era stata disposta l’imbiancatura delle pareti interne. I dettagli sulla proprietà del garage sono ora al vaglio dell’Ispettorato del lavoro, intento a valutare non solo l’effettiva regolarità dell’uomo ma soprattutto chi abbia commissionato l’intervento. Il garage potrebbe infatti esser stato semplicemente dato in affitto alla clinica, con lavori a carico del locatore su cui gravava, quindi, l’obbligo di accertarsi della regolarità della posizione dei lavoratori. Sono tanti i fattori da valutare, compreso quello sulla responsabilità della sicurezza e su chi dovesse controllare effettivamente chi entrava e usciva da quel garage.
L’incidente ha provocato sgomento sia nel quartiere, dove tantissima gente si è accalcata sull’uscio del garage per capire cosa fosse accaduto, sia nella frazione di Cappelle dove il 69enne operaio abitava con i familiarieravigliosi genitori della ragazza che ha donato il fegato».
8.10.14
intervista a Valentina Loche che Ha deciso di raccontare i nove mesi di gravidanza in un blog
Incuriosito da questo breve ( almeno sula pagina facebook del giornale poi sul cartaceo non saprei ) trafiletto dell'unione sarda 2 ottobre 2014
Valentina Loche vuole "condividere con il web questa esperienza in una sorta di diario in cui scrivo direttamente alla creatura che porto in grembo, e che io e mio marito chiamiamo millimetroemezzo". Da qui il nome del blog Millimetroemezzo.
![]() |
| foto presa dal blog di Valentina |
Come mai tale scelta di tenere <
Come hanno preso le tue due famiglie e il tuo lui questa tua decisione?
I nonni di Millimetroemezzo sono ben felici di leggere questo diario. Mio marito Gianni mi ha assecondato fin dalle prime righe e mi ha seguito in questa avventura in tutto e per tutto.
Una lineetta che ti cambia la vita
Poi a un certo punto una piccola lineetta cambia la tua vita, i tuoi progetti, la tua prospettiva, il tuo modo di vedere le cose.
Una lineetta che segna una probabile gravidanza, una nuova vita che cresce dentro di te.
Un lineetta che segna l'inizio della splendida danza della natura.
E allora capisci che la vita è davvero magica, che la natura è straordinaria e ha deciso di farti questo splendido regalo che è quello di dare la vita.
Fin dal primo momento vivi in una dimensione sognante, immagini questo piccolo esserino di un Millimetroemezzo che nasce e cresce dentro di te, un Millimetroemezzo che dipende esclusivamente da te, un Millimetroemezzo che ti emoziona al solo pensiero di stringerlo tra le tue braccia.
Piano piano scopri tutta la gioia che può dare questa piccola creatura anche al solo annuncio del suo arrivo. Ti sbizzarrisci sul come dirlo, all’inizio con un po’ di difficoltà nel trovare le parole giuste e poi con un semplice “sono in dolce attesa” con un bel sorriso che t’illumina il viso. Ti danno gli auguri, ti abbracciano, si prendono cura di te in un modo incredibile, ti viziano.
E nel frattempo il pancino cresce, lo ammiri con orgoglio e felicità e lo accarezzi giorno dopo giorno. Provi un turbinio di emozioni, gli ormoni diventano ballerini e inizi ad abituarti a questa nuova vita che presto arriverà.
E allora succede che hai voglia di raccontare ciò che hai dentro, ciò che provi, ciò che immagini. Sai che non tutti potrebbero capire, è un’esperienza unica. Però allo stesso tempo hai voglia di gridare al mondo la tua felicità e di raccontare questa splendida avventura che è la danza della natura.
Io l’ho fatto: http://millimetroemezzo.blogspot.it/
E ogni giorno danzo con felicità:-)
Come ci si sente ad essere arrivati alla fine del viaggio della maternità\gravidanza ed ad iniziare quello genitoriale?
E’ una sensazione sempre più strana. Il momento di diventare mamma ormai si avvicina e lo vivo con serenità e curiosità. Zero paura del parto e tanta voglia di vedere come sarà la creatura e di tenerla tra le braccia. Credo che sarà una sensazione unica.
Come mai il nome Millimetroemezzo?
Quando io e Gianni abbiamo scoperto di aspettare un bambino l’embrione misurava un millimetroemezzo (la natura è veramente fantastica!). Da lì Gianni ha iniziato a chiamarlo così, a me è piaciuto subito, ridevo ogni volta che lo nominavamo. Quindi il nome del blog mi è venuto spontaneo.
Dagli esami fatti è un lui o una lei?
Oppure avete deciso di non volerlo sapere fino all'ultimo e lasciare che sia la natura a fare il suo corso?
No no, lo volevamo sapere fin da subito, poi la natura fa comunque il suo corso.
Il tuo blog finirà con la nascita della tua creatura o continuerà anche dopo?
Continuerà anche dopo, ho ancora un sacco di cose da comunicare, insegnarle e trasmetterle.
Ora dopo le domande sul tuo blog vorrei chiederti e togliermi alcune curiosità che mi sono venute leggendo i tuoi post manifesto.
Io sono per la vita, ma sono anche per il non giudizio. Ciascuno decide per sé e per la creatura che porta in grembo. Non si può giudicare senza trovarsi nella stessa identica situazione in quel preciso momento della vita con lo stesso contorno e con le stesse relazioni. Puntare il dito è facilissimo, scegliere non lo è per niente e talvolta si sceglie anche con sofferenza. Nessuno può mai sapere cosa prova una donna dentro di sé, nessuno.
Che ne pensi di ciò?
Avere un figlio è una grossa responsabilità e credo che al giorno d’oggi si possa scegliere il momento giusto per averlo. Sta a noi adulti informare, comunicare e educare i bambini e i ragazzi affinché possano diventare genitori nel momento in cui sono in grado di ricoprire questo ruolo. Non giudico questi ragazzi, ne i loro genitori. In questa società siamo tutti responsabili di tutti.
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO
Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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iniziamo dall'ultima news che è quella più allarmante visti i crescenti casi di pedopornografia pornografia...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...


