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21.2.22

Firenze: "Sei incinta? E che problema c'è? Ti assumo lo stesso", la reazione del datore di lavoro spiazza la candidata al posto

quanto è umano lei diceva un famoso comico ed la stessa cosa dico pure quando un imprenditore \ datore di lavoro si comporta cosi in questa situazione .Il fatto che storie come queste siano ancora una notizia dimostra quanto sia lungo il cammino da percorrere per sradicare le disuguaglianze di genere.

repubblica  21\2\2022



Federica Granai, 27 anni, ha scoperto lo stato di gravidanza


essere stata selezionata da VoipVoice. Lo ha confessato tremante al titolare ed è stata sorpresa dalla risposta. "Dovrebbe essere sempre così", dice l'imprenditore


Era rimasta senza lavoro a causa della pandemia e ha iniziato a cercarne uno nuovo. Quando ha trovato l'azienda giusta che ha deciso di assumerla ha scoperto di essere incinta e ha avuto paura che avrebbe perso per sempre quell'opportunità. E invece è andata in modo diverso, felicemente e inaspettatamente diverso.

Federica Granai ha 27 anni, vive a Santa Croce sull'Arno (Pisa) ed è originaria di Cerreto Guidi (Firenze). Per cinque anni è stata la responsabile del servizio clienti per un'azienda di luce e gas. A giugno 2020  per lei arriva la cassa integrazione. Si candida per il posto di customer care per VoipVoice, azienda di Montelupo Fiorentino (Firenze) che si occupa di telecomunicazioni e servizi informatici. Supera tutti gli ostacoli, dopo il colloquio iniziale ne segue un altro, poi tre prove pratiche e infine il colloquio con l'amministratore delegato e proprietario dell'azienda, Simone Terreni. Federica Granai supera tutte le prove e risulta essere la migliore tra i tanti candidati che ambivano a quel posto di lavoro.
Quando la responsabile della selezione delle risorse umane le comunica il periodo di prova, Granai chiede di poter parlare con Terreni. La voce tremante e lo sguardo
pieno di timore, la donna comunica al suo futuro capo: "Per correttezza, prima di cominciare, ti dico che sono incinta".  "E che problema c'è?" le risponde Terreni. "Mi ha spiazzato - dice la donna -. Ero quasi in lacrime, mi aspettavo di essere accompagnata alla porta d'uscita e invece lui mi ha aperto quella d'ingresso. Mi ha dato la possibilità di prendere anche la maternità facoltativa oltre a quella obbligatoria. Ho creduto che potessero scartarmi perché aspettavo un bambino". Federica aveva completato il corso di formazione che l'azienda prevede per i neo-assunti. Il suo primo giorno di lavoro era fissato per il 7 settembre. "Il 28 agosto ho scoperto di essere incinta. Mi è caduto il mondo addosso perché dopo che la vecchia azienda mi aveva messo in cassa integrazione e avevo saputo di aver superato il primo colloquio in VoipVoice, mi sono licenziata. Conosco storie di moltissime donne rifiutate perché madri, o per la loro volontà di esserlo in futuro. Ho creduto che mi chiedessero di tornare dopo il parto o peggio, che mi avrebbero esclusa. Così avrei perso anche la disoccupazione Naspi. Nel 2022 le donne sono costrette a scegliere tra carriera e famiglia. Siamo succubi del sistema, sembra che non possiamo ambire alla stessa vita che può fare un uomo" dice Federica Granai. "Invece sono rimasta sorpresa. Il primo febbraio sono tornata al lavoro, oggi il mio bimbo compie dieci mesi. Ho un orario di lavoro flessibile con alcuni giorni in smart working, che mi permette di conciliare lavoro e famiglia".

"È così che dovrebbe essere per tutti" commenta l'ad Simone Terreni. "La gravidanza per noi non è assolutamente un problema. Non chiediamo mai a una donna se ha figli o se ha intenzione di averli". Tutte le mattine Terreni scrive un post sui suoi canali social per parlare dell'azienda. La storia di Federica Granai su LinkedIn ha avuto due milioni di visualizzazioni. "Tante donne mi hanno raccontato di avere avuto un'esperienza negativa. Un uomo mi ha scritto 'Mia moglie la hanno assunta, ma è successo in Svezia'. Sono sinceramente stupito. Credo di aver toccato un nervo scoperto della nostra società". L'azienda di Montelupo Fiorentino attua una procedura di selezione del personale molto complessa, con diversi colloqui e prove tecniche. "Qualcuno ci critica per questo. Noi lavoriamo con GiovaniSì di Regione Toscana, una volta selezionato il personale facciamo un contratto di apprendistato per tre anni e poi il tempo indeterminato. Quando si trova la persona idonea a ricoprire il ruolo e investiamo su di lei, perché dovremmo privarcene? Soltanto perché per un periodo sarà in maternità? Qualcuno mi ha scritto che se si ha bisogno urgente di una figura professionale per l'azienda, il periodo di maternità può essere un ostacolo. Ma noi non dobbiamo tappare buchi all'improvviso, pianifichiamo. Per me come imprenditore è un motivo d'orgoglio che le persone che lavorano con me possano crescere e realizzarsi e fare un progetto di vita. Il lavoro è un patto e in quanto tale è anche etico, si basa su una scelta reciproca, non è sfruttamento. Inoltre la nostra è un'azienda informatica, per noi è fondamentale usare gli strumenti digitali. C'è lo smart working e ci sono i servizi in cloud, perché non utilizzarli?". 

28.12.16

QUELLI CHE NON VOGLIONO LE MAMME CHE ALLATTANO AL SENO, PERCHÉ DÀ SCANDALO

  da   http://www.famigliacristiana.it/ del 22\12\2016

 


E' la cosa più naturale e bella da vedere, una madre che nutre il proprio bambino al seno, l'ultima di cui vergognarsi. Peccato che non la pensino così a Bologna, dove una giovane madre, borsista all'Università Alma Mater. è stata allontanata perché voleva allattare il figlio di 5 mesi. Ed è accaduto a Palazzo d’Accursio, in una sede del Comune. Ma era successo anche a Imperia, dove una mamma che aveva cercato di allattare in un ristorante ne era stata allontanata.



Simonetta Pagnotti


Mi dispiace, qui cibi e bevande non sono ammessi, non posso fare eccezioni”. Di fronte al diktat perentorio quanto sbrigativo del custode e al conseguente invito ad abbandonare i locali della mostra, deve essere rimasta a dir poco basita Chiara Cretella, assegnista di ricerca presso l’Alma mater di Bologna. Non aveva in mano un cono gelato, non voleva mangiarsi una pizzetta né consumare una bibita passando da un quadro all’altro dell’esposizione. Teneva in braccio un bimbo di cinque mesi che urlava per la fame e aveva chiesto semplicemente di allattarlo in un angolo di un locale riscaldato. Peccato che il fattaccio - come chiamarlo in altro modo?- sia successo in una città accogliente e in genere tutt’altro che bacchettona come Bologna.
La stessa protagonista è apparsa incredula testimoniando con amarezza quanto le è successo. Pochi giorni fa si trovava a Palazzo d’Accursio, sede del Comune, nella cornice meravigliosa di Piazza Maggiore. Era lì per lavoro, doveva tenere una relazione durante un convegno in svolgimento in Cappella Farnese. Anche questo un luogo simbolo, ex cappella del Legato pontificio dove fu incoronato Carlo V e oggi sede prestigiosa di eventi, ma piuttosto gelida oltre che affollata, e quindi poco adatta all’allattamento di un neonato. E così Chiara, prima di tenere la sua relazione, aveva cercato un posto più caldo - e anche più tranquillo - per allattare il suo bambino. L’aveva individuato nei locali adiacenti dove è ancora in corso la mostra dedicata a Wolfango. Si era già seduta quando il custode, indovinando le sue intenzioni, l’ha invitata ad allontanarsi.
Un gesto dettato da ignoranza condita con il più ottuso perbenismo? Senza dubbio. Ma ci vuole anche una buona dose di volgarità nel paragonare l’allattamento di un bambino al consumo di patate fritte e pop corn. Il papà del piccolo ha protestato, ha cercato di farlo ragionare ma poi, di fronte alla sua intransigenza, ha dovuto desistere.




                          Madonna Litta, Leonardo Da Vinci


La vicenda poco onorevole, per fortuna, ha avuto un lieto fine. Chiara ha pensato di tentare una seconda volta nelle sale della Pinacoteca comunale, al piano di sopra, “piene di immagini della Madonna col Bambino”. La custode, pensionata e perciò volontaria ma soprattutto dotata di buon senso, le ha dato volentieri il via libera e così il piccolo ha smesso di piangere e la ricercatrice ha potuto tenere la sua relazione.
La macchia però rimane e così l’amarezza per l’assurdità della vicenda. Mentre non sono mancate proteste e flash mob, in seguito all’episodio di Bologna e all’altro di Imperia, dove una mamma che aveva cercato di allattare in un ristorante ne era stata allontanata, è partita una petizione on line per chiedere una legge che tuteli il diritto all’allattamento nei locali pubblici. Al momento sono già state raccolte 26.000 sottoscrizioni.Niente da eccepire, anche se viene spontaneo porsi una domanda. Chi può provare fastidio o peggio sentirsi offeso da una mamma che allatta? E sale la tristezza se per tutelarla, nel tempo delle pari opportunità e dei “Fertility day”, si è reso necessario invocare la legge.



In un epoca in cui la pornografia prima quasi nascosta sta ormai diventando fenomeno di massa tanto d'essere chiamata pornocultura



chi ha difficoltà con lo spagnolo trova nel libro ne parlerò prossimamente su queste pagine , qui sotto un articolo intervista a gli autori

L'immagine può contenere: 2 persone

 concordo    con questo commento   all'articolo prima citato  

Fratelli23 dicembre 2016 alle 16.26
Che deriva penosa sta vivendo la nostra società . La sessualità senza più pudore , le immagini , i siti porno, le battute col doppio senso di artisti e politici , non meritano più censura , mentre l'allattamento si . Stupore e sdegno non hanno limiti .


ortunità e dei “Fertility day”, si è reso necessario invocare la legge.

21.4.16

storie di vita e di morte i caso di un Impiegata trapiantata di fegato dà alla luce bimbo a 37 anni Maela Donadello è stata colpita da un'epatite fumlinante a 19 anni: una donazione le ha salvato la vita e quello della Tragedia sul lavoro: operaio settantenne cade dalla scala e muore L'uomo era in un garage in via De Martino quando è stato colto da un malore. La polizia e l'ispettorato del lavoro indagano sulla sua posizione contrattuale

queste due storie minroportano in mente    due  precedenti post  uno mio una specie di recensione sul film un sapore di ruggine ed ossa e il secondo   tratto da  una storia vera  dell'utente  Daniela Maria Tuscano



Impiegata trapiantata di fegato dà alla luce bimbo a 37 anni
Maela Donadello è stata colpita da un'epatite fumlinante a 19 anni: una donazione le ha salvato la vita
Maela con il piccolo Alvise e il...
Maela con il piccolo Alvise e il marito Roberto


PADOVA. Aveva 19 anni quando è stata colpita da un’epatite B fulminante ed è entrata in coma. Si è salvata grazie a un dono prezioso, il fegato di una ragazza deceduta mentre lei, con la morte, ci stava lottando. Maela si è risvegliata dopo il trapianto con la prospettiva di una nuova vita davanti. E ora, a 37 anni, ha a partorito uno splendido bimbo: Alvise, nome scelto in onore del medico che le fece il trapianto.
È una storia di speranza, di fiducia, di coraggio e di buona sanità quella che ha per protagonista un’impiegata del settore informatico, Maela Donadello originaria di Padova, ma residente a Mira con il marito Roberto Furegon di 42 anni. Giovedì scorso, poco dopo le 19, alla Clinica Ostetrica di Padova, la donna ha dato alla luce alla trentaquattresima settimana e col parto cesareo, un bimbo di 2 chili e 230 grammi.Il neonato è rimasto solo un giorno nella culla termica: ora sta benissimo, così come in perfetta salute è la sua mamma. Che ha coronato un sogno ritenuto a lungo irrealizzabile.
Maela si ammala nel marzo del ’98, la diagnosi è terribile: epatite fulminante. Il tempo, però, è dalla sua parte: pochi giorni dopo, il 4 aprile, la giovane viene ricoverata a Padova e sottoposta a trapianto di fegato eseguito a dall’équipe del professor Alvise Maffei e Giorgio Gerunda. Dopo venti giorni Maela, che lotta come un leone per riprendersi la vita, è già a a casa. «Ho reagito, aiutata forse dalla giovane età», racconta oggi dal suo letto in Azienda Ospedaliera, «In questi anni la qualità della vita è stata ottima, non ho avuto problemi di rigetto». A sostenerla nel percorso clinico sono la dottoressa Rosa Iemmolo del Policlinico di Modena (Gerunda nel 2003 divenne primario nell’ospedale della città emiliana). Tutto procede per il meglio, poi, nell’aprile dello scorso anno, una battuta d’arresto: un intervento di anastomosi bilio-digestiva per stenosi anastomotica. Maela supera questo scoglio, ma a luglio si presenta un altro problema che la costringe a un ricovero a Mirano. L’impiegata si riprende, ma il suo fisico è indebolito. E lei, che da tempo desidera un figlio, si rassegna all’idea di non poterlo avere. «Non era arrivato prima, non credevo potesse arrivare mai più», racconta, «D’altra parte, pensai, non si può volere tutto». Due mesi dopo, a settembre, Maela è incinta. Seguita a Padova dal professor Guido Ambrosini, la donna ha una gravidanza che lei descrive bellissima. Fino a quando aumentano pericolosamente i valori dei sali biliari. Maela viene immediatamente ricoverata alla Clinica ostetrica del professor Erich Cosmi.
«Grazie alle cure e al costante monitoraggio è stato raggiunto il fantastico traguardo di 34
settimane», spiega Maela. Alle 19.13 del 14 aprile nasce Alvise. «Il mio grazie eterno», dice Maela, «oltre alla mia famiglia, ai medici che hanno fatto della professione una passione, agli angeli custodi,va ai meravigliosi genitori della ragazza che ha donato il fegato».


Tragedia sul lavoro: operaio settantenne cade dalla scala e muore

L'uomo era in un garage in via De Martino quando è stato colto da un malore. La polizia e l'ispettorato del lavoro indagano sulla sua posizione contrattuale






SALERNO. Quando lo hanno visto a terra, tra barattoli di vernice e gli attrezzi con i quali stava lavorando, probabilmente il suo cuore aveva già cessato di battere. Luigi Gaeta, 69enne residente nella frazione Cappelle, è l’ennesima vittima di un incidente sul luogo di lavoro. Nel suo caso la situazione è resa più drammatica dall’età. Non sono ancora chiare le circostanze che avrebbero visto l’uomo lavorare da solo all’interno di un garage in via Renato De Martino, nel rione Carmine. Sul luogo della tragedia, dopo le forze dell’ordine sono giunti anche gli uomini dell’Ispettorato del lavoro per raccogliere la documentazione necessaria a fare luce sulla vicenda.
Arturo Sessa: «Seguiremo con attenzione le indagini della Procura e dell’ispettorato del lavoro. Se ci saranno delle responsabilità, siamo pronti a fare la nostra parte».
Intorno alle 17 il corpo già senza vita dell’uomo è stato notato da un operaio della manutenzione della Clinica Tortorella che si trovava in un locale adiacente al garage di via De Martino dove il 69enne stava imbiancando la parte superiore della saracinesca interna che dà sulla strada principale. Il soccorritore ha avvertito dapprima il 118, poi sono stati gli stessi sanitari della clinica a intervenire, ma per l’uomo non c’era già nulla da fare. La ferita alla testa dovuta alla rovinosa caduta dalla scala posta sopra la saracinesca era ampia e profonda. Ma nel terribile volo, il 69enne pare abbia riportato anche una frattura al braccio e varie contusioni. Per fare piena luce sulle cause della caduta, però, saranno necessari accertamenti sanitari ulteriori rispetto a quelli effettuati sul posto dal medico legale Giovanni Zotti. L’esito dei primi rilievi farebbe pensare a un malore, probabilmente un infarto, che avrebbe colto l’uomo proprio mentre si trovava sospeso sulla scala: ipotesi confermata anche dagli evidenti segni di pittura non portati a termine. Non è neppure esclusa la possibilità che una distrazione o un capogiro abbiano fatto scivolare l’imbianchino.Raveane (Cisl) dopo la tragedia di Plaus: «Serve più formazione, come a Trento» Sul luogo della tragedia, poco dopo i sanitari, sono giunti anche gli agenti della polizia di Stato e della scientifica, mentre a seguire è stato necessario l’intervento della polizia municipale per regolare il traffico. Il figlio della vittima, accorso poco dopo l’aver appreso la notizia, era in evidente stato di shock. Intorno alle 18.30, ultimati gli accertamenti affidati agli agenti della polizia scientifica, la salma di Luigi Gaeta è stata trasportata all’obitorio dell’azienda ospedaliera “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”.
Da chiarire, oltre alla dinamica dell’incidente, restano soprattutto le motivazioni che hanno spinto un uomo di 69 anni lavorare in condizioni di rischio. Secondo le prime ricostruzioni, il garage, un tempo officina meccanica, sarebbe dovuto diventare un locale farmacia della Clinica Tortorella, che si trova a poca distanza. Serviva mettere a nuovo i locali in questione e per questo era stata disposta l’imbiancatura delle pareti interne. I dettagli sulla proprietà del garage sono ora al vaglio dell’Ispettorato del lavoro, intento a valutare non solo l’effettiva regolarità dell’uomo ma soprattutto chi abbia commissionato l’intervento. Il garage potrebbe infatti esser stato semplicemente dato in affitto alla clinica, con lavori a carico del locatore su cui gravava, quindi, l’obbligo di accertarsi della regolarità della posizione dei lavoratori. Sono tanti i fattori da valutare, compreso quello sulla responsabilità della sicurezza e su chi dovesse controllare effettivamente chi entrava e usciva da quel garage.
L’incidente ha provocato sgomento sia nel quartiere, dove tantissima gente si è accalcata sull’uscio del garage per capire cosa fosse accaduto, sia nella frazione di Cappelle dove il 69enne operaio abitava con i familiari
eravigliosi genitori della ragazza che ha donato il fegato».

8.10.14

intervista a Valentina Loche che Ha deciso di raccontare i nove mesi di gravidanza in un blog






Incuriosito da questo breve ( almeno sula pagina facebook del giornale poi  sul cartaceo non  saprei  ) trafiletto dell'unione sarda 2 ottobre 2014





Valentina Loche vuole "condividere con il web questa esperienza in una sorta di diario in cui scrivo direttamente alla creatura che porto in grembo, e che io e mio marito chiamiamo millimetroemezzo". Da qui il nome del blog Millimetroemezzo.
foto presa dal blog di Valentina 

ho deciso che : essendo single ed essendo uomo e quindi poco adatto \ capace di descrivere l'emozioni e le sensazioni del lungo viaggio che è la gravidanza ormai giunta quasi al termine di  farlo raccontare tramite intervista  alla diretta interessata  ( chiedo scusa per il ritardo , visto che il  blog  è attivo  da  8 mesi  ma ho scoperto solo ora questo toccante e sensibili blog femminile ) tramite una intervista con la diretta interessata anche se mediata ( ma è comprensibile visto le difficoltà che hanno le donne in gravidanza ) dalla gentilissima e disponibile , che sentitamente ringrazio, Eleonora Casula (ww.webjournalist.eu la sua " madrina web " 



Come mai tale scelta di tenere <> ( tua breve dichiarazione all'unione sarda) ?
Il web è pieno di informazioni tecniche sulla gravidanza, di consigli su cosa è meglio fare o non fare. Li leggi ma poi ti accorgi che ogni gravidanza è soggettiva. Io nella mia soggettività ho deciso di raccontarla dal punto di vista emozionale ed educativo. Sono una fan dell’educazione alle emozioni, non ho saputo resistere!
Come hanno preso le tue due famiglie e il tuo lui questa tua decisione?
I nonni di Millimetroemezzo sono ben felici di leggere questo diario. Mio marito Gianni mi ha assecondato fin dalle prime righe e mi ha seguito in questa avventura in tutto e per tutto.
Una lineetta che ti cambia la vita
Poi a un certo punto una piccola lineetta cambia la tua vita, i tuoi progetti, la tua prospettiva, il tuo modo di vedere le cose.
Una lineetta che segna una probabile gravidanza, una nuova vita che cresce dentro di te.
Un lineetta che segna l'inizio della splendida danza della natura.
E allora capisci che la vita è davvero magica, che la natura è straordinaria e ha deciso di farti questo splendido regalo che è quello di dare la vita.
Fin dal primo momento vivi in una dimensione sognante, immagini questo piccolo esserino di un Millimetroemezzo che nasce e cresce dentro di te, un Millimetroemezzo che dipende esclusivamente da te, un Millimetroemezzo che ti emoziona al solo pensiero di stringerlo tra le tue braccia.
Piano piano scopri tutta la gioia che può dare questa piccola creatura anche al solo annuncio del suo arrivo. Ti sbizzarrisci sul come dirlo, all’inizio con un po’ di difficoltà nel trovare le parole giuste e poi con un semplice “sono in dolce attesa” con un bel sorriso che t’illumina il viso. Ti danno gli auguri, ti abbracciano, si prendono cura di te in un modo incredibile, ti viziano.
E nel frattempo il pancino cresce, lo ammiri con orgoglio e felicità e lo accarezzi giorno dopo giorno. Provi un turbinio di emozioni, gli ormoni diventano ballerini e inizi ad abituarti a questa nuova vita che presto arriverà.
E allora succede che hai voglia di raccontare ciò che hai dentro, ciò che provi, ciò che immagini. Sai che non tutti potrebbero capire, è un’esperienza unica. Però allo stesso tempo hai voglia di gridare al mondo la tua felicità e di raccontare questa splendida avventura che è la danza della natura.
Io l’ho fatto: http://millimetroemezzo.blogspot.it/
E ogni giorno danzo con felicità:-)
Come ci si sente ad essere arrivati alla fine del viaggio della maternità\gravidanza ed ad iniziare quello genitoriale?
E’ una sensazione sempre più strana. Il momento di diventare mamma ormai si avvicina e lo vivo con serenità e curiosità. Zero paura del parto e tanta voglia di vedere come sarà la creatura e di tenerla tra le braccia. Credo che sarà una sensazione unica.
Come mai il nome Millimetroemezzo?
Quando io e Gianni abbiamo scoperto di aspettare un bambino l’embrione misurava un millimetroemezzo (la natura è veramente fantastica!). Da lì Gianni ha iniziato a chiamarlo così, a me è piaciuto subito, ridevo ogni volta che lo nominavamo. Quindi il nome del blog mi è venuto spontaneo.
Dagli esami fatti è un lui o una lei? 
Ahi ahi ahi… quindi non hai letto il blog? Dai ti do’ un aiutino per trovare il post giusto http://goo.gl/Mu0v7r
Oppure avete deciso di non volerlo sapere fino all'ultimo e lasciare che sia la natura a fare il suo corso?
No no, lo volevamo sapere fin da subito, poi la natura fa comunque il suo corso.
Il tuo blog finirà con la nascita della tua creatura o continuerà anche dopo?
Continuerà anche dopo, ho ancora un sacco di cose da comunicare, insegnarle e trasmetterle.
Ora dopo le domande sul tuo blog vorrei chiederti e togliermi alcune curiosità che mi sono venute leggendo i tuoi post manifesto.
Si vede che sei una pro life ed antiabortista, confermi o smentisci? Se dovesse essere confermata la prima cosa ne pensi dell'aborto?
Io sono per la vita, ma sono anche per il non giudizio. Ciascuno decide per sé e per la creatura che porta in grembo. Non si può giudicare senza trovarsi nella stessa identica situazione in quel preciso momento della vita con lo stesso contorno e con le stesse relazioni. Puntare il dito è facilissimo, scegliere non lo è per niente e talvolta si sceglie anche con sofferenza. Nessuno può mai sapere cosa prova una donna dentro di sé, nessuno.
Che ne pensi di ciò?



Avere un figlio è una grossa responsabilità e credo che al giorno d’oggi si possa scegliere il momento giusto per averlo. Sta a noi adulti informare, comunicare e educare i bambini e i ragazzi affinché possano diventare genitori nel momento in cui sono in grado di ricoprire questo ruolo. Non giudico questi ragazzi, ne i loro genitori. In questa società siamo tutti responsabili di tutti.

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...