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1.5.14

ma va !!! Il giurista Rodotà sabato a Cagliari per partecipare al Festival della filosofia «L’Italia corre il rischio di una svolta autoritaria»

in sottofondo  linea  gotica -  Csi-Prg e cara  democrazia  - Ivano Fossati 


Lo so  che  come dice la mia vecchia  dovrei essere   modestia . Ma  ci  sono anche dei casi , come questo  ,  in cui   si dicono cose ovvie  ( a chiunque   ) basta vedere  un tg  o  aprire un giornale  o farsi un   giro per la rete  e per i social  per  accorgesene   \ per rendersene  conto  .  Niente  di nuovo sotto il sole   quindi   non è  una  novità  .E '  dal 1948 ( quel periodo  che va  sotto l'orripilante espressione prima repubblica    )    fino ad  essso  , salvo alcune  scosse    che rischiamo  fra alti e bassi , sangue  e bombe    che rischiamo   la  svolta autoritarià  . Non è che quello  del  giurista  Rodotà   sarà l'ennessimo  , come lo definicono  molti , al lupo al  lupo ?

(  .. )  noi siamo tutti in fila davanti al bagno,
e noi siamo tutti in fila davanti a un segno,
e noi siamo tutti al fiume a trasformare l'oro in stagno.
Ma prima di aver finito faremo un buco nell'infinito
e accetteremo l'invito a cena dell'Uomo Ragno.
(....) 
                           La  ballata  dell'uomo ragno di  Francesco  de  Gregori    (  testo  )


 Mi chiedo ma ci voleva  un  rodotà   a  dircelo ?  E  che  siamo stanchi  e sfiduciati   di scendere  in piazza   e allora  ci rifugiamo \  ci sfoghiamo nel web  e   ( non è  il mio caso  )  nel reflusso   come  abbiamo fatto  negli annni 80\90  e  poi  dopo il 2007  con il berlusconismo  . Aspettando  , come la  strofa  sopra  ,  un altro  25  luglio e il prossimo governo badoglio 

 da la  nuova sardegna  del   1\5\ 2014

Potere concentrato al vertice, meno controllo e indebolimento degli istituti di garanzia: così riduciamo gli spazi della democrazia
di Costantino Cossu

Come con le parole si costruisce il diritto e come il diritto costruisce le parole. Un doppio canale attraverso il quale, se le cose funzionano, l’attività legislativa su cui si fonda la vita di una comunità definisce un quadro normativo capace di rispondere alle esigenze dei singoli e dell’intera collettività. Oggi però sempre di meno le cose funzionano, con effetti negativi che sono sotto gli occhi di tutti. “Parole e diritto” è il tema dell’incontro che sabato prossimo, al Festival della filosofia di Cagliari, vedrà protagonista Stefano Rodotà, giurista da sempre impegnato sul fronte della politica. E proprio sul filo del rapporto tra cultura (giuridica ma non solo) e politica si snoda il colloquio con Rodotà in
attesa dell’appuntamento cagliaritano. Professor Rodotà, come si configura oggi il rapporto tra linguaggio e diritto? «Il diritto è una forma di linguaggio che può essere adoperata in maniera ambivalente: per rispecchiare la realtà oppure per occultarla; per sistematizzare un corpo di norme aderente agli interessi collettivi, oppure per favorire interessi corporativi o comunque di parte, se non addirittura personali. Quest’ultima eventualità è più facile che si realizzi se passa, per carenza di competenze giuridiche o per strategia voluta, la logica che le leggi siano confuse, non chiare, non immediatamente interpretabili». Lei si rifà a una tradizione, quella illuministica, secondo la quale il diritto deve essere comprensibile da tutti. Oggi è così? «La immediata comprensibilità delle norme giuridiche è uno dei passaggi fondamentali attraverso i quali si è definita la modernità. Il diritto deve essere un linguaggio accessibile non solo sul piano strettamente materiale (disponibilità effettiva dei codici) ma anche sul piano della interpretazione. Stendhal, in una lettera indirizzata a Balzac mentre vergava le pagine di quel grande capolavoro che è “La Certosa di Parma”, annota: “Per trovare il tono giusto alla mia scrittura leggo ogni mattina due o tre pagine del Codice civile”. Ecco: ci possono essere testi normativi immediatamente comprensibili come quello di un romanzo realistico alla Stendhal, stilisticamente accettabili e nei quali si ritrova, tutta intera, la realtà». C’è però un altro modo di usare il linguaggio del diritto, un modo che c’entra poco con la chiarezza della Ragione cara alla cultura illuminista di matrice francese… «Sì. Come dicevo, il diritto può essere usato anche per nascondere la realtà, per manipolarla secondo fini che con la natura del diritto medesimo non hanno niente a che fare. Ciò può accadere, ad esempio, per difetto di tecnica. E in questo caso l’effetto perverso può, ovviamente, anche non essere intenzionale. Mi spiego: se voglio redigere una norma che sia, come sempre dev’essere a termini di diritto, generale ed astratta, devo essere capace, tecnicamente, di scriverla in modo da comprendere nel testo situazioni che possono essere, tra loro, molto diverse. Se non sono in grado di fare questo, posso anche arrivare a redigere non una norma generale ed astratta valida per tutti, ma una legge valida per pochi, se non addirittura “ad personam”. Poi c’è un’altra maniera, che presuppone una intenzionalità: io voglio deliberatamente rendere poco comprensibile la legge al comune cittadino per riservarne la comprensione a una casta di sacerdoti del diritto, i quali saranno i soli che potranno dire qual è il significato della legge. Con due vantaggi, per i sacerdoti: uno di potere e l’altro, come è facile intendere, economico». Un secondo aspetto del rapporto tra parole e diritto riguarda il modo in cui il diritto considera le parole. «Anche su questo aspetto vorrei fare un riferimento concreto. L’articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di manifestazione del pensiero. Il diritto diventa lo strumento grazie al quale la parola, la libera manifestazione del pensiero, viene tutelata come un diritto fondamentale della persona. Come sappiamo, però, questo diritto non è assoluto, può essere vincolato a dei limiti. E qui si apre tutta una serie di questioni oggi particolarmente vive. La libertà di parola, ad esempio, si confronta con il divieto alla diffamazione: il mio diritto limitato dai i diritti di altri soggetti. Ma poi c’è il problema più generale del diritto al dissenso, che è molto complicato. Quali sono i confini entro i quali il dissenso può essere manifestato? Pensiamo al linguaggio dell’odio nei confronti delle donne, degli ebrei, dei neri, degli omosessuali. Sino a che punto si può considerare che queste forme violente di linguaggio rientrino nel diritto al dissenso? Non è una questione pacifica. Negli Stati Uniti ci sono sentenze che legittimano anche queste tipologie estreme del diritto alla libera manifestazione del pensiero. Un altro ambito di possibile limitazione della libertà di parola è il negazionismo storico. Come si vede, tutte questioni aperte”. A proposito di dissenso, lei è tra i firmatari di un manifesto contro le riforme istituzionali messe in cantiere dal governo in carica. Un documento che si intitola “Verso una svolta autoritaria”. Renzi liberticida? «Qui dal rapporto tra parole e diritto ci spostiamo al modo in cui si sta tentando, nel nostro Paese, di cambiare l’assetto costituzionale. Se io strutturo un sistema istituzionale, come c’è il concretissimo rischio che accada oggi in Italia, prevedendo una concentrazione di potere al vertice, indebolendo norme e istituti di controllo e di garanzia, eliminando gli equilibri tra poteri, sto facendo un’operazione che non è neutra rispetto al grado di agibilità degli spazi della democrazia. La parola autoritarismo può impressionare. E però, ci sono varie forme di autoritarismo. Non c’è solo quello che abbiamo conosciuto durante il ventennio fascista. Anche ridurre gli spazi della democrazia significa praticare una forma di autoritarismo. Ma c’è, oltre al merito, una questione di metodo: autoritarismo è quando, di fronte ad un progetto di riforma costituzionale molto discutibile, alle critiche si risponde con un drastico e ultimativo “prendere o lasciare”. Non c’è margine per la discussione, il confronto disturba il manovratore e tutto ciò che è pensiero critico viene espulso dal dibattito politico. Uno dei caratteri fondativi della democrazia è il dialogo. Posso non essere d’accordo con le tue opinioni, ma sono tenuto a discuterne, a prenderle in considerazione, non mi posso negare al confronto. Quando, come oggi accade, queste premesse sono cancellate, c’è un pericoloso slittamento verso una tentazione autoritaria».

28.9.12

c'era una volta 1992-1994 puntata VIII ] ho visto nascere , svilupparsi , forza italia


Non avendo   né  voglia di cercare  storie interessanti   scontate  e sempre uguali ,né   parlare di me  (   del perché sono ritornato in analisi ,ma  prima o poi ne parlerò promesso )    riprendo  anche se  con riserva  in quanto come mia ha detto  la  professoressa  di  storia  contemporanea  dell’università    <<  fino a gli ultimi  50 anni   è  storia  dopo  è cronaca  non è ancora  storia  >>   a parlare \ raccontare    , vedere  post precedenti  ,  del periodo storico  1992-1994.
Eravamo   rimasti a ….. mumble  ….   Ah si adesso ricordo al post  :  Via d'Amelio 19 luglio 1992-19 luglio 2012 [c'era una volta 1992-1994 puntata VII] +.....  

                                  La nascista  di Forza Italia e il Governo berlusconi  I


Come  ho già detto nelle puntate precedenti  , questo periodo  è stato  il decennio  in cui  ho scelto da che parte stare . Ero onnivoro leggevo   di tutto  (  quotidiani   ,  settimanali  ,  inserti  , libri di storia  ed politica   e  trasmissioni  tv specie di quel periodo  che pseudo storici  e  giornalisti   chiamavano è 
per indicare il periodo antecedente  al  1993\4 chiamano tutt'ora prima repubblica     )   a  360 ° .
Ricordo  acora  anche  se vagamente  ( avevo  16\17  anni  ) la  sua indecisione prima di gettarsi nella mischia o per  usare  la  sua  espressione  scendere  in campo   .
Ricordo  ancora  , quando una volta rotti gli indugi , ciò avenne  . Fu  fra  << Il 10 dicembre a Brugherio Berlusconi inaugura il primo club Forza Italia e ne presenta l'inno[13]. Il 15 dicembre viene aperta la sede centrale di Forza Italia in un palazzo in via dell'Umiltà a Roma che è lo stesso che fu la sede del Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo. Il 18 gennaio 1994 Berlusconi, Tajani, Luigi Caligaris, Martino, Valducci, danno vita al Movimento Politico Forza Italia. L'annuncio della discesa in campo viene dato con un messaggio televisivo il 26 gennaio;>>  ( da forza  italia voce  omonima  di wikipedia  )  . Certo    l'uso di questo mezzo inusuale per la politica tradizionale suscita commenti che vanno dall'ammirativo per l'abilità comunicativa di Berlusconi alla preoccupazione per l'effetto distorsivo per il corretto funzionamento della democrazia di una concentrazione di potere mediatico in una sola persona in misura anomala rispetto agli altri Paesi occidentali . E fu  per  me   cher mi avvicinavo  alla  politica  una  novita   rispetto   al  consociativismo  \  partitocrazia  che  aveva   costituito  la  storia repubblica  fino al 1992 . Ricordo   come  Forza italia  in dagli inizi il partito si configura come una novità assoluta anche nelle strutture organizzative: al posto di un segretario come negli altri partiti, <<  vi è un presidente, Berlusconi stesso; anziché una direzione nazionale vi è il comitato di presidenza, composto da Silvio Berlusconi, Antonio Martino, Luigi Caligaris, Antonio Tajani, Mario Valducci, che è anche amministratore nazionale. Non c'è nemmeno un'assemblea nazionale, ma l'assemblea degli associati (e iscriversi costava centomila lire, con in omaggio l'audiocassetta con l'inno). Il movimento non ha neppure sezioni comunali e provinciali, ma solo rappresentanze regionali e la sede centrale romana, che però non è la stessa che coordina i club, che è sita a Milano. >> Alla  stessa maniera  ricordo  come  (  sia  in buona fede  sia  in malafede  da  gente  che  farà il salto  sul carro  del vincitore  )   veniva   per  la   sua  struttura,per  le origini e la presenza all'interno, in questa fase, di molti uomini di Fininvest e Publitalia '80, si parlerà subito fra i detrattori di partito-azienda di partito di plastica di partito personale o anche partito eversivo (nel senso di partito completamente nuovo, estraneo alla tradizione liberale, fondato sulla lealtà incondizionata nei confronti del capo, non nei confronti di un'idea o di un progetto). 
Inizialmente  ascoltai  quasi attrato   ( anche  se  intrinseco di di populismo e demagogia  , ma  almeno era concreto   e parlava    al cuore   della  gente  ) il famoso  discorso d'inizio  


poi   dopo alcuni fatti  di  cui  palerò nelle  righe  che seguono     che possono  essere  riassunti da  questo video satirico 


Mi sveglai completamente   dall'ipnosi  e  votai per i progressisti  (  centro sinistra  ) anche se come una cassandra



                       Spezzone tratto dal film "Aprile" di Nanni Moretti, sul 28 marzo del 1994

capiì  che  avrebbe  vinto Berlusconi e i rappresentanti  del centro sinistra  li come ebeti





Ecco  i fatti  che  mi sottrassero al demagogo

1) Il suo rifiutare ogni contraddittorio pubblico  ( almeno fino alle  elezioni del 1996  e  del 2001 )
2) l'attaccare    come comunista   anche   chi non era   magari è di destra ma  una destra liberale . L'esempio più  clamoroso   che ricordo  fu  quando  , non  con precisione ,se  nella  trasmissione tv  di Rai 3   Samarcanda  o  il rosso e  nero   di Santoro  , furono invitati  Giovanni Ruggeri- Mario Guarino autori   di    Berlusconi: inchiesta sul signor TV, Editori Riuniti, Roma 1987  e il il primo
 Berlusconi: gli affari del presidente, Kaos Edizioni, Milano1994, 2) la  strana  (  forse  s'era  vicino ad elezioni  e non voleva  avere  processi in corso  o farsi vedere come  magnanimo verso coloro  che parlavano male di lui oppure  ed   è questa la mia teoria   gli elementi   erano inoppugnabili )  denuncia ritirata  a BERLUSCONI UNA BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA  di   Claudio Fracassi e Michele Gambino edita dal  settimanale  d'avvenimenti .
Tale   tale rivista è fallita , nonostante   i finanziamento pubblico  , per le lotte interne  fra  sinistra imboscata    , radical  chic , raccomandata  ,ma  soprattutto perchè   dava fastidio sia alla destra
che alla sinistra istituzionale \ parlamentare comunque  chi vuole  lo trova  qui
3) il pestaggio  di uomini  di berlusconi o di gente  vicini a  forza italia  di Gianfranco Mascia  allora leader  del movimento  boicotta il biscione   che proponeva di colpire l'impero di Berlusconi boicottandolo nel suo impero  tv  e non , ed  ( cosa  a cui aderì  subito  dopo la  sua  aggressione  facendomi ridere dietro ancora  oggi   sia  d'amici di sinistra   che  ancora  mi considerano fascista o berlusconianio  )  facendosi  mandare  visto  ch'era  gratis    con corriere  espresso il kit  per creare  un circolo  di  forza  italia ., 4)  la  campagna  fatta  di denigrazione  , d'articoli pilotati suii  giornali e  dileggio  degli  avversari    anticamera  di quello che sarà il periodo fra  il  2001-2005\6   e la cosidetta macchia  di fango  ,la  distribuzione di  opuscoli  tipo i suoi futuri  libri  apologettici
5) la  falsa  cessione  delle sue  attività  imprenditoriali e mediatiche infatti affido  affidando la gestione ai figli o a persone di fiducia e mantenendone la proprietà  6) troppa  , almeno  al livello della mia  regione   , gente arrivista  o voltagabbana

mi fermo qui perchè : 1)  rischierei  di essere ulteriormente  fazioso \ di parte ., 2)  il resto è storia   troppo recente   per  potersi  addentrare in un commento  obbiettivo  .  Comunque per chi fosse interessato  ecco alcuni link  per  approfondire

http://it.wikipedia.org/wiki/Forza_Italia
http://it.wikipedia.org/wiki/Ingresso_in_politica_di_Silvio_Berlusconi
http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Berlusconi#Campagna_elettorale_ed_elezioni_del_1994
 http://it.wikipedia.org/wiki/Bibliografia_su_Silvio_Berlusconi
http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Berlusconi_nella_cultura_popolare
http://berlusconeide.altervista.org/home.html




14.8.12

se invece di parlare dell'abuso del corpo femminile sui quotidiani si parlasse d'altro


E la sinistra riscopre il culo delle donne

noreply@blogger.com (Spidertruman)aI segreti della casta - 10 ore fa
Bruno Manfellotto, direttore dell’Espresso, non lo fa mai di pubblicizzare il suo giornale su facebook. Ma questa volta era particolarmente orgoglioso. Aveva tra le mani una copertina di quelle che non si dimenticano. Di quelle che meritano di metterci la faccia. E cosí contravvenendo al suo solito pudore l’ha postata sul social network per darle la giusta visibilità. La copertina, che qui pubblichiamo, molti di voi probabilmente la conoscono. Il titolo “Un tuffo nella crisi” rimanda all’immagine di una donna in costume immersa nelle acque. La posa e la bandiera stampata sulla .... continua  sul blog 

  caro\i amici 
Ormai   ci dovremo essere  abituati  è  una battaglia  persa  perchè   tira  di più in termini di mercato una copertina  con un culo  o  un seno  femminile   che  una copertina   sui problemi reali  e  che ormai  si arrivati a tale  punto

E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell' Ipocrisia
perchè una mano lavasse l' altra, tutti colpevoli e così sia!
E minacciosi ed un po' pregando, incenso sparsero al loro Dio,
sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io...






e che ormai s'è affermata una battuta profetica  all'epoca ( siamo  nei primi anni  '80  all'inizio del  riflusso  poi  sfociato nel berlusconismo  )  di Elle Kappa primi anni   '80   : << Mamma, ma cosa fanno i maniaci sessuali? Ultimamente le copertine dell'Espresso, dell'Europeo e di Panorama".(  qualche anno fa )  quindi cara  giornalista  occupati di cose  più  importante  altro che  cavolate , ormai  il berlusconismo  e la  cultura    troppo provocatoria  del nudo  usato per trasgredire , vedere  le  copertine dell'espresso  e  del primo panorama  ( non la fogna   filo  berlusconiana  d'oggi  )  hanno  già fatto  danni irrimediabili  . Ci sono cose  più importanti   su cui  concentrarsi 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...