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23.1.19

dopo la citazione twitteriana del senatore Elio Lannutti dell’infame falso storico dei Protocolli di Sion mi chiedo vale ancora la pena parlare della shoah \ olocausto ?

 di  cosa  stiano parlando  

Il senatore del Movimento 5 stelle Elio Lannutti ha scatenato un’accesa polemica dopo un suo tweet in cui condivideva un articolo in cui si parla della creazione dei “Protocolli dei Savi di Sion”. Scrive Lannutti: "Il Gruppo dei Savi di Sion e Mayer Amschel Rothschild, l'abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale, portò alla creazione di un manifesto: "I Protocolli dei Savi di Sion".


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Ho aspettato un po' per dire la mia perché : << Di respirare la stessa aria \di un secondino non mi va\perciò ho deciso di rinunciare\alla mia ora di libertà\se c'è qualcosa da spartire\tra un prigioniero e il suo piantone\che non sia l'aria di quel cortile \voglio soltanto che sia prigione\che non sia l'aria di quel cortile\voglio soltanto che sia prigione.  [....]  >>  Sono  inoltre  :    assuefatto  senza per  questo  sminuire  o  sottovalutare   il fenomeno   dell'antisemitismo  e   dello'olocausto \  shoah  ,  davanti  al ripetersi   di  tali    fenomeni .,    sfiduciato    , da qui  il   il titolo   del post  ,  come  la nostra utente   Daniela  Tuscano   che   ha  scritto  




E dopo quasi 30 anni che insegni, scrivi, organizzi incontri, ti batti in qualsiasi modo contro ogni razzismo... siamo ancora alla m.erda antisemita dei Protocolli dei Savi di Sion, diffusa nientemeno che da un "senatore" della Repubblica. Che ti rappresenta, e paghi lautamente. E scrive pure libri per editori importanti. Lui. Simpatico comunque il tweet "riparatore": postare un link non significa condividerne i contenuti. Certo, come no. Se io pubblico senza alcun commento un link neonazi (lo stesso da cui ha attinto Lannutti), non significa che l'approvi, figurarsi! Lo faccio così, per sport.




ANSA.IT

  
Ma soprattutto  volevo  evitare  le  solite  frasi di  circostanza  e  ipocrite   della  maggior  parte  dell'informazione   che  avvengono    nelle giornate  come  questa  .  Unica  cosa  che mi sento  di dire   e che  a certe persone   ,  vsto che ormai  lo sanno  anche i sassi di  come    tale  documento  sia  un falso    storico  ,  andrebbe ritirata la  laurea  e  rimandati a  scuola    a studiare  oppure messi   cosi   come il protagonista  di quewstgo famossissimo  film
Risultati immagini per arancia meccanica davanti   a  documentari  ed  immagini   di tale  eventi 

Ritornando  alla  riflessione  del post   mi  chiedo   come    fa  sempre  Daniela
A 74 anni da #Auschwitz, siamo ancora ai #SavidiSion. E lo dice un senatore della Repubblica. Che caxxo insegno a fare.
#Shoah

L'immagine può contenere: disegnoma chi  me  lo fa   fare    di continuare  ,ormai   sono  più  di  15  anni   cioè  da quando  ho messi su  questo blog   ,   a riportare  :  storie  , testimonianze  ,  riflessioni    ed  altro   che riguarda  tale periodo  storico  e  di sentirmi   vomitare     frasi del  tipo  :    <<  ma  sei un giudeo  ,    sei  un  comunista  ,  ed  crmini  dei  tuoi compagni  non   ne  parli ,   ecc.  solo per  indicare  i  più  educati e  civili  >>  .
La  risposta    è li  nel  vento



 che  vola




Lo   stesso discorso    mi  viene    quando  faccio  i miei contro post     per  ricordare    la giornata     del  10 febbraio   

ma io sono un : << (.... ) il mare aperto dei sentimenti \le vele al vento del mio pensiero \ finché quel vento mi resisterà.  >> (   qui   il  resto  della   canzone  )   e  quindi     continuerò  nolente    e dolente


27.12.18

anche le risposte ovvie e scontate posso far riflettee . cosa fare sul femminicidio oltre scarpe rosse e panchine rosa ?

non insegnare a tua figlia ad essere preda ,insegna a tuo figlio a non essere cacciatore
 joumana haddad poetessa libanese





La domanda più frequente che mi viene fatta ogni qualvolta che     riporto   storie    o  notizie  di femminicidi   ( veri post precedente    )     o condivido       post    come   questo  della carisma  amica   ed  utente  di questo  blog  e  della  pagina  fb  adesso collegata   #danielatuscano  
© 
L'immagine può contenere: 7 persone, persone che sorridono

     ma   sai solo   dire  bla....  bla.... sul femminicidio   ,  cosa  faresti di concreto     oltre    a raccontare  le loro storie   ed  a  criticare    quando  fanno delle manifestazioni   ( creative  o meno  )    ?  Questa  è   la  domanda  che  mi  è stata  rivolta    da  un parente  durante   che    evidentemnte    sà o ,i segue     un incontro 2 mangereccio "  - conviviale    natalizio 

La  risposta   è semplice  quasi banale  ,  scontata  , ma  di difficile applicazione   ( salvo  qualche caso  sporadico     di gente  coraggiosa   che affronta le  forti resistenze  culturali😒🤔 , ideologiche    e  conservatrici    e  che  se   ne  frega  di  "quelli che  ben pensano " ) perché
se  t'indigni perchè  un bambino   africano    muore  di   fame    va bene   ma  se ne denunci   il perchè    sei un comunista  .   
Comunque  anche e  dovrebbe  essere  chiaro  per  quello che  scrivo  e\o  condivido con i i miei post  o  "  editoriali  ( come li  chiamano i miei    familiari  )  qui  e    sui  miei social  Facebook   in particolare     dovrebbe essere  chiaro     che   cosa  farai   o che  cosa  proporrei   . per   ridurre  e  portare  via   via    alla scomparsa    o   quanto meno  a ridurlo    quasi a zero     tale  becero fenomeno    da  cui nessuno  di noi  , sottoscritto  compreso  può  dirsi immune  .  Lo ripeto in quanto  il  femminicidio  , vedi il caso  Carolina picchio  solo  per citare  il  più noto ,  è  collegato    ed  è l'estrema  conseguenza  del   Cyber  \ nuovo bullismo  

  •  educazione  sessuale  e  all'affettività     , in maniera  graduale     dai  2 ai 18  quella  che queli che   ben pensano    chiamano  impropriamente  educazione  \  cultura  gender  
  •   educazione   alla diversità , alla  comprensione  ,  rispetto  dell'altro   
  • educare   i ragazzi \ e a    combattere   le  idee  sbagliate  ( razzismo  ,  dittature , ecc )   senza odiare  le persone    ad  non essere prevaricatori      su gli altri\e  
  •   educarli    ad  andare  al di là  degli stereotipi  preda     e cacciatore  
 Insomma   partire  o ripartire    da   ,  mi  scuso    se    mi ripeto   visto che  l'ho  proposta    altre  volte  ma   Gaber   uno di quelli che    vede  lontano ,  da  questa   canzone 






22.10.17

Nuove schiavitù. Suore in lotta contro la tratta, 10 anni di battaglie da ©Daniela Tuscano


Hanno incominciato in trentatré. Tante erano le partecipanti al seminario di formazione organizzato dall’Ambasciata statunitense presso la Santa Sede e dall'ufficio anti-tratta dell'Unione italiana delle superiore maggiori (Usmi) nel 2007. Trentatré suore, di ventisei Paesi differenti, riunite dal proposito evangelico di contribuire a combattere la schiavitù del Ventunesimo secolo.

L'immagine può contenere: 17 persone, persone che sorridono, persone in piedi e spazio all'aperto
Sono state loro a lanciare, al termine dell’incontro, il 20 ottobre di dieci anni fa, la Rete internazionale delle religiose contro la tratta di persone (Inratip), la prima “alleanza globale” contro questa piaga. Il lavoro di quelle pioniere ha fatto da apripista ad altre reti – Anath, Renate, Talitha Kum – impegnate nella prevenzione e nel recupero delle vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo, definito da papa Francesco “un crimine contro l’umanità”.Dieci anni dopo, “guardando e riflettendo sul cammino fatto e sugli obiettivi raggiunti notiamo con riconoscenza che molto è stato fatto, dal termine di questo primo convegno di religiose a livello mondiale, ma pure che molto rimane ancora da fare. Purtroppo cambiano le modalità, le situazioni e le strategie sociali mentre la violenza sulle donne e minori non sembra diminuire affatto”, scrivono suor Eugenia Bonetti, presidente di Slaves no more, e Amy Roth Sandrolini, prima coordinatrice all’Ambasciata Usa e ora impegnata nel contrasto al traffico di esseri umani negli Stati Uniti.Se, nel 2007, i “nuovi schiavi” – in gran maggioranza “schiave” – erano 12,3 milioni ora sono 21. I profitti del business sono quintuplicati in un decennio, passando da 32 a oltre 150 miliardi di dollari. “Il punto cruciale rimane pur sempre la “domanda” che sfrutta situazioni di estrema povertà, ignoranza e corruzione delle persone più indifese e a rischio per cui è ancora tanto ed urgente il lavoro da fare”, sottolineano le due attiviste. Per tale ragione, come l’esperienza di quel primo seminario insegna, è ancora più necessario lavorare in rete. Solo, così, “in comunione e non in competizione – concludono - potremo annientare questa schiavitù moderna dalle pagine dei libri, dalla nostra cronaca e dalla nostra storia”.
Avvenire 20 ottobre 2017

20.9.17

Un Averroè nella fabbrica dei jihadisti Ha visto cambiare i giovani in trent’anni di scuola a Molenbeek. Parla Abderraouf Znagui, professore musulmano

per  approfondire 
  • https://www.youtube.com/watch?v=8IcCC0fGkAU   dialogo  al meeting di rimini  il 23 ago 2017  con Abderraouf Znagui, Insegnante di Religione a Molenbeek (Bruxelles); Luna El Maataui, Studentessa dell’Istituto “Carlo Emilio Gadda” di Fornovo di Taro.


  dal post  sulla  nostra pagina   facebook   di Daniela  Tiscano   questo articolo interessante   di  
@LeoneGrotti
Tempi.it 15/9/2017





Quando un giovane musulmano si è presentato in classe con un foglio, il decalogo di tutto quello che le donne non potevano e non avrebbero dovuto fare, tra cui guidare, Abderraouf Znagui  (  foto  a  destra estratta  dal video citato all'inizio  del post   )   ha capito che qualcosa stava cambiando radicalmente. Il docente musulmano belga di origini marocchine insegnava religione islamica in una scuola pubblica di Molenbeek, il quartiere della capitale Bruxelles diventato tristemente famoso come “fabbrica di jihadisti”, nonché “hub internazionale del terrorismo islamico internazionale”. Gli attentati dell’Isis che hanno sconvolto Parigi, Nizza, Berlino e Bruxelles erano ancora di là da venire. Eppure, in quel decalogo di divieti, c’era già tutto.

Molenbeek ansa
Per Znagui non era certo la prima volta. Aveva cominciato a insegnare nelle scuole pubbliche di Molenbeek nel 1980, quando i musulmani erano una piccola minoranza. In vent’anni le proporzioni si sono invertite: negli anni Novanta i musulmani sono diventati il 50 per cento e prima del 2000 costituivano il 97 per cento degli studenti. Per le strade del quartiere, le donne senza velo sono rapidamente sparite, così come i rivenditori di alcol.Parlando con Tempi tra i padiglioni del Meeting di Rimini, dove ha portato la sua testimonianza di insegnante, ricorda quando i casi di radicalismo erano isolati: «Ogni tanto capitava che una ragazza non volesse seguire il resto della classe in piscina, perché c’erano i maschi. Altre volte qualcuna diceva di non voler partecipare alle gite scolastiche. Allora noi professori facevamo da mediatori, andavamo a parlare con le famiglie e cercavamo di spiegare che l’islam non vietava niente di tutto ciò. Poi però il caso isolato è diventato la norma, la maggioranza e infine la regola».Znagui parla in modo pacato, gesticolando, mettendo spesso in mostra il suo bellissimo sorriso sospeso tra due guance ben rasate. Il dettaglio non è di poco conto: «Se negli anni Novanta sempre più studenti mi venivano a dire che non si possono stringere le mani alle donne o che la musica è peccato, a cavallo del Duemila dai divieti si è passati all’odio. Molti dicevano che i cristiani o gli ebrei andavano uccisi. Non solo loro, anche gli sciiti e i musulmani moderati. Li chiamavano “revisionisti” e io ero nella lista nera perché ad esempio non mi facevo crescere la barba».Erano i primi segnali della diffusione sempre più capillare del verbo wahabita, la versione saudita dell’islam che aveva mosso i primi passi in Belgio nel lontano 1967, quando re Baldovino consegnò in cambio di ricchi contratti petroliferi le chiavi dell’islam belga al re saudita Faysal. Ma c’erano altri campanelli d’allarme: «Spuntavano come funghi scuole parallele nel quartiere. Lo Stato lasciava grande libertà, non controllava, credeva che all’interno venisse solo insegnato l’arabo. Invece si diffondeva il fanatismo religioso e i miei alunni al mercoledì o al venerdì all’uscita della scuola erano costretti a frequentarle», continua il professore. «La conseguenza è che si diceva alle bambine che non potevano giocare con le bambole o che le feste di compleanno erano haram, proibite».L’insegnamento di conseguenza diventava sempre più faticoso, perché prima di occuparci delle materie dovevamo «contrastare un discorso religioso malato». Ma Znagui non considera “difficile” l’insegnamento del Corano ai tempi del jihad: «Quando la radicalizzazione è diventata un problema evidente, è stato più facile affrontare il problema perché ormai era sotto gli occhi di tutti. Dopo gli attentati i ragazzi hanno cominciato a farsi delle domande: ma l’islam dice davvero che si possono uccidere le persone? Le domande erano diventate più impellenti». E non basta rispondere con un semplice “no” o con una lezioncina di Corano, perché «il discorso fanatico ha trovato orecchie molto attente a Molenbeek e ragazzi in forte difficoltà con se stessi, stanchi e annoiati della vita. La promessa del Paradiso, che si può raggiungere uccidendo gli infedeli che opprimono e perseguitano i musulmani, è un discorso forte e affascinante, anche se non capisco fino in fondo perché. Soprattutto per chi, pur essendo musulmano, non sa nulla della sua religione». «Karim, cosa fai di buono?» Znagui non si è mai limitato a rispondere a un discorso con un altro discorso, ma ha sempre provato ad appellarsi alla ragione. «Le atrocità che compie l’Isis sono innanzitutto irragionevoli. La ragione umana non può permettere queste atrocità, non le può permettere. Tutto quello che fanno è disumano e la ragione non può accettare qualcosa che va contro l’uomo, a prescindere dalla religione. Ecco perché ho sempre detto che tornare alla ragione è fondamentale per l’islam». Non solo, anche lo studio della storia è importante: «Ci sono parti violente nel Corano», ammette il professore, «ma vanno inserite nel loro contesto. Riguardano il periodo in cui Maometto, cacciato dalla Mecca e perseguitato, si è rifugiato a Medina dove si è dovuto difendere. Un conto è uccidere per autodifesa, un altro è attaccare: il musulmano non può mai offendere e bisogna spiegare ai giovani che non è vero che oggi i musulmani sono in guerra. Siamo in pace. Questa è la verità».Ma «non basta dire che i jihadisti sono stupidi: bisogna dimostrarlo. E non è facile, soprattutto quando l’Arabia Saudita spende miliardi per diffondere il suo verbo estremista. Non solo qui: anche in Africa, in Bosnia, nel resto dell’Europa. Lo Stato belga potrebbe dire loro di smettere in ogni momento, ma dovrebbe rinunciare ai soldi: questo è il problema. Però dobbiamo essere consapevoli che le leggi propugnate dall’Isis sono le stesse dei sauditi. Non c’è alcuna differenza».Oggi il professore di religione musulmana è in pensione e non vive più a Molenbeek, ma continua a recarsi nel quartiere ogni giorno per aiutare i giovani, «per non lasciarli soli». Per lui l’insegnamento è una vocazione e può «salvare vite». Come quella di un suo ex alunno incontrato per strada quasi per caso e finito in un brutto giro di amicizie. Avendolo riconosciuto si è fermato a salutarlo e gli ha chiesto: «Karim, che cosa fai di buono?». Quelle parole, chissà perché, hanno smosso qualcosa: «Non si aspettava che mi ricordassi di lui. Solo dopo ho scoperto che era appena uscito di prigione. Sta di fatto che ha abbandonato la strada intrapresa, si è messo a lavorare e ho anche avuto suo figlio a scuola. Un giorno che li ho incontrati entrambi, lui ha detto al figlio: “Fai sempre quello che ti dice il professor Znagui”. Il lavoro dell’insegnante è davvero importante: se lo facciamo con il cuore, possiamo cambiare le persone. Non solo a scuola però: i miei figli sono musulmani, ma usano la ragione, sono aperti. Sono fiero di loro».All’indomani degli attentati a Bruxelles, qualcosa sta cambiando a Molenbeek. Gli insegnanti, e anche molti residenti, hanno chiesto con forza al Comune di fare qualcosa. «Sono state chiuse molte scuole e anche diverse moschee, dove si predicava l’odio. Ma bisogna fare di più e in fretta», conclude il professore. «Io vedo tante famiglie normali che cominciano a ribellarsi contro i discorsi estremisti e quindi penso che ci sia speranza. E se c’è speranza a Molenbeek, francamente, vuol dire che c’è in tutto il mondo».


18.8.17

fa più notizia l'attentato di barcellona che quello . di due giorni fa, proprio a Ferragosto, altrettanto sanguinoso a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso

leggi anche
  riporto   dalla  nostra  appendice  facebook    ( https://www.facebook.com/compagnidistrada/  )  quyesto post  di Daniela Tuscano


L'immagine può contenere: cielo e sMS
Siamo qui. Solidali con Barcellona e Cambrils, in apprensione per amici, parenti o semplici turisti che trascorrevano un periodo di riposo.                                 Fra le mie conoscenze, grazie a Dio, nessuna vittima o ferito. 
Detesto gli assassini.               E proprio per questo rammento che due giorni fa, proprio a Ferragosto, c'è stato un attentato altrettanto sanguinoso aDove si trova il Burkina ? Sul pianeta Terra; ormai siamo piccoli e vicini, e i terroristi non guardano la nazionalità dei loro bersagli. Per questi morti non una parola dai Tg, alcuni quotidiani non vi hanno dedicato nemmeno un trafiletto interno. Tu, ragazzo o donna che leggi, l'avresti forse ignorato se non fossi transitato da questa pagina.. 

Si è europei (non della Ue, che non c'entra niente) quando ci si sente cittadini di ogni paese. Uniti alle culture di cui assaporare i germi migliori. Siamo europei - e non della Ue - quando siamo il mondo. Siamo le cattedrali, il Rinascimento, l'Illuminismo, Bisanzio e i NormannI, la Grecia e gli Arabi, gli Etruschi e il giudaismo, il Nord e il Mediterraneo. Da europea sto con la Spagna, col mio continente e i suoi principi, e con ognuno che lotti per la giustizia. Ogni uomo e donna innocente è il mio prossimo.

3.8.17

NON chiamatelo RAPTUS ma FEMMINICIDIO

   articoli collegati  


Dopo la  lettura  di questo articolo  riportato  da Daniela  Tuscano  sulla  nostra pagina facebook  (  appendice  del blog  )   

Pubblicato il 
di 
profili-della-violenzaAncora oggi dobbiamo parlare di femminicidio. E questo avviene in  Friuli, zona di buon livello culturale e con ampi contatti con paesi europei. Non possiamo quindi invocare tradizioni arcaiche verso la figura femminile che comunque le leggi hanno cancellato. Oggi la violenza di genere è ritenuta violazione dei dritti umani.Eppure il femminicidio in Italia è aumentato del 15% dal 2013 ad oggi.
Perché avviene questo?Perché a fianco di una sempre maggiore evoluzione culturale e professionale della donna, assistiamo a reazioni inadeguate dell’uomo, che percepisce spesso una ferita al proprio narcisismo questi successi. Fate attenzione! Il narcisismo è una caratteristica che abbiamo tutti e ci permette di sviluppare autostima. Ma se degenera nella patologia, dovremo affrontare una totale mancanza di empatia e di autocritica. Non parliamo quindi di raptus, scientificamente inesistente!!! Parliamo di persone che strutturano un’immagine di sé idealizzata e onnipotente  e quindi non possono tollerare un rifiuto.Studiosi di psicologia ( es. Kernberg) legano l’aggressività ed il sentimento di odio alla struttura della personalità narcisistica.Se abbandonati o delusi, mostreranno un’apparente depressione per attirare interesse, ma in realtà provano rabbia e risentimento  con desideri di vendetta  e mai una vera tristezza per la perdita. Questo aspetto è molto importante  se si analizzano i rapporti affettivi  e le conseguenze di eventuali crisi. Perché mi dilungo su questi aspetti? Perché voglio negare parole come “ evento inaspettato e imprevedibile”. Perché queste persone risultano spesso gradevoli e affascinanti, ma se il loro potere nella relazione affettiva viene messo in discussione , la violenza si manifesta immediata.E aggiungo: l’episodio estremo non è mai isolato, spesso è stato preceduto da comportamenti che dovrebbero essere un campanello d’ allarme. E allora vorrei sottolineare; anche in assenza di un evidente danno fisico ci sono motivi per una denuncia. E’ importante rendere noto che i mutamenti che sono stati introdotti nel diritto hanno portato ad attribuire  un nuovo peso ed un nuovo ruolo al danno psichico ed a questo proposito gli articoli del codice penale sono molto chiari nello stabilire quali atti o comportamenti sanzionare.
           (Amelia Alborghetti per SeNonOraQuando?Udine Associazione)
chiedo alle femminste in particolare a Daniela Tuscano E'  vero  che  il termine raptus è abusato dai media e dala mentalità della gente ,  e   che  : <<  Quando parliamo di “raptus”, mettiamo la violenza inaudita, quella imprevista, impulsiva sotto il consenso terminologico.>>   e   che   <<  (...)  È un termine abusato da chi stila perizie, per vanificare la colpa di chi commette azioni di grande violenza. Bisognerebbe spolverare i sussidiari di educazione civica che tanto amavo quando ero bambina e rieducare la civiltà affinché questo non accadesse. Non bisogna giustificare l’efferatezza di un crimine, la prevaricazione contro i più deboli. Giustificare è come avallare l’idea che la violenza si può “accettare” di più se commessa in un momento di pazzia. (... )  da    questo articolo  di   Monica Capizzano preso da http://www.ilcarrettinodelleidee.com/
 ed sono pochissimi 1- 2 % quelli che uccidono o fanno violenze sulle donne per effettivi problemi psichici .Qualora ci fosse un omicidio o tentato omicidio della partner , cosa più unica che rara uno sue un milione , e per mano di tali persone , come descriverlo ?continuare a definirlo raptus o metterlo nella piaga nei femminicidi 

  ecco la  sua  risposta    

Daniela Tuscano Dai, c'è scritto chiaramente. Ancora wui a menarla col raptus? Da anni gli specialisti lo ripetono e poi la dinamica degli assassini fa pensare a tutto tranne che a un raptus. Del resto, se di raptus si tratta, significa che moltissimi maschi hanno una tara nel cervello visto che siamo a 45 donne ammazzate dall'inizio dell'anno. Quindi se i maschi sono vittime di "raptus" significa che non sanno controllarsi e sono più vicini alla bestia che all'essere umano. Vedi tu se è il caso di continuare con questa minkiata del raptus. Sono femminicidi di individui che non sopportano la libertà delle compagne, punto e basta.
Rispondi1 h
Gestire
Giuseppe Scano ok . era solo un dubbio
Gestire
 oltre  alcuni url  in particolare qullo  citato nelle righe  precedenti  che riporto sopra  
  

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