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5.4.23

fare foto non è solo schiacciare un bottone e via . ma metterci dentro ma fare filosofia e uno psicologo .le foto di Eliana naddeo


 Ero  in crisi   ed  avevo messo  in  un cassetto   le mie macchine   fotografiche  non  non avevo voglia     ed  non trovavo ispirazione  .  Ma  navigando in rete   fra  gli account  di istangram   ho  trovato  quello  di Eliana   Naddeo  (  ritratto  al lato   )  alias nadel.artgrafik (  potete  trovare  le  sue    bellissime  foto   sul  suo account   istangram    https://www.instagram.com/nadel.artgrafik/e  sul  suo  sito   https://www.nadelartgrafik.it/) . Essa   è   una  bravissima  fotografa   di  Reportage and portrait.  Infatti   sfogliando  le  sue  fto  su  istangam e il  suo  sito     ho  non  solo   approfondito  come  affrontare  determinate  situazioni  e  come migliorami   in esse  .  Esempio    nei   ritratti  ho  capito     che   bisogna   : <<     Ascoltare oltre che osservare. Il ritratto deve parlare della persona che si affida ai mei occhi, non superficialmente, in maniera plastica o asettica, ma trasmettendo qualcosa di più profondo. Per questo, trovo utile, prima di una sessione di scatto, creare un contatto, un filo invisibile: chiedo alla persona di raccontarsi, cerco di capire cosa far risaltare, in modo da dare forma concreta al risultato finale >>(  dal  suo  sito ) . a  cogliere  meglio l'attimo    e a provare a  Renderlo  eterno perchè  certi momenti  sono  irripetibili ed  fugaci  .

  per  gentile  concessione  dell'autrice  

In questi giorni riflettevo un po’ su questo, leggendo, ascoltando e guardandomi intorno: siamo tutti eroi, ciascuno a...Pubblicato da Eliana Naddeo su Lunedì 6 febbraio 2023






Infatti ha ragione la vera fotografia non è solo quella che facciamo con una con una macchina fotografica o il telefonino perchè nella dentro ci mettiamo ( o almeno dovremmo ) , ciascuno a modo suo tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato

25.11.21

un vero artista sa trasformare quella che avrebbe potuto essere una potenziale «catastrofe» in un momento piacevole. il caso del violinista Ray Chen



Nato a Taiwan e cresciuto in Australia, Ray Chen

è uno dei migliori violinisti al mondo. Noto per la sua passione e l’energia che ci mette durante le esibizioni, il 32enne ha trasformato quella che avrebbe potuto essere una potenziale «catastrofe» in un momento piacevole.


 Mentre sul palco della Benaroya Hall eseguiva il suo assolo del Concerto per violino di Tchaikovsky insieme alla Seattle Symphony, una delle corde del suo violino - uno Stradivari Joachim del 1715 - si è improvvisamente spezzata. Chen, tuttavia, non si è fermato; ha dato una rapida occhiata al direttore Ludovic Morlot e poi, senza battere ciglio, ha scambiato il suo strumento con un violinista dell’orchestra.

13.1.17

che cosa è la vita ? .... una bella domanda

Ogni giornata è una piccola vita, ogni risveglio una piccola nascita, ogni nuova mattina è una piccola giovinezza. (Arthur Schopenhauer)


Era  da era  da tempo che  non riportavo qui  le  mie  elucubrazioni mentali . Eccovene una recente

Cosa  è  la vita  ?
Alcuni  come  l'introduzione d  questo articolo ( da cui ho tratto l'incipit ) di questo sito 

da   http://www.lescienze.it/
Chi non desidera vivere in modo più appagato e consapevole? Vivi l’attimo è un tema che riguarda direttamente ognuno di noi, e più precisamente la nostra vita. Tutti noi parliamo spesso della nostra vita, ma ci chiediamo poche volte: in che cosa consiste la nostra vita terrena? La risposta più ovvia potrebbe essere: è logico che la nostra vita terrena è costituita da attimi, secondi, minuti, ore, giornate, mesi e anni. Tuttavia, ci siamo mai chiesti fino a che punto conosciamo e utilizziamo la nostra vita terrena e se negli attimi della nostra vita sulla Terra siamo veramente presso di noi? Sì, noi tutti - ognuno di noi in prima persona - siamo presso di noi negli innumerevoli attimi della giornata, nei secondi, minuti e nelle ore?
La  considerano   come una  sorta  di Carpe  diem . Altri   come qualcosa  di indefinibile in quanto  Malgrado secoli di discussioni, esperimenti, riflessioni e progressi scientifici, nessuna delle definizioni di "vita" proposte finora riesce a discriminare in modo netto e soddisfacente fra ciò che chiamiamo animato e ciò che consideriamo inanimato. Forse perché il vero elemento comune delle cose che definiamo vive non è una loro proprietà intrinseca, ma la nostra percezione di ... continua  qui  su http://www.lescienze.it/ .
Ciascuno di noi  ha  una  sua definizione ( I II III ) e la  vede a  360 gradi  ed  in modo   differente  vedere  qui   alcune  mie  ricerche fatte su google alla voce video   per    trovare  un ispirazione    .


dai   http://www.fedeleallalinea.it/wordpress/galleria sito ufficiale del  film  fedele alla linea



Ora  Condivido    quanto  viene  detto , non ricordo il post  preciso  esatto  ma  lo  ritrovate   sfogliando le  pagine di  quei tre  link , su  https://it.answers.yahoo.com/

non cercare di risolvere il mistero, non è definibile ,e bella,,, per questo
spiritcars · 9 anni fa

noi purtroppo non sapremo mai veramente il perche siamo stati creati o cosa ci ha creati.... ma possiamo dare un senso alla nostra vita... in modo che quando verrà l'ora di morire seremmo felici di aver vissuto.....
Pamythestrange · 9 anni fa



Infatti  per  me  La  vita   è una delle cose  più  strane e complicate che ci sono  come potete vedere  ( N.B  alcuni sono ripetuti per  degli errori  d'ortografia  , di  punteggiatura  cioè mancanza della  virgola   e non , ripetizioni di  tag  )  i miei  tag      :  1) Lezione   di vita  , 2) le  storie  ) .
Insomma  "un qualcosa"  che  a  volte  può  far  male o far bene  a  volte anche  no  dipende da come scegli di viverla   cioè da come gestiamo  usiamo   o non usiamo il  libero arbitrio  \  spirito critico. Come Disse Frost [ Robert  Frost ], Due Strade Trovai nel Bosco e Io Scelsi Quella Meno Battuta ed è per Questo che Sono Diverso.(  dal film sotto  riportato )



 Inoltre  la  vita non è solo  il vivere  giorno per  giorno come  se  fosse  l'ultimo    o il  battere  e levare  o  ricostruire  su macerie  ed  mantenermi vivo è fatta  anche  di  : ritorni ,  di  riportando tutto a  casa  e di radici ed ali . Ma  soprattutto , in tempi come questi  di riscoperta  delle  proprie radici \ identità (   a meno  che  tu non preferisca  essere  seme  od  entrambe  come  mi  è stato   riposto qui  dallo  scrittore Karim Metref   e  come a volte mi sento  anch'io  ) . Insomma  le  piccole cose   come questa

non so  che  altro dire  se  non che   essa   fatta di strade,bvi  che si incrociano   e  si separano   ( ed  a  volte  si  rigongiungono  )   per  arrivare  tuitte  alla stessa  metà  finale    e  che ti permettono di andare nella stessa direzione oppure che ci allontaneranno per sempre . Stradwe  su  cui  muoviamo i nostri passi, dove ci condurranno non possiamo saperlo  con certezza , ciò che importa è camminare senza fermarsi, ogni grande avventura bella  o brutta  che  sia   inizierà sempre dal primo passo
Concluso     con queste  citazioni  
Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà.
Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato. Li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli, pieni di ormoni, come voi, invincibili, come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di essere destinati a grandi cose, come molti di voi, i loro occhi sono pieni di speranza, proprio come i vostri. Avranno atteso finche non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora, sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito: carpe... carpe diem... cogliete l'attimo, ragazzi... rendete straordinaria la vostra vita...   sempre  dal famoso 
film  e  goditi anche le piccole  cose 





26.8.14

l'arte è un qualcosa di inclassificabile ma in italia questo non lo sanno [ Usa, la danza degli elefanti sulle note del violino .,Praga, suona 'Per Elisa' nella hall: pianista incanta l'aeroporto ]

Le  due  storie  che m'appresto   a raccontare  oggi    sono un esempio di  quando    l'arte  e quello che molti di noi  abituati alla cultura  di  massa  o  peggio alla mediocrità   considerano stranezze o   esibizionismi   . Infatti  tali   gesti sono  una goccia  di splendezza    in u mondo di grigio . Insomma  il  colore che ravviva la vita e cancella il il piu' grigio e desolante squallore. Chi non lo capisce, e' grigio DENTRO.
  La  prima storia  
                   Praga, suona 'Per Elisa' nella hall: pianista incanta l'aeroporto



Il  titolo  e quindi il video di repubblica    è incompleto  perchè  (  sotto il video  integrale  )   ha  fatto anche altre musiche    rielaborandole


Il fatto è avvenuto secondo la didascalia del video nella sala d'attesa dell'aeroporto Vaclav Havel di Praga dove c'è un pianoforte. A rischio e pericolo dei passeggeri , in quanto ormai decrepito e scordato ( lo sento pure io che ho difficoltà uditive ) . Ma questa volta c'è stata una gran bella sorpresa per tutti. Il pianista Maan Hamadeh ( la sua pagina facebook .,  il suo canale di youtube  ) ha eseguito con grande maestria il brano 'Per Elisa' di Beethoven in dodici stili diversi, scatenando l'applauso finale. lasciando  <<¿Aburrido en un aeropuerto?: agarró el piano y sorprendió a todos  >> come  dice   il titolo , qui  l'articolo completo  di http://tn.com.ar .
Ora  come Michele Teso che ha commentato il  primo video mi chiedo davanti a comment astrusi , se che certa gente non sa s'è << Meglio un concerto leggermente scordato ed improvvisato o la tristezza di abbuffarsi di schifezze o non guardarsi in faccia ? >> . Ho sempre sostenuto che la civiltà dei popoli si misura dalle condizioni e dall'uso degli spazi pubblici.M'immagino quanto durerebbe un pianoforte in un'aeroporto o in una stazione ferroviaria italiana . Il video, specie  la prima parte , ha fatto clamore perchè un pianista ( diciamo uno che suona il piano, non ci interessa se professionista o no ) che suona "per Elisa" comunque arrangiata, è una bella cosa. In un paese, a voi indovinare quale , dove la musica classica é colpevolmente trascurata, questo interesse fa piacere.Il bello dell'improvvisata è stato che è riuscito a zittire la sala d'attesa di un aeroporto... un momento particolare, bravo o no, dipende dai gusti , ha fatto qualcosa di bello.


   La seconda  

                           Usa, la danza degli elefanti sulle note del violino


                          
Smonta  il  mito \ la credenza  , che  gli elefanti siano solo impacciati    e  disastrosi  : Mi  ricordo che bambino  , poi   quando  scoprirono che avevo problemi  d'equilibrio  hanno smesso  ,  i  miei  alle  mie continue cadure  e sbandamenti mi dicevano : <<  mi sembri un elefante  in una cristalleria   >>  . Invece  il gesto   della violinista statunitense Eleanor Bartsch    che trovandosi  al Circus World Museum di Baraboo (Wisconsin) per esibirsi con la Wisconsin Chamber Orchestra , durante una pausa la musicista si è allontanata e ha voluto dedicare una performance alle elefantesse Kelly e Viola (44 e 45 anni) che hanno passato insieme gran parte della loro vita. I due esemplari hanno gradito , come si vede dal  video  ,  il breve concerto, "danzando" al ritmo del brano di Johann Sebastian Bach. Diverse ricerche in merito sottolineano che gli elefanti amino ascoltare la musica e che abbiano il senso del ritmo . 

25.11.12

Tony Marino ha suonato negli alberghi di lusso “Vida loca”d’un sassofonista d’hotel


Incollato al suo sax  negli hotel extra lusso di mezzo mondo,Tony Marino ha incrociato grandi 

e grandissimi dello spettacolo. Da Buenos Aires a Porto Cervo, dalla Costa d’Avorio a Città del Messico,è stato un collezionista d’avventure e di donne (intese come inevitabile appendice dei recital). Oggi, a ottant’anni compiuti, abita a Olbia e continua a suonare: «Sanno dove sto di casa, io non  vado a bussare». Ricordi  travolgenti dalle serate in Costa Smeralda, compresa la scoperta dei rubinetti d’oro a bordo di uno yacht.
Grandi feste private,mance stratosferiche e mai una storia che sia andata oltre  la fine della notte.

Se li è visti sfilare tutti sotto gli occhi, i  colleghi ricchi e famosi: Gilbert Becaud, Ray Charles,Ella Fitzgerald.E la volta di Zsa Zsa Gabor ? Indimenticabile, quella.
Il direttore d’albergo l’aveva chiamato: vieni a suonare in camera mia.Mai e poi mai si sarebbe aspettato di trovarsela lì,sotto ospitalissime lenzuola.
La vita di cantante d’hotel è una cavalcata infinita, soprattutto se la vivi com’è capitato a lui: vent’anni di Costa Smeralda, Africa, Sudamerica, Roma, Milano e perfino la Scandinavia «dove le ragazze ci assediavano nei camerini».E che soddisfazione nel dire agli amici americani che no, non poteva sostituire Fausto Papetti a New York «perché mi era nata una figlia e dovevo tornare a Olbia».
Ottant’anni compiuti, Tony Marino confessa senza presunzione che il mondo ha ancora bisogno della sua musica.
Difatti mica è andato in pensione.Anche se non è più come una volta: la sua categoria,che conta anche qualche celebre e irresistibile ascesa in politica,è stata più o meno spazzata via dai deejay. Prima
era un’altra cosa: mentre i signori cenavano,Tony e la sua band (ma lui la chiama orchestra) allietavano la serata con brani di blues e musica leggera.Era la fase 1,riscaldamento.Poi toccava alla star della serata, quella per cui la gente aveva pagato un occhio della testa, e finalmente gli sparring partners potevano andare a mangiare un boccone, rilassarsi.«Certo,noi non eravamo musicisti di pri-
ma fila, però ci rispettavano». E se proprio vogliamo dirla tutta, è successo più  di una volta che  quando attaccava Don’t cry for me Argentina tra il pubblico scivolasse una lacrima sul viso.
Quinta elementare conquistata mentre era in Marina, Tony Marino è l’esatto opposto dello spaccone da balera.
Schivo, telegrafico nelle risposte, svelerebbe giusto un bignamino della sua  vita. Fortuna che a fargli da spalla c’è Vittoria, la compagna. Che una sera di  ventun anni fa l’ha invitato a ballare. E
da allora, in un certo senso, non hanno   mai smesso.
Abitano a Olbia in un appartamentino dove il sax continua a farsi sentire e intanto aspettano
che qualcuno venga a proporre una serata.
Piccolo,asciutto come un bronzetto, capelli grigi abbondanti,pettinatissimi salvo qualche ricciolo sulle orecchie,Tony -pantaloni di velluto beige e camicia abbinata - ha un’aria distinta,protosardo di
campagna: fierezza a vista (ma senza ostentazione), sguardo lungo per decodificare ciò che sta pensando chi lo ascolta.Ha al suo attivo due album e un cd ultra personalizzato, venduto in un centi-
naio di copie a Mr Grossman, manager yankee della Coca Cola che era rimasto incantato ad ascoltarlo e glielo aveva commissionato.
Autodidatta, passaggio rapido in una banda cittadina, qualche anno da emigrato a Torino e infine la silenziosa consacrazione di quello che Francesco De Gregori avrebbe definito un pianista di piano bar. Lui ha preferito il sassofono e al piano bar gli alberghi delle grandi catene internazionali, dove il gentile pubblico partecipa, danza, viene a stringerti calorosamente la mano e qualche volta tenta di portarti in camera. Effetti collaterali di un’esistenza divisa tra champagne e prove generali di paradiso in terra.
Quando  ha  esordito?
«A una festa di Carnevale.Avevo quindici anni e mi dividevo fra sax e clarinetto».
Fischi?
«Mai, lo giuro».
Tentazioni?
«Molte. Quarant’anni fa,in Svezia,a fine recital avevamo le ragazze in fila ad  aspettarci».
Com’è  la  vita  di  un  sassofonista  nomade?
«La mia è stata bellissima. Perché ho bisogno di suonare davanti al pubblico.Il sax non è un  antidoto,semmai un compagno. Suono ogni giorno, tre, quattro,cinque ore.Mi è capitato di farlo ininterrottamente dalle 21 alle 6,quando i night erano night».
Che  vuol  dire?
«Quando a Roma o a Milano vedevi attori come Vittorio Gassman,donne famose. O come l’avvocato di Torino».
Quello  con  la  A maiuscola?
« Agnelli no,non l’ho mai incontrato. Un altro, ricchissimo. Veniva ogni sera,scendeva i quattro gradini che portavano nel buio della sala e noi dell’orchestra,per salutarlo, facevamo sempre lo stesso brano. Stava ore e ore circondato da entraineuse che erano le più belle d’Italia.A un certo punto, quando le bottiglie di champagne erano ammonticchiate sotto il tavolo, andava via e tornava all’alba.
Non s’è mai dimenticato di dare la mancia all'orchestra».
Sulle  navi  da  crociera  come  andava?
«Me le hanno proposte ma non ci ho mai messo piede.In giro per il mondo tra gli alberghi guadagnavo di più.Sa quanto prende un musicista in navigazione? Novanta euro a giornata. Eppoi, non sono tenuti in grande considerazione».
In  gioventù  Silvio  Berlusconi  ha  fatto questo  lavoro.
«Lo so, ma sempre e solo sulle navi.Significa che come musicista non valeva granché.Il mercato ha regole precise».
Ha  mai  scritto  musica?
«Giusto una volta una canzoncina che nemmeno ricordo più».
L’errore  che  non  dimentica?
«Non aver studiato, non aver frequentato il Conservatorio. Anche se poi può servire a poco, nel senso che se sei una scamorza non c’è Conservatorio che tenga».
A  proposito:  una  scamorza?
«Adriano Celentano. Per me non vale nulla».
Si  rende  conto?
«Perfettamente ma non vale nulla lo stesso».
Com’è  il  tran  tran  d’albergo?
«Buono, a patto che riesca a farti mettere sul contratto che consumerai i pasti coi dirigenti e non alla mensa del personale. Il pollo m’ha fatto uscire pazzo».
Il  pollo?
«Stavo in Costa d’Avorio, un Intercontinental extralusso: pollo a pranzo, pollo a cena.Ho resistito,resistito e poi non ci ho visto più: ne ho lanciato uno contro il soffitto (ho ritrovato la macchia sei mesi dopo) e ho minacciato lo chef.Alla fine ho risolto tutto con una canzone».
Per  chi?
«Per lo chef. Lo faceva impazzire Finché la barca va di Orietta Berti e io gliela facevo ogni sera.Da quel giorno il mio menu è diventato un altro. Mai più visto pollo».
Non  ci  si  annoia  a  fare  tutti  i  giorni  le stesse  cose?
«In un hotel dove passa solo bella gente? No. A parte il fatto che a me basta suonare per stare bene, il nostro lavoro in fondo era quello di vivere di feste.Questo ci toccava: a me e ai miei quattro orchestrali.Nel senso che io ero il capo e li stipendiavo».
Risse?
«Peggio, il terremoto.A Città del Messico.A un tratto il parquet inizia a cigolare e ad aprirsi.Il pubblico,che c’aveva fatto l’abitudine, continuava a ballare.Siamo fuggiti mentre l’altra orchestra continuava imperterrita a suonare».
Scazzottate?
«In un cinque stelle?, quando mai. Gli alberghi dove stavo io erano molto ben frequentati».
Ubriachi,  magari  molesti?
«Neppure. Se ci sono stati non me nesono accorto. Li portavano via con la massima discrezione, la clientela di certi hotel è sensibile a questi problemi».
Droga?
«Un sacco. Tra gli orchestrali, tra il pubblico. C’era di tutto, ma in prevalenza cocaina».
E  lei?
«Ho provato una volta uno spinello.L’ho fumato tutto: beh,niente.Avrei dovuto sentirmi strano e invece m’ha fatto l’effetto di un bicchier d’acqua».
Donne?
«Moltissime,impossibile contarle.Non facevo differenze: bianche, nere, rosse.Gialle no,cinesi non ne ho mai incontrato. Non faticavo per conquistarle,nessuno faticava: erano facili».
Chi  cominciava?
«Loro, noi mai.Bastava un certo sguardo, poi si avvicinavano e ti mettevano  in mano un bigliettino col numero della loro camera. Niente fidanzamenti,niente storie lunghe: una botta e arrivederci».
Ha  mai  detto  no?
«Mi sarei sentito un cretino. Quando sei giovane te ne freghi. Finire a letto faceva parte della serata.Tutto qui, senza strascichi. Ho  conosciuto donne bellissime».
Uomini?
«Anche.A Milano stavo nella pensione di una sarda e per andare nella mia stanza dovevo attraversare quella di un signore che non conoscevo, buongiorno e buonasera. Una notte, al rientro dal night, mi blocca e mi fa: ma lo sa che certi uomini possono essere meglio di una donna? Ho tirato dritto e sono andato a dormire. Gli uomini, quand’ero militare, li passavo a un mio amico».
Come,  li  passavo?
«Alla Spezia ci aspettavano in porto.Ce n’era una legione. Io li giravo a un amico, che ci andava per soldi».
Le  hanno  mai  proposto  un  doppio  lavoro  clandestino?
«Di che genere?»
Portare  una  valigia  da  un  aeroporto  al l’altro,  per  esempio.
«Non è mai accaduto e comunque avrei rifiutato.Non avevo bisogno di soldi, allora. Guadagnavo bene. A Città del Messico ero ospite fisso in una trasmissione televisiva del sabato sera».
E  allora?
«A presentarla c’era una cantante tipo la nostra Mina. Io eseguivo brani italiani,in sovra impressione il mio nome e,alle spalle, un fondale con la Fontana di Trevi.Ricordo che dopo quindici mesi di
questa vita, ho portato a casa quindici milioni di lire. Parlo degli anni ’70».


Ad integrare la memoria di Tony pensa Vittoria.E mentre lui si assenta un attimo per fare la foto di rito, dice che ormai è troppo tardi.«Ottant’anni sono oggettivamente molti».Altrimenti si sarebbe potuto tentare «il grande salto e andar via da qui». Laureata in psicologia, decisamente più giovane del suo compagno,spiega il ritmo lento della vita in un piccolo centro dopo la lunga e felice sta-
gione del lusso.Non parla di ristrettezze ma si  intuisce che da un po’ di tempo a questa parte la
musica non è più la stessa.

Regali?
«Quelli degli arabi in Costa Smeralda,dove ho fatto serate a partire dal 1972. Pitrizza, Cala di Volpe,Romazzino...posti così.Gli arabi,che vanno matti per Celentano e Toto Cutugno,erano capaci di ringraziarti a fine recital mettendoti in mano tremila dollari in contanti.Come loro ci sono sta-
ti solo i russi».
Gli  altri,  no?
«Taccagni.Tutti,senza distinzioni. Appartenevano a un mondo dove all’orchestra si deve giusto un applauso e niente di più.Mi ricordo quella volta di Kashoggi...».
Una  cascata  di  dollari?
«Certo, ma c’era qualcosa di più. Il signor Kashoggi ci aveva chiamato sulla sua barca. Barca, poi: un panfilo lungo come una motonave. Il mio batterista,che nella vita normale faceva l’idraulico,torna dal bagno e quasi non riusciva a parlare: Tony, va’ a vedere, questo c’ha i rubinetti d’oro. Era vero».
E  voi?
«Rispondo con un dettaglio della mia carriera: per quattro anni ho fatto il piastrellista a  Torino,quand’ero ragazzo.Ha  idea di quale effetto faccia un rubinetto  d’oro?»
Dovesse  fare  un  bilancio?
«Della mia vita, dei miei ottant’anni? Mi è andata extralusso. Forse avrei dovuto essere più previdente,mettere da parte qualcosa. Ma che ci posso fare? Un  sassofonista non è un amministratore
delegato».
Il  risultato  è  che  lei  lavora  ancora. «Ho una pensione di 360 euro al mese.Ancora adesso  esco,vado a sentire se c’è qualcuno che suona. L’ultima serata,per dire, me l’hanno chiesta manco una
settimana fa.Sto a casa,suono il mio sax e aspetto, non busso alla porta di nessuno.Se vogliono Tony Marino sanno dove  abito».




Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...