canzone in sottofondo \ consigliata
La tuà libertà - Francesco Guccini
NON STO FACENDO NESSUN ELOGIO O PANEGIRICO DEL SUICIDIO , PERCHE' ESSA E' UN SCELTA PERSONALE ED PRIVATA . MA STO SEMPLICIMENTE DICENDO CHE PER ALCUNI\E IL SUICIDIO , ATTO CHE PER NOI SOPRATTUTTO QUANDO SI TRATTA D'AMICI \ CONOSCIENTI O FAMILIARI PUO' SEMBRARE EGOISMO , PER LORO E' UNA SCELTA DI LIBERTA'
la libertà non è solo partecipazione ma è anche : << [...] Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà. [...] cit Musicale >> ma anche : 1) scegliere di come morire , morire con dignità o s'è una scelta consapevole suicidarsi quando si è vicini ad una malattia incurabile o di grave discriminazione come la storia racconta qui su questo blog nei giorni scorsi : << La solitudine di Cloe Bianco, la prof transgender che si è uccisa dando fuoco al suo camper >> . 2) salire su un cavo come la storia che riporto sotto
repubblica 13 GIUGNO 2022 ALLE 07:46
Loreni, funambolo zen “Sono salito sul cavo in cerca della libertà”
Si esibirà alla Mole dal 24 giugno al 3 luglio Ogni sera chiuderà lo spettacolo per i vent'anni di Cirko Vertigo
Il teatro di strada è l’inizio della sua storia. La passione si è accesa all’improvviso. Un giorno di dicembre, a Milano, durante la visita a una fiera. Era il 1996, aveva ventun anni. Frequentava Filosofia. Il padre voleva diventasse ingegnere, lui ha cercato un compromesso e si è iscritto a Fisica. « Ma c’erano troppi numeri, troppa matematica, dopo due mesi sono passato a Filosofia. Mi aveva affascinato il professore del liceo. Mica sapevo cosa avrei fatto nella vita!».
Che cosa avrebbe fatto nella vita, Andrea Loreni lo ha cominciato a scoprire quel giorno, vedendo uno spettacolo di strada di Rodrigo Morganti, che poi sarebbe diventato suo amico. «Sono stato colpito dalla libertà della strada. C’erano molte persone strette l’una all’altra che guardavano l’esibizione di questo ragazzo. Ridevano, vivevano emozioni comuni. E poi il lato economico: l’artista dà quello che vuole e quello che riesce e, a sua volta, anche il pubblico dà quello che vuole, quello che può».
Comincia con la giocoleria anche lui: clave, palline, torce infuocate, corda molle, frusta. « Ho iniziato nel 1997 –racconta- Più che uno spettacolo, il primo, al mercato di Cuorgnè, è stata una figura di merda. Non si è fermato nessuno. Anche il secondo, a Ivrea, una figuraccia! Però mi sono serviti per capire le dinamiche della strada. E a poco a poco mi sono messo a frequentare i festival: Certaldo, Ferrara, Pergine, Schio. Il posto migliore per fare cappello (passare fra gli spettatori con il cappello sperando che ci infilino qualche euro) per me è stata Aosta. In estate, invece, l’ideale era la Versilia. A Torino si è lavorato bene fino a dieci anni fa».
Ma nel frattempo Loreni si è laureato ed è già passato al cavo. Come scrive in “ Breve corso di funambolismo per chi cammina nel vento”, il curioso libello uscito per Mondadori lo scorso anno: « Sono salito sul cavo in cerca della libertà » . All’inizio è diventato filferrista. Poi, quasi subito, funambolo:cavi lunghi e bilanciere. « La differenza tra filferrista e funambolo la fa la lunghezza del cavo –spiega- Il funambolo cammina su cavi lunghi, tesi a grandi altezze, con un bilanciere in mano, andando in cerca della verità. La trova nel corpo. È una verità fattuale, non speculativa. In quei momenti non puoi che essere autentico. Il gesto deve risultare essenziale. Non c’è spazio per fronzoli e menzogne. A grandi altezze, su un cavo, hai paura, ma nonostante la paura vai avanti. La accetti e cerchi di camminare con grazia, in armonia con il contesto».
Andrea Loreni è l’unico funambolo italiano. In Europa sono una decina e si conoscono tutti. La prima volta ha provato in Val d’Aosta. Un amico gli ha trovato un prato e hanno steso un cavo per quaranta metri fra due alberi. Lui è salito e ha cominciato ad andare, passo dopo passo, in equilibrio. La prima uscita pubblica è del 2006: a San Sebastiano Po ha scavalcato il fiume, 120 metri di cavo teso fra due scavatori a 12 metri di altezza. L’anno successivo ha camminato attraverso l’Arco olimpico al Lingotto. Poi a Pennabilli, in Romagna, fra due colli: 260 metri di lunghezza a 90 metri d’altezza. A Roma cammina sopra Castel Sant’Angelo, a Firenze sopra piazza della Signoria ed entra nel Museo degli Uffizi dalle finestre dell’ultimo piano. E ancora, in Israele, Serbia, Giappone, Irlanda. Infine, il primo agosto 2021 sul lago di Ceresole, a 35 metri di altezza sopra la diga, percorre 320 metri in 25 minuti.
Quando ha cominciato a camminare sul cavo, ha cominciato anche con lo zen.
« Mi accorgo adesso che zen e funambolismo sono due modi per stare nel qui e ora. Essere presenti sul cavo è una necessità. Non vuole dire che non pensi, non si può smettere di pensare, ma si può smettere di ascoltare i pensieri. Li lasci venire, ma non ti fai trascinare dove tendenzialmente loro ti porterebbero: nel passato o nel futuro, fra rimorsi, nostalgie e preoccupazioni. Che cosa c’è nel presente? Il corpo. Il corpo è la nostra succursale nel presente. Ti appoggi alle sue sensazioni. Stai saldamente nel respiro. È il corpo che conta, sono i piedi che fanno camminare sul cavo!». Dal 24 giugno al 3 luglio si esibisce alla Mole. Ogni sera chiude lo spettacolo per i vent’anni di Cirko Vertigo, ‘ Cinema e circo una lunga storia d’amore’. Ripete l’impresa due volte al giorno. Appeso al vuoto nella pancia della Mole, il vuoto deve farlo come sempre prima di tutto dentro di sé. Deve affrontare anche una difficoltà in più. «Nella Mole – spiega- sarà differente rispetto a tutte le volte all’aperto. Attorno è pieno di informazioni visive. Il rischio è di deconcentrarsi. Sarà un’esperienza nuova». Come prepararsi e reagire? Mettendo a frutto ciò che ha imparato in quindici anni di passi nel vuoto: lasciare da parte la mente e concentrarsi sul respiro. Affidarsi ai piedi. E al cavo.