Lo so che dovrei evitare gli scaricabarile e dovrei mettere delle mie riflessioni in merito a tale giornata contro la violenza sulle donne ormai diventata come tutte le giornate celebrative ( 27 gennaio , 10 febbraio , 25 aprile , ecc ) settimana . Ma il tema è cosi complesso che è soggetto a strumentalizzazioni politico ideologiche vedere l'intervento di Valditara
guastato da una frase innoportuna e strumentale ( vedere qui e vignetta a sinistra ) fatta propria da i media governativi e dalla a presentazione al Consiglio comunale di Campi Bisenzio del libro «Le vite delle donne contano - Lola, Pamela, Desirée, quando l’immigrazione uccide»
(pubblicato dalla casa editrice di Casa Pound , estrema destra , Altaforte edizioni)
di Francesca Totolo, scrittrice e collaboratrice de Il primato
nazionale, il giornale di Casapound con le prime reazioni
(Adnkronos) - "104 morte di Stato, non è l'immigrazione ma la vostra educazione" e "Valditara fai schifo, non può patriarcare per sempre, dimettiti": sono le scritte apparse nella notte sui marmi della facciata del ministero
dell'Istruzione di viale Trastevere a Roma. Ancora ignoti gli autori delle scritte, accompagnate da una stella a 5 punte e dal simbolo anarchico della freccia nel cerchio. Le frasi sono un chiaro riferimento alle parole di lunedì del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara relative al patriarcato e all'incremento dei fenomeni di violenza sessuale legato in qualche modo all'immigrazione illegale.
Infatti il tema è talmente complesso che è pressochè impossibile evitare oltre alle strumentalizzaioni ideologiche e e banalità se non vivi in prima persona tali problemi . Ciò non vuol dire da parte mia che smetta di lottare e mettere indiscussione ed lottare con il mio maschio alfa . Infatti proverò dopo questa settimana a fare come suggerisce questa iniziativa : « 1522, NO alla violenza sulle donne» della Coop intitolata “Il Silenzio Parla”,in collaborazione con Differenza Donnaper divulgare informazione e sensibilizzare in vista dellaGiornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.Un podcast in sei puntate che racconta episodi di violenza contro le donneattraverso le voci degli uominiche ne sono stati testimoni perché figli, genitori, fratelli, amici di donne che le hanno vissute. Il racconto di quest’anno è affidato alle voci di Francesco Migliaccio,Edoardo BarboneeGiacomo Ferraù persei nuovi episodi che si affiancheranno alle sette storie vere di donne sopravvissute alla violenza raccontate nel 2023 da Valentina Melis, Cinzia Spanò e Ludovica Pimpinella.
Mi limito allo screen dell'anteprima perché non mi va di regalare click e accessi a tale monnezza.[ per chi volesse avventurarsi trovate nel collegamento ipertestuale sopra l'urlcorsivo mio ]
Recita l'articolo:
[....]
Non siamo animali, e rispetto alle bestie abbiamo il diritto di fare quello che vogliamo, seppur nei limiti della decenza e della responsabilità che ci comporta proprio il fatto di essere sideralmente superiori a qualunque altro essere vivente"[...]
e conclude con un prosaico
[...] "Ci parlano tanto della 'sostenibilità' e del basso impatto ambientale della dieta vegana, ma si tratta semmai di una campagna che punta all’effemminatezza degli Europei. Apprendiamo quindi con immenso piacere la notizia dell’estinzione pratica dei vegani, sconfitti dal proverbiale buon senso degli Italiani, e ci auguriamo che altri popoli possano seguire lo stesso esempio".
Al di là della palese e ormai proverbiale matrice comune di sessismo, razzismo e specismo, di primo acchito mi sono fermata alla locuzione "effeminatezza degli europei". Ecco, già dare qualcosa di percettibile come "femminile" come dato negativo a priori, fa capire molto del tenore dell'articolo. La solita divisione con l'accetta tra maschile/femminile, nativo/straniero, destra/sinistra (e non mi riferisco a mere compagini politiche), dove il secondo termine di paragone è dato in quanto tale come qualcosa da cui rifuggire, possibilmente da annichilire e sottomettere. Un po' come il sistema amico/nemico, inclusione/esclusione dalla comunità nazionale sotto il nazionalsocialismo. O, allargandomi ancora di più, direi un'estremizzazione ulteriore del pensare in modo "duale".
Poi ti accorgi che si tratta de "Il primato nazionale", autentica fucina di perle di questo tipo, e niente, ti cascano le braccia.
Infatti leggete qui https://bit.ly/2CqiIxD cosa dice NewsGuard ovvero un'estensione browser creata da NewsGuard Technologies. Etichetta le fonti di notizie con un'icona verde o rossa, indicando la sua affidabilità generale e se ha una storia di racconti etichettate come fake news. I browser supportati includono Google Chrome, Microsoft Edge, Firefox e Safari.
Ora capisco essere anti vegani o critici verso essi . ma qui si arriva all'insulto e alla denigrazione della peggior specie di stampo fascista una scelta etica e culturale diversa
A sinistra c'è chi redige liste nere di personaggi in odore di nazismo. Un'aggressività simile a quella delle squadracce di destra che assediano i rom, minacciano di stuprare, alimentano l'odio di periferia.E' vero ma essi hanno un fondo di verità. In quanto quello di quei partiti ,citati nello striscione sotto, non è vero antifascismo o lo è di facciata rispetto a quello vero è militante
E' vero che alcuni dei giornalisti citati lo siano sia direttamente sia in doppietto cioè ( ma non solo ) in giacca e cravatta come si diceva ed era evidente fino a qualche tempo fa
Infatti va bene denunciare chi lo è perchè il vero antifascismo è militante . Ma L’accusa di fascismo o di corrività verso il fascismo dovrebbe essere usata con una prudenza perché istituisce una strana classe di giudici che possono dare o togliere la patente di antifascista o viceversa accusare di nazismo qualunque scrittore che a loro non piaccia. È una follia, se non fosse più semplicemente un tragico errore. Infatti,sempre secondo quanto dice questo articolo di https://www.lettera43.it/
[....] FARE LISTE DI GIORNALISTI SGRADITI, UN PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA
Personalmente, pur essendo un non violento, metterei le mani in faccia, come si dice dalle mie parti, a chi rivolgesse a me le accuse che sono state rivolte a Corrado Formigli e a Enrico Mentana. Non c’è nessuna cattedra giornalistica autorizzata a dare patenti di antifascismo o a toglierle. Nel caso dei due giornalisti di La7 l’accusa oltre a essere ridicola è assolutamente infondata. Con loro è citato anche Piero Sansonetti, giornalista anticonformista, che spesso fa casino con le sue prese di posizione ma che ha un formazione e una cultura antifascista e di sinistra inattaccabili. Bisogna cominciare ad aver paura di queste liste quasi quanto paura dobbiamo avere dell’aggressività di squadracce di destra che assediano i rom, minacciano di stuprare le loro donne, alimentano l’odio delle periferie contro i diversi. Mettete la testa in acqua molto fredda, cari compagni improvvisati. L’antifascismo si vede innanzitutto dalla capacità di rispettare gli altri, e voi non lo fate. Siete una vera minaccia per la democrazia, come quelli di CasaPound.
[...] Di fronte a un sempre più preoccupante clima di sdoganamento di gruppi fascistoidi (come CasaPound e Forza nuova) e di disapplicazione delle leggi Scelba e Mancino, il liberalismo alla Voltaire ha le armi spuntate, poiché considera libertà di espressione la propaganda di pensieri violenti che mirano a ledere la democrazia e colpiscono l’integrità psicofisica di donne, migranti e di soggetti appartenenti a minoranze. Colpire i soggetti più vulnerabili è la vigliaccata di tutti i fascisti. Dal criminale di guerra Mussolini fino ai suprematisti degli anni Duemila.
E allora, di fronte agli astratti distinguo di storici allievi di De Felice e di ex direttori di quotidiani mainstream che ammoniscono chi usa il termine fascismo per descrivere il pensiero di estrema destra legittimato dal ministro dell’Interno che pubblica con una casa editrice vicina a CasaPound (ne abbiano parlato sul numero scorso), pensiamo che sia salutare tornare a studiare la storia, ricordando il rifiuto netto del fascismo, la capacità di reagire e il coraggio di guardare lontano di partigiani come Pertini, come Ferruccio Parri (di cui Laterza ora ripubblica Come farla finita con il fascismo) e tanti altri. Durante la liberazione di Genova, quando i nazifascisti cercano di patteggiare una ritirata alla chetichella chiedendo di incontrare i capi partigiani, Remo Scappini e compagni risposero «Giammai!».
Quando Lombardi nel 1974 fu chiamato ad un confronto televisivo con Almirante, l’esponente socialista lasciò la sedia vuota, come ricorda Musacchio nel pezzo di apertura di questo sfoglio in cui Filippi traccia l’incredibile mappa dei salotti tv – da quello di Mentana a quello di Formigli e oltre – che ospitano chi semina odio, contenuti razzisti, misogini e antisemiti. È falso il liberalismo di chi mette sullo stesso piano i partigiani e i ragazzi di Salò poiché i primi lottavano contro il nazifascismo, i secondi per imporre quel regime totalitario e criminale. Il politically correct di chi parla di “censura” negando che il fascismo sia un crimine, fa pensare a quanti danni abbia prodotto l’amnistia senza un processo di elaborazione collettiva, senza un processo ai fascisti, senza una Norimberga italiana.
Fare i conti con la storia del fascismo significa anche aprire gli occhi su quelle forme striscianti che arrivano al potere inopinatamente. Come è accaduto in Turchia. Lo scrive Ece Temelkuran in Come sfasciare un Paese in sette mosse (Bollati Boringhieri) denunciando il regime imposto da Erdoğan che nei giorni scorsi è arrivato a cancellare il risultato delle recenti elezioni a Istanbul dove ha vinto un sindaco democratico. Fare i conti con la storia del fascismo significa anche vedere come il fascismo cresca nella «zona grigia». Gli ideologi nazisti non sarebbero riusciti a imporre il loro lucido e disumano piano di sterminio se non ci fosse stato il silenzio colluso dei gregari, degli ignavi, di chi si dice né di destra né di sinistra, facendo così il gioco delle destre, anche le più impensabili. Di fronte alla pericolosa fatuità grillina e al tiepido impegno del Pd che ha cancellato l’antifascismo dal proprio statuto, proponiamo qui non certo la violenta ghigliottina giacobina, ma una forte chiamata alle armi della conoscenza, della critica, della risposta democratica, senza se e senza ma.
Per questo serve un pensiero nuovo, serve chiarezza di idee sulla realtà umana in cui la violenza non è innata, serve distinguere il grano dal miglio e un nettissimo rifiuto del veleno che si nasconde nella normalizzazione dell’autoritarismo e del fascismo mascherato.
Ma come dicevo prima occorre farlo distinquendo chi lo denuncia facendoceli conoscere ( come fece sergio zavoli in Nascita di una dittatura nel lontano 1972 ) meglio o fornendo anticorpi visto la sempre più scarsa conoscenza dela storia del 900 da parte delle nuove generazioni da chi invece li elogia \ li difende . Evitando liste di proscrizione inutili .
La cultura dello stupro? Dal Circeo a Franca Rame è una storia fascista
Si esorcizza la xenofobia con un moto bipolare delle notizie: da un lato l’estraneo affetto da priapismo violento, dall’altro i pellegrini in fuga dalla disperazione Si esorcizza la xenofobia con un moto bipolare delle notizie: da un lato l’estraneo affetto da priapismo violento, dall’altro i pellegrini in fuga dalla disperazione
Tina GalanteGiuseppe Scano un conto è che succeda, altro è avercelo come idea fondante. Ma sai come considerano le donne i fascisti? Per loro non sono delle persone, ma solo delle cose da usare all'occorrenza per trastullarsi o per dare "bambini confezionati" alla patria.
Sono d'accordo con quanto dice l'articolista che Il problema non è chi commette lo stupro, il problema, semmai, è che si commetta lo stupro. Ed è avvilente vedere un caso di cronaca come quello di Vallerano strumentalizzato per bassi fini politici, invece che usato per riflettere sul ruolo del maschio nella società e sul suo potere violento
Povera quella nazione nella quale l'antifascismo e la sinistra ed anche la destra vedere url gli url sopra [ corsivo mio ] hanno bisogno di uno stupro per accrescere il proprio peso politico. La politica si sta mangiando tutto, dignità, decoro, istituzioni, tutto. Sembra ieri che si applaudiva alle parole di Simone rivolte agli esponenti di CasaPound durante gli scontri a Torre Maura. «Il problema mio non è chi mi svaligia casa, il problema mio è che mi svaligiano casa», aveva detto, e per un attimo era sembrato che la limpidezza di pensiero fosse tornata a valere qualcosa in questo Paese.
Invece, in presenza di una donna di 36 anni colpita a pugni in pieno volto fino a perdere conoscenza e abusata sessualmente da due uomini poi incastrati dal video che loro stessi hanno girato durante l’aggressione, tocca riprendere la metafora di un «pischello» e ribadire l’ovvio: il problema mio non è chi mi svaligia il corpo, il problema mio è che mi si svaligi il corpo. Gli stupratori si chiamano Francesco Chiricozzi, diciannovenne consigliere comunale di CasaPound, e Marco Licci, 21 anni, altro militante di estrema destra, ma i loro nomi non hanno alcuna importanza rispetto alla brutalità dell’aggressione, anche se è accaduta a Vallerano, dove i «fascisti del terzo millennio» hanno ottenuto oltre il 21% alle ultime amministrative di giugno 2018, anche se i due erano soliti diffondere messaggi razziali legati al tema delle «donne da proteggere» dagli immigrati. In un Paese civile questi aspetti finiscono nei fascicoli dei giudici in fase processuale, non nei tweet di politici, intellettuali e chef in fase rivendicativa.
Tutto diventa avanspettacolo politico, anche per la sinistra, improvvisamente ringalluzzita all’idea di farsi largo e riguadagnare qualche punto elettorale nello scenario politico, e invocare – ora sì, con voce piena - lo sgombero di Casapound
Un Paese che ama definirsi «progressista» ora si metterebbe di buona lena e approfondirebbe la crisi del maschio italico, sempre più sprovvisto di strumenti e codici per comprendere che il modello della tradizione arcaico-patriarcale è ormai superato, e proverebbe a dare strumenti di riflessione condivisa. Invece tutto diventa avanspettacolo politico, anche per la sinistra, improvvisamente ringalluzzita all’idea di farsi largo e riguadagnare qualche punto elettorale nello scenario politico, e invocare – ora sì, con voce piena - lo sgombero di Casapound.
Casapound non deve essere sgomberata perché due bestie all’interno dei suoi militanti hanno stuprato una donna, ma perché abusiva e in contrasto con la Costituzione italiana.
Così come la sinistra non dovrebbe proprio pensare di contrastare l’egemonia della destra prendendo in prestito la sua bile e i suoi umori, e tuttavia lo sta facendo, perché avverte il morso alle calcagna di un popolo ormai estraneo. Avremmo volentieri fatto a meno dello spettacolo, invece eccola, la sinistra, insignita dell’odioso mestiere di esattore fiscale, china a fare i conti in tasca all’ideologia degli aggressori anziché riflettere sul fenomeno delle violenze e cercare di fare quadrato con quante più forze politiche in merito alla Commissione d'inchiesta monocamerale sul femminicidio e alle proposte di legge volte a rafforzare le tutele processuali delle vittime di reati violenti.
Legiferare e operare a sostegno delle donne è del resto complicato in un Paese ancora incapace di discutere della violenza di genere (che va dagli stupri ai femminicidi, dalla restrizione della libertà di aborto alla difesa della famiglia tradizionale, dalle aggressioni omofobe alla guerra contro l'ingresso della questione di genere nelle scuole) senza connotarla etnicamente e politicamente. Una miseria spirituale prima ancora che dialettica quella in corso, che a furia di inscenare il gioco «loro ce ne hanno date, noi gliele abbiamo dette» finisce per strizzare l’occhio alla categoria estetica del «grottesco triste» dove ogni sentimento del tragico nei confronti delle vittime è assente.
Si puo capire che non si sia d'accordo e potrebbe essere anche << E’ assurdo che una simile tragedia venga ancora lasciata raccontare dalle parole di chi vorrebbe sminuirla e renderla oggetto di negazionismo >> ma che fine ha fatto la libertà di parole e d'espressione ? invece di fare un simile gesto di lontana memoria ,
perchè non chiedete la parola d'intervenire e vi confrontate , mettendo a confronto le vostre interpretazioni con quelle degli altri ? Insomma, sarebbe anche ora che per vicende complesse e dolorose come queste non ci si fermasse a semplificazioni superficiali da una parte e dall'altra . Non basta citare qualche storico qua e là per non inciampare in assunti erronei o quantomeno discutibili. E l'argomento è troppo importante per facili ricette e strumetalizzazioni .Non sarebbe meglio cominciare a pubblicizzarevdibattiti di storici magari con prospettive diverse ma che divrebbero essere in grado di analizzare i fatti di allora ?