17.12.16

uno stupro è sempre un atto fascista anche se chi lo commette si dichiara antifascista infatti Stupro di gruppo a Parma: la violenza è sempre fascista, anche nei centri sociali parte II

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 Rileggendo  a  caldo i fatti   di  parla   di cui  ho parlato ieri   (  vedere   url in cima  al post  )  mi  ritornano in mente    questi versi
(....)
Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d'obbedienza fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni. E adesso imparo un sacco di cose in mezzo agli altri vestiti uguali tranne qual è il crimine giusto per non passare da criminali. (...)  per quanto voi vi crediate assolti
siete lo stesso coinvolti.
 



ritorno  su  questo argomento  dopo  gli  " sfottò "  ed  i complimenti  sarcastici  ( ma   anche  no  )   di quelli di destra   sul fatto che   uno  di sinistra  denunci e prenda posizione   critica  e dura  contro  gli stupri  della sinistra   e  guarda ben  oltre  il classico luogo comune   stupro  =  destra  .
Premetto  che  chi commette  siffatta  violenza   verso una   donna è vigliacco al  di là  dell'appartenenza   ideologica  culturale  . Esso non  ha  , e  non dovrebbe averne , etichette  destra  o  sinistra  , sempre  una  cosa  orribile   è  . Mi è veramente difficile capire l'etichetta che si vuole fare ad ogni fatto che avviene in Italia: la violenza è violenza, lo stupro è stupro, DA QUALSIASI PARTE AVVENGANO. Basta con queste anacronistiche sciocchezze ideologiche   tipiche del XX secolo . concordo  con il commento di   all'articolo  riportato sotto 



Uno stupro è un atto criminale e basta , bisogna pure collocarlo politicamente ? a destra o sinistra , in alto o in basso i colpevoli vanno puniti a dovere , fine.


Adesso lascio  la parola  a   questo articolo     che    esprime meglio di  me il clima che si.m respira   dopo la notizia  dello stupro    e  dell'emarginazione   sessista  (  purtroppo  con la collaborazione  silenziosa  ed  indifferente    di certe  donne 😈😡🙈🙉🙊 ) 




(... )  

Invece sullo stupro avvenuto nella sede della rete nazionale antifascista, per anni è calata l’omertà e la vittima è stata oggetto di ostracismo e derisione da parte di uomini e donne di quel collettivo, solidali con gli aggressori. Una violenza che si è ripetuta negli anni, ogni volta che il video in cui è stato filmato lo stupro è passato di cellulare in cellulare, guardato con compiacimento o indifferenza. La cultura del femminicidio ha sempre le stesse caratteristiche e dinamiche sia che accada in ambienti fascisti o in quelli che si dichiarano antifascisti. A destra come a sinistra, nell’emarginazione e in contesti di agiatezza sociale. La normalità dello stupro e della violenza contro le donne è trasversale ma quando avviene nei luoghi che crediamo siano liberi dal sessismo ci coglie l’imbarazzo e il disorientamento. E forse è improprio etichettarla solo come violenza fascista e dobbiamo guardare oltre. Scavare fino alle radici del sessismo e dell’odio per le donne e per i loro corpi, comprendere come si costruisce l’identità maschile e femminile, spezzare quelle alleanze tra uomini che si fondano e si rafforzano sull’esclusione delle donne: relegandole al silenzio, cancellandone la storia e l’identità, imponendo loro ruoli prestabiliti, investendole col disprezzo, con la denigrazione, con l’umiliazione fino alla conseguenza estrema, l’uso della violenza.
Sono decenni che il movimento delle donne contrasta la cultura del femminicidio che resiste oggi con rinnovata forza e si rivela nei luoghi dedicati all’antifascismo o in quelli che si definiscono progressisti o persino si credono rivoluzionari purché la rivoluzione non coinvolga i rapporti di potere tra uomini e donne.
Monica Lanfranco lo aveva già scritto nel 2013 (E se i compagni antagonisti fossero violenti?) raccontando con amara ironia che nel 2001, durante il primo Global Forum di Porto Alegre in Brasile, nella “generale gestione democratica del grande evento si erano verificati stupri” mentre nel settembre del 2013 a Milano, durante l’occupazione temporanea dell’Acqua Potabile da parte del Centro Sociale Zam, tre donne erano state prese a calci e a pugni. Alcuni giovani militanti avevano reagito con rabbia e violenza, irritati dall’inaspettata presenza delle donne che avevano “invaso” uno spazio riservato a maschi.
Anche nel 2013 come oggi, sono state alcune donne a rompere il silenzio e l’omertà, buttando alle ortiche quell’antico motto per cui “i panni sporchi si lavano in famiglia” che vuole sia tutelato il gruppo di appartenenza prima del diritto di una donna a non essere umiliata e violata. Ma qualcosa sta maturando ed è l’esigenza che l’antisessismo sia centrale nei movimenti politici giovanili.
Il 27 novembre prima dell’assemblea plenaria all’Università La Sapienza a Roma organizzata da #NonUnadiMeno (il giorno dopo la manifestazione) si erano aperti otto tavoli di discussione. Uno di quei tavoli era stato fortemente voluto dalle donne ed era dedicato al sessismo nei movimenti. “Una intuizione che si è rivelata preziosa”, ha scritto ieri nel comunicato D.i.Re, “una riflessione cruciale proprio perché solleva il velo sui comportamenti maschili violenti che si riproducono in qualunque contesto, anche in quelli che si vogliono radicali e progressisti”. In quel tavolo erano stati individuati tre obiettivi: riconoscere e nominare la violenza e il sessismo e sviluppare pratiche condivise di prevenzione e di gestione e reazione; destrutturare le dinamiche sessiste e di potere all’interno dei processi decisionali e nelle pratiche del movimento; legittimare la politica dell’antisessismo rendendo strutturale il discorso e le pratiche antisessiste all’interno delle lotte. Deve essere chiaro per tutte e tutti che non esiste nessuna democraziasenza la partecipazione e l’inclusione delle donne e il rifiuto incondizionato della violenza che si esercita per affermare il potere.

 concludo  con    n gli ultimi   versi   della    citazione   con ci  ho iniziato il post   per quanto voi vi crediate assolti\siete lo stesso coinvolti.

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