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13.12.16
La storia di Mirtilla, la “Hachiko” padovana
E' Per storie come questa che vi apprestate a leggere che riporto storie e fatti che riguardano gli animali ed anche nelle mie guide natalzie ( anche recente) parlo d'essi . Infatti faccio ma ciò che chiede << Ora che si avvicina il Natale, vorrei lanciare un appello: gli animali sono meravigliosi, e se ne prendete con voi vi saranno accanto per sempre, soprattutto nei momenti bui. Ma comportano anche impegno e responsabilità: non regalatene se non siete disposti a considerarli una parte della vostra famiglia >>la protagonista di questa bellissima storia
da http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2016/ del 11\12\2016
La storia di Mirtilla, la “Hachiko” padovana Una cagnolina meticcia ogni giorno accompagna una donna sulla tomba del figlio
di Silvia Quaranta
PADOVA. Ogni mattina, di buon’ora, Mirtilla aspetta Roberta al cimitero di Terranegra: la segue all’interno, la accompagna per il tempo di una preghiera e poi ognuna riprende la sua strada. È un piccolo rito che si ripete ogni giorno ormai da molte settimane, fin da quando le due si sono incontrate per la prima volta. Era una fredda mattina di fine novembre quando Roberta, come sempre, arriva al cimitero. È un luogo tristemente familiare: lì è sepolto uno dei suoi figli, mancato molti anni fa per un male incurabile. Roberta va alla tomba ogni giorno: lascia un fiore, una preghiera, un saluto. Spesso le sfugge una lacrima, che una mamma, anche dopo tanti anni, non riesce a frenare. Quel giorno non era dei migliori e la donna si avvicinava mestamente all’ingresso del campo santo, con il morale a terra per una serie di ragioni. Quando fa per entrare, però, vede una cagnolina sola, che scodinzola e le va incontro. Roberta la accarezza, chiedendosi di chi possa essere e dove siano i suoi padroni. Poi prosegue: si avvicina alla tomba, s’inginocchia, prega. Mentre riflette, una lacrima calda le riga la guancia. Il cane le rimane accanto, come partecipe: asciuga la lacrima con la zampetta, poi posa la testa sulle ginocchia di Roberta e le rimane accanto per tutto il tempo. La scena non passa inosservata: una coppia di anziani che non conoscevano né il cane né la signora osservano colpiti, fermandosi all’ingresso del cimitero («una scena scioccante» ricordano ancora molti giorni dopo). Altri le chiedono se la cagnetta sia sua, ma non lo è e non si capisce cosa ci faccia, sola, dentro un cimitero. «Non sapevo cosa fare, mi sono chiesta se qualcuno potesse averla abbandonata e stavo già per chiamare le guardie zoofile» racconta la signora, «poi mi sono detta che la cagnolina stava bene, aveva il collare, era in ottima salute: la cosa più probabile era che si fosse persa». Roberta allora la fa passeggiare, la segue e arriva ad una casa a non più di duecento metri dal cimitero, dove le cancellate di cinta erano in ristrutturazione. Suona il campanello e le apre una donna che riconosce il cane: Mirtilla, una vivace meticcia di quattro anni, dal pelo fulvo e lucido. Le piace gironzolare e qualche volta, visto che il cancello ora non c’è, si aggira nella piazzetta del cimitero. Roberta racconta l’accaduto e anche la signora rimane impressionata: da quel giorno sono amiche e ogni tanto, uscendo dal cimitero, Roberta accompagna la cagnetta a casa e si ferma a salutare. Con la cagnetta, poi, l’amicizia è inossidabile: l’appuntamento è fisso, sempre intorno alle 8.30, alla curva dove muore la strada. Qualcuno parla già di Mirtilla come la Hachiko padovana, fedele come il cane a cui è ispirato il celebre film con Richard Gere.
«Non dimenticherò mai quel giorno» commenta Roberta Venturato, che vive in zona ed è molto attiva nel sociale «sono convinta che il cane abbia percepito il mio dolore profondo. Si è avvicinata alla tomba con rispetto, poi si è accovacciata sulle mie ginocchia. Adesso lo fa tutti i giorni. Ora che si avvicina il Natale, vorrei lanciare un appello: gli animali sono meravigliosi, e se ne prendete con voi vi saranno accanto per sempre, soprattutto nei momenti bui. Ma comportano anche impegno e responsabilità: non regalatene se non siete disposti a considerarli una parte della vostra famiglia».
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