Si può essere turnisti di una rubrica imparentata con la satira e, allo stesso tempo, ammonire sui rischi che la satira comporta? Vero, il genere non può avere buongusto ed è politicamente scorretto, proprio come certi Caffè. Però ha una regola: scandalizzare per far riflettere, non
scandalizzare e poi facciamo una pizzata.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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26.11.25
Crudezza ai crudi di Luigi Almiento
10.11.25
il bar sta perdendo a socialità che aveva un tempo ? Nasce a Torino il bar del caffè a tempo: massimo 15 minuti per consumarlo poi si deve lasciare il tavolo…

A Torino un noto bar-pasticceria nel corso Duca degli Abruzzi, area Politecnico, da qualche giorno ha esposto un cartello attraverso il quale si dettano i tempi delle consumazioni per i clienti.Quindici minuti per un caffè, venti per la colazione, quarantacinque per il pranzo e massimo un’ora per l’aperitivo. Trascorso il tempo, occorre lasciare il tavolo libero per i successivi clienti.La scelta del bar “a tempo” è del titolare, stufo di vedere clienti che stavano ore consumando niente o usavano il locale come luogo di lavoro.La notizia ha fatto molto discutere: tanti hanno dato ragione al proprietario, altri hanno scritto che almeno quando vanno al bar vogliono rilassarsi e non essere costretti a consumare di fretta.Il cartello è stato esposto anche negli altri due locali dello stesso titolare.Chissà cosa accadrebbe se lo stesso cartello fosse messo in qualche bar in Sardegna, dove notoriamente i tempi sono “lenti”..
3.11.25
25.10.25
A 49 anni si reinventa edicolante., A 100 anni ancora dietro il bancone: chi è Anna Possi, la barista più longeva d’Italia
fonte unione sarda
La serranda abbassata da mesi, il cartello “Vendesi” ormai scolorito dal sole: sembrava la fine di una piccola storia cittadina, una di quelle che passano inosservate finché non ci si accorge del vuoto che lasciano. E invece no. Da ieri, l’edicola di viale Diaz è tornata a vivere. Dietro al bancone, con la grinta di chi ha deciso di rimettersi in gioco, c’è il 49enne Stefano Spiga, per trent’anni impiegato nel settore ottico. «Non mi rassegnavo a vedere quella serranda chiusa ogni giorno – racconta – La guardavo dal negozio, proprio dall’altra parte della strada, nel quale ho lavorato fino a due giorni fa. E a un certo punto ho capito che era il momento di cambiare».
La decisione
Così, dopo settimane di riflessione e qualche notte insonne, Spiga ha deciso di comprare il chiosco (per vent'anni appartenuto a Nicola Madeddu) e riaprirlo, dando una svolta netta alla sua vita. Un gesto di coraggio, in tempi in cui le edicole sono in difficoltà. «È vero, il settore è in crisi – ammette Spiga – ma sono convinto che ci siano ancora margini per lavorare, se si ha la volontà di adattarsi e innovare». La riapertura, ieri mattina, è stata una piccola festa spontanea. Il chiosco, ancora semivuoto in attesa delle forniture complete, aveva già in bella vista L’Unione Sarda e alcune riviste. «In tantissimi si sono fermati a salutarmi, a farmi gli auguri, nonostante non avessi organizzato un’inaugurazione. Tutti mi hanno detto che era ora che l’edicola riaprisse».
Il futuro
L’obiettivo di Spiga è che il suo chiosco diventi un punto di riferimento, non solo per chi compra il quotidiano al mattino. «Approfitterò della posizione – spiega – siamo tra scuole, tribunale, Poste e negozi. Voglio aggiungere materiale di cartoleria, gadget, giochi per bambini. E sto valutando di attivare servizi come il ritiro pacchi o l’attivazione dello Spid. Bisogna offrire qualcosa in più, se si vuole sopravvivere». Così, tra i rumori del traffico e l’alternarsi di verde, arancione e rosso del semaforo, viale Diaz ritrova un piccolo cuore pulsante. La scena quotidiana non è poi cambiata così tanto: la via Diaz è sempre la stessa, con il suo via vai di studenti, impiegati e clienti di passaggio. Solo che ora Stefano Spiga la osserva da un’angolazione diversa. Dopo trent’anni dietro le lenti di un ottico, si ritrova dietro al bancone di un chiosco: stessi passanti, visuale identica, ma un lato diverso del marciapiede. «In fondo – scherza – ho solo attraversato la strada, ma la prospettiva è completamente nuova. E la sveglia suona decisamente presto».
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| daun servizio della rai |
19.8.25
IL MIO OSSERVATORIO (6520). Piccolo racconto domenicale di Mario Guerini
Abbiamo molto da imparare dagli anziani . Ecco un esempio tratto dal web
origine. Il cognome è quello acquisito dal marito napoletano. Che non è più. Lei è ormai una figura familiare per chi frequenta quella zona di via Milano. "Vengo in questo bar perché è come quelli di un tempo", mi dice. "Ci si incontra, ci si conosce, si parla. E Michele (il titolare) e le sue ragazze offrono un servizio eccellente. Sempre sorridenti e premurosi". Un incontro pieno di garbo, quello con Mirella Varone. Ma fugace. Perché io in compagnia di Luna, la mia compagna a 4 zampe, durante la prima uscita della giornata. Sono stato attratto dalla forza intellettuale che esprime questa donna, con la applicazione alla lettura. Alla sua età matura di novantenne. Mirella Varone è una straordinaria enciclopedia vivente. In una Società in cui la tecnologia sembrerebbe inconciliabile, ma non è così, per fortuna, con le pagine di un libro. Buona domenica. Mario Guerrini.
24.4.25
La barberia che parla sassarese «Butrea è la nostra scommessa» salva una zona dal degrado . Giuseppe Lorenzo Sanna e Antonio Giuseppe Monteal Corso Dopo anni di gavetta lascelta del centro: «Crediamo molto in questo quartiere»
Sassari Una vita nel mondo della ristorazione, sempre alle dipendenze di qualcuno - tra stagioni estive e incertezze invernali - poi la scintilla, che scocca prima tra di loro e poi per il centro storico di Sassari.
Un anno fa Stefano Dacrema e Valentina Pinnetta, algheresi trapiantati a Sassari, hanno voluto scommettere su una zona della città, da tempo alla ricerca di una ripresa da quella crisi economica che negli ultimi anni ha svuotato le strade del centro e fatto abbassare tante serrande. È nata così, in largo Porta Nuova con vista sulla storica sede centrale dell’Università, la piccola caffetteria “La figlia del Professore”, un locale che già dalle 6 del mattino inizia a servire i primi caffè.
ci siamo innamorati di questa zona della città – raccontano Stefano e Valentina – e dopo aver lasciato Alghero abbiamo deciso di aprire un locale tutto nostro, mettendoci al servizio di questo quartiere, sfruttando la lunga esperienza che abbiamo maturato in tanti anni di stagioni nella Riviera del Corallo». Il piccolo locale, con tavolini all’aperto, ha un nome curioso che riporta ai proprietari delle mura. «Il nome lo hanno dato proprio loro – spiegano Valentina e Stefano – nel ricordo di una figlia del professor Pietro Lai, stimato professore di matematica del Liceo Azuni, scomparsa qualche anno fa. A noi è piaciuto subito – aggiungono – e lo abbiamo mantenuto con grande piacere per il nostro locale». Arredato in stile “industrial vintage” il bar di largo Porta Nuova espone - appese alle pareti - delle antiche stampe originali del giornale satirico “La Voce Universitaria” degli anni Quaranta e Cinquanta, periodo durante il quale il giornale venne più volte censurato. Domenica 27 aprile il baretto spegnerà la prima candelina.
Valentina e Stefano fanno un bilancio del primo anno a Sassari e della vita nel centro storico. «Gli abitanti e frequentatori della zona – spiegano – ci hanno incoraggiato e sostenuto da subito in questa impresa. La scelta di vivere e lavorare qui la rifaremmo 1000 volte, perché è a misura d’uomo, con l’intrecciarsi dei rapporti umani e la comodità di vivere al centro. Abbiamo preso questa decisione anche perché innamorati di quest’angolo di Sassari e del piccolo locale che ci è stato proposto. Speriamo nella riqualificazione della zona e che la nostra apertura possa essere l’input affinché le serrande che si sono viste abbassare si rialzino. Le criticità nel viverci sono la mancanza di illuminazione nello specifico la prima parte di Largo Porta Nuova – aggiungono – che sembra l’ingresso in un posto insicuro. La ripresa di Sassari – concludono Valentina e Stefano – dovrebbe partire dal centro con interventi a sostegno delle attività, come l’esenzione, almeno nei primi anni, di tasse comunali e incentivi per la ristrutturazione delle facciate delle case e farle ripopolare con studenti, docenti e nuove coppie».25.3.25
Assemini. «Il mio bar è un viaggio nel tempo» In mostra oggetti che raccontano com’è cambiata la comunicazionee la tecnologia .,
Macchine da scrivere, vecchie radio analogiche, dischi e giradischi, telefoni a disco e telefonini anni Novanta-primi Duemila, macchine fotografiche a rullino e calcolatrici elettroniche: ad Assemini c’è una porta oltrepassata la quale si fa un salto indietro nel tempo. È l’uscio della pasticceria-caffetteria di via Sardegna. Il cliente non abituale entra ignaro, con il desiderio di assaporare un buon croissant e sorseggiare un cappuccino caldo. Non si aspetta certo di trovarsi di fronte una sorta di macchina del tempo, come nel film “Ritorno al futuro”. Ad aver creato questo artificio è stato il titolare del bar, il 49enne Emanuele Cani, nostalgico collezionista retrò di centinaia di oggetti, tutti rigorosamente funzionanti, legati alla comunicazione.
16.5.22
Il pluralismo è un valore il rispetto anche
da quando nel lontano 2004 ( se si considera anche il vecchio splinder ) mi capita e mi è capitato di pubblicare tesi per me non condivisbili sostenute da svariate nostre firme. Ma ne sono felice e anche un po’ fiero, perché non ho mai inteso il nostro blog come una fureria e il mio ruolo di "direttore" come quello di gendarme della verità o dell’accettabilità. Quindi, messa in salvo l’oggettività dei fatti, che varia da persona a persona continuerò a pubblicare ed a lasciar pubblicare
6.3.21
è possibile che un caffe costi meno di 1.10 € ? il caso bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo dimostra di Si . basta volerlo
è possibile che un caffe costi meno di 1.10 € ? questa storia presa dal settimanale www.oggi.it del 4\3\2021 dimostra di Si . basta volerlo
Persino il commissario Montalbano farebbe fatica a scoprire il segreto dei prezzi del bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo. Un caffè costa 30 centesimi; un’arancina 1 euro, come un trancio di pizza; una torta da un chilo 12. Prezzi che chi vive in una grande città non vede sui listini da quando in tv il sabato si guardava Fantastico e in strada i parcheggi erano pieni di 127 Fiat.
«NOI CI SIAMO PER TUTTI»
Persino il commissario Montalbano farebbe fatica a scoprire il segreto dei prezzi del bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo. Un caffè costa 30 centesimi; un’arancina 1 euro, come un trancio di pizza; una torta da un chilo 12. Prezzi che chi vive in una grande città non vede sui listini da quando in tv il sabato si guardava Fantastico e in strada i parcheggi erano pieni di 127 Fiat.
«NOI CI SIAMO PER TUTTI»
4.5.20
che ne sarà delle vecchie abitudini fatte di cultura ed identità dopo il covid 19 ?
Ecco quindi che se nel nord era ( ed è ) più classista , il mito dell'aperitivo e della Milano da bere cioè espressione giornalistica, originata dalla famosa campagna pubblicitaria
che definisce alcuni ambienti sociali della città italiana di Milano durante gli anni 80 del XX secolo.
- Sogni d'oro, regia di Nanni Moretti (1981)
- Mani di fata, regia di Steno (1983)
- Un povero ricco, regia di Pasquale Festa Campanile (1983)
- Il ragazzo di campagna, regia di Castellano e Pipolo (1984)
- Lui è peggio di me, regia di Enrico Oldoini (1984)
- A me mi piace, regia di Enrico Montesano (1985)
- Sotto il vestito niente, regia di Carlo Vanzina (1985)
- Yuppies, i giovani di successo, regia di Carlo Vanzina (1986)
- Yuppies 2, regia di Enrico Oldoini (1986)
- Sposerò Simon Le Bon, regia di Carlo Cotti (1986)
- Italian Fast Food, regia di Lodovico Gasparini (1986)
- Via Montenapoleone, regia di Carlo Vanzina (1987)
- Sotto il vestito niente II, regia di Dario Piana (1988)
- Bye Bye Baby, regia di Enrico Oldoini (1988)
- Miliardi , regia di Carlo Vanzina (1991)
- Ricky & Barabba, regia di Christian De Sica (1992)
- La serie televisiva di Italia 1 del 1989 Valentina, ispirata agli omonimi fumetti di Guido Crepax, interpretata dalla modella statunitense Demetra Hampton[10] e in Colletti bianchi, miniserie andata in onda sulla stessa rete e nella medesima stagione televisiva, con Giorgio Faletti e Franco Oppini.
- Al di fuori del periodo storico di riferimento, la Milano da bere è stata raccontata nel film Lo spietato del 2019, diretto da Renato De Maria e interpretato da Riccardo Scamarcio
Proletario o quanto meno misto a partire dall'Emilia e dalla Toscana al sud . Come dimostra per quanto riguarda la mia sardegna
MOSSIDU T’HATA?In paese le donne sono più argute e spesso più coraggiose degli uomini, fanno mestieri persino più pericolosi di quelli maschili, la vita le ha temprate a tutto, perché quando era necessario era proprio la donna a vestire i panni degli uomini. Era così anche Cosomina, una donna bella e con un fisico possente, intelligente e simpatica che per tanti anni ha gestito il bar di famiglia come e meglio di un uomo. A lei non sono mancati anche i disturbatori e gli avvinazzati e più di una volta andava a verificare dentro la vaschetta dello sciacquone per trovarci una o due pistole che giovanotti preoccupati dall’avvicinarsi di carabinieri in servizio depositavano frettolosamente. Per lei si trattava di quotidianità, non le turbavano il sonno. E non mancava neanche chi osava stuzzicare Cosomina per il suo essere donna, ma lei non si scomodava più di tanto, anzi furbescamente stava al gioco, in fondo cosa più del gioco e dell’allegria invita un uomo ad offrire da bere a tutti i presenti?E fu così che un giorno Antoneddu offrì da bere a tutti e chiese a Cosomina quanto doveva pagare. Cosomina gli disse la cifra ma non aveva fretta di riscuotere, ma Antoneddu voleva giocarle il suo tiro: «Mi chi su inare est in busciacca si lu cheres picatilu!!» disse, facendo capire che la tasca era quella del pantalone, luogo pericoloso per le donne.
Cosomina non si si spaventò, il tipo non era certo un adone e lei sapeva che in quella tasca proprio pericolo non ce n’era e decise di stare al gioco. Infilò la mano ma ebbe anche lei il suo colpo di genio… facendo finta di aver toccato chissà cosa tirò indietro la mano e si rivolse ad Antoneddu ma anche a tutta la platea con finto spavento: «Maleittu sias!!!!»
Antoneddu, non da meno: «Mossidu t’hata??»
E ancora Cosomina : «bae innorommala!!!»
Strepitosa risata generale, dove Cosomina e Antoneddu avevano superato se stessi, senza certamente avere un copione scritto.
I nostri BAR sapevano essere luogo di incredibile divertimento.
Colona sonora
VITA SPERICOLATA- Vasco Rossi
Viva l'Italia - Francesco de Gregori
I funerali di Berlinguer - Modena City Ramblers ( leggere il testo non fatevi ingannare dal titolo ideologico leggete tutto il testo )
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO
Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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iniziamo dall'ultima news che è quella più allarmante visti i crescenti casi di pedopornografia pornografia...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...






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